capitolo 52
CHRIS
C'era qualcosa che non andava in quella casa, lo capii nel momento stesso in cui vi misi piede. Nessuno sembrava propenso a parlare però, perfino Wes si chiuse in stanza senza rispondere alle mie domande e l'ultimo sguardo che mi aveva lanciato era piuttosto eloquente. Non voleva essere disturbato, così mi limitai a sedermi sul mio letto, decisamente confuso.
Non era l'annata dei Wayright quella, prima la morte del nonno, poi questa terribile family reunion, Kevin e Wes che avrebbero tanto voluto saltarsi addosso ma non potevano, Seth che continuava a litigare con Koll fino alla rottura totale, per non contare il terribile triangolo tra Amanda, lo zio Ben e Markus, infine la mia cotta per Bradbury... Insomma, eravamo caduti in disgrazia senza ombra di dubbio.
- E puoi ancora toccare il fondo se non stai attento ... - Dissi a bassa voce mentre scorrevo i messaggi che Scott mi aveva inviato di recente. Sapevo che i favori non erano terminati, mi avrebbe chiesto altro ed io avrei dovuto acconsentire per salvarmi il culo, come sempre. Perfino Lewis mi aveva scritto, sembrava soddisfatto dal mio operato, ma ancora fin troppo guardingo per abbassare la guardia. Ero fottuto, continuavo ad esserlo e lo sarei stato per sempre probabilmente. Osservai il cellulare per un altro istante, avevo fatto come Tyler mi aveva poco gentilmente chiesto, avevo cancellato il suo numero, peccato che lo ricordassi comunque. Avevo una buona memoria e oltre ad aiutarmi negli studi mi dava anche problemi, come in quel caso, appunto.
Era vero quello che mi aveva detto, gli stavo addosso come una fottuta ragazzina alle prese con la sua prima cotta, ero diventato davvero un fenomeno da baraccone... Così patetico che mi sentivo triste per me stesso. Non ero mai arrivato a tanto con nessun ragazzo, neppure con Noble. E da parte sua non facevo altro che ricevere insulti e minacce, era stato chiaro, voleva che smettessi di andargli dietro ... Non potevo continuare in quel modo, non era un rapporto sano.
Perché, tu lo definiresti un rapporto quello che avete, mi chiese, la terribile vocina cattiva nella mia testa.
Sbuffai e decisi di andare a fare due passi. Era quasi ora di cena, ma non mi importava, c'era un'atmosfera ancora più di merda del solito in quella casa così iniziai a camminare lungo la strada appena illuminata da un principio di tramonto.
Rachel mi aveva piantato per le sue amiche quel pomeriggio, sapevo che suo padre aveva avuto da ridire con lei di recente, quindi usciva molto di rado ed io non avevo abbastanza coraggio da mettere piede in quella casa, visto che ci avrei potuto trovare anche Tyler.
Che situazione di merda ... Ma dove stavo andando poi? Mi fermai davanti al campo di basket in fondo al mio quartiere. Come sempre c'era una partita in corso, mi appoggiai alla ringhiera e soltanto un istante dopo notai che lo stronzo era lì.
Frenò a qualche metro da me, i suoi muscoli erano in tensione quando riuscii ad appropriarsi della palla e la lanciò con forza ad un compagno di squadra.
Porca puttana, pensai, portandomi una mano al cuore. Tyler sorrise appena all'altro, un sorriso piatto, che non coinvolse gli occhi, come sempre. Era bello da far rabbrividire, una bellezza macabra che ti faceva domandare cosa saresti disposto a fare per averlo davvero tutto per te.
Era quello che succedeva alle ragazze in fissa per Bradbury ed era quello che stava succedendo anche a me, porca puttana.
- Ehi Wayright! - Gridò uno dei miei compagni di classe quando mi notò – Puoi sostituirmi? Mi fa male tutto! - Non mi diede il tempo di rispondere, lo vidi uscire dal campo e dirigersi verso la sua ragazza, sorridendo.
No, mi guardai intorno, incontrando gli occhi in attesa degli altri ragazzi. Non contro Bradbury, non adesso ...
