capitolo 48
TYLER
Lex aveva un'espressione titubante sul volto, lo vidi lanciare uno sguardo perplesso al suo riflesso nello specchio, poi fece spallucce e si allontanò – Allora? Qual è il problema? - gli chiese finendo la mia birra.
- Le uscite a quattro sono il problema. Questa tipa non la conosco neanche poi ... non sono convinto ... - commentò così come mi aspettavo.
- Alta, bionda, ha la quarta, abbastanza stupida da non capire che la stai usando ... cosa vuoi di più dalla vita? -
Lex arricciò le labbra, Ginevra ... ecco cosa voleva dalla vita, ma era chiaro ad entrambi che non l'avrebbe ottenuta. Ci ritrovavamo in una sorta di triangolo dal quale nessuno sarebbe uscito se lui non avesse deciso di lasciar perdere e guardare avanti.
- E va bene, sei pronto? Possiamo andare? Muoviamoci prima che cambi idea. - accettò alla fine prendendo chiavi e portafoglio dal comodino, poi spense la luce della stanza e ci dirigemmo al piano di sotto. Avevo dormito a casa sua quella notte, sua madre viveva fuori città e Lex e sua sorella stavano per lo più da soli da quando avevano raggiunto la maggiore età. Sapevo che non avevano problemi ad ospitarmi, ma non volevo abusare della loro gentilezza, avrei dovuto trovare un posto dove stare nel giro di qualche giorno. Non potevo lasciare la città come se Luis non fosse stato anche un mio problema.
- Non vuoi ancora parlarmene, suppongo ... - iniziò Lex non appena si mise alla guida.
- Supponi bene. Anzi, vedrò di togliere il disturbo al più presto. -
- Ma che dici idiota? Casa mia è casa tua, lo sai. Te l'ho detto, puoi anche stabilirti da noi a tempo indeterminato per quando mi riguarda ... non ci sono problemi. - aggiunse per la ventesima volta nel giro di un paio di ore.
- Lascerei la città se sapessi che mia madre e Rachel stessero bene ... ma non è così. Devo tornare a casa, Lex ... sto soltanto prendendo tempo perché non riesco a riportare il mio fottuto corpo in quella prigione di merda. - ammisi con gli occhi sul cellulare adesso.
- Tua madre è una donna adulta, Ty! Devi lasciare che sia lei a prendersi le sue responsabilità su Luis. -
Mi venne da ridere – mia madre sta male ... è sotto farmaci da quando lui è tornato dal servizio, ora come ora è inutile come una bambola di pezza. Devo soltanto trovare un modo per liberarci di lui. -
Il silenzio più assoluto calò nell'abitacolo, sapevo quali pensieri avessero preso possesso di Lex – N-non starai pensando di ... farlo fuori, vero? -
Scossi la testa – non finirò in carcere per quel grande pezzo di merda, non lo merita. Devo escogitare un piano alternativo. - Lex riprese a respirare normalmente adesso, mi reputava davvero capace di tutto, pensai, incerto se ridere o preoccuparmi.
I miei occhi caddero sulla nuova immagine di profilo di mia sorella, Wayright le stava accanto, il volto sorridente appena piegato sulla sua spalla, i suoi capelli chiari erano resi ancora più luminosi dai raggi del sole alle loro spalle. Li avevo accarezzati, avevo immerso i polpastrelli tra i fili sottili e morbidi di quei capelli che profumavano di acqua marina e shampoo alla frutta, potevo quasi sentire la sensazione della sua pelle fresca e bagnata contro il mio petto.
E quegli occhi affranti e delusi mentre si allontanava dal campo da gioco quello stesso pomeriggio ...
- Ehi, mi senti? Che ti prende? -
Mi voltai verso Lex che mi fissava confuso – Scusami, che hai detto? -
- I nomi ... voglio sapere i nomi di queste tipe ... -
- I nomi? - non li sapevo, non ricordavo neppure i loro volti a dire il vero ...
