capitolo 49
NIKOLAJ
Quando aprii la casella di posta elettronica quel pomeriggio notai una mail in particolare, Dipartimento di Letteratura, era l'università Berkeley. Aprii la casella e mi ritrovai a leggere una mail del rettore.
"Gentile Wayright Nikolaj,
dopo aver esaminato la sua richiesta come candidato alla docenza nella nostra facoltà e aver condotto una rigida selezione degli aspiranti, le comunichiamo che accettiamo la sua richiesta di insegnamento dei corsi di Letteratura e Scrittura. Avrà tempo fino al 15 di settembre per presentarsi alla direzione e consegnare i moduli in allegato.
Cordialmente, Ronald Hardman."
Rimasi per un attimo interdetto, lo avevo totalmente rimosso, sembrava una vita fa ma a Settembre avevo presentato domanda in alcuni college del paese per insegnare. Era sempre stato il mio sogno, qualcosa che avevo accantonato per poter avere introiti regolari subito dopo la laurea, scrivevo articoli per alcuni giornali ed ero riuscito a pubblicare un libro di racconti. Dylan invece mi aveva sempre spronato a provare, a mettermi in gioco, finchè alla fine mi ero deciso a spedire dei curriculum. Ed avevano accettato, la Berkeley aveva risposto, mi passai una mano sul viso, ero così sotto shock da non sapere se mi sentissi felice o meno, avrei dovuto trasferirmi ...avrei dovuto dirlo a Dylan .... Al suo pensiero mi venne un nodo allo stomaco, non sapevo nemmeno come avrei fatto a rivolgergli la parola dopo il casino che stavo combinando da quando ero a South Gate.
Presi il telefono, pregando che non rispondesse, erano giorni che non ci sentivamo, era mio dovere farmi vivo... Da quando chiamarlo mi pesava come se fosse un obbligo? Avevo paura che solo dal mio tono di voce capisse tutto. Ormai era molto più di un semplice errore, di qualcosa che andava oltre il mio controllo, un incidente, no, ormai era consensuale, era voluto, ogni volta che sfioravo la pelle di Matt sapevo di desiderarlo.
- Pronto? – La voce assonnata di Dylan arrivò al mio orecchio provocandomi un brivido lungo la schiena.
- Hei Dylan ... Ti ho svegliato ? – Cercai di mantenere un tono di voce neutro e controllato.
- Nik! No, sta tranquillo era quasi ora di rimettermi in piedi, faccio il turno di notte – Mi spiegò – Da quanto non ci sentiamo, che mi dici?-
- Tutto bene ... Ormai insomma ... È già passato un mese – Cercai di agirare il più possibile i temi scottanti.
- Allora con i tuoi fratelli tutto bene? –
- Si ... Ormai posso dire che le cose si sono fatte tranquille, sono delle brave persone sotto tutti i drammi – Mi venne da ridere e lo fece anche lui.
- Mi fa piacere! – Commentò – E i tuoi nipoti? – restai gelato per un istante – Che tipi sono? Ti fai rispettare? – Chiese in tono ironico.
- Sono degli ossi duri... Anche se non mi vedono molto come uno zio – Temetti di essermi tradito e così continuai in fretta – Il più grande ha 24 anni, insomma quasi sono uno di loro –
- Cavolo è vero! – Esclamò senza smettere di ridere.
- Comunque ... Ti ho chiamato per una cosa ... - Il mio tono si incupì involontariamente.
- Che succede? –
- Ecco ho ricevuto un email dalla Berkeley oggi ... Mi hanno preso come docente– sussurrai.
- Cosa?! – Urlò lui al settimo cielo – È fantastico Nik! Mio dio, è incredibile, te lo dicevo! Lo sapevo! Lo sapevo! –
Sentirlo così felice mi fece sorridere, Dio lui era così estremamente gentile con me, pronto sempre a schierarsi dalla mia parte, a sostenermi. Cosa gli stavo facendo?
- Dici che dovrei accettare? – Tentennai – Voglio dire, hai un lavoro... Dovremmo trasferisci...-.
Per un momento sperai che mi dicesse di no, che ormai avevamo una sorta di equilibrio a St. Louis e che non voleva andare, sperai che puntasse i piedi e non sapevo neanche perché, forse volevo una scusa per detestarlo per qualcosa.