- Ti muovi? - Mi chiese proprio quello fulminandomi con lo sguardo –O vuoi un invito scritto? -
Qualcuno rise, a quel punto mi limitai ad entrare in campo, sforzandomi con tutto il cuore a non osservare Bradbury che mi girava intorno come uno squalo. Sapevo che avrebbe giocato duro come sempre, poi la pausa finì e la palla iniziò a girare. Cercai di concentrarmi, ero bravo a basket, ma non ci giocavo da almeno un bel po'. La mia agilità aiutava, riuscii ad impossessarmi della palla e a correre per qualche metro prima che Tyler mi si parasse davanti, facendomi urtare contro i muscoli del suo petto. Non caddi a terra per miracolo, ma la palla era andata, adesso ce l'aveva lui e aveva appeno messo a segno un altro punto. Lo guardai, digrignando i denti di fronte a quel viso arrogante e bellissimo, cercai di non pensare alla sua pelle contro la mia, alle sue mani che scivolavano con forza lungo il mio corpo.
- E' tua Wayright! - Urlò un mio compagno. La presi con la punta delle dita, svegliandomi dal torpore in cui ero caduto. Tyler ovviamente era vicino, stava intercettando la palla, ma non potevo lasciargliela vinta, non questa volta.
Mi aveva trattato di merda per tutta la vita, adesso toccava a me ferire il suo orgoglio. Corsi con tutta la forza che avevo in corpo, evitando le mani di un avversario, poi lo dribblai e alla fine spiccai un salto, poco prima che Bradbury mi venisse addosso. Caddi sotto il corpo di Tyler ma la palla era in perfetta direzione, la vidi scendere sul canestro quasi a rallentatore, prima di toccare terra.
I miei compagni di squadra erano in giubilo, io mi limitai a sgusciare da sotto il corpo di Bradbury senza toccarlo ulteriormente. Quella vicinanza mi dava dei grossi problemi e l'ultima cosa che desideravo era far notare a tutti quanto mi eccitasse sentire la sua pelle a contatto con la mia. Anche lui mi sembrò alquanto accaldato, si alzò subito da terra, passandosi le mani sui pantaloncini della tuta per ripulirle dalla polvere. Mi volse le spalle, sapevo di aver ferito il suo orgoglio riuscendo a segnare il punto, così mi impegnai a dare il meglio di me, a battere quello stronzo pieno di sé fino all'inverosimile.
La partita continuò così, Bradbury mi placcava stretto, impedendomi di muovermi il più delle volte, ma lo stesso valeva per lui, peccato che non si facesse poi molti scrupoli a buttarmi a terra con una spallata. Alla fine la sua squadra vinse com'era prevedibile, ma con uno scarto davvero minimo.
- Cazzo, sei forte Wayright! La prossima volta devi essere dei nostri dall'inizio, vedrai che la situazione migliorerà – Brandon Kale sorrise, poi mi diede una pacca sulla spalla. Salutai gli altri ragazzi, cercando di nascondere quanto fossi dolorante dopo tutte quelle cadute.
Mi ritrovai a bere un'intera bottiglietta d'acqua mentre i ragazzi andavano via sui loro skate o scooter, ero accaldato ed era da un bel po' che non faticavo tanto, mi appoggiai al muro, cercando di riprendere un po' di fiato. Soltanto in quel momento notai che Bradbury era ancora lì, si stava versando dell'acqua sul viso direttamente dalla bottiglia. Salutò gli ultimi ragazzi rimasti, poi mi lanciò una lunga occhiata carica di cattive intenzioni.
- Che hai? Ti stai allenando ad uccidere con il solo uso dello sguardo? Continua così, sei sulla buona strada - Chiesi acido.
Quello sollevò un sopracciglio – Lo vuoi un passaggio o no? -
- Un tuo passaggio? - Ero incredulo.
- Devi avere un ritardo, non puoi essere davvero così, mi rifiuto di crederlo ... - Commentò quello scuotendo la testa.
Per un attimo pensai di aver sentito male, ma al di là degli insulti gratuiti di Tyler, a cui stavo anche iniziando anche ad abituarmi tra l'altro, dovevo averci preso davvero. Lo seguii in silenzio oltre il campo da basket, con gli occhi puntati sulle sue spalle muscolose e larghe, le stesse spalle che afferravo con violenza durante i nostri incontro focosi. Salii in macchina mantenendo lo stesso silenzio, tutto lì dentro profumava di lui, era un aroma particolare, ricordava i boschi e qualcosa di fresco, come la lavanda. Mi sedetti sul sedile ricoperto da un telo da spiaggia, profumava di salsedine e crema protettiva, tutti odori che iniziarono a darmi alla testa.