- Non te li ricordi? Cominciamo bene ... - commentò quello ironico.
Lo stomaco mi si torse, una sensazione strana prese possesso del mio corpo. Come quando ci si appresta a fare qualcosa che detestiamo, come sollevarsi dalla sedia ed affrontare un'interrogazione alla lavagna, ecco come mi sentivo.
- Ci dovremmo essere, no? Se l'indirizzo è esatto quella è la casa di una delle due mi sa ... - Lex frenò piano, parcheggiando l'auto in una viuzza attigua – scendiamo? -
- Sì, ma ... - ma cosa, pensai? Che diavolo mi stava prendendo? Furono i miei piedi ad avvertire il disagio ancora prima del resto del mio corpo, mi ritrovai a retrocedere sotto lo sguardo allarmato di Lex.
- Che fai? Dove stai andando? - chiese confuso.
- I-io ... a casa. Vado a risolvere con mio padre. - balbettai prima di gettarmi in una corsa folle verso il lato opposto della strada, Lex mi stava richiamando.
- Ma proprio adesso? Che diavolo! Non puoi lasciarmi da solo con loro! Non ci volevo neanche venire io! Torna indietro, stronzo! -
Le sue imprecazioni si persero insieme alla mia ragione, seminate dietro di me, da qualche parte. Continuai a correre per molto tempo, oltrepassai il mio quartiere senza degnarlo di uno sguardo, poi tagliai attraverso i giardini, ancora una volta i miei piedi sapevano dove condurmi. Smisi di chiedermi che diavolo stessi facendo, mi sedetti sulla giostra fatiscente di un vecchio parco giochi in cui avevo trascorso molto tempo da bambino e ripresi fiato. Sentii il metallo stridere sotto il mio peso, quel posto era irriconoscibile ... le panchine erano distrutte a metà, così come le altalene, gli scivoli e le molle ... tutto ciò che rimaneva era lo spettro del parco giochi che ricordavo.
Ripresi fiato, stringendo tra le mani il cellulare. Passai il dito sullo schermo alla ricerca di quella chiamata, doveva risalire a qualche giorno prima, Rachel mi aveva chiamato con il numero di Wayright. Eccolo. Era lì, l'unico numero che non era stato salvato sulla rubrica nel giro di una settimana ... doveva essere il suo.
Le mie dita si mossero automaticamente, non pensai ad un singolo motivo per cui non avrei dovuto chiamare, era troppo tardi ormai, l'avevo fatto.
- Pronto? - era lui.
Presi un profondo respiro – Ehi ... sono io. - non era necessario presentarmi, la mia voce suonò fredda perfino alle mie stesse orecchie.
Un attimo di tentennamento da parte sua – Che ... che cosa posso fare per te? - mi chiese un attimo dopo, ripresosi.
Che cosa poteva fare per me? Una frase piuttosto formale, ma me lo chiesi davvero ... che cosa volevo da Wayright?
- Emh ... sono al vecchio parco giochi sulla ventidue ... - dissi incapace di aggiungere altro, era troppo perfino così. Lo dissi come se quella frase da sola avesse senso, come se avessi perfettamente risposto alla sua domanda.
- Arrivo. - disse dopo un paio di secondi di silenzio.
Chiusi la chiamata, pentendomi immediatamente di quello che avevo appena fatto. Sarei dovuto essere con Lex e le due tipe, a preoccuparmi di problemi che sapevo gestire ... ma questo, questo nuovo me non lo capivo affatto. Non riuscivo a stargli dietro, né a prevedere le cazzate che avrebbe commesso da un momento all'altro. Presi una sigaretta dal pacchetto in tasca e l'accesi, aspirandone una boccata.
Che scuse avrei piantato adesso? Non con Chris, ma con me stesso ... dietro quale bugia fittizia mi sarei nascosto? Mi alzai da lì, incapace di starmene fermo, iniziai a fare su e giù tra l'erbaccia infestante del parco, scalciando qualche rifiuto di tanto in tanto.
Non era trascorso molto tempo dalla mia chiamata quando percepii un movimento oltre le mie spalle. Chris stava venendo dalla mia parte a passi lenti. Doveva aver corso però a giudicare dal fiatone che lo aveva preannunciato. Si fermò a poco più di un metro da me e mi fissò come si osserva un animale raro e probabilmente anche pericoloso, senza sapere con esattezza cosa aspettarsi da quest'ultimo.
Quell'occhiata mi infastidì molto, mi voltai dall'altra parte e gli passai una sigaretta senza guardarlo.
- Grazie ... -
- Prego. -
Mi sedetti sull'unica altalena ancora funzionante, immergendo la punta delle scarpe sportive tra la sabbia, ero pronto a rimanere in quella posizione per tutta la vita, ma non avevo previsto la componente Wayright.
Chris si avvicinò a me, si fermò davanti, così vicino che se avessi lasciato la presa con il suolo gli sarei finito addosso con ogni probabilità. Alzai lo sguardo sul suo, stava sorridendo appena e la cosa mi stupì parecchio.
- Che cazzo hai da ridere? - chiesi incazzato, mi sentivo preso per il culo.
- Nulla ... è che non mi aspettavo una tua chiamata. Non credevo avessi il mio numero ... - spiegò lui ricacciandosi dentro quel sorriso del cazzo.
- Infatti non ce l'ho, Rachel mi ha chiamato con il tuo numero tempo fa ... era rimasto lì, tra le chiamate in uscita. Comunque non avevo nulla da fare stasera. -
- Ma come ... oggi pomeriggio c'era chi si sarebbe venduto perfino un rene per uscire con te ... - commentò quello con una punta di sarcasmo nella voce.
- Che cosa vuoi dire, Wayright? Perché non parli chiaro? - ribattei rabbioso. Che idea del cazzo che avevo avuto, gettai via la cicca, e puntai gli occhi in quelli sempre più divertiti di Chris.
- Nulla! Figurati ... parlavo tanto per parlare ... -
- Non dovresti farlo allora. - borbottai.
- Certo, dovremmo essere tutti incazzati e tenebrosi come te ... - mi provocò lui, ancora più vicino a me.
- Potresti provarci, ma non ti garantisco il risultato sperato. - commentai di rimando facendolo sorridere – ce n'è uno solo come me ... -
- Per fortuna. - poi rise appena, senza rendermene conto le sue mani avevano afferrato le corde ai lati del sedile, giusto un paio di centimetri più in basso delle mie. Mi sentivo piuttosto in trappola in quel momento, era una sensazione rara quella, mi limitai a fronteggiarlo, a sostenere quello sguardo oscurato da mille domande che non trovava il coraggio di pormi, fortunatamente. Le sue labbra si aprirono appena, gliele tappai subito, stringendo il suo viso tra le mani e alzandomi in piedi. Chris respirò forte ad un centimetro dalle mie labbra, sentivo la sua voglia crescere alla pari della mia. Toccarlo era pericoloso, ma finivo sempre per dimenticarlo, quel suo viso si prendeva gioco di me, quelle labbra erano morbide sotto il tocco leggero delle mie dita che ne percorrevano il perimetro con attenzione.
- Ti piacciono? - mi chiese lui con un filo di voce. Non risposi, mi limitai a lasciar andare quel viso scarno, passando oltre il suo corpo per poter respirare senza che mi sentissi così in trappola.
- Le tue domande del cazzo ... mi mancavano proprio! - commentai sarcastico.
Chris rise – non capisco perché ti risulti così complicato rispondere. -
- Non rompere. - dissi acido.
- Perché a me le tue fanno impazzire ... - mi si parò davanti inchiodandomi con uno sguardo ebbro di desiderio – al solo pensiero di sentirle sulla mia pelle ce l'ho già duro. -
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva – vai a fare in culo, brutto porco. -
Rideva forte, tanto da farmi incazzare. Cercai di calmarmi, di non pensare alla vampata di calore che mi stava pervadendo del tutto. Quelle parole mi rimbombavano nel cervello, anche il mio amico lì sotto si era risvegliato adesso.
- Questo brutto porco ti fa un effettaccio però. - sentii le sue braccia stringermi la vita da dietro, lo scostai da me con un gesto veloce.
- Ma che diavolo vuoi, Wayright? -
- Io? Sei stato tu a chiamarmi! Cosa vuoi tu, forse ... - commentò quello adesso pallido in volto.
- Non lo so! Non so un cazzo, ok? Magari ho fatto una cazzata, capita anche ai migliore di tanto in tanto. -
- Fammi capire, ti sta bene scopare con me ma poi ti imbarazzi a parlare di quello che ci sta succedendo? - Chris era confuso e continuava a starmi davanti, impedendomi di evitare il suo sguardo.
- Perché mi dai il tormento? -
- Non ti sto dando il tormento, sto solo cercando di capire perché mi hai chiamato se adesso ti comporti così ... -
- Come mi starei comportando, scusa? - la mia voce salì di un ottava.
- Da testa di cazzo! Non che sia una novità questa ... -
- Vedi? Ti sei risposto da solo. - ribattei portandomi una mano al volto. Mi sentivo spossato, succedeva sempre quando avevo Wayright intorno.
- Ma ieri notte ... eri diverso, eri più o meno normale ... -
- Ero soltanto ubriaco perso. -
- Bene, allora andiamo a prenderci due birre! Ti preferisco ubriaco. - commentò lui adesso scuro in volto.
Sospirai – Me ne torno a casa. -
- Ok, facciamo la stessa strada, vengo con te. -
- Se devi proprio ... - risposi acido.
Mi misi in marcia, cercando di non badare a Wayright che mi camminava accanto. Che diavolo avevo combinato? Perché l'avevo chiamato? Perché quello che volevi era spassartela con lui ... se soltanto fosse stato capace di tenere quella bocca chiusa per più di cinque secondi consecutivi, abilità che evidentemente non possedeva.
- Ok. Ho capito ... labbra cucite. - disse dopo cinque minuti di assoluto silenzio – andiamo ... -
- Andiamo dove? - chiesi confuso mentre mi lasciavo già trascinare verso un vicolo buio. Dio, che idee di merda, pensai, incapace di spingerlo via e mandarlo a quel paese. Wayright mi infilò le mani sotto la t-shirt, premendo il suo bacino contro il mio. Mi ritrovai a gemere tra i denti, scosso da quel cambiamento repentino. Ero eccitato, l'idea di farlo lì, in quel vicolo che dava sulla strada mi mandava fuori di testa. Lo spinsi contro il muro, tra i lampioni fatiscenti che mandavano giù un luccichio malsano, facendo aderire il mio petto contro la sua schiena. La mano di Wayright scivolava veloce dentro i miei jeans, lo aiutai ad abbassare la mia cerniera mentre allo stesso tempo liberavo lui dalla sua costrizione. Era così che doveva essere, potevo sopportare i suoi gemiti strazianti, ma non la sua voce, non la sua bocca che chiamava il mio nome. Quello mi faceva stare male ... mi faceva sentire sporco dentro.
Annegai dentro di lui, mi persi nel calore del suo corpo che non faceva altro che stringersi intorno a me. Mi ritrovai a mordere la sua spalla magra, ogni spinta era un gemito soffocato contro la sua pelle profumata. E quella sensazione era qualcosa di introvabile, era unica ... era dannatamente malata.
Infilai le mie dita nella sua bocca per impedirgli di chiamare il mio nome, per farlo tacere e dimenticare con chi diavolo stessi facendo ciò che stavo facendo. Ma quel contatto con la sua saliva bollente mi fece perdere la testa, Chris succhiava le mie dita, soffocando i suoi gemiti contro la mia mano aperta e a quel punto non riuscii più a resistere. Mi lasciai andare, riversando tutto dentro di lui che a sua volta esplose, piegandosi su sé stesso, rischiando di finire entrambi sull'asfalto lurido.
Ci rivestimmo, ripulendoci come meglio potevamo. Chris non disse una sola parola neppure quando raggiungemmo il nostro quartiere. Non ci guardammo nemmeno, gli voltai le spalle puntando lo sguardo sulla luce accesa del mio portico.
SETH
Era stata una serata dura, l'estate era così, piena di ragazzi in vena di stare tutta la notte in giro a divertirsi. Il locale era stracolmo ed io avevo fatto su e giù per tutta la sera, persino i miei cugini si erano uniti alla confusione generale, osservarli mi procurava sempre una sorta di divertimento. La nuova fissazione di Wes per lo zio Nik d'altronde la trovavo divertente e per questo gli avevo dato una dritta che lui avrebbe saputo cogliere. Quello che ultimamente mi preoccupava era Chris, avevo una strana sensazione al riguardo ed ero lieto di vedere che Wes lo stesse tenendo d'occhio. Non avevo scordato quello che aveva fatto per me, lui era fatto così, nonostante sembrasse superficiale e sempre pronto a ferire il prossimo in realtà era esattamente l'opposto. Era un protettore instancabile degli altri e dovunque ci fosse un casino Wes era lì e ti porgeva la mano, senza curarsi dei suoi di problemi spesso e volentieri.
Quando cominciai a passare la pezza per pulire il bancone del bar la folla era nettamente diminuita, forse avrei visto finire quel turno interminabile. Nonostante la stanchezza però ero lieto di essere tornato al lavoro, non mi sbagliavo, più di 5 ore ininterrotte di casino e ordinazioni avevano tenuto la mia mente al sicuro da ricordi indesiderati, che mi stavano alle spalle appena avevo un attimo di pace. L'importante è non smettere di muoversi, mi dissi, continuando a rassettare intorno a me.
- Seth! – mi chiamò Byron – se vuoi una pausa prenditela ... giri come una trottola da quando hai cominciato –
Feci un segno sbrigativo con la mano – tutto ok, non sono stanco – dissi prima di riprendere le mie faccende.
Lo vidi andare in magazzino a prendere altre bottiglie mentre io mi occupavo di far pagare un altro gruppo di clienti. Ad un tratto entrò un ragazzo, teneva una busta in mano ed aveva addosso un'aria incerta, si guardava intorno leggermente in difficoltà. Sembrava un tipo molto comune, capelli castani, occhi scuri, aveva qualcosa di fanciullesco. Poi si diresse verso di me, con un espressione imbarazzata.
- Scusa ... sto cercando Byron ...- disse continuando a vagare con lo sguardo.
- E' in magazzino, sono certo che tornerà in fretta – gli risposi – siediti e aspetta –
Passarono un altro paio di minuti ed ormai avevamo conquistato la pace nel locale, By aveva portato dal magazzino tutte le casse che servivano e mi aveva raggiunto al bancone.
- Dominik! – esclamò vedendo il ragazzo e si strinsero la mano.
- Hey By, scusa se sono venuto al locale con tutto il casino che avete avuto stasera – disse sorridente.
Sorrideva, sorrideva sempre quel ragazzo, anche nei suoi occhi c'era quella luce solare ed allegra, cosa diavolo c'era di così fantastico da essere felici, mi chiesi.
- Seth – esclamò Byron attirando la mia attenzione – ti presento Dominik, ti ricordi il mio amico Jack? –
- Quel gran coglione del tuo amico Jack? – chiesi alzando un sopracciglio.
Byron scosse la testa – Dom è il suo migliore amico – replicò cercando di istillare in me un vago senso di colpa per averlo insultato.
Io restai in silenzio, Jack era davvero un coglione e non mi sarei scusato certo per averlo detto.
- Insomma ... - intervenne Dominik – non c'è problema, gli voglio bene ma a volte è davvero un coglione – ancora quel sorriso.
- Nessuno qui ha detto che ci sia un problema col fatto che Jack sia un coglione ... voglio dire, è un suo problema, se ci vive bene lui, tanto meglio – commentai.
Dominik scosse la testa totalmente divertito.
Byron si portò una mano al volto – ad ogni modo ... ho conosciuto Dom una settimana fa, siamo passati al suo negozio io e Jack, ha un fantastico negozio di dischi, tratta pezzi molto rari –
- A questo proposito – intervenne quello – oggi riordinando bene il magazzino ho trovato quel vinile di cui mi hai parlato – allungò la busta verso di noi – ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averlo subito e così te l'ho portato qui ed ho dato un occhiata pure al posto ... fantastico! –
- Beh grazie amico davvero! Non sai per quanto l'ho cercato – disse Byron osservando quel vinile come un bambino fa con i regali di Natale – quanto ti devo? –
- Quaranta vanno bene -
- Solo? Ma ne vale almeno ottanta! – esclamò il mio amico sconcertato.
- Beh è un prezzo di amicizia – replicò l'altro ancora col sorriso smagliante sul volto.
- Beh ... lasciatelo dire hai un pessimo senso degli affari – commentai – spero tu non abbia molti amici o chiuderai bottega presto! –
- Non preoccuparti mi arrangio – ribattè divertito e prese i soldi che gli allungò il mio amico.
- Lascia perdere Seth ... lui è il solito bisbetico, sei il mio eroe! – poi prese un bicchiere – ti offro una birra dai –
Il tipo annuì di buon grado e si accomodò meglio sullo sgabello – c'è un motivo dietro questo modo di fare così antipatico? – mi chiese in tono scherzoso.
Peccato che di scherzi ne avevo già abbastanza – c'è un motivo dietro il tuo modo di fare così giulivo? –
Sul volto di Byron comparve un espressione seccata – Seth! –
- Che c'è? non richiamarmi come una scolaretta, se non sa affrontare una conversazione da adulti allora non è mio il problema –
Quello fece per replicare ma Dominik lo fermò – non c'è problema ... se voleva offendermi non è successo – sorrise – comunque io sono sempre giulivo! A te rode qualcosa invece? Sembri parecchio incazzato –
A quel punto fu Byron a parlare divertito – Seth sta passando una fase più nera del solito ... diciamo che il suo umore va in grigio ... ora è nero pece –
Sbuffai mente lo sconosciuto scuoteva la testa – chi o cosa ti ha fatto incazzare così? –
- Non credo siano affari tuoi – commentai ancora una volta.
- Beh ... caratteri a parte – intervenne Byron – dovresti andare a farci un giro al suo negozio ... ha un mucchio di roba fighissima che piacerebbe anche a te –
- Ti conviene fare presto – precisò l'altro – se conosco altre due persone stasera farò banca rotta –
Li guardai con un espressione eloquente di disgusto, ma che diavolo ... - passo grazie –
- Non ti piace la musica? – mi chiese il ragazzo – io senza non potrei vivere ... farei a meno di tutto, soldi, amici, amori ... ma non della musica –
Al suono di quella parola mi si accapponò la pelle, amore ... sei patetico, mi dissi, basta solo sentirla pronunciare per ferirti? Sei tanto debole? Il mio sguardo si era incupito tanto da farlo notare anche agli altri e spingere Dominik a parlare ancora.
- Ho detto qualcosa che non va? – chiese incerto.
- Seth esce da una relazione ... finita male ... - commentò Byron – sai com'è ... è un po' sensibile al riguardo –
- Oh – quello parve stupirsi – scusa tanto, non volevo pronunciare parole scomode ... sai pure io qualche mese fa ho rotto con il mio ragazzo, era una storia importante ma ... ecco ... non lo era per tutti e due a quanto pare – rimasi stupito, cosa? Non poteva dare sul serio il via a quel discorsetto – sai all'inizio sembra insormontabile, ti senti davvero come se non potessi più ricominciare – continuò – ma poco alla volta riprendi il controllo su di te e le tue giornate, vai avanti –
- Questa si che è una visione interessante delle cose – disse Byron – impegnare le giornate, uscire, riappropriarsi del tempo .... È un ottimo consiglio Seth! –
Oh si, pesai , un gran bel consiglio, c'erano tanti di quei cliché sul tempo che passa e sulla vita che continua che avrei potuto vomitare. Come può la stessa persona dire così tante idiozie scontate senza che gli esploda la testa?
- Allora vi aspetto al negozio uno di questi giorni – disse ancora sorridendo bonariamente.
- Non me e preferirei che non paragonassi la tua storiella con quello che è successo a me, visto che non ci conosciamo e non hai idea di come mi sento- ringhiai ad un tratto allontanandomi dal bancone.
- Seth! – esclamò Byron esterrefatto – andiamo ma che ti prede? Non riesci neanche a essere civile? –
Civile? Li fissai entrambi per un secondo ... oh, mi disse una vocina nella mia testa, è tutto chiaro ora.
- Civile ... - mormorai amareggiato – e che dovrei dire dei tuoi maldestri tentativi di farmi conoscere dei tizi al pub? Li definiresti civili? – chiesi incazzato – fottendotene di quello che provo e di come mi sento? Lui mi ha lasciato! Io sono a pezzi e la cosa migliore che hai da fare è presentarti con una sottospecie di .... – lo fissai le parole faticavano ad uscirmi di bocca per la rabbia – cristo guardalo, ha stampato in faccia la scritta: gay e disponibile, grossa quanto un dannato stadio olimpico! Cosa ti sei messo in testa Byron? Che una volta presentati saremmo andati d'amore e d'accordo? Che io avrei dimenticato tutto? Il magico bravo ragazzo che avrebbe ricostruito il mio cuore e curato le mie ferite? – la furia era padrona del mio corpo, gettai a terra il grembiule – siete patetici, tutti e due! Come se potessi mettere da parte tutto, come se il fottuto tempo cambiasse davvero le cose –
- Stai esagerando adesso – mi ammonì il mio amico.
- Se ti sembra tanto perfetto allora mettiti tu con lui e andate verso il dannato tramonto insieme, a me non serve un cazzo di nessuno – lasciai il retro del bancone e mi diressi verso l'uscita – andate a farvi fottere! –
Poi lasciai il locale sbattendo la porta, le lacrime mi facevano bruciare gli occhi come se fossero acido puro, mi appannavano la vista e la disperazione mi mozzava il respiro. Era tutto un dannato schifo.
NOTE DELLE AUTRICI: Buonasera ^^ rieccoci di nuovo qui, aggiornare di sabato sera è molto strano ma è anche l'unico momento libero che ci siamo ritrovate, quindi abbiamo deciso di non rimandare a domani :D
Speriamo che il capitolo vi piaccia, come potete notare qualcosa si sta muovendo negli universi dei due ragazzi più psicolabili dei 6. Come vi è sembrato questo nuovo personaggio? :P secondo voi ha la stoffa per rimanere nei paraggi?
E perché Tyler è un uomo ma si comporta come una donna mestruata ... qualcosa vuole avanzare qualche ipotesi in merito? XD
Noi vi ringraziamo davvero tanto per la vostra partecipazione :) questa storia è stata accolta molto bene e davvero ci date la carica per scrivere e continuarla. Grazie a tutti :)
Un bacione e al prossimo capitolo!
- BLACKSTEEL -
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