- Non pensarci nemmeno Nikolaj! – Commentò risoluto – Niente ripensamenti! È il sogno della tua vita e tu andrai fino in fondo! Sono certo che anche lì la gente si curi, ci saranno ospedali a cui posso chiedere di essere trasferito! –
Una fitta al petto – Sei sicuro ... -
- Ovvio! Vedi di non farti sfuggire questa occasione, ti hanno dato scadenze? –
- Settembre –
- Molto bene, così anche gli affari con la tua famiglia saranno risolti! Porterai il tuo culo lì, chiaro? – Mi disse con quel suo tono di voce adorabile, un misto di dolcezza e dispotismo.
Sorrisi – Certo ... -
- Ti amo Nik – Disse ad un tratto – E mi manchi da morire –
Quelle parole mi straziarono il petto – Anche io ti amo ... Ci rivedremo presto, l'estate passa in fretta –
Quando chiusi la chiamata mi sentivo debole, come se avessi corso la maratona o non mangiassi da un mese, mi girava appena la testa e poi c'era quella frase. Anche gli affari con la tua famiglia saranno risolti, risolvere le cose non era mai stata la mia dote ma la quantità di casini che avevo accumulato negli ultimi tempi aveva raggiunto proporzioni epiche. Come avrei fatto alla fine dell'estate? Come l'avrei detto a Matt? Lui era convinto che avremmo avuto un futuro, anche se segreto, anche se difficile lui lo voleva, potevo leggerglielo negli occhi quando mi guardava. Lo avevo convinto a fare richiesta in diversi college anche se lui era intenzionato a frequentare a St. Louis, era meglio che non sapesse della possibilità della Berkeley. Per un attimo mi balenò in testa che avrei potuto chiudere con Dylan, che sarebbe stato semplice e saggio per entrambi ma mi maledii per quel pensiero. Stavamo insieme da sette anni io e lui, lo amavo, anche se quello che stava succedendo fra me e Matt era reale e forte non poteva essere amore, non come quello che c'era fra me e Dylan. Siamo stati inseparabili dal primo istante, ci siamo fatti forza e sostenuti, siamo andati a vivere insieme ed ogni volta che guardavo i suoi occhi vedevo la stessa luce e lo stesso sentimento della prima volta che avevo incrociato il suo sguardo. Non potevo farlo, lasciarlo per qualcuno che non sapevo nemmeno che cosa fosse per me, per una specie di follia estiva, per un sentimento puramente istintivo che non aveva niente a che fare con la ragione, con la retta via, stavo perdendo la mia strada. Dovevo ritrovarla però, dovevo rimettermi in carreggiata prima che Dylan finisse per soffrire ed era l'unico al mondo che non se lo meritava, dovevo trovare le forze di troncare con Matt e mettere in chiaro l'esistenza di Dylan.
Quando uscii dalla mia camera la prima faccia che incontri fu quella di Wes, era piazzato ad un passo dalla porta della mia stanza e mi stava osservando intensamente, dal suo sguardo fu lampante notare che fosse incazzato. Cercai di superarlo ma si spostò per continuare a starmi davanti e portò le braccia ad incrociarsi sul petto in modo minaccioso. Sollevai un sopracciglio.
- Devo tipo spaventarmi Wes? – Chiesi schernendolo – Questa posa da macho è dovuta al fatto che ho espresso troppo la mia opinione l'altro giorno? –
- Ti tengo d'occhio zietto –Disse quello storcendo il muso.
- Cosa vorrebbe dire questo? – Domandai curioso.
- Che nessuno è perfetto, fai tanto il moralista ma ricordati che sei un Wayright e nessuno di noi è perfetto, sei marcio proprio come chiunque della famiglia ... - Spiegò – Il che significa che hai qualche merdata che tieni segreta e che io la scoverò! E tu lo sai quanto io adori dire la verità ... -
Per un momento mi vennero i brividi, ma non lo diedi a vedere, lui non era il tipo a cui era bene mostrarsi deboli – Sono un Wayright solo in parte, non illuderti di trovare qualcosa su di me, le persone corrette esistono Wes, anche se magari tu non te ne sei mai accorto – Puntualizzai – Le brave persone sono quelle che adori truffare e ibragliare e a cui dici buglie, quelle che usi come fossero giocattoli, hai presente? –
Quello rise amaro – Non credo che ti userei mai per niente ... Forse sei davvero un bastardo come i membri di questa famiglia –
- Sei hai rimorsi di coscienza non prendertela con me – Sbottai – Pensa a crescere un po' –
- Fanculo –
Stavamo parlando a voce alta, non me n'ero nemmeno accorto finchè non sentii un rumore provenire dalla camera di Seth a pochi passi da noi, la porta si spalancò e lui venne fuori. Aveva le sembienze di un demone fuggito dall'inferno, feci l'errore di guardarlo negli occhi e per un istante credetti che avrei preso fuoco. I suoi occhi trasudavano rabbia ed il suo viso pallido faceva apparire i suoi capelli fiamme selvagge.
- Che cazzo avete da blaterare così? – Chiese quello in tono autoritario e rabbioso.
- Ehm ... - Le parole mi morirono in gola appena lo vidi riposare quello sguardo su di me.
- Piantatela di fare tutto questo casino! – Sbraitò – non riesco a concentrarmi porca puttana! Se avete cose per cui litigate fatelo davanti alla porta di qualcun altro! –
Ero sgomento e terrorizzato mentre Wes sembrava solo divertito ma non lo dava troppo a vedere per evitare di far irritare ancora di più Seth.
- Messaggio ricevuto cugino –Ddisse alla fine e ci spostammo dal corridoio dietro lo sguardo ancora furioso di Seth.
Scendemmo di sotto e sentivo che la discussione non era ancora finita, infatti stava per riprendere se non fossero passati di lì Kevin e Celine, diretti di sopra. Wes dovette indossare la sua maschera da bravo ragazzo e io ne fui segretamente grato, volevo solo che mi lasciasse stare.
- Hei ragazzi – Disse con quel tono che ormai usava sempre più spesso – Se vi capita di passare davanti a camera di Seth fatelo i punta di piedi, la principessa è irascibile –
Loro risero e anche Wes sembrava unirsi al loro divertimento, io ne approfittai per svicolare, sperando di nascondermi da qualche parte o farmi affidare qualche commissione da fare. Nell'entrare in salotto trovai Matt in piedi a qualche passo da me.
- Hei – Dissi quasi con un tuffo al cuore.
- Ciao – Mi rispose quello sorridente – stavo salendo a chiamarti, volevo andare al mare, ti va di venire? –
Restai un attimo interdetto, dovevo chiudere e non legarmi di più a lui pensai, ma la mia bocca non fu d'accordo – Certo che mi va, metto il costume –
Così mi apprestai a risalire di sopra e notai gli occhi grigi di Wes su di me – Ti tengo d'occhio – Mormorò ad un soffio da me mentre gli passavo accanto.
Feci finta di nulla ma sapevamo entrambi che avevo sentito, quello doveva essere un motivo in più, la pressione di Wes doveva essere un incentivo per rompere con Matt, dovevo farlo, era pericoloso per entrambi. Per un istante pensai a Wes che ci scopriva, a lui che diceva alla madre cosa stavo facendo, al casino immenso che sarebbe scoppiato, alle denuncie. Mi venne la nausea.
La spiaggia era colma di gente ma Matt non mi fece fermare nel piazzale, mi fece continuare a guidare per altri cinque minuti fino ad arrivare in una zona tranquilla. Poi mi fermai e scendemmo lungo il sentiero che portava ad una parte della spiaggia piena di rocce e cunette, non c'era nessuno.
- Qui la gente non ci viene a nuotare, è piena di scogli e sassi, la sera ci vegono i pescatori – Mi spiegò mentre procedeva tentoni fra le pietre scivolose.
Stendemmo le tovaglie e lui si strinse a me, stava sorridendo, uno di quei sorrisi caldi e seducenti, portai una mano istintivamente alle sue labbra e lui le unì alle mie in un bacio intenso. Mi staccai, prendendo leggermente le distanze da lui.
- Non dovremmo farlo Matt ... - Mormorai –È un cazzo di casino–.
Lui si incupì – Credevo l'avessi superata questa fase –
- Non credo che potremmo mai superare questa fase ....- Confessai – Mascosti per sempre Matt, è quello che avremmo, una relazione clandestina che ci condizionerà ogni giorno. Mentirai e mentirai, a tua madre, ai tuoi amici, a chiunque –
- Io ... - Per un attimo parve incerto.
- E se tuo fratello lo scoprisse? – Gli chiesi alla fine e lui sgranò gli occhi – Ti rendi conto il casino che scoppierebbe? Mi sta sempre intorno –
- Perché tu lo hai provocato – Precisò – Chi ti ha detto di metterti a dire quello cose ... -
- L'ho fatto perché quelle cose sono giuste – Ribadii –È così che sarà ... Avremmo paura degli altri, se andiamo avanti vedremo il prossimo come una minaccia, sei davvero pronto per questo? –
Abbassò lo sguardo, era solo un ragazzino, tutto quello che gli avevo prospettato sembrava tremendamente spaventoso ai suoi occhi, ma era giusto così. Probabilmente avrebbe deciso lui stesso di dare un taglio a tutto quanto, di godersi la sua vita e aspettare qualche anno prima di incasinarsi la vita con un uomo complicato. Sperai che fosse così.
- Pensaci bene – Continuai – Devi essere cosciente davvero di quello che il futuro ci riserverà, di ogni bugia che dovrai inventare e tenere in piedi. Devi capire se sei in grado di farlo –
Restammo in silenzio, il suo sguardo era carico di centinaia di cose, sentimenti, dubbi, paure, fissava lo specchio d'acqua davanti a se in attesa, forse di qualcosa che facesse chiarisse il caos, forse di abbastanza coraggio da continuare oppure della forza di smettere. Pregai anch'io, lì in contemplazione di ottenere la forza necessaria, pregai di poter salvare quello che era rimasto.
CHRIS
Erosereno quel giorno, mi sarebbe piaciuto credere che il peggio fosse davveropassato, che Scott Fields avesse dimenticato della nostra terribilechiacchierata con conseguente trappola ai miei danni, che forse avesse decisodavvero di perdonare Lewis e lasciarmi vivere, ma non era così, ovviamente nonpoteva essere così semplice per me.
Erano quasi le diciassette quando ricevetti il suo messaggio. Il mio cuoremancò un battito, avevo davvero sperato di averla scampata, mi dicevo che eratroppo tardi per chiamarmi a quel punto, ma a quanto pare non lo era. Posaiimmediatamente la coppetta di gelato che stavo mangiando sul tavolo e lessiquelle quattro righe con il cuore in gola. Dicevano:
Sono Scott, ti ho appenaprenotato un treno. E' il centotrenta, parte tra quarantacinque minuti dallastazione di South Gate, è già stato pagato, basterà far vedere l'email alcontrollore. Ti aspetto alla stazione. Non farmi attendere troppo e non provarea fregarmi in alcun modo. Un patto è un patto. Ricordati di vestirtidecentemente. A dopo.
- Porca puttana ... - Presi un respiro profondo e mi fiondai in camera,fortunatamente Seth doveva essere andato al lavoro perché mi ritrovai da solo atirare fuori dall'armadio qualcosa che sarebbe potuto andare. Dovevo passarealmeno per maggiorenne, niente converse e t-shirt troppo sbarazzine. Presi unacamicia color panna e un pantalone scuro, poi tirai fuori i mocassini elegantiche avevo comprato per la cerimonia onoraria a cui avevo partecipato l'annoprima.
Un bar gay ... Scott ed io, io e Scott. La sola idea di ritrovarmi incastrato inun posto del genere con uno che mi detestava così visceralmente mi facevasalire su il vomito. Ma dovevo mantenere la calma, dovevo farlo per me, per ilmio futuro in quella città del cazzo. Dopo essermi vestito mi pettinaivelocemente, tirando indietro i capelli in una pettinatura piuttosto chic,decisamente datata per un semplice diciassettenne che viveva in periferia. Miguardai allo specchio, sconsolato, non avrei saputo e potuto far di meglio percamuffare la mia età. Inoltre la carta d'identità avrebbe parlato chiaro, maquello non era un problema mio.
Poi sentii bussare alla porta della mia stanza, così uscii dal bagno ed aprii.Mia madre sgranò gli occhi, sorpresa dalla mia tenuta elegante.
- Tesoro, dove vai vestito così? - Chiese con un pizzico di curiosità.
- A cena, a cena con Rachel – Dissi subito, ero diventato piuttosto bravo arifilare balle ormai – Tornerò tardi, andremo fuori città. -
- Ok ... Quindi è una cosa seria, suppongo. - mia madre sorrise appena – Emh, nondevo farti quella predica imbarazzante sul sesso protetto, vero? -
Per poco non scappai da lì urlante – No, ti prego. Risparmiatela. - Biascicaimentre mettevo alla rinfusa il cellulare e l'iPod nelle tasche del giubbottoleggero che stavo portando con me.
- Meglio così, sei intelligente, saprai già tutto ... Sta attento in macchina, vabene? Dopo l'incidente di Seth non riesco a stare tranquilla, chiamami appenaarrivi, per favore. - disse lei accarezzandomi i capelli con la mano.
Le sorrisi, angelico – Certo, mamma. Ci vediamo domani. -
- Andrà tutto bene, Chris. Davvero. Cerca di fare il carino con lui, magari tiprenderà in simpatia e deciderà di fare il bravo con te ... - Rachel era fintroppo positiva dall'altra parte del telefono.
Guardai fuori dal finestrino, tutto ciò che riuscivo a vedere era una macchiadi colori indistinti che sfrecciavano davanti ai miei occhi. Quanto meno Scottaveva scelto un diretto che viaggiava ad alta velocità, così nel giro di un dueore avevo quasi raggiunto il luogo di incontro.
- Rachel, gli ho praticamente fregato il ragazzo, andiamo. - Dissi sconsolato,adesso con una certa ansia addosso. Il treno aveva iniziato a rallentare, invista di luoghi abitati nelle vicinanze imminenti. Ero arrivato, purtroppoc'eravamo.
- Senti, puoi chiamarmi appena sarai tornato? Sono in pena per te ... Però devistare tranquillo. -
Era più facile a dirsi che a farsi – Ok ... Come va da te? Tuo fratello è tornatoa casa, vero? - Chiesi quasi come se non me ne importasse nulla ma stessisoltanto chiacchierando.
- Sì, due sere fa ... Alla fine mio padre ha deciso di lasciarlo perdere, domanidovrà sostenere le prove fisiche per l'arruolamento del prossimo anno, suppongoche quello stronzo di Luis non voglia rischiare di farlo incazzare un'altravolta e mandare a monte il suo sogno del cazzo. Quanto lo detesto ... - Sputò lìRachel adesso cupa.
Non avevo visto né sentito Tyler per due giorni, continuavo a non capire cosastessimo facendo, ancora di più perché non ero pronto a dare un tagliodefinitivo a quella situazione del cazzo. Altri problemi, Chris, ti staitirando addosso altri problemi e ne hai già abbastanza per il resto della tuavita, mi avvisava una vocina saggia dentro di me.
Poi il treno si fermò del tutto e con mio enorme sgomento dovetti salutareRachel e smontare dal mezzo frettolosamente. Mi ritrovai fuori, a camminare trala gente che mi precedeva di fretta, mi guardai intorno, piuttosto confuso,soltanto un attimo dopo sentii una pressione leggera alla spalla. Mi voltai perincontrare il viso cupo di Scott che mi guardava dall'alto in basso.
- E' il meglio che hai saputo fare questo? - Mi chiese, fissandomi.
- E' già tanto se sono qui ... - Mugugnai, allontanandomi dalla sua stretta. Loseguii malvolentieri lungo le scale che ci avrebbero portato lontano dallastazione. Era vestito di tutto punto, un perfetto uomo d'affari in giacca ecravatta ma con un tocco moderno, dato forse dal rosa pallido della camicia cheportava. Niente occhiaie quella volta, sembrava piuttosto sano.
- Ho sentito quello stronzo di Lewis oggi, dovresti essere più gentile con meconsiderando che ti sto salvando il culo al momento. - Constatò a bassa voce.
- Potrei dire la stessa cosa di te. - Ribattei, incazzato - E poi hai dettoproprio bene ... Al momento. Voglio vedere quanto ci metterai a condannarmi all'infernoanche tu. -
Quello fece spallucce – Sta tutto a te, io posso soltanto darti un po' di tempoe prendermi qualche soddisfazione con i miei amici mostrandoti in giro. Non hoaltri modi per risolvere la situazione. -
Eravamo davanti alla sua auto adesso, un'Audi nera che si illuminò quando Scottpremette il pulsante di apertura. Wow, si trattava bene il prof trentenne conun debole per i diciassettenni, pensai, desideroso di scappare il più lontanopossibile. Invece salii in macchina e mi accomodai accanto a lui. Profumava diuomo, un odore più forte, più maschile, una di quelle colonie da uomoimportante, insomma.
- Scommetto che ti ha attirato con la solita solfa del ragazzo perbene, losportivo ingenuo che pensa soltanto a giocare le sue partite di merda ... Fasempre così ... - cominciò lui messosi alla guida.
- Sempre? -
Scott sollevò il sopracciglio. Aveva indossato degli occhiali dalla montaturasottile adesso – Perché? Non dirmi che credevi davvero di essere l'unico adessere caduto nella sua rete ... -
Ero confuso, ma non poi così sorpreso in realtà – L'ha sempre fatto ed anch'iomi sono divertito in giro in questi anni, lo ammetto. Ma adesso basta, Lewisdeve crescere! Vuole entrare alla Berkeley come saprai anche tu, non possoconvivere con un ragazzino che mi metterebbe in ridicolo davanti a tutti ... Nonposso rischiare tanto ... -
Adesso cominciavo a capire, ecco perché Lewis si stava impegnando tanto amigliorare, non soltanto per il posto nella squadra di basket di Berkeley,anche per stare accanto al suo ragazzo che insegnava lì.
- Non avevo idea di questo ... Non mi sarei messo in mezzo se avessi saputo ...-
- Lo so – Mi interruppe lui – Ma è tardi per tirarsi indietro, Chris. Sei inballo e devi ballare. E qui mettono della musica da dio! - aggiunse un attimodopo quando parcheggiammo di fronte ad un locale enorme ed illuminatissimo.
Il Red Temptation. Il nome non lasciava presagire nulla di buono, pensai,posando lo sguardo sul gruppo di ragazzi, solo ragazzi, intenti a fare la filafuori dal locale. Coppiette gay, notai anche alcuni trans, perfino delle dragqueen.
- I-io ... Non ho ... La carta d'identità, insomma ... Ho solo diciassette anni –biascicai adesso nel panico più totale, di rimando Scott rise malignamente.
- Non ne hai bisogno. Il proprietario del locale è un mio amico, ci faràentrare senza problemi e non dovremmo neppure fare la fila. Senti, non piaceneanche a me tutta quest'atmosfera da gay pride che si respira, ma hannoinsistito così tanto ... Vogliono conoscerti, Lewis. -
Andiamo bene, ha iniziato a chiamarmi Lewis anche prima del tempo, pensai,portandomi una mano alla fronte. Nonostante mi sentissi ad un passo dalvomitare mi costrinsi a camminare lungo il marciapiede, sorretto dal braccioforte di Scott che oltrepassò la fila non senza attirare numerosi occhiatacceda parte dei ragazzi. Qualcuno ci urlò contro, ma alla fine arrivammo allaporta e fu lì che il tipo più strano che avessi mai visto ci venne incontro,saltellando su tacchi quindici come se fosse completamente naturale.
- Finalmente sei arrivato, oh Scottttttt!!! - Urlò con una vocinastriminzita.
- Beh, te lo avevo promesso, Martin! -
Il Martin in questione era alto, magrissimo, portava quello che supponevo fosseun parrucchino lilla, un trucco pesante che mal celava i puntini della barba inricrescita. Aveva un vestitino nero di pizzo molto corto che metteva in mostrale gambe nascoste da collant di un rosso acceso, come le scarpe. Quello ... Erail proprietario del locale dunque.
Lo vidi abbracciarsi – Ma non credo più alle tue promesse, saresti dovutovenire anche tre mesi fa e la settimana passata! - Poi distolse i suoi grandiocchi truccati di nero da Scott e li spostò lentamente su di me. Si illuminò,poi riprese a saltare, eccitato – Mio Dio!!! E' lui, Scott? E' veramente lui?Non ci credo! Non hai idea da quanto tempo desideri conoscerti, caaaaro ... -Disse gettandosi su di me adesso, fui costretto a lasciarmi abbracciare ebaciarmi sulle guance.
- Beh, non dipende da me, anche lui ha i suoi impegni. Ha appena finito lascuola ed è uno sportivo ... -
- Lo vedo ... Lo vedo molto bene ... - commentò Martin mangiandomi con lo sguardo –Molto carino. Delizioso ... Ottima scelta, Scott. Da te non mi sarei aspettatoniente di meno però! Ma perché starcene fermi qui davanti alla porta? Presto,andiamo dentro! Gli altri sono già arrivati! Ti stanno aspettando tutti! - Poimi prese per la mano e mi ritrovai incredibilmente a cercare quella di Scott,avevo una fottuta paura di rimanere da solo con quel tipo. Perfino Scott mi sembravauna compagnia migliore adesso.
Il dentro era ancora più caotico e luminoso del fuori, era un locale immenso eabbastanza arieggiato per fortuna. Un locale chic, con molti tavoli e salediverse in cui ballare e bere. Il nostro era in fondo, in una zona un po' piùriservata, forse un privè dedicato agli amici stretti. La clientela era la piùassurda che avessi mai visto, c'erano anche delle donne però, alcune davveromolto belle, accompagnate dalle loro fidanzate. In effetti era un luogoperfetto per rimorchiare, molto più semplice che cercare di capire in giro seil ragazzo per cui ti eri beccato una cotta fosse gay o etero.
- Lo so che sono un po' strani, ma sono simpatici. Vedrai. - Mi sussurròall'orecchio Scott sorridendo appena.
- Non ne dubito. - Commentai con l'aria di uno che invece dubitava eccome. Miritrovai circondato di gente, amici di Scott soprattutto, erano tuttiterribilmente curiosi di conoscermi. Strinsi dieci mani diverse, ognuno di lorosi presentò a me e cominciai a fare confusione con i nomi. Non erano estrosiquanto Martin, erano per lo più tranquilli, alcuni di loro non avevano nulla dieffeminato, proprio come Scott e me.
- E' da un sacco di tempo che desideriamo conoscerti! Scott è così geloso dite, ti tiene nascosto ... - Cominciò uno di quelli, il fidanzato di Paul, credevosi chiamasse il tipo biondo accanto a me – Per fortuna adesso sei qui. -
- In carne e ossa ... - Commentai decisamente imbarazzato – Emh, voi vi conosceteda tanto con lui? - non me ne fregava niente ma starmene zitto e in silenzio mimetteva a disagio.
- Siamo cresciuti insieme praticamente. Abbiamo frequentato lo stesso liceo aSan Francisco, poi lui è andato ad insegnare per un periodo in una scuolaprivata vicino South Gate ... Beh, questa parte della storia la conosci, è dovevi siete conosciuti, no? -
Mi ritrovai a ridere – Sì, certo ... Proprio lì. - non avevo idea di cosa stesseparlando, non sapevo molto della storia di Scott e Lewis.
- Però quando possiamo ci ritroviamo tutti. Per fortuna Martin ha aperto questolocale ... È il nostro punto di ritrovo. - Commentò un altro, forse Jason,stretto tra le braccia del suo ragazzo Matthew. Sembravano così tranquilli, unpo' come il resto della clientela.
Trovarsi lì dentro significava non doversi nascondere, era una sensazionesconosciuta per me, ma mi piaceva. Mi ritrovai a ridere, tra un bicchiere el'altro, cominciavo davvero a trovarli divertenti. Scott era arrossato e brilloadesso, lo vidi allentarsi la cravatta e sbottonarsi i primi bottoni dellacamicia mentre si alzava da lì e allungava una mano verso di me.
- Che vuoi? - Quelle parole mi uscirono in modo spontaneo, fortunatamente eranotutti troppo brilli intorno a noi per farci caso.
- Ballare? Dai, forza! E' l'unico giorno libero della settimana per me, nonfare il capriccioso. - Così mi lasciai trascinare, avevo caldo ma stavo bene.La pista era piena, tutti sembravano divertirsi. Non avevo mai visto tantiragazzi gay darsi da fare in vita mia come quella sera, mi ritrovai a ridere,pensando alla faccia di Tyler se avesse mai messo piede in un luogo del genere.Immaginai il suo cazzotto centrarmi in pieno viso e qualcosa come "Ma dovecazzo mi hai portato? Ti sembro un frocio di merda, per caso?"
- Allora? A cosa stai pensando? Anzi ... A chi stai pensando? - Scott mi ballavaaccanto, a quanto pare non era abbastanza ubriaco a non badare al mio visoperso.
- Lascia perdere ... Sto andando bene con i tuoi amici? -
- Sì, mi hanno fatto i complimenti. Ti trovano simpatico, oltre ad avertichiamato figo della madonna. - Ci ritrovammo a ridere come due idioti – Senti,magari domani lo chiamo ... -
Sgranai gli occhi –Lewis? Davvero? -
- Sta calmo ... Non per tornare insieme ovviamente. Ma ... Mi farò sentire, così tistarà meno addosso. Sai com'è ... Potrebbero esserci in programma altre seratinedel genere. -
Scossi la testa, beh tanto valeva prendere le cose così come venivano. Unachiamata da parte di Scott lo avrebbe fatto felice senza dubbio e probabilmenteavrebbe aiutato me a racimolare un altro po' di tempo. Inoltre non era poi cosìterribile frequentare quel gruppo, anche quel locale aveva un non so che diaffascinante. Mi scatenai, ridendo della gente che ci ballava intorno. Alcunierano conciati in modi davvero ridicoli, ma c'erano altri decisamente appetibili,notai un tipo niente male appoggiato ad un pilastro. Muscoloso, tatuaggiovunque, capelli scuri eccetto per un ciuffo colorato di rosso. Mi guardò ed isuoi occhi brillavano, ammiccanti. Scott lo notò e rise forte.
- Stai puntando Mason? Incredibile, Chris. Hai proprio una cazzo di passioneper gli squilibrati allora! -
- Non sto puntando nessuno! - Negai imbarazzato – comunque che avrebbe fatto ditanto sconvolgente? -
- Nulla, a parte stalkerare il suo ex fino a fargli cambiare continente. Hadivorziato con il suo primo ragazzo, lo ha lasciato in mutande, si è presocasa, macchina, perfino il cane ... Ma a parte tutto ... Credo che a letto cisappia fare. -
Non bene, quello continuava a guardarmi e sorridere appena. Mi voltai versoScott e risi forte. Ero un fottuto casino, avevo già trovato la mia punizionepersonale, ed era il mio stronzissimo vicino di casa. Quello che mi usavaquando gli andava, che non voleva ammettere che magari, in fondo, anche lui eragay, quello che continuava ad uscire con le ragazze, a non farsi sentire, atrattarmi di merda davanti a tutti, a non volermi neppure degnare di un bacio,forse perché non gli piacevo abbastanza, forse perché l'idea di baciare unragazzo lo mandava nel panico più totale.
- So cosa significa quella faccia ... Non pensarci, anche il tuo lui è così,vero? - Scott mi parlò ad un centimetro dalle orecchie – Confuso ... Non saquello che vuole e tu ne paghi le conseguenze. -
- Non è il mio lui ... - Commentai – Non ... non lo sarà mai. - ammisi.
- Bene, ti sei risposto da solo. Volta pagina, Chris. Sei un ragazzino, nonrovinarti la vita per uno che non sa quello che diavolo vuole. -
- Beh, facile a dirsi. Ma tu ... Tu non ci pensi ancora a Lewis nonostante tutto?-
Scott fece spallucce – Non stasera. - Poi mi tirò verso di lui, anche i suoiamici ci avevano raggiunto in pista, mi ritrovai a ballare accanto a quellagente vociante e terribilmente allegra. Essere tristi era impossibile, forsepiù serata del genere era ciò che mi serviva davvero.
NOTE DELLE AUTRICI ESAURITE E ACCALDATE:
Buongiorno a tutte e buon inizio di estate *-* sì, perché effettivamenteè estate, anche se nessuna di noi due se n'è ancora accorta (pooovere noi) eprobabilmente anche molte di voi stentano a credere che sia già arrivata quellastagione dell'anno xD Passando ad argomenti più lieti ... vi lasciamo con unnuovo capitolo della nostra storia, come sempre vi ringraziamo un saaacco peresservi fatte sentire :) ci fa molto piacere notare quanto questa storia siaapprezzata :) speriamo di non deludervi in futuro e di sentirvi numerose comesempre.
Vi abbiamo lasciato con Scott. Mmm, Lewis ha occhio in fatto di uomini:P che il bel professorino possa conquistare anche qualche altro cuore? A voila possibilità di fare ipotesi strampalate!
Grazie ancora per tutto il sostegno ricevuto.
Ci sentiamo presto!
- BLACKSTEEL &
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