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capitolo 73


NIKOLAJ

C'era un'atmosfera rilassata e tranquilla quel giorno in casa, Monica in particolare sembrava raggiante, ci stavamo occupando di riporre la spesa e lei non smetteva di sorridere tra se e se, a quel punto non riuscii a resistere.

- Quindi ... da quanto conosci Maurice? - buttai lì quasi per caso.

Quella stirò ancora le labbra – beh ... ci conosciamo da anni, siamo cresciuti insieme, poi è stato ammesso al College e poi ha iniziato a lavorare a Los Angeles. Non ci vedevamo da un bel po, a dire il vero. –

- Anche lui è separato? – chiesi.

- Già ... non siamo stati molto fortunati – convenne lei.

- Beh ... c'è sempre tempo, giusto? –

Quella arrossì - non so ... lui è ... molto affascinate, ma ... ci sono i ragazzi e anche lui ha dei figli ...-

- Ma dai ... credi che Matt o Wes preferiscano vederti da sola? – gli feci notare – sono certo che sarebbero felici di vederti con qualcuno, soprattutto se è un brav'uomo –

- Beh .. effettivamente ... mi ha chiesto se uno di questi giorni voglio andare a prendere un aperitivo ... - sussurrò.

- Ottimo! –

- Non so come dirlo ai ragazzi però ...- mormorò incerta.

Proprio in quell'istante entrò Wes in cucina con il suo solito fare scocciato e si sedette davanti a noi.

- Che c'è per pranzo? – chiese annoiato.

- Tua madre deve dirti una cosa – risposi io gettando Monica nel panico.

- No ... dai ... non è il caso – borbottò.

- Che succede? – chiese lui curioso.

- Andrà ad un appuntamento –

Quello parve seriamente stupito – un appuntamento? Con un uomo? Diavolo, Monica, era ora ... e chi sarebbe? –

- Maurice ... se per voi non è un problema ... - rispose lei ormai rossa come un pomodoro.

Quello rise e fece un fischio – allora divertitevi piccioncini ... vi ho visto fare la danza dell'accoppiamento al barbecue dell'altro giorno ... -

Ormai mia sorella era sul punto di scoppiare dalla vergogna ma le sue labbra si aprirono in un sorriso genuino, era felice ... lo vedevo nei suoi occhi che non erano mai stati tanto brillanti. Si congedò decisa finalmente a chiamarlo e fissare un giorno per il loro incontro, subito dopo apparve in cucina Seth. Forse più correttamente il fantasma di Seth entrò nella stanza in tutta la sua spettralità, non disse una parola, si diresse verso il ripiano e cominciò a preparare dei panini.

- Dove le hai lasciate le catene e le anime dannate, cugino? – chiese Wes con il suo solito tono sfottente.

Seth non rispose, si limitò a lanciargli un'occhiata degna di un serial killer e poi riprese a condire il pane.

- Seth ... - buttai lì – tra poco è ora di pranzo ... se aspetti credo che tua madre sia andata a comprare del pesce ... -

- Mangio per conto mio in camera ... - disse con una voce profonda e sinistra.

- Seth? Che ti prende? – insistette Wes.

Quello fece un gesto sbrigativo con la mano mentre metteva i panini in un piatto e tirava fuori dal frigo una bottiglietta d'acqua– lasciatemi in pace ... tutta questa confusione mi sta facendo incazzare. –

Ci mollò così, senza dire altro, io fissai per un momento Wes che ricambiò il mio sguardo con altrettanto sbigottimento. Seth era un tipo davvero indecifrabile, certi giorni più di altri ed il fatto che persino Wes potesse faticare a capirlo me la disse lunga su quanto fosse complesso il suo carattere.

Ad un tratto sentimmo suonare alla porta, dovevano essere Norman e Jane di ritorno dalla pescheria, così mi diressi all'ingresso ed aprì la porta.

- Sorpresaaaa!!!! – urlò la figura davanti ai miei occhi.

Capelli lisci, lunghi leggermente sotto il mento, occhi grandi e profondi, un sorriso enorme e brillante, quel volto fanciullesco nonostante avesse ormai raggiunto la trentina. Dylan era davanti a me ed io mi sentii come se mi avessero cosparso di acido.

- Dylan ... cosa ...- ero frastornato, non poteva essere vero, i miei piani, stavano sfumando.

- Cos'è quella faccia!? – esclamò – guarda che sono qui per te! Mi sono detto al diavolo, ho affittato una camera in un hotel carino qui vicino e sono venuto a passare le vacanze qui – disse entusiasta – festeggeremo la tua nuova carriera e ci godremo questo posto insieme ...- vidi il suo volto perdere un po' di gioia – ma ... forse ho fatto male ... -

Io mi sforzai di sorridere – no ... ma che dici, è stata una bella idea ... solo che ecco non me lo aspettavo –

Quello sorrise – era una sorpresa infatti – mi ripetè.

- Già ...- poi ebbi un' idea, l'unica cosa che poteva salvare il salvabile, l'ultimo baluardo che poteva ancora fare andare tutto nel verso giusto- ecco ... c'è solo una cosa che non ti ho detto ... loro non lo sanno che ... sono gay, sai ho preferito evitare di scendere troppo sul personale visto che ancora ci stiamo conoscendo ... sai che sono uno riservato e che ... -

Quello sorrise e mi accarezzò la guancia – lo so ... lo avevo capito che stai andando con i piedi di piombo ... e sospetto anche che nessuno sa niente della tua nuova carriera – io annuii e lui fu dolce e comprensivo come sempre – per questo non mi sto accasando da tuo fratello e ho affittato la camera all'hotel ... non diremo niente, solo che sono un tuo amico che è venuto a trovarti, sono in ferie del resto! –

Sorrisi e mi sentii morire dentro, eccolo il solito Dylan, il dolce Dylan, quello sempre pronto a schierarsi dalla mia parte, sempre leale e amorevole, quello che voleva il mio bene.

- Ti ringrazio ... scusa per l'inghippo – mi sentii esattamente un Wayright in quel momento, fu come se con quella bugia accogliessi l'eredità incasinata di quella famiglia. Non avevo mai mentito a lui e mai credevo di esserne capace, ma lo avevo fatto, guarda caso lo avevo fatto per amore.

- Allora posso entrare? – mi chiese poi con tono scherzoso.

- Ovvio! Che imbecille. Ti presento un po' di gente ... gli altri sono fuori, arriveranno per pranzo ... - gli dissi mentre lo lasciavo entrare – ovvio che resti per pranzo! –

Lui rideva, quel bel sorriso che sapevo avrei dovuto spezzare, mentre lui si presentava a Monica, tutto quello che io riuscivo a pensare era a quella menzogna. Pregai, scongiurai ogni forza dell'universo affinchè quella bugia resistesse, affinchè nessuno sospettasse e tutto andasse per il verso giusto. Pregai che Matt non capisse, che Dylan non capisse, che alla fine di quell'estate io avessi potuto lasciarlo e che il mio egoistico lieto fine con Matt andasse in porto. Mi sentii Una persona dannatamente meschina.




CHRIS

Avevo dormito pochissimo quella notte, eravamo tornati a casa quasi all'alba, trascinandoci dietro l'ex ragazzo prima scomparso e poi riapparso dal nulla e gravemente ferito di Seth. Li avevo visti entrare in stanza, poi nient'altro. Mi ero diretto in garage e mi ero addormentato con ancora i vestiti addosso, tanta era la stanchezza. Mi svegliai di soprassalto, mia madre aveva appena sollevato il portone del garage ed immediatamente il mondo chiassoso e luminoso dell'esterno mi fu addosso.
- Buongiorno dormiglione, tornato tardi anche ieri? - iniziò con sguardo indagatore sul volto. Mio Dio, sapeva essere davvero una rottura di palle quando voleva.
- N-no ... è solo che ... siamo in estate, lo sai com'è. - biascicai, cercando di abituarmi alla luce.
- Qualsiasi cosa tu stia combinando devi rimandarla ad un altro giorno. I figli di Maurice verranno qui tra poco, li ho invitati a pranzo.. -
- Perché? - chiesi, confuso – non ti sembriamo abbastanza noi Wayright e Reed per caso? -
- Non protestare, sembrerebbe che finalmente Monica e Maurice si siano decisi ad uscire più tardi ... - sussurrò lei tutta emozionata – porta in giro quei ragazzi, hai molti amici ... vi divertirete, vedrai. -
Come no, pensai, avvilito. Come se non avessi altre cose a cui pensare, una di quelle risiedeva qualche piano più in alto, nella stanza di Seth – va bene ... - decisi di lasciar perdere, tanto mia madre l'aveva sempre vinta alla fine. Così la vidi andar via tutta soddisfatta mentre filavo in bagno a darmi una sciacquata. Mi cambiai velocemente, dovevo dare un'occhiata a Seth, nonostante Ginevra avesse ripulito la ferita di Koll alla grande era comunque messo troppo male per i miei gusti.
Così bussai piano alla porta che dava sulla stanza di Seth e rimasi in attesa.
- Chi è? -
- Tranquillo, sono io ... - sussurrai e soltanto a quel punto mi venne aperta la porta. Mi guardai intorno, era tutto come il solito, a parte quel tipo che dormiva sul letto di mio fratello. Il suo viso pallido stava acquisendo lentamente colorito, non sembrava un sonno comatoso il suo, pensai, con un certo sollievo. Un cadavere in casa sarebbe stato un bel problema che avrebbe potuto sollevare più di qualche domanda.
- Si sta riprendendo sembrerebbe ... ha dormito per tutta la notte. - Seth d'altro canto era teso come una corda di violino. A giudicare dalle occhiaie violacee intorno agli occhi non doveva aver dormito neanche per un istante quella notte.
- Sì ... questo sì. - ammisi – ma Seth, sai che non puoi nasconderlo qui dentro per sempre, vero? Prima o poi nostra madre insisterà per dare una ripulita come si deve alla tua stanza ... -
- Soltanto il tempo che si riprenda. Poi lo sbatterò fuori alla velocità della luce. - ribatté lui con uno sguardo intriso di rabbia e ferocia.
Bene, qualcuno doveva averla fatta davvero grossa lì dentro a giudicare dall'espressione spaventosa sul volto di mio fratello – Ok ... mi sembra un ottimo piano. Allora vado ... - dissi avvicinandomi piano alla porta.
– Ringrazia Tyler da parte mia, ok? -
Non mi chiesi neppure come facesse a sapere che stavo andando proprio a trovarlo. Dopotutto era Seth quello di cui stavamo parlando, mi limitai ad annuire prima di sparire oltre la porta e percorrere il corridoio. Non avevo alcuna voglia di attendere l'arrivo dei fratelli Ward, così mi incamminai verso il giardino dei Bradbury, riflettendo su quanto fosse assurdo tutto quanto.
Tyler Bradbury ed io ... non più nemici mortali, ma ... ma cosa? Cos'eravamo? Quella era una domanda da un milione di dollari a cui ovviamente non avevo neanche uno straccio di risposta. Sapevo che non era saggio chiederlo a lui, era già tanto che alla fine avesse ceduto un po' di terreno e mi avesse fatto un po' di spazio nella sua vita, sarebbe stato da pazzi avere il coraggio di avanzare altre pretese nei suoi confronti.
Con quelle domande in testa citofonai, sapevo che doveva essere sveglio a quell'ora. Aveva una fitta sessione di allenamenti da rispettare ed era stata quella ferrea disciplina a salvare Luis dalla rabbia altrimenti indomabile del figlio. La risposta arrivò qualche minuto dopo, Tyler mi urlò di entrare, così lo feci. Non c'era nessuno al piano di sotto, in compenso sentivo la sua voce incazzata sbraitare ed inveire contro qualcuno.
Feci le scale, confuso, e me lo trovai lì, incazzato mentre gettava il telefono in malo modo contro il pavimento. La cover saltò via, ma non era l'unica cosa fuori posto. Tyler doveva aver scardinato una porta, se ne stava con le spalle al muro, evidentemente furioso.
- Che diavolo è successo qui? Sono entrati i ladri? - chiesi, sconvolto.
- No, solo io. - sbraitò quello fulminandomi con lo sguardo – non è che ti ritrovi qualche chiave magica per quella? - mi chiese un attimo dopo, indicandomi una cassaforte in fondo a quello che doveva essere lo studio messo sottosopra di Luis Bradbury.
- Chiave magica? - ero sempre meno consapevole di cosa stesse succedendo.
- Quelle per aprire le casseforti, genio! Ma che ci parlo a fare con te ... non avrai neanche rubato delle caramelle al supermercato in vita tua ... -
- Scusami se non me ne vado in giro ad infrangere la legge – ribattei, acido – non hai trovato nulla? -
- No, qualsiasi cosa abbia da nascondere, ammesso che ci sia ancora, deve essere lì dentro. Ma ovviamente non ho la combinazione per aprirla e nessuno mi venderebbe un cazzo per buttarla giù – disse incazzato – e non provare a suggerirmi degli esplosivi, perché rischierei di rovinare i documenti dentro. -
Esplosivi? - Non ci pensavo neanche pensato ... beh, con chi stavi parlando prima? -
- Dei tipi del giro ... a quanto pare non intendono aiutarmi, hanno troppo lavoro da fare in estate ... tutte queste villette inoccupate non si svuotano mica da sole. - Tyler era fuori di sé e questo non poteva che renderlo ancora più sexy ai miei occhi. Era un figo da paura con quei jeans a vita bassa scuri e la canotta nera che lasciava scoperte le sue braccia muscolose.
- Ok ... quindi che si fa? -
- Non ne ho idea. Non posso rapinare una ferramenta ... sono da solo e senza un piano e un gruppo rischierei troppo. Non ho tempo per organizzarmi ... se soltanto quel dannato ... - poi si zittì e si portò le mani al viso.
- Chi? Luis? -
- Lex ... i suoi amici hanno tutto il necessario per farlo. Sono degli esperti ... -
- Allora che diavolo aspetti? Chiamali no? - quello scosse la testa – non mi dire che sei ancora incazzato! -
- Ha mandato quei tipi per pestarmi, Wayright! - commentò furibondo.
- Ho capito, ma questo è il modo perfetto per ripagarti! Metti l'orgoglio da parte per una volta e chiamalo ... ti aiuterà, lo sai. -
Tyler non rispose, il suo viso era una maschera di odio. Avrebbe preferito camminare nel fuoco e prendersi un paio di pallottole nel culo piuttosto che abbassarsi a mettersi in contatto con il suo ex amico, ne ero sicuro.
- Soltanto se non avrò altra scelta ... - stava per aggiungere altro quando il suono del citofono al piano di sotto ci interrompesse.
- Aspetti visite?
Tyler scosse la testa – No. A proposito, come sta il tipo di ieri? - mi chiese mentre scendevamo le scale.
- Sembrerebbe a posto ... Ginevra lo ha messo in sesto, sinceramente non so cosa ne sarà di lui da questo momento in poi. Mio fratello sembra detestarlo ... -
- Se lo avesse odiato davvero non se lo sarebbe portato in casa, rischiando di ritrovarsi con un cadavere in stanza. - commentò Tyler, lugubre. Poi si diresse alla porta e l'aprì, rivelando una figura nota che non immaginavo di poter rivedere proprio in quella situazione. Sean Ward se ne stava ritto sulla porta, con un sorriso smagliante in volto che cozzava alla grande con l'espressione tra il confuso e l'incazzato di Tyler.
- E tu chi diavolo saresti? Non voglio nessun abbonamento del cazzo ... - iniziò il secondo sempre con il suo fare accomodante.
- Niente abbonamento! Sto cercando Chris Wayright! - disse quello senza che il suo sorriso venisse incrinato dalla poca cordialità del mio vicino.
- E lo cerchi a me? I Wayright stanno nella villa dopo. Ciao. - fece per chiudere la porta, ma Sean la bloccò con un piede.
- Lo so, ma l'ho visto entrare qui poco fa. - mi feci avanti prima che la situazione peggiorasse di brutto ed aveva tutta l'aria che sarebbe successo a breve. Il cipiglio sul viso di Tyler si fece sempre più evidente mentre l'altro entrava di prepotenza in casa e sorrideva, notandomi un attimo dopo.
- Ehi! Puoi ritirare il mastino? - Sean era divertito, avrei voluto metterlo in guardia dal definire Tyler un cane. Non era saggio, soprattutto quando ci ritrovavamo entrambi nel territorio del suddetto mastino.
- Che hai detto? Dai, continua che prendo nota per il tuo epitaffio. - iniziò Tyler impettito.
- Emh, ragazzi ... vi prego – mi intromisi, frapponendomi tra i due – questo è Sean ... un amico di famiglia. - dissi con una vocetta da bambino impaurito – e lui è il mio vicino – cattivo e prepotente, avrei voluto aggiungere, ma lasciai perdere. Non era consigliato gettare altra benzina sul fuoco.
- Ciao Sean, togliti dalle palle Sean. - Tyler aveva un'espressione particolarmente selvaggia sul volto. Porca puttana, era davvero fottutamente sexy in quel preciso istante.
- Wow, che ospitalità. Ma è sempre così incazzato? - Sean continuava a scherzare e ridere, stavo per farmela addosso.
- Ok, perché non andiamo fuori, Sean? - a quel punto lo afferrai al braccio e lo trascinai letteralmente oltre la soglia di casa Bradbury, sentivo i respiri di Tyler farsi sempre più pesanti. Stava per picchiarci entrambi? Era probabile e questo mi spense ad allungare il passo.
- Emh, puoi dire a Rachel che sono passato allora? - dissi, facendo mente locale. Supponevo che a Tyler avrebbe potuto dare fastidio far pensare a chicchessia, perfino ad uno sconosciuto come Sean, che potessi trovarmi in quella casa per motivi diversi da un saluto alla mia ragazza.
- No. - disse l'altro, secco. Prima di chiuderci la porta davanti.



- Wow, che gentiluomo! - commentò Sean ancora visibilmente divertito mentre ci allontanavamo da lì a passi affrettati – cazzo, è fuori di testa, peccato! -
Oh, non hai idea, pensai, felice di essere riuscito a scampare da un massacro certo – sì, lui ... in realtà sta passando un periodo complicato. Sai ... ha una famiglia un po' incasinata.
- Chi non ce l'ha? A quanto pare mio padre e tua zia stanno tipo uscendo insieme, lo sapevi? -
- Davvero? E' una buona cosa, no? Sono entrambi da soli ... - in fin dei conti lo era, il signor Ward non poteva essere pessimo quanto Markus Reed, quella era una certezza.
- Sì, magari diventiamo anche cugini alla fine. - Sean fece spallucce – tua madre non te l'aveva detto che sarei passato per fare quel giro, vero? -
- In realtà sì ... - ammisi con un certo imbarazzo – non intendevo stare fuori di casa per molto tempo, ero passato a fare un saluto. -
- A Rachel? E' una tua amica? - chiese Sean con interesse.
- La mia ragazza – non sapevo perché l'avessi detto, nascondere l'evidenza stava diventando un hobby ormai, che Tyler mi stesse convertendo più di quanto avessi immaginato inizialmente?
Lo sentì fischiare appena – Ma dai! Ero convinto fossi gay! - per poco non inciampai nei miei stessi piedi. Lo guardai ad occhi sgranati, il mio cuore aveva perso qualche battito.
Quello rise, divertito – non mi sbaglio mai di solito ... che cavolo. Sei la prima eccezione in diciotto anni! -
Non sapevo che dire, ma il silenzio era sospetto, parecchio sospetto – C-cosa te lo ha fatto pensare, scusa? -
Sean fece spallucce – Niente di preciso ... è più una sensazione generale, non sei effeminato, non saprei spiegartelo. Spero tu non te la sia presa ... - sorrideva angelicamente. Quel tipo ne sapeva una più del diavolo nonostante il suo aspetto piuttosto nella norma.
- No, figurati. Non è un problema. - dissi continuando a camminare verso l'altra parte della strada con nonchalance.
- Meglio così. Allora non avrai problemi con chi lo è, no? - un altro colpo al cuore. Cosa stava cercando di dirmi? Lo avevo capito, ma non trovavo niente da dire – sì, sono gay. Lo sanno tutti, ma nessuno sembra volerlo accettare. - continuava a parlare con estrema schiettezza, sembrava trovarsi davvero a suo agio.
- Nessuno? Lo sanno anche a casa? - chiesi giusto perché non era carino rimanere in silenzio di fronte a tutte quelle esternazioni.
- Sì, mio padre e mio fratello. Raphael è tranquillo, anche se credo ci sia rimasto molto male in un primo momento, mentre mio padre ... meglio evitare. - disse con un'espressione amareggiata sul viso che lasciò subito il posto ad un nuovo sorriso – è per questo che mi impegno al massimo in tutto quello che faccio. So che si vergogna di me per quello che sono, ma che posso farci? E' la mia natura e non è giusto combatterla. Non posso vivere nell'infelicità, non potrei mai.
- Sì, hai ragione. - eccome se ne aveva. Iniziavo a guardarlo con occhi nuovi, probabilmente come un bambino osserverebbe il suo eroe dei fumetti preferito in un contest per nerd.
- Ti ho detestato un sacco, sai? - aggiunse un attimo dopo, facendomi voltare dalla sua parte subito dopo.
- Cosa? Che avrei fatto? - chiesi, confuso.
- A Los Angeles, quando mi hai soffiato il primo posto a quel contest ... per un misero punto. Insomma, è l'unica sfida che io abbia mai perso. Volevo rendere mio padre orgoglioso di me anche in quella occasione, ma grazie a te ho fallito miseramente.
Ancora una volta mi ritrovai senza parole, quella passeggiata stava diventando qualcosa di troppo intenso da poter sopportare alle undici del mattino – Oh ... beh, scusami ... -
Sean rise – E di cosa? Per essere migliore di me? Ma dai! Ti perdono, per questa volta. - mi diede una spallata giocosa poi mi precedette di qualche passo. Sembrava allegro tutto sommato, nonostante non stessimo parlando di fatine ed unicorni.
- Beh, sono estremamente sollevato che tu non sia gay! Per un attimo ho temuto che quel tipo fosse il tuo ragazzo! -
Ancora una volta rimasi perplesso – Chi? -
- Il tuo vicino! O meglio, quel figo pazzesco del tuo vicino! Porca puttana, quello è da dieci punti! - ero sconvolto, adesso lo ero davvero e Sean dovette notarlo – emh, scusami. Non volevo mostrarmi così checca! So che può dare fastidio. -
No, non era quello il punto. Non poteva davvero star puntando Tyler ... il mio Tyler.
- Sai se sta con qualcuno? - continuò interessato.
Quella mattinata si stava tramutando in un fottuto incubo – I-io ... credo, anzi sono certo che sia etero. Molto etero. Ha un sacco di ragazze! E' pieno di tipe che gli vanno dietro. Praticamente ne cambia uno al giorno come se fossero mutande! -
Sean rise forte – Mio Dio, magari ci entrassi io in quelle mutande! - continuò – cioè ... è come avere un modello a cinque metri da casa! Hai visto che spalle? Non sono riuscito a vedere il didietro ma sono certo che non mi deluderebbe neanche un po'. Avrei voluto saltargli addosso non appena mi ha aperto la porta, ma suppongo che mi avrebbe steso con un pugno. In effetti non mi è sembrato granché amichevole. Ma ci avrei comunque provato, un pugno non è niente per avere uno come quello. -
Ero sconvolto e conoscevo benissimo le sensazioni che Sean stava descrivendo, non riuscivo a pensare a nulla di intelligente da dire, la mia mente si era inceppata su espressioni come "magari ci entrassi io in quelle mutande" e "avrei voluto saltargli addosso non appena mi ha aperto la porta".
- Come si chiama? -
-Tyler. - ero ridotto ad un automa ormai, mi limitavo a rispondere alle sue domande senza battere ciglio. Come farebbe un ragazzo totalmente disinteressato.



- Quindi dici che non ci sono speranze per me? - tornò alla carica dopo dieci minuti buoni trascorsi a parlare di Tyler Bradbury nonostante avessi cercato disperatamente di cambiare argomento per poter tornare a respirare normalmente.
- E' etero, ne sono sicuro. - dissi per la terza volta consecutiva. Ero stremato, volevo tornare a casa, Sean era fuori di testa.
- Mmm ... - era pensieroso – non so, non mi sono mai fidato di chi cerca di esternare l'essere macho in questo modo ... non mi convince a pieno. Te l'ho detto che sbaglio raramente, credo di avere qualche possibilità in fin dei conti. - volevo morire, in quel momento, proprio in quel preciso istante – ammesso che tu mi aiuti, si intende. -
- I-io? Non vedo come potrei ... -
- E dai! Non stai con la sorella? La vedi spesso, no? Qualche volta potresti farmi infiltrare in casa loro o al massimo uscire insieme ... soltanto per tastare il terreno eh. -
Forse alla fine avevo anche accettato, stufo marcio delle sue continue pressioni. Quando tornai a casa mi sentivo allo stremo delle mie forze, lo lasciai in giardino con Matt e Kevin. Presi un bicchiere d'acqua e mi guardai intorno, completamente smarrito.
Che cosa sarebbe successo se Sean si fosse davvero fatto avanti con prepotenza? Tyler sembrava detestarlo, ma in fin dei conti Tyler detestava praticamente chiunque. Anche me ... e nonostante tutto eravamo finiti a letto, numerose volte. No, non potevo sopportare anche questo ... non quando le cose sembravano andare decentemente tra di noi. Senza pensarci composi il suo numero e mi chiusi in garage, stretto contro il cuscino del mio letto.
Rispose al quinto squillo – Wayright, che vuoi adesso? Hai altri amici da portarmi a casa mentre cerco di svuotare una cassaforte? - la sua voce era incazzata come sempre, non riuscivo proprio a smettere di volerla sentire.
- Tecnicamente è la tua cassaforte! Quindi non sarebbe un furto. -
- Tecnicamente ricordami perché continuo ad avere a che fare con te ... -
- Perché mi vuoi bene. - dissi con un audacia che scemò subito dopo.
Lo sentii ridere piano – Sì, ti piacerebbe. -
- Allora perché ti piace il mio culo. -
- Ritenta, sarai più fortunato. Che c'è? Faccio tardi agli allenamenti ... -
Non lo sapevo, c'erano così tante cose che avrei voluto sapere, rassicurazioni che non avrei mai ricevuto da uno come lui. E allora perché lo avevo chiamato?
- Wayright? Che ti prende? -
- Sono l'unico ragazzo con cui vuoi avere quello che hai? - le parole mi uscirono di bocca di getto, volevo nascondermi con il viso sotto il cuscino per la vergogna.
- Perché credi che abbia bisogno di un altro idiota che mi incasina la vita? Tu fai più del dovuto, credimi. -
Mi ritrovai a ridere, riusciva ad insultarmi e dirmi qualcosa di carino allo stesso tempo. Era così da lui ...
- Non hai risposto alla mia domanda ... -
- Sì, sono evasivo. Mi servirà quando mi metteranno dentro per aver derubato la ferramenta su a Mill Rouge. -
- Sei un idiota, Bradbury. -
- Stacco. Devo andare. -
-Stanotte passo da te. - era già caduta la linea. C'era da aspettarselo ... duro fino alla fine. Eppure era quello che avevo voluto e che continuavo a desiderare. Tyler Bradbury con tutte le sue imperfezioni non faceva altro che evolversi in una creatura sempre più impeccabile davanti ai miei occhi.
Presto avrei dovuto ammetterlo a me stesso, ma non ancora, mi dissi, non ancora.


ANGOLO AUTRICI:

Ragazze? Vi siete riprese dal nostro ultimo capitolo? speriamo di si perchè non c'è tempo da perdere XD le sorprese sono una dietro l'altra e sappiamo che molte di voi erano ansiose di avere anche qusta piccola perla XD Dylan è fra noi!!! Ed il povero Nik dovrà farci i conti XD certo il suo primo tentativo di tenere tutti all'oscuro è andato bene, ma il resto? Quanto reggerà? Il suo piano andràa a buon fine? Riuscirà a tenersi Matt? Quanti interrogativi XD speriamo che voi possiate fare qualche risposta con le vostre teorie ... e poi ci sono Tyler e Chris XD sempre più vicini nonostante il nostro Bradbury sia estremamente scostante! Ci teniamo a ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo! Siete state davvero numerose :* Naturalmente un bacione va anche ai nostri lettori che continuano a leggere silenziosi e speriamo ad apprezzare la storia! Ci auguriamo che gli avvenimenti continuino ad incuriosirvi e entusiasmarvi! Questo è l'ultimo mese .... Ne vedrete delle belle ;)
Un bacio

BLACKSTEEL

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