Mi ritrovai a sospirare forte, avevo paura di parlare, Tyler scattava per qualsiasi cosa e non volevo neanche guardarlo troppo, non sapevo che diavolo fare, insomma. Poi guardai oltre il finestrino e soltanto in quel momento mi resi conto che non stavamo tornando a casa.
- Emh ... stiamo andando da qualche parte? - Gli chiesi, confuso e preoccupato, ma stavo anche iniziando a provare qualcosa di più forte ... Una sottile vena di eccitazione.
- Taci. - Borbottò lui prima di condurre l'auto lungo una vasta radura che si apriva alla nostra sinistra, le ruote incespicavano sulla strada accidentata, alla fine si fermò davanti ad una lunga serie di grossi massi, eravamo lontani dalla strada, praticamente nel bel mezzo del nulla.
- E' un rapimento questo? - Tyler mi fulminò con lo sguardo, ci slacciammo la cintura nello stesso istante, poi, con un gesto veloce mi ritrovai in posizione orizzontale, vidi la sua mano trafficare con la leva del sedile prima di bloccare il mio corpo sotto le sue gambe. Ok, la situazione stava diventando interessante, deglutii, c'era ancora parecchia luce ed era tutto così strano ... Mi ritrovai ad appoggiare i palmi sul suo addome ancora accaldato, mentre Tyler si liberava della canottiera e la lasciava cadere sui sedili posteriori. Era a dir poco un Dio, con il sole alle sue spalle che illuminava la sua figura perfetta, gettandola quasi nell'ombra. Non sembrava neppure umano quando il suo viso scese sulla mia maglietta, la scostò con i denti e mi morse la pelle al di sotto, facendomi sobbalzare per quel misto di sensazioni piacevoli e spiacevoli insieme.
Mi aggrappai alle sue spalle, ero praticamente schiacciato dal suo peso, ma non mi importava fintanto continuasse a fare quello che stava facendo. Lasciai scivolare le mie mani più in basso, fino al suo fondo schiena sodo, appena fasciato dal tessuto dei suoi pantaloncini neri, le mie dita erano svelte ed agili, le infilai al di sotto, allentando l'elastico alla vita che cedette sotto le mie mani. Tyler era eccitato e decisamente pronto, un po' com'ero messo io stesso lì sotto, mi ritrovai a trattenermi dal gemere come un forsennato, sapevo che lui detestava sentirmi. Occupai le mie labbra mordendo la pelle della sua spalla mentre i miei fianchi si tendevano verso di lui, in un movimento che non passò affatto inosservato. Il viso di Tyler era nascosto nell'incavo del mio collo, lo sentii gemere appena quando la sua erezione sfiorò il mio corpo. Le sue braccia mi strinsero la vita con forza sollevandomi dal sedile mentre iniziava ad introdursi poco gentilmente dentro di me. Mi ritrovai a mordere convulsamente la sua spalle mentre lacrime bollenti mi solcavano il viso.
- Fa' piano, porca puttana! - Gli urlai all'orecchio, fermandomi un attimo.
Tyler si bloccò istintivamente – Di solito non ti lamenti ... - Sussurrò con voce piuttosto roca, ma si fermò, permettendomi di abituarmi a lui che di certo non scherzava per dimensioni.
ADVERTISEMENT
- Sono tutto dolorante oggi, mi hai praticamente massacrato per tutta la partita. - Era vero, ma il dolore stava lasciando subito posto ad altro. Mi ritrovai a guardarlo, era quasi buio adesso, eppure i suoi occhi sfuggirono dalla mia vista, Tyler continuava a vergognarsi di quello che stava facendo senza dubbio. Lo vidi abbassare il capo e stringere con più forza la presa intorno alla mia vita, mentre le mie mani incontravano il suo viso lievemente pungente laddove la barba stava crescendo. Mossi i fianchi verso di lui, sentendolo gemere appena, riprese a muoversi, dapprima piano, assecondando i miei movimenti lenti, poi, più velocemente. Mi ritrovai a non capire più nulla, i nostri gemiti si diffusero per tutto l'abitacolo mentre la sua mano stringeva la mia erezione in sincrono con i suoi movimenti. Mi ritrovai a succhiare il lobo del suo orecchio, vedevo le sue dannate labbra socchiuse e le desideravo come non avevo mai desiderato altro in vita mia. Volevo sentire la sua lingua dentro la mia bocca, volevo succhiarle, ma Tyler non era dello stesso avviso. Mi bloccò il volto con la mano quando tentai di congiungere la mia bocca alla sua, la sua stretta era ferrea e violenta ma i nostri occhi erano intrappolati gli uni dentro gli altri. Mi ritrovai a boccheggiare, non potevo trattenermi ulteriormente ed anche Tyler era ormai allo stremo delle sue forze.
- Sto per ... - Ma non riuscii a terminare la frase, Tyler si lasciò andare dentro di me, gemendo forte ad un centimetro dalla mia bocca e fu davvero troppo. Venni anch'io un istante dopo, inarcando la schiena mentre le dita di Tyler lasciavano la presa intorno alla mia erezione. Rimasi immobile, a godere di quella fantastica sensazione di calore che si propagava in ogni arto, come un'ondata di acqua bollente che scivolava lungo il mio corpo. Strinsi il suo petto tra le mie braccia, mentre riprendevamo fiato ed era tanto intontito da permettermi di toccarlo. Gli diedi un bacio delicato sulla spalla, preparandomi al peggio, ma il peggio non arrivò. Tyler si sollevò piano, quasi incurante del mio gesto, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che lo aveva notato eccome, eppure aveva deciso di lasciar perdere.
- Tieni. - Afferrai i fazzolettini imbevuti che mi passò, rinfrescandomi prima il collo, poi ripulendo il resto. In realtà la maggior parte degli schizzi avevano raggiunto proprio lui, ma sembrava aver accettato la cosa stoicamente. Ci ripulimmo, poi sollevai il sedile e Tyler mise in moto dopo esserci rivestiti velocemente.
Ancora una volta mia testa pullulava di domande a cui non riuscivo a trovare risposta, perché dopo quei piacevoli venti minuti di oblio il mio cervello era tornato a mettersi in moto immancabilmente.
- Emh, cos'era quello che è appena successo? - Chiesi, incapace di trattenermi.
Tyler sospirò – Era la tua punizione per avermi rotto le palle in campo. -
Mi venne da ridere – Ti giuro che sembrava tutt'altro che una punizione. Se fossero tutti così i castighi non farei altro che sbagliare. - Dissi osservando l'espressione divertita sul suo volto, ma non ribatté, così mi ritrovai ad insistere – Senti, perché mi hai chiesto di cancellare il tuo numero ieri sera? -
- Porca puttana, che rompipalle che sei, Wayright. Mio Dio ... - Tyler sbuffò.
- La mia domanda è più che lecita visto che oggi noi due abbiamo ... Beh ... Copulato. -
- Ti chiamo io se ho bisogno, ok? - Disse lui, interrompendomi.
- No, che non va bene! Per chi mi hai preso? - Chiesi fulminandolo con lo sguardo.
- Allora non ti chiamo. - Parcheggiò a qualche metro dal nostro isolato, poi con un gesto veloce aprii la mia portiera – Vattene ora. Puoi fartela a piedi da qui in poi, non è il caso che ci vedano insieme sulla stessa auto. -
- Oh, grandioso. Sei proprio un gentiluomo ... - Dissi, sconcertato da tanta prudenza. Era un idiota e quella situazione stava diventando davvero degradante per me.
- Sì, come ti pare ... - Detto questo partì e andò via senza degnarmi di un ulteriore sguardo.
Ottima scelta, Chris, davvero. Tu sì che hai fiuto nello sceglierti i ragazzi per cui sbavare. E così non mi rimase che mettermi in marcia, l'unica consolazione? Il profumo inebriante di Tyler impresso ancora sulla mia pelle.
NIKOLAJ
Distrutto e annientato.
No, la parole non potevano esprimere a pieno il mio stato d'animo, era come se ogni giunzione del mio corpo fosse stata slogata e la mia anima data alle fiamme. Lo sguardo negli occhi di Wes era inequivocabile, era finita, avrebbe parlato, avrebbe detto tutto di me e Matt.
Tremante scesi al piano inferiore, guardavo in ogni angolo per paura di incrociare qualunque abitante di quella casa, sentivo come se mi stessero dando la caccia. Avevo visto l'odio negli occhi di Wes, era come essere messi davanti allo specchio, come se fosse la prova vivente di quanto quello che stavamo portando avanti fosse sbagliato e perverso. Quando entrai in salone rimasi raggelato alla vista di Wes e Monica seduti sul divano, al mio ingresso entrambi voltarono lo sguardo verso di me. Ancora quel fuoco, ancora quella sensazione di paralisi sul mio corpo, vidi mia sorella sollevarsi di scatto e venire verso di me, poi un colpo veloce e il suo schiaffo mi colpì il viso.
- Bastardo! Sei un maledetto figlio di puttana! – Urlò gettandosi su di me feroce – Come hai potuto! Ti abbiamo accolto in casa nostra ... e tu fai una cosa del genere a mio figlio!-
- Mi dispiace ... - Cercai di dire desolato – io...-
- Non voglio sentire scuse! Non voglio sentire niente che esca dalla tua bocca, mi fai schifo! –
Lei urlava mentre io mi facevo sempre più piccolo ai suoi occhi, il vociare aveva attirato l'attenzione dell'intera casa ed adesso tutti erano al nostro cospetto, quello che era successo non era più un segreto. Adesso lo sguardo di orrore che aveva Monica era lo stesso che regnava sul volto di tutti i miei familiari mentre notavo Matt farsi sempre più piccolo e spaventato man mano che i toni si alzavano.
- Ti denuncerò – Urlò alla fine.
Mi sollevai a sedere sul letto, con gli occhi sbarrati, la fronte ed il petto madido di sudore, era un sogno, solo un sogno. Ma per quanto tempo? Era la domanda, quanto sarebbe passato prima che la voce raggiungesse davvero Monica e gli altri, quanto tempo avevo prima di diventare un reietto per loro, un mostro. La verità era che nessuno avrebbe mai capito, nonostante i sentimenti per Matt fossero dei più nobili, nonostante il fatto che lui provasse lo stesso, questo non li avrebbe fermati o convinti. Mi passai una mano sul viso affranto, questo era quello che avevo cercato di evitare sin dal mio primo incontro con Matt, era quello per cui mi ero speso, per cui avevo provato a resistergli in tutti i modi. Ora le mie paure erano diventate reali, non solo scrupoli o sogni, ora Wes sapeva e quello sguardo feroce mi aveva fatto capire molte cose, aveva messo in chiaro molte cose.
Ad un tratto sentii un rumore e la porta si aprì, al mio cospetto apparve Matt, croce e delizia della mia esistenza. Aveva lo sguardo basso, leggermente imbarazzato e triste, non disse niente ne attese che gli dessi il permesso di entrare, lo fece e basta.
- Nik ...- Mormorò con un filo di voce mentre chiudeva la porta.
- Matt... - Sussurrai con un leggero tono nostalgico.
- Quello che è successo – Cominciò ma non lo lasciai terminare.
- Quello che è successo era prevedibile – Dissi al suo posto –È un gioco pericoloso Matt, te l'ho sempre detto. –
- Un gioco? –La sua voce era triste –Lo sai che è più di questo –
- Quello che sappiamo noi non conta niente – Sbuffai – È questo quello che ti ostini a non capire. Quello che proviamo, quello che sappiamo l'uno dell'altro e sulla nostra storia .... Non importa, niente importerà a loro ... guarda tuo fratello! Ti è sembrato incline a sentire spiegazioni? – Chiesi e lui abbassò lo sguardo – Prova a pensare se lo sapesse tua madre, come reagirebbe? –
- Lui ... - Tentennò – Lui non lo dirà a nessuno ... Altrimenti adesso lo saprebbero già –
- E tu vuoi vivere davvero con la tensione che lui possa smascherarci? – Domandai serio – Vuoi metterti davvero nelle mani di Wes? – Lui parve turbato – So che è tuo fratello ma ammetterai che è parecchio umorale! E se un gorno decidesse di sfogare la sua frustrazione su di noi? Se non gli andasse più di tenere la cosa per se? –
I suoi occhi si riempirono di lacrime – Cosa stai cercando di dire Nik? -
Abbassai lo sguardo, non volevo dirlo, non volevo ferirlo ma era così che doveva andare fin dall'inizio, io e lui eravamo pura utopia.
- Sai cosa sto dicendo Matt ... Sto dicendo che dobbiamo fermarci, darci un taglio prima che le cose si mettano male –
Si portò un mano tremante alle labbra, come per impedire alla sua disperazione di uscire – io ... non voglio ... io .... – cadde sulle ginocchia curvando la schiena – io credo di amarti Nik ... non ho mai sentito ... niente di lontanamente simile a quello che provo per te –
Mi sollevai per andargli incontro ed abbracciarlo, ero devastato quanto lui ma non lo davo a vedere, Matt stava crollando e io dovevo mostrami forte e risoluto. Dovevo sostenerlo ma anche guidarlo verso la scelta giusta, dovevo proteggerlo, a discapito del mio egoismo questa storia doveva finire quel giorno. Prima che ci fosse davvero un motivo per piangere disperati.
- Finisce tutto così? – Chiese ancora con gli occhi nascosti dal mio petto.
- Si piccolo ... - Gli accarezzai la testa – È meglio così ... -
- Non smetterò mai di aspettare – Disse ancora una volta risoluto- Prima o poi ... So che potremmo stare insieme ... Io andrò al college ... Sarò indipendente ... Ti prego ... promettimi almeno questo ... promettimi che ci daremo una possibilità almeno in futuro –
Ne dubitavo fortemente, soprattutto perché ora il mio futuro era alla Berkeley, perché Dylan mi stava aspettando, perché anche se ci fossimo dati una possibilità nel futuro in nessun tempo due come noi potevano stare serenamente insieme alla luce del sole. Eppure guardando quegli occhi celesti non riuscii a dirgli niente di tutto questo, mi sentivo responsabile di quella sua infelicità e volevo fare qualcosa per alleviarla almeno un po', così gli accarezzai il viso.
- Te lo prometto Matt ... Un giorno ...-
Lui mi baciò, un bacio straziante, un bacio che voleva dire milioni di parole, un bacio amaro che sapeva di addio.
Alla fine si sollevò ed uscì, io attesi qualche momento e poi lo seguì per dirigermi in cucina, nel corridoio incrociai Kevin. Ci fissammo per pochi istanti, lui aveva tirato fuori Wes dalla mia camera, sapevo che avrebbe mantenuto il segreto ma il suo sguardo era di disapprovazione quanto quello di chiunque altro. Non ci dicemmo nulla ed io arrivai in cucina, mi sentivo stanco come se non avessi fatto che correre e scappare per tutto il tempo.
- Buongorno – Mi salutò Monica.
Io sussultai per un momento, guardandola turbato, il suo viso era come sempre, tranquillo, con gli occhi gentili e mi porse una tazza con del caffè. Allora era vero, Wes era rimasto in silenzio.
- Com'è andata la serata? –Chiesi per cercare di instaurare un discorso normale.
- Tante chiacchiere su tempi andati – Mi disse con un sorriso – Sembra quasi la vita di qualcun altro. E tu? I ragazzi hanno fatto i bravi? –
- Ehm ... Si ... Tutto in ordine – Mi sforzai di dire con voce calma.
Poi fece il suo ingresso in cucina Wes, alla sua vista mi si gelò il sangue e nemmeno lui sembrava felice di vedermi, mi fulminò con lo sguardo.
- Wes ... tutto bene? – Chiese sua madre notando il suo pessimo umore.
- Non rompere sto bene – Protestò – Anzi fin troppo ... -
A quanto mi parve di notare Wes si era stancato di recitare la parte del ragazzo smemorato e calmo, non conoscevo i suoi piani ma ormai era ovvio che si era stancato dei mezzi termini.
- Che cazzo hai da fissare tu? – Sbottò poi verso di me – Hai qualcosa da dirmi? –
Io distolsi lo sguardo, bevvi l'ultima sorsata di caffè e me ne andai via da lì, era meglio così, meglio evitarlo e non indispettirlo oltre. Stava ormai passando la metà di luglio e dopo agosto, finita questa dannata convivenza, sarei potuto tornare a casa, lontano, al sicuro. Questa consapevolezza mi rendeva felice ma mi uccideva allo stesso tempo.
NOTE DELLE AUTRICI PAZZE ED ACCALDATE: Buongiorno a tutti voiii!
Eccoci qui dopo una settimana in cui, udite, udite, abbiamo finalmente concluso la nostra storia!!!! *-* Inutile aggiungere che siamo davvero felici, ci sentiamo un po' più libere da certi brutti pesucci u_u ma non chiedeteci nulla riguardo al finale perché non caverete un ragno dal buco u-u intesi? muahmuahmuah ovviamente potete fare delle ipotesi :P questo ve lo concediamo. Chi indovina il finale vincerà un premio!!! (Davvero!?!?!?) emh no, non vincerete nulla, ma riceverete le nostre congratulazioni (Che bello) XD e inoltre vi sentirete molto intelligenti e potrete anche vantarvi in giro xD vi pare poco?
Detto questo speriamo che il capitolo vi piaccia e che abbiate un ritaglietto di tempo anche per noi nonostante sia taaanto bello andare al mare e fregarsene di questa famiglia composta da psicopatici e degenerati, per lo più! xD
Un bacione e a presto! :)
Oa#
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro