capitolo 46
CHRIS
Quella notte ci misi un bel po' a prendere sonno. Ero incredulo, come se non fosse davvero successo nulla di quanto ricordavo, continuavo a passarmi le dita tra i capelli ancora umidi ... Il mio corpo era dolorante, affrontare Tyler non ti lasciava mai totalmente incolume.
Era successo davvero ... eravamo davvero finiti a letto insieme... Quello che mi sconvolgeva più di ogni altra cosa, però, erano quei momenti trascorsi a parlare, a prenderci in giro, a bere e fumare come due ragazzi terribilmente comuni.
Ma lui non era come gli altri, non lo era mai stato, per troppo tempo suo padre aveva parlato e agito per lui e, nonostante l'impressione di forza che dava a tutti, Tyler era soltanto un bambino alla ricerca del suo posto nel mondo.
Arrivò il mattino e non riuscivo a mettere a tacere quella strana sensazione allo stomaco che provavo, alla fine mi alzai dal letto, era quasi ora di pranzo e non aveva senso continuare a rigirarmi tra le lenzuola senza concludere nulla.
Quando scesi in salotto i grandi erano intenti a parlare tra loro. La pace era tornata a regnare a casa Wayright, perfino tra Amanda e Ben adesso, di certo l'incidente di Seth e Wes aveva riunito gli animi per un po' di tempo. Di fronte alla possibilità della perdita tutti diventano più buoni.
- E' stato ridotto ad un catorcio, ma che io sappia Luis ha deciso di non sporgere denuncia, il che mi ha stupito parecchio, conoscendolo. Gli ho anche dato la mia disponibilità come avvocato ... -
- Che cosa? Cos'è successo, scusa? - chiesi rivolto a mio padre che adesso mi fissava.
- Eccoti finalmente ... Ieri notte sei tornato molto tardi ... Non ti abbiamo sentito rientrare ... -
- Emh ... - Mi morsi le labbra, poi abbozzai ad un sorriso – Mi dispiace, papà. Ero in giro con alcuni amici, siamo andati a casa di un nostro compagno, faceva il compleanno. - mentii con estrema nonchalance.
- Dai, Norman ... lascia in pace Chris. Pensavamo ne sapessi più di noi, a dire il vero. Ma visto che non sei uscito con Rachel temo di no ... Qualcuno ha distrutto l'auto dei Bradbury ieri sera ... - Spiegò mia madre – Un vandalo probabilmente ... -
Come no, pensai, ricordando le condizioni spaventose in cui Tyler era apparso la sera prima al molo. Ubriaco, con un taglio lungo il braccio, uno zigomo violaceo e frammenti di vetro sparsi per i capelli.
Quindi aveva davvero perso le staffe sul serio ieri notte ... Mi chiesi se fosse tornato a casa oggi e soltanto in quel momento mi resi conto che non avevo il suo numero di telefono. Non importava. Composi quello di Rachel isolandomi dagli altri.
- Ehi ... Va tutto bene? Ho saputo dell'auto ... - Dissi non appena prese il telefono.
- Beh, lasciamo perdere. Sono felicissima di sentirti ... Scusami se non ti ho chiamato io, ma qui a casa siamo in pieno regime Bradbury. - Disse quella con voce stanca -È stato Tyler a fracassargli la macchina ... Ieri notte è uscito totalmente di testa. Un disastro. -
- Oh – Feci finta di niente, poi andai dritto al sodo –È lì? Sta bene? -
- No, non è rientrato ieri notte, ma l'ho sentito poco fa ... Sta bene. Devo soltanto capire se Luis ha intenzione di deporre l'ascia di guerra o pestarlo a sangue. Difficile dire quale impulso sia più incline a seguire ... Sembra incazzato ma anche pentito ... Non so, Tyler è pur sempre il suo punto debole. -
E' il fottuto punto debole di tutti, pensai affranto. Doveva essere ancora dal suo amico, forse in giro a sfogarsi ... Non dovevo pensarci, avevo altri problemi da affrontare come l'enorme casino in cui Lewis mi aveva gettato, ad esempio. Pensare a quel dannato fu come evocarlo. Immediatamente sentii il beep che precedeva una nuova chiamata in arrivo.
- Senti Rachel devo salutarti adesso. Lewis mi sta chiamando ... Beh, cerca di stare calma e fammi sapere. Se hai bisogno sono qui ... - La salutai di tutta fretta e mi preparai a sopportare il ragazzo che con ogni probabilità mi avrebbe distrutto l'adolescenza da lì a qualche giorno.
- Chi non muore si risente ... buongiorno Lewis ... - sussurrai incazzato.
- So che preghi per la mia scomparsa, ma purtroppo sono qui e non sono mai stato così vivo – commentò quello divertito – ieri Scott ha risposto ad uno dei miei messaggi ... suppongo che lo debba a te questo cambiamento! -
- Supponi bene. Ieri sono andato al campus a trovarlo e non immagini che sorpresa nel constatare che è un fottuto trentenne che insegna al College! Ma cazzo, avrebbero potuto denunciarlo se vi avessero beccato! - gli feci presente, ancora incazzato per il tiro mancino che quell'idiota mi aveva giocato.
- Smettila di farmi da mamma, ormai è andata e se le cose continuano così nessuno non verrà denunciato da nessuno visto che non stiamo neanche insieme ... - Sbottò quello irritato – Comunque mi ha risposto ed è la prima volta che succede da quando ha scoperto di me e te, quindi hai fatto un buon lavoro per il momento ... ma non adagiarti troppo sugli allori e non provare a fregarmi soprattutto. -
Scott l'aveva definito una puttana psicopatica e trovai quell'epiteto quanto mai adatto a lui in quel momento – Non mi adagio, sta tranquillo. Solo ci sto mettendo tutto me stesso per sistemare le cose, quindi dammi un po' di tempo e non starmi con il fiato sul collo ... -
Quello sospirò – Come vuoi ... Ci sentiamo tra qualche giorno. Sii più convincente con lui ... Al momento posso anche accontentarmi di un messaggio, ma presto potrei volere il mio ragazzo indietro con tutto ciò che comporta. -
Frenai la mia lingua giusto in tempo, non era il caso di mandare a quel paese il possessore di così tanti segreti che avrebbero potuto distruggermi la vita. Quanto meno Scott era stato di parola, si era fatto sentire quel tanto che bastava per far stare Lewis buono per qualche giorno ancora. Pensai all'incontro di quel fine settimana ... dovevo davvero far finta di essere il suo ragazzo per salvargli la faccia? Che schifo, sei proprio caduto in basso, Chris, mi dissi mentalmente.
- Hai la faccia di uno che non sa dove sbattere la testa. - commentò mio cugino Wes sbucato dal nulla come al solito. Era sorridente, appagato come non lo vedevo da molto tempo.
- A te invece tutto sembra filare liscio come sempre. Non mi dire che l'inglese ha ceduto... - commentai e in quel preciso momento capii che avevo indovinato.
Mio cugino era tutto trionfo – Uno a zero per l'America, bello! E tu? Parliamo un po' di te, chi è che ti fa tornare a casa all'alba? Per chi palpita il tuo cuore? -
Nessuno sopportava Wes, soprattutto quando non si avevano alle spalle neanche due ore consecutive di sonno – per nessuno, avevo soltanto bisogno di andarmene un po' in giro a schiarirmi le idee – commentai, sbrigativo. Mai e poi mai avrei sputato il rospo davanti a quel chiacchierone di mio cugino, inoltre, in qualche modo, mi sentivo quasi in colpa a fare il nome di Tyler.
Pensare a lui mi provocò un nuovo tumulto allo stomaco, così forte che mi ritrovai ad arrossire, mio Dio, mi faceva davvero un effetto spaventoso quel ragazzo.
- Come vuoi, tieni pure per te i tuoi segreti, cugino ... ma sappi che prima o poi avrai bisogno di me ... tutti hanno bisogno di me! - poi mi strizzò l'occhio e svanì oltre la porta della cucina.
Al diavolo Wes e le sue manie di grandezza, pensai dirigendomi velocemente verso l'ingresso. Potevo fare un giro nei soliti posti frequentati da Tyler, ero certo di poterlo beccare. Gli avrei chiesto di stare da noi per un po', magari saremmo potuti uscire anche quella sera. Il solo pensiero di ritrovarmi ancora a contatto con quel suo dannato corpo perfetto mi fece mancare il fiato e per poco non caddi dalla bici. Feci il giro del molo, cercando qui e lì tra i gruppi di bagnanti, ma non mi parve di vederlo, così risalii lungo la strada principale e mi immisi nel traffico del primo pomeriggio. Avevo preso un panino al volo e non ero neppure riuscito a finirlo.
Continuavo a stare in ansia, per Tyler, per la situazione spaventosa di Lewis e Scott, per Seth e Koll ... Non erano giornate facili quelle.
Poi furono le mie mani a premere sui freni, mi ritrovai ad osservare il campo di basket che si estendeva oltre la rete davanti ai miei occhi. Un gruppo di ragazzi stavano giocando e tra quelli vi era anche lui.
Lo vidi fare un balzo come un felino che piomba sulla propria preda indifesa, si arrampicò al cestino per poi infilarci dentro la palla senza grossi problemi. Qualcuno applaudì e il suo viso si aprì in un sorriso controllato e di circostanza, come sempre. Qualcuno gli diede una pacca sulla spalla, poi ripresero il gioco.
Mi ritrovai ad entrare, attratto da lui in modo irresistibile. Osservarlo giocare era tutto ciò che desideravo al momento, vedere i suoi muscoli gonfi e tesi mi mandava direttamente in paradiso, ogni suo gesto mi ricordava la notte prima, quando le mie unghie avevano penetrato la carne delle sue spalle.
Lo vedevo perfino da lì, il morso che gli avevo piazzato sul collo, l'impronta era violacea e molto evidente. Tyler era come un dio, pesto, incazzato ma bellissimo.
Cercai di calmare i bollenti spiriti, mi limitai a guardarlo giocare fino a quando la partita si concluse, ovviamente con la vittoria della sua squadra, avere Tyler dalla propria parte era una sorta di assicurazione sulla vita. Mi alzai dalla tribuna insieme agli altri che assistevano, non eravamo in molti, faceva davvero troppo caldo. Così mi diressi verso di lui, adesso seduto a terra, intento a legarsi i lacci delle scarpe sportive.
Quando la mia ombra oscurò il pezzo di terreno su cui sedeva vidi il suo volto sollevarsi per incontrare il mio.
Mi resi conto che avevo ancora una volta frainteso ogni cosa.
- Che vuoi, coglione? - Mi chiese con tono arrogante, tutti lì intorno avevano sentito il modo in cui mi aveva parlato.
Rimasi immobile, troppo vulnerabile per poter rispondere a tono, troppo scosso per riuscire a formulare un pensiero logico.
- Che idiota ... - Commentò scuotendo la testa, qualcuno dei suoi compagni rise, poi venni sbalzato via da un gruppetto di ragazze che lo stavano letteralmente divorando con gli occhi già dalla tribuna, la più alta gli si gettò addosso, lo strinse per la vita e lo baciò lì, davanti a tutti. Un bacio appassionato, con due metri di lingua da entrambe le parti, notai, sconvolto.
I miei piedi si mossero automaticamente verso l'uscita, non volevo vedere, ma le mie fottute orecchie potevano ancora sentire.
- Sei stato bravissimo, Ty! Allora per stasera? Possiamo parlarne adesso che hai finito? Ci vediamo? Ho casa libera ... i miei sono andati via e ... -
Sei un coglione, Chris, sei un dannato coglione. Hai dimenticato con chi hai a che fare, forse? Quello è Bradbury, il peggio che ci sia in giro. Il bastardo che si scoperebbe perfino sé stesso se potesse. Sei stato soltanto la novità, ma questo non vuole dire un cazzo ... lui non è come te, lui non vuole te!
Non si farebbe mai baciare da te, gli fai schifo ... sei lo svago di una notte, vai bene soltanto per quello.
Eppure avevo pensato ... Mi ero illuso che le cose fossero diverse, l'avevo visto ridere, guardarmi con occhi più profondi, avevo sentito il bisogno che aveva di me mentre affondava nel mio corpo. Le sue mani erano scivolate con una strana delicatezza lungo la mia pelle, come se avesse voluto attenuare l'aggressività degli altri movimenti.
Mi ero sbagliato ovviamente, forse quello era il suo modo di fare ... Ti faceva sentire speciale per poi gettarti via come un gioco che non lo divertiva più.
Ero stato un idiota a presentarmi lì, poi per fare cosa? Per dirgli cosa esattamente?
" Bella partita ... stasera sei libero? Ci becchiamo in giro?"
Non ero diverso da tutte quelle ragazze che gli giravano intorno, pensai, disgustato ... Anche i miei atteggiamenti, ero un fottuto idiota che si era illuso di essere speciale così come chissà quante altre tizie che si era portato a letto e poi aveva messo da parte in malo modo.
Fu con quei pensieri che tornai a casa, quasi volando tra le strade calde del centro.
Non volevo ridurmi come Seth, non volevo ridurmi come Seth, continuavo ad urlare tra me e me ...
No, io ero più forte.
Io potevo farcela.
NIKOLAJ
Il lavoro stava procedendo bene, mi stiracchiai appena fissando l'articolo quasi ultimato con un sorriso soddisfatto. Scrissi le ultime righe e poi inviai tutto per email, non ero mai stato così produttivo ed ispirato da settimane. Anzi, da quando la situazione con Matt era diventata stabile e serena in qualche modo, lui sembrava infondermi quella pace che possedeva in ogni momento. Mi sentivo più leggero e sereno quando lo guardavo, come se improvvisamente niente potesse farmi paura. Spensi il computer e mi sollevai dalla scrivania, decisi di scendere al piano di sotto per prendere un caffè.
Quando feci il mio ingresso in cucina vi trovai Ben a trafficare con la macchina del caffè, quasi mi sorpresi a vederlo lì.
- Credevo preferissi il thè ... - buttai lì prima di allungare una mano ed aiutarlo a predisporre la macchina.
Quello mi guardò per un istante e poi mi lasciò fare – si fotta il thè, volevo qualcosa di più forte. –
Rimasi per un attimo a guardarlo indeciso sul da farsi ma poi mi feci coraggio e posi la mia domanda – allora come va con Amanda? –
L'intensità del suo sguardo lasciava intendere che avrebbe benissimo potuto darmi un pugno, ma non lo fece, si riempì una tazza e la sorseggiò.
- Abbiamo parlato molto ... - cominciò quasi in un sussurrò – sia prima dell'incidente che dopo ... le ho chiesto francamente cosa vuole fare con me –
- Le hai confessato cosa provi? Che ti dispiace? –
- Le ho detto quello che dovevo dirle, su molte cose ... cose che ho taciuto – il suo sguardo parve turbarsi appena – sai .. anche prima che tutto succedesse ... fra lui e Amanda ... io l'avevo capito, che si stavano avvicinando ... che lui era pericoloso ... - bevve un'altra sorsata – ma non ho fatto nulla ... perché lo meritavo, perché non ero un marito degno di quella donna ... anche se poi le ho scaricato il mio disprezzo addosso –
- Lei ... - ripresi io in un sussurro – che pensa di fare? –
Quello sorrise amaro – ci crederesti che vuole darmi un'altra possibilità? Mi ha detto che non ha mai smesso di amarmi, che vuole riparare le cose ... - si passò una mano sul volto – stasera andiamo a cena fuori, io, lei e Celine ... una cosa in famiglia, è da tanto tempo che non stiamo insieme così –
Sorrisi – mi fa piacere ... è davvero una splendida idea .. . –
Poi lo vidi andare via, io rimasi ancora con la testa fra le nuvole appoggiato al ripiano della cucina. Celine. Povera ragazza, doveva essere davvero triste per lei quella situazione, ma ero felice di aver spinto Ben a parlare con Amanda, quella famiglia meritava la felicità. Soprattutto perché a minare la serenità di Celine c'era qualcun altro, qualcuno non intenzionato a tornare sui suoi passi. Fu in quel momento che Wes fece il suo ingresso in cucina con la sua migliore espressione trionfante, come poteva essere così di buon umore sapendo quello che stava facendo? Trasudava soddisfazione. Lo vidi dirigersi verso il frigo, tirare fuori un cartone di succo e bere direttamente dalla confezione, poi lo ripose e si voltò verso di me.
- Ti serve niente zio Niky? – disse fra l'irritato e lo sfottente.
- Wes ... - il solo guardare quella faccia soddisfatta mi infastidiva – ti rendi conto di quello che stai facendo? O sei solo troppo preso da te stesso e non capisci in che direzione stai andando –
- Prego? – rispose soffocando una risata.
- So quello che stai facendo alle spalle di Celine ... credi che ferirà solo lei? E quel ragazzo? Come si sentirà ad essere usato così? – ero davvero incazzato per quella situazione.
- Non credo siano affari tuoi, zietto –
- Di qualcuno devono pur esserlo – lo interruppi – ti rendi conto che tutti credono che tu sia malato? Tutti si preoccupano e non vedo l'ora che ti torni la memoria ed invece tu giochi con le loro preoccupazioni! – sbottai – sai, Celine era davvero preoccupata per te! Ha pregato che tu ti svegliassi e tornassi a casa! –
- Peccato per lei – rise ancora – sono in forma smagliante – fece per voltarsi e andarsene.
Non so cosa mi passò per la testa in quel momento ma lo afferrai per un braccio, lui si voltò inchiodandomi con lo sguardo, non mi feci intimidire e lo sostenni con fermezza.
- Basta Wes! Basta giocare, metti un punto a questa storia prima che qualcuno si faccia male – lo ammonii – sei solo un egoista, non hai un briciolo di rispetto per gli altri e di morale –
A quel punto quello scosse forte il braccio e si liberò – vedi di farti gli affari tuoi ... per quanto mi riguarda è appena cominciata –
Uscì e si diresse verso il piano di sopra, non volevo rassegnarmi, per me non era semplicemente finita lì, così lo seguii su per le scale, nel mezzo del corridoio incontrammo Celine e Kevin. Fu in quel momento che vidi Wes nella sua migliore interpretazione del ragazzo smemorato.
- Ragazzi ...- disse quasi timidamente – volete andare al pub stasera ? Seth è di turno ... pensavamo di festeggiare fra cugini ... passare tempo insieme ... -
Vidi le labbra di Kevin dischiudersi leggermente ma non parlò, si limitò a fissarlo in un modo intenso e capii quanto le cose erano andate oltre fra quei due, fu Celine a rispondere.
- Ehm .. mi piacerebbe ma stasera esco a cena con i miei, cose di famiglia ... - disse con tono di scuse ed un sorriso spiacente – ma potrebbe venire con te Kev ... così non resti in casa ad annoiarti, ci vediamo dopo? –
Quello parve aver bisogno di qualche momento per riuscire a capire cosa stesse succedendo.
- Allora Kevin? Vieni? – non c'era alcun tono in particolare nella sua voce ne uno sguardo acceso, ma in quelle parole c'era la malizia più assoluta.
- Io ... certo ... -
- Bene! Lo dico anche a Chris! – rispose allegro Wes come se nulla fosse.
- Bene! Allora io vado a cambiarmi per la cena – ci comunicò Celine e si votò verso Kein, gli diede un bacio appassionato – ci vediamo dopo –
Quello annuì leggermente frastornato e quando lei sparì oltre la soglia vidi il vero volto di Wes riaffiorare dalla timidezza e la disponibilità. Kevin lo fissava evidentemente abbagliato da quel viso, io scossi la testa.
- Fate sul serio? Kevin, ma ci pensi a lei? – dissi senza potermi trattenere.
Quello abbassò lo sguardo colpevole, Wes mi fulminò con un occhiata infuocata, non gli piaceva che facessi venire scrupoli al suo passatempo.
- Fatti i cazzi tuoi Nikolaj – ringhiò.
- Sei un dannato criminale lo sai, un terrorista, spero tu lo sappia – mi voltai verso Kevin –spero che tu sappia con chi hai a che fare ... –
Wes era incazzato, ma prima che potesse ancora dire qualcosa sentimmo un rumore e Matt uscì dalla sua camera poco distante, ci fissò attentamente.
- Che succede qui? – chiese curioso ed indagatore.
Wes si voltò facendo finta di niente – Io, Kev e Chris ce ne andiamo al pub da Seth stasera, vieni? –
Lui ci pensò su per un attimo – ok ... Nik, vieni anche tu? –
A quella domanda Wes parve irritarsi, non lo avrei lasciato solo con Kevin, volevo tenerli d'occhio – certo che vengo –
- Lui non è invitato – precisò Wes scocciato.
- Ma che ti prende Wes? – chiese Matt un po' divertito – perché non può venire anche lui? Lo invito io –
Io sfilai davanti alla figura irritata di Wes con pura soddisfazione in viso, quel ragazzo era un arrogante egoista e non mi facevo problemi a mostrargli cosa pensassi di lui.
- Allora faccio una doccia e mi cambio – dissi prima di congedarmi.
Ero davvero curioso di sapere che cosa avrebbe avuto da offrirci quella serata.
NOTE DELLE AUTRICI: Eccoci tornate, siete sempre più veloci nel divorare i capitoli!! *-* ovviamente ne siamo super felici :3 significa che sotto sotto questa storia vi piace proprio, eh? In effetti anche noi la adoriamo ^-^
Un capitolo che è preludio di tante cose che faranno girare le scatole a molti ... dopotutto i Wayright non sono famosi per farsi gli affari propri, così come i Bradbury sono famosi per essere delle merde patentate xD
Preparatevi a soffrire e gioire allo stesso tempo ... tantissime nuove sorprese vi aspettano! Sono in arrivo anche nuovi personaggi!
Grazie come sempre per l'affetto e l'attenzione che ci dimostrate. Speriamo di sentirvi di nuovo, anche coloro che fino ad ora si sono limitati soltanto a leggere ... fatevi sentireeee, ci farebbe un sacco piacere conoscere le vostre impressioni, preferenze, critiche ...
Un bacio e alla prossima :)
- BLACKSTEEL -
;pZa
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