capitolo 45
SETH
Quando lasciai casa mia era tardo pomeriggio, mi sentivo abbastanza bene da camminare e prendere la metro, volevo andare al pub, per fare un saluto a Byron e fargli sapere che ero pronto a rientrare. Se lo fossi davvero ero un altro discorso ma era importante che almeno il mio corpo fosse impegnato in attività diverse che mi aiutassero a non pensarci più di tanto. Per un po' mi abbandonai al ricordo di qualche momento prima e mi venne da sorridere, finalmente Wes e Kevin avevano ceduto, ognuno aveva abbandonato il proprio status di superiorità rispetto all'altro. Era strano come le persone si attraevano l'uno all'altra, a volte bastava uno sguardo o il semplice sfiorarsi di una mano e restavano prigioniere, legate come anime che si tormentano a vicenda. Ed era così dannatamente doloroso staccarsi dopo, così frustrante.
Quando arrivai al Celtic Druits mancava poco all'apertura per i clienti, mi intrufolai silenzioso, il posto aveva ancora il profumo del detergente che usavamo per ripulire i tavoli, un odore delicato che sarebbe sparito presto, coperto dalle sigarette e gli alcolici. Vidi dietro il bancone Byron intento a spiegare qualcosa a Roxy, la sua pazienza sembrava stare per raggiungere il limite.
- Sul serio fai attenzione la prossima volta o mi incasini gli ordini! – le disse con poca speranza nella voce.
Poi si voltò verso la mia direzione spazientito ed incrociò la mia figura, un enorme sorriso apparve sul suo volto stanco. Uscì dalla postazione dietro il bar e mi corse incontro, anche Roxy era piena di gioia. L'abbraccio di Byron fu più caloroso del previsto.
- Seth!!! Mio dio sei in piedi! – aveva una stratta mortale.
- By! Ti prego mi uccidi così – dissi a fatica, allora mi lasciò andare.
- Scusa ... cavolo non sai che spavento Seth! – mormorò davvero preoccupato.
- Ora sto bene! –
- Sono felice anche io – disse Roxy dandomi un bacio sulla guancia – Byron è un capo insopportabile! – esclamò prima di andare a riordinare altre bottiglie.
Quello sbuffò sonoramente, quei due avevano bisogno di una pausa. Così mi voltai di nuovo verso di lui con un mezzo sorriso.
- Sono venuto a dirti che posso riprendere quando vuoi, mi sento bene adesso – gli comunicai – posso riprendere i miei turni anche da domani –
Lui non parve convinto – ne sei certo? Insomma, non vuoi qualche altro giorno ... -
Dal tono capii a cosa si stava riferendo e restai in silenzio, non mi sforzai neanche di giustificarmi o di dirgli che andava tutto bene, restai semplicemente in silenzio.
- Seth ... - parve sul punto di dire qualcosa ma poi vide i primi clienti – ascolta, intanto resta qui adesso, sei tornato, stai bene e si festeggia alla chiusura! –
Alzai le mani in segno di resa – mi trovo un tavolo. –
Quando mi voltai non potei non notarlo, quel tavolo, il suo tavolo, osservai un gruppo di ragazzi andare proprio in quella direzione, no ... pregai dentro di me, non lì per favore. Ma loro non poterono ascoltare la mia muta richiesta ed occuparono quel posto così importante. Nessuno lo sa Seth, mi dissi, del tuo dolore, della tua perdita al mondo non interessa. Mi sedetti in silenzio a quel punto, giusto in direzione di quell'angolo mentre la mia mente era già vertiginosamente tornata a quel ricordo senza che io potessi fare niente per impedirlo, quel nostro primo incontro.
Era una serata come le altre, anzi era una serata peggiore delle altre, ero tremendamente di mal umore e lo davo a vedere senza che mi importasse di quello che potessero pensare i clienti. Quello sconosciuto era entrato da solo e si era accomodato in silenzio guardandosi intorno circospetto, come se aspettasse qualcuno. Io mi diressi al suo tavolo con disappunto, pensando solo a quanto mi restasse prima di chiudere quella serata di merda.
- Che ti porto? – chiesi svogliatamente.
Fu all'ora che distolse lo sguardo dal locale e poggiò gli occhio su di me, aveva occhi verdi profondi ma allo stesso tempo brillanti, fu come vedersi accendere qualcosa nel suo sguardo.
- Tu cosa mi consigli? – chiese piegando leggermente la testa per guardami meglio.
Nello stomaco sentii uno strano gorgoglio di nervosismo.
- Quello che ti pare – dissi secco – ho altre ordinazioni da prendere –
Quello rise e si portò una mano a coprirsi le labbra – di solito i camerieri non dovrebbero essere più gentili? –
Altre chiacchiere inutili pensai, era passato un anno e mezzo dalla mia scottatura ma nonostante questo il sentire flirt mi procurava una sorta di nausea insopportabile.
- Io non sono gentile, posso chiamarti Roxy, lei è molto gentile, se sei in cerca di gentilezza – sputai rancoroso.
Il suo sorriso si fece ancora più largo e smagliante, non capivo che diavolo di problema avesse quel tipo.
- Sei tanto incazzato con tutti o sono solo io che ti sto antipatico? – mormorò trattenendo maldestramente il divertimento.
- Voglio solo andare a casa e per farlo devo finire il mio turno, che non si concluderà mai se non ti sbrighi ad ordinare – commentai impaziente adesso con le braccia incrociate sul petto.
- Allora facciamo una cosa ... io ordino e dopo aspetto che stacchi, così facciamo un giro e magari ti faccio dimenticare il malumore – era sul serio convinto mentre pronunciava quella frase.
Io sollevai un sopracciglio sconvolto – prego? Sai che potrei denunciarti per molestie? Questo si che mi farebbe dimenticare il malumore – risposi scostante.
- Beh se devi denunciarmi, posso sapere il nome del ragazzo per cui sto andando dentro? –
- No – feci per andarmene ma mi sentii afferrare per un braccio.
Mi voltai pronto a tirargli un pugno ma qualcosa nel suo sguardo mi fermò – un Irish Cofee ... per favore –
- Era ora -
Quando tornai con la sua ordinazione lui mi stava ancora fissando in quello strano modo, gli misi davanti la tazza e lui mi allungò i soldi.
- Puoi tenere il resto – mormorò portando la tazza alle labbra.
- Sei sicuro che vuoi darmi una mancia così alta? – chiesi francamente sorpreso.
- Sì ... -
- Non ci vengo a letto con te, non farti strane idee. – misi in chiaro.
- E io aspetterò che stacchi – disse lui a mo' di sfida.
- E perché, di grazia? – chiesi mentre l'irritazione tornava a tormentarmi il petto.
- Perché non so ancora il tuo nome – rispose semplicemente.
- Nemmeno io so il tuo – gli feci notare – ci provi tanto e nemmeno ti presenti? –
Quello rise e sporse la mano verso di me – Koll ... incantato – disse con sarcasmo.
A quel punto scocciato allungai la mano verso di lui – Seth, dannatamente irritato quindi bevi il tuo caffè e vattene – con mia grande sorpresa non afferrò la mia mano, ma mi prese per il polso. Lo ruotò e lo baciò delicatamente poco sotto il palmo della mano, quel contatto mi provocò una carica elettrica lungo la schiena.
- Come vuole cameriere, per questa sera niente ... ma la prossima volta voglio un appuntamento, sono uno che non si perde d'animo –
- Illuso – ringhiai riappropriandomi del mio braccio.
- Determinato – mi corresse, poi andò via.
Quando mi destai da quel ricordo la gente stava uscendo dal pub, era molto tardi, erano passate ore forse, mentre io fantasticavo su giorni andati che non sarebbero tornati mai più. Erano rimasti pochi clienti nel bar, tutti serviti e vidi Byron avvicinarsi a me con una bottiglia di Whiskey e due bicchieri.
- Allora brindiamo? – chiese gioviale.
Io fissai mal volentieri il contenuto – l'ultima volta ne ho vomitato metà in mezzo alla strada – mi ricordai.
Quello si incupì – dannazione Seth ... non so se chiedertelo o no ... - disse combattuto.
- Non so se ho voglia di risponderti o no ... - dovetti ammettere, cosa c'era di altro da dire – se n'è andato ... cazzo ... - mi portai le mani al volto.
- Ti ho visto prima, fermo impalato a fissare il gruppetto seduto al suo tavolo ... - mormorò – devi sul serio andare avanti, le condizioni in cui ti ho trovato l'altra volta ... cazzo non voglio più vederti in quelle condizioni! Mai più! – fu quasi un ordine.
- Cosa c'è? Mi dirai che nessuno merita tanta importanza? Che non dovrei permettere a nessuno di farmi raschiare il fondo? ... te l'ho detto, se c'è qualcuno che ha il diritto di farmi sentire in quel modo è Koll ... -
- Allora tu hai il dovere di uscire da quello stato! – sentenziò – hai il dovere di cercare la tua strada, di fare esperienze nuove, di sentirti libero – commentò spazientito – l'ultima volta è passato un anno, ora quanto, un secolo? Basta con questa tua fissa dell'uomo perfetto, non esiste! Ti fa solo cadere nelle mani di stronzi che si prendono gioco di te! Non cercare lo straordinario, cerca l'ordinario, il rassicurante! –
- Noioso – mormorai con un sorriso appena accennato, questi discorsi mandavano Byron fuori di testa.
Mi puntò un dito contro – Bravo ragazzo! Stampatelo bene in testa, niente più bei tenebrosi dall'aria da gangster ed il cuore di pietra! Bravo ragazzo, puntuale, gentile e che ti tratti con dignità – mi ammonì – non accetto compromessi.-
Alzai le mani in segno di resa – dammi tregua, ok? Quando mi sentirò pronto verrò da te per una consulenza dettagliata –
Quello scosse la testa – non fare passare una vita Seth ... davvero, basta piangere sul latte versato, non sei stato tu a farlo cadere –
Abbassai gli occhi e lui si alzò, tornò a dare retta ai clienti mentre la mia mente tornava a fantasticare sull'impossibile: vederlo entrare da quella porta come se nulla fosse. Mi sarebbe piaciuto far tornare tutto come prima, per quanto fosse doloroso e frustrante, averlo intorno era pur sempre meglio di quella desolazione, il sapere che non c'era e non sarebbe più tornato.
Rimasi fino alla chiusura ed aiutai Byron a chiudere, lui mi diede uno strappo a casa e mi disse che mi avrebbe aspettato per il turno di domani, gli sorrisi distratto. Andare avanti, potevo farlo in qualche modo, per quanto doloroso potesse essere, era l'ultima cosa rimasta da fare. Anche se lui viveva nei miei ricordi e loro mi tiravano dolorosamente ogni momento indietro.
TYLER
La mazza di baseball non era mai stata così leggera tra le mie mani mentre correvo incontro al grosso suv di mio padre, ancora parcheggiato sul vialetto e lasciavo andare un fendente violentissimo contro il parabrezza di vetro che si scheggiò sotto l'urto della mazza.
Mi coprii gli occhi con la mano, il vetro stava esplodendo sotto i colpi della mia mazza e adesso brillava, librato in aria, come mille pietre di cristallo illuminate dal pallore di una luna in crescita. Mi gettai contro i finestrini, prendendo la rincorsa e distruggendo tutto quello che mi ritrovavo davanti, incurante del dolore alle mani, ai gomiti, al vetro che voleva intorno a me. L'antifurto dell'auto suonava e suonava, ma non me ne poteva importare meno.
- Ho un regalo per te, Luuuuuiiiis! - cantilenai urlando contro la porta d'ingresso che adesso veniva aperta, gli gettai contro le bottiglie di birra che avevo abbandonato lì da qualche parte, facendolo correre a ripararsi dietro lo stipite della porta. Risi, risi forte, ero del tutto fatto e adesso le avrei prese con ogni probabilità.
- Tyler ... ma che ... - Rachel era sulla porta, anche mia madre fece capolino un attimo dopo mentre Luis era semplicemente troppo sconvolto da me per reagire velocemente.
Alzai il medio in aria e li mollai lì, che si fottessero tutti ... Non sapevo neppure per quale motivo mi trovavo ancora in quella fottuta cittadina del cazzo, lasciai cadere la mazza da baseball sul vialetto e me ne andai, riprendendo da terra una bottiglia di birra ancora a metà. Mi diressi verso l'unico luogo che avrei dovuto evitare come la peste, i miei piedi sapevano meglio di me ciò che volevo.
Quella sera non me ne importava un cazzo. Ero stanco di ponderare ogni cosa, stanco di rigare dritto con Luis, di mostrarmi per ciò che non ero. Avevo diciassette fottuti anni e avevo il diritto di vivere la mia vita come diavolo mi andava, almeno fino a quando l'effetto dell'alcohol fosse stato abbastanza alto in corpo da sviarmi dai miei pensieri ossessivi e morbosi.
Wayright era lì, appoggiato al muretto che dava sulla spiaggia, quando mi vide arrivare un sorriso gli sfuggì dalle labbra, non ci aveva sperato.
- Stavo per andare via ... - disse avvicinandosi a me.
- Beh, sono qui adesso, no? - lo spinsi un po', costringendolo a camminare verso la spiaggia, i suoi occhi caddero su di me, lo vidi allungare una mano verso i miei capelli e tirare via un coccio di vetro che brillò sul suo palmo – storia lunga. - dissi ancora prima che avesse potuto chiedere spiegazioni.
- Quello stronzo di tuo padre? Rachel non è una sua grande fan ... - commentò lanciandomi un'altra occhiata carica di domande.
- Sei fortunato tu, Wayright ... ad avere una vita facile ... - mi lasciai sfuggire, ottenendo di rimando una risata ironica da parte sua.
- Facile? La mia vita? Che diavolo di film stai guardando, Bradbury? - mi diede una spallata scherzosa, era più vicino adesso, se avessi soltanto allungato appena la mano avrei potuto toccare il suo braccio abbronzato – quanto hai bevuto prima di deciderti a venire qui? -
Stavolta toccò a me ridere, vidi Chris fissarmi con espressione stupita sul volto, probabilmente non mi aveva mai visto ridere prima – Si nota così tanto? Beh, Wayright, dovresti approfittarne per fare i tuoi porci comodi con me stasera. Non so quando sfanculerò di nuovo il mio buonsenso, di certo non così presto ... -
Non ero così ubriaco da non capire un fottuto flirt quando usciva dalle mie stesse labbra, mi portai una mano sulla fronte. Che diavolo stavo facendo?
- Beh, sembri ancora un po' troppo in te ... - commentò quello mentre tirava fuori due lattine di birra dal suo zaino e me ne passava una – ecco perché ho portato delle provviste ... - gliene fui segretamente grato. Credere di essere quanto meno ubriaco avrebbe attenuato, seppure soltanto in parte, i sensi di colpa che mi sarebbero venuti l'indomani.
- Hai ancora una casa o hai bisogno di un posto per la notte? - mi chiese tra un sorso di birra e l'altro.
- Fammi capire, me lo daresti tu questo posto per dormire? - chiesi sorridendo appena.
Quello fece spallucce – Tua sorella l'ha dato a me ... mi sento in dovere di ricambiare.
- Non siamo ancora arrivati al punto di giocare a marito e mogliettina premurosa, Wayright ... andrò da un amico stanotte – dissi seccamente. Quello non se la prese, lo vidi sollevare le mani in aria, come per dire "ok, ok ... non parlo più."
- Beh, però potrei dirti che anch'io sono un amico in fondo ... - tentò ancora lanciandomi un'occhiata che la diceva lunga su che tipo di amico fosse.
- Allora fammi rettificare ... mi sto riferendo a uno di quegli amici che non mi sono ancora portato a letto. - mi venne da ridere, in condizioni normali non avrei mai e poi mai detto niente di così imbarazzante. Avevo appena fatto ammissione di essere qualcosa di simile ad una fottuta checca, per caso?
Chris rise forte – Perché hai intenzione di sopperire a questa mancanza? Non ti basto io come scheletro nell'armadio? -
- Basti e avanzi, porca puttana ... - commentai gettandomi improvvisamente contro Wayright che fece appena in tempo ad evitare il mio corpo. Gli correvo dietro, ridendo e cercando di non versare la birra in giro, i piedi scivolavano sulla sabbia sottile della spiaggia. Mi ritrovai a saltare oltre i cancelli bassi che dividevano la spiaggia dal resto e per poco non arrivai a faccia a terra. Wayright se la cavava molto meglio come sempre, era veloce ed anche meno ubriaco del sottoscritto.
- Che pappamolle che sei! - urlò a qualche metro da me, poi con un gesto veloce si liberò dalla t-shirt scura che portava, un attimo dopo scalciò via le converse e i bermuda di jeans. Rimasi in boxer, mentre i suoi occhi infuocati si fissavano su di me, scendevano sul mio corpo, bloccandosi poi sulle mie labbra – Allora? Ti muovi? -
Lasciai cadere la lattina ormai vuota e con un gesto altrettanto sbrigativo mi spogliai del tutto, gli corsi incontro, soltanto in slip, non ero stato abbastanza previdente da mettere un costume, soprattutto perché l'idea che potessi davvero presentarmi da Wayright non mi aveva neanche sfiorato il cervello prima della lite con mio padre.
Per poco non lo presi, ma quello fu più veloce, sgusciò via dalle mie dita e si gettò dritto tra le acque scure della notte. Lo seguii, mi immersi, il vuoto assoluto sembrò inglobarmi mentre nuotavo sott'acqua, guidato unicamente dal mio istinto che mi spingeva sempre più vicino al suo corpo.
Se Wayright era terra ed aria, io ero acqua e fuoco. I miei elementi non mi avrebbero tradito, ero più veloce di lui in acqua e in un attimo lo raggiunsi.
- E adesso? Dove pensi di andare? - Chris rimase immobile, stretto tra le mie braccia che lo placcarono dritto al petto. Lo sentii tremare sotto il mio tocco, prima che si voltasse a fronteggiarmi. Era bagnato, il suo viso gocciolante era a pochi centimetri dal mio. Potevo distinguere ogni singola goccia scivolare piano lungo il suo volto illuminato appena dai raggi di quella pallida luna. Le sue labbra erano appena dischiuse, come chi non si fosse aspettato di provare tutte quelle emozioni in un tempo così ristretto.
Forse era tutta una mia impressione, forse ero io stesso a provare quei sentimenti contrastanti mentre lasciavo che le sue mani scivolassero lungo il mio viso e lo sfiorassero con delicatezza. Passai i polpastrelli lungo quelle labbra carnose e invitanti, labbra che non avrebbero dovuto trovarsi su un viso maschile come il suo ... ecco qual'era il problema, ecco cosa mi spingeva così duramente a baciarle. Ma non lo feci, Chris si strinse a me, la sua fronte era contro la mia adesso mentre intrecciava le sue gambe intorno alla mia vita e mi ritrovavo a sorreggerlo. Quella vicinanza spaventosa mi fece sussultare, gettai il capo all'indietro e la sua bocca mi raggiunse sul collo, mi baciava, mordeva, leccava e la sua morsa alle mie gambe cresceva a dismisura. I nostri inguini entrarono in contatto e per poco non lo presi lì, nel bel mezzo dell'oceano.
Lo lasciai andare senza troppe cerimonie, i miei occhi erano più eloquenti delle mie parole, così come l'eccitazione che ci aveva colto entrambi in un modo inspiegabile e inconcepibile. Nuotammo verso la riva senza aggiungere una parola, cercando di fare presto, per poter soddisfare prima i nostri bisogni.
Quando raggiunsi la riva Chris era dietro di me, lo spinsi sulla sabbia e, senza alcun convenevole di troppo, gli tirai giù i boxer fradici, le sue mani fecero lo stesso con i miei, mi ritrovai finalmente libero da quella costrizione, a poter spingere la mia pelle bollente contro la sua. Gemiti, ansimi, cercai di stringere i denti e non perdere quel poco di rispetto di me stesso che avevo ancora, ma era impossibile, era impensabile quando le labbra caldissime di Chris si chiudevano sul mio orecchio, succhiando e straziando la mia pelle a più non posso.
Non potevo resistere, non dovevo neppure farlo! Ero ubriaco e quello non ero io!
- Ti voglio dentro di me ... - il sussurro di Chris suonò come un lamento, bastò quel rantolo a non farmi capire più nulla.
Gli allargai le gambe senza troppe cerimonie e in un attimo fui dentro. Rimasi immobile, troppo sconvolto dalle sensazione soverchiante della sua carne bollente contro di me. Chris gemeva, muovendo il bacino affinché gli andassi incontro, lo riempissi del tutto, sempre più in profondità.
- D-dio ... Continua ... - Le sue unghie mi straziavano la pelle, i suoi denti mi stavano seviziando la spalla mentre spingevo e spingevo, sempre più forte, ogni centimetro più in fondo di quello precedente, completamente perso in quella sensazione di calore ed eccitamento. I suoi gemiti mi facevano impazzire, mi ritrovai a nascondere il viso contro l'incavo bollente del suo collo. Avrei voluto che quel momento non finisse mai più, ma il piacere stava crescendo a dismisura, come una fiamma alimentata da un intero mare di cherosene, non poteva durare ancora per sempre.
Strinsi la mia mano intorno alla sua erezione mentre sentivo le ultime forze cedere, eravamo agli sgoccioli. Mi morsi le labbra mentre i gemiti di Chris si facevano inarrestabili e rotti da parole che non riuscivo a capire. Era troppo. Caddi, mi lasciai andare del tutto, in balia dell'orgasmo più spaventoso che avessi mai provato in tutta la mia vita. Fu come perdere i sensi, rimasi immobile, scosso da ondate di piacere che mi lasciarono senza energie.
Era finita.
Uscii dal suo corpo qualche secondo dopo e con estrema fatica mi lasciai cadere sulla sabbia fine, accanto alla spalla di Chris, ancora troppo scosso per riuscire a muoversi. Ripresi fiato, i battiti del mio cuore sfarfallavano faticosamente, avevo caldo e per un attimo non riuscii a far nulla eccetto respirare a più non posso.
- A-adesso capisco ... - commentò Wayright con un filo di voce che gli venne fuori a stento.
- Che cosa? - chiesi, voltandomi verso il suo viso sudato ed arrossato da far paura.
- Perché le ragazze tornino sempre da te, nonostante il modo in cui le tratti. -
Mi venne da ridere – Chiudi il becco, Wayright. Hai altre birre? - avevo sete, mi sentivo la gola asciutta.
- Emh ... sì, da qualche parte, dove ho lasciato i vestiti ... - si guardò intorno alzandosi appena sui gomiti, ma poi ricadde a terra, stanco – non ce la faccio ad alzarmi, ma tu vai pure.
Mi misi in piedi cercando di mostrarmi quanto più possibile capace di deambulare. Non volevo che quell'idiota si mettesse strane idee in testa, come quella di avermi sfiancato fino a quel punto – e non guardarmi il culo tu. - mi lamentai beccandomi di rimando una risata bassa da parte sua.
Presi le birre, poi, faticosamente mi rivestii alla bell'e meglio, ma i miei slip erano fradici e quindi lasciarono una grossa macchia di umido sui miei pantaloni.
- Sembra che ti sia pisciato addosso ... - mi fece notare Chris, ridendo. Gli gettai addosso la sua lattina di birra che avevo premurosamente sbattuto durante il tragitto. Quello l'aprì, continuava a guardarmi con quell'aria divertita, beh, non ancora per molto, pensai, quando vidi il getto di birra e schiuma colpirlo dritto in faccia. Chris boccheggiò ed imprecò contro di me, mi ritrovai a ridere.
- Adesso ti sei pisciato addosso anche tu! Contento? - mi sedetti accanto a lui, beccandomi una manata di birra e sabbia dritta in faccia. Di rimando mi gettai sul suo corpo, placcandolo. Wayright rideva e si dibatteva sotto di me, forse stava perfino soffocando dato che avevo pensato di riempirgli la bocca con un grosso sorso di birra. Mi ritrovai a ridere forte, era una strana sensazione quella ... qualcosa che non provavo da molto tempo ...
Spensieratezza, Tyler.
Spensieratezza.
- Bradbury? - la voce di Chris mi riportò alla realtà, lo guardai, in attesa - non stare a pensarci, ok? Almeno non questa notte. Da domani potrai tornare a preoccuparti delle sorti del mondo, ma per questa notte ... sii soltanto un ragazzo normale. -
Mi allungò la sua lattina ed io mi ritrovai a colpirla piano con la mia.
E sia, pensai, forse era quello di cui avevo davvero bisogno.
NOTE DELLE AUTRICI: Eccoci qui con un altro capitolo bombaaaaa. Come vi avevamo già annunciato dopo ben 40 capitoli siamo entrati davvero nel clou di questa storia. Possiamo soltanto consigliarvi di non abbandonare le vostre sedie e continuare ad immergervi nelle vicessitudini di questa famiglia super incasinata perché le sorprese non avranno fine così facilmente!
Cosa ne pensate a proposito? Vogliamo sentirvi, soprattutto voi shippers di questa coppia piuttosto improbabile :P siete felici del momento che si è creato tra i due? Cosa pensate che accadrà adesso?Vi ricordo che il prossimo capitolo sarà dedicato a Chris e Nik :)
Speriamo di sentirvi presto ^^ un bacione e grazie del vostro enorme affetto e continuo sostegno!
Stay Tuned :)
- BLACKSTEEL -
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro