Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

capitolo 36


TYLER

Ero calmo adesso, stranamente quieto e appagato dopo quei giorni infernali, mi stiracchiai appena sul letto mentre un senso di sollievo prendeva possesso di ogni fibra del mio corpo. Mi scostai da quel groviglio di corpi, avevo caldo e voglia di andar via prima che qualcuno decidesse di parlare e distruggere quel momento di assoluto nulla. Tirai su la zip dei miei jeans e mi passai una mano lungo i capelli scompigliati, una di quelle ragazze disse qualcosa, sentii la sua mano sfiorarmi la coscia, ma ero già in piedi, pronto a lasciare la stanza ed anche la festa.

Tutto bene, pensai rincuorato, ero ancora io con tutto ciò che ne conseguiva, ero andato a letto con quelle tipe senza problemi, quindi avrei potuto archiviare ogni cosa senza pensarci ulteriormente. Risi al pensiero della faccia di Wayright che si godeva lo spettacolo, beh, tanto di guadagnato per me, vedermi scopare con quelle due tipe era più efficace di mille parole, parole che comunque non intendevo sprecare con lui.

Scesi le scale a passo lento, cercare di districarsi tra quella folla indemoniata era un casino, diedi una spallata ad un ragazzo che non sembrava intenzionato a togliersi dalle palle, di rimando fu lui a chiedermi scusa. Mi diressi verso l'uscita nonostante gli schiamazzi dei miei compagni di squadra, dopotutto avevo fatto ciò per cui ero venuto, non avevo alcuna intenzione di rimanere in quella bolgia infernale. Lasciai la stanza, lanciando un'ultima occhiata a mia sorella che sembrava divertirsi in pista con alcune sue amiche. Il mio pensiero andò in automatico a lui, la nuova ossessione di Rachel, lo stronzo che avevo detestato dal momento stesso in cui aveva messo piede al mondo. -Non era così semplice togliersi certi ricordi di dosso, pensai, irritato.

Calciai con violenza una lattina semivuota abbandonata sulla porta, facendola ruzzolare lungo i gradini della villa, andai a riprenderla un attimo dopo ma qualcuno fu più veloce di me.

Wayright era lì, teneva ferma la lattina con la punta del piede, mi ritrovai a fissarlo, intimandomi di non abbassare lo sguardo né distoglierlo neppure per un istante. Non avevo nulla di cui vergognarmi, io ero normale, non ero una fottuta checca del cazzo, lo avevo dimostrato quella sera stessa e molte altre indietro . Passai oltre, impettito, detestavo quella sua aria di chi ne sapeva sempre più degli altri.

- Grazie. -

Per un attimo pensai di aver sentito male, mi voltai verso di lui, confuso ed incazzato allo stesso istante. Il mio cervello mi intimava di camminare, ma i miei piedi erano immobili e pesanti una tonnellata.

- Che hai detto? - chiesi stringendo i denti.

- Grazie. Ho detto grazie, per non aver detto niente su di me ... Hitch è venuto a parlarmi prima, mi ha spiegato come sono andate le cose , quindi ti ringrazio ... - disse lui con quella sua solita voce del cazzo, come se niente al mondo avrebbe potuto scomporlo.

- Vai a fare in culo, Wayright! Non ho fatto un cazzo per te! Sei soltanto un frocio di merda per quanto mi riguarda. Mi hai capito? Rivolgimi la parola un'altra volta e non avrai più nulla per cui ringraziarmi. - lo minacciai sussurrandogli quelle parole all'orecchio prima di riprendere a camminare con più vigore.

Una risata trattenuta ma perfettamente percettibile, mi voltai verso di lui e lo ritrovai ancora lì, un mezzo sorriso sulle labbra, braccia lungo i fianchi in una posa che mostrava una calma imperturbabile. Sapevo cosa voleva dire quella sua espressione, sapevo a cosa doveva star pensando in quel preciso istante mentre mi fissava con quegli occhi limpidi e luminosi.

"Mi chiami frocio, ma tu cosa sei? No, non credo che tu sia poi così diverso da me ... "

Fu come sentirlo pronunciare ad alta voce, la perfetta traduzione di quel sorriso vagamente provocatorio e allora non riuscii più a trattenermi, in un attimo mi ritrovai a stringere con forza il suo collo tra le mani, Chris non ebbe il tempo di reagire, il mio pugno sferzò l'aria prima di colpire il suo viso violentemente. Qualcuno urlò, non ci badai, era a terra adesso, dolorante e confuso, retrocedetti automaticamente, il pugno mi faceva male, c'era del sangue sopra, così come sul suo labbro.

- Lurido pezzo di merda! Ma che cazzo ti prende? - Rachel stava correndo verso di noi, il suo viso era rosso dalla rabbia mentre si inginocchiava accanto all'altro – Chris, mio Dio ... stai s-stai bene? Riesci ad alzarti? -

- I-io ... sto bene, credo. - biascicò quello con la mano alla bocca insanguinata.

Voltai le spalle, c'era un brusio fastidioso intorno a noi, qualcuno gli stava dando una mano ad alzarsi, che diavolo ... avrei dovuto farlo molto prima, pensai, godendomi quella sensazione soddisfacente. Non mi avrebbe più guardato adesso, non avrebbe più sorriso in quel modo, non sarei stato in difetto nei suoi confronti, no ... avevo tutto sotto controllo. Dovevo avere tutto sotto controllo.

- Fermati! Dove credi di andare? Perché l'hai fatto? Che cazzo di problema hai, testa di cazzo? - Rachel mi si parò davanti, inaspettatamente mi mollò uno schiaffo sul petto prima che riuscissi a fermarla e spingerla via quel tanto che bastava da farla barcollare sui tacchi alti.

- Togliti dalle palle, Rachel! Tu e quel cazzo di frocio ... e non farmelo urlare ... - la minacciai in un sussurro pieno di rabbia. Ma che diavolo ne sapeva lei, cosa pretendeva di conoscere? Se soltanto avesse saputo ... immaginato quello che era successo tra Wayright e me di recente.

Il solo pensiero mi mozzò il fiato, la spinsi via, sordo alle sue urla isteriche, stavo correndo diretto verso l'auto dall'altra parte della strada. Cos'era cambiato? Per un attimo avevo creduto di poter stare meglio, ma in fondo ciò che è fatto è fatto, non si poteva tornare indietro, bisognava soltanto andare avanti e chiudere le orecchie e sbarrare le palpebre di fronte a quei dannati ricordi del cazzo.

Non riuscivo a dormire, calciai via le lenzuola madide di sudore e mi sedetti a metà letto, scostandomi i capelli appiccicaticci dal collo. Avevo sentito dei movimenti nella stanza di Rachel, doveva essere disperata, doveva odiarmi come non mai dopo il pugno che avevo sferrato a Wayright.

- Fanculo. - mi alzai da lì dirigendomi verso la porta, stranamente la luce della sua stanza era ancora accesa, così mi incamminai lentamente, attento a non far troppo casino. La stanza di mia madre e del bastardo era al terzo piano, ma chi ha trascorso la sua intera vita a combattere ha dei sensi piuttosto acuti rispetto ai comuni mortali, quali eravamo noi due invece. Spinsi giù la maniglia, aprendo appena la porta della sua stanza che cigolò sinistramente.

Rimasi a bocca aperta, incredulo. Wayright era lì, con un impacco di ghiaccio sullo zigomo e l'aria di chi aveva appena visto Cerbero venir fuori direttamente dall'inferno.

- Esci subito da qui, bastardo. Togliti dalle palle! - sussurrò Rachel con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia, se ne stava accanto a lui, con un panno imbevuto tra le mani e alcuni batuffoli di cotone intrisi di sangue – mi hai sentito? -

- Che cazzo ci fa lui qui, eh? Ne vuoi un altro? - sollevai il pugno adesso a qualche centimetro dal suo viso.

- Dove diavolo vuoi che vada? Hai visto come mi hai ridotto? Se i miei dovessero vedermi così sarei finito, non saprei neppure che balla rifilargli ... non posso tornare a casa in queste condizioni! - disse quello tutto d'un fiato.

- Non sono affari miei, porca puttana! Devi solo toglierti dalle palle immediatamente! -

Rachel si mise in mezzo tra noi due – Questa è la mia stanza e qui comando io! Vattene al diavolo, Tyler. Con me hai chiuso. -

- Davvero divertente ... bene, vorrà dire che mi godrò lo spettacolo quando papà verrà a svegliarti domani e vi troverà a dormire insieme, nello stesso letto. Sarà divertente, chissà quanto ci metterà a spedirti lontano da qui, magari in uno di quei College cattolici che ti piacciono tanto! -

Rachel rabbrividì, sapevamo entrambi che Luis sarebbe andato in escandescenza e lei non era me, io ero il cavallo fortunato, quello su cui tutti puntavano, quello sui cui guai si poteva chiudere un occhio o magari perfino entrambi, ma lei ... lei cos'era? Era soltanto una femmina che non aveva ancora imparato le buone maniere.

- Lascia perdere, non avevo pensato a questo problema, stavolta ha ragione lui, non voglio crearti problemi ... me ne vado. - Chris si mise in piedi barcollante.

- No! Sei pazzo! Come farai? E' tutto colpa mia ... non avrei mai dovuto metterti nei casini. - rispose lei ad un passo dalle lacrime.

- Commovente ... davvero commovente ... - sghignazzai, erano davvero patetici, eppure qualcosa nello sguardo di Wayright mi fece capire quanto poco trovasse il tutto degno di riderci su.

- In realtà non è colpa tua ... - disse un attimo dopo, continuando a fissarmi con quel suo sguardo profondo ed irritante allo stesso tempo – direi che è più colpa tua, Bradbury. Forse dovresti fare ammenda. -

- Sì, prima ti ammazzo poi faccio ammenda. -

- Posso dormire nella tua stanza, tuo padre non se la prenderà ... che ne pensi? - per un attimo fui certo di non aver afferrato bene il senso di quelle parole, vidi Rachel annuire, entusiasta – ma certo! Chris è stato preso a botte, tu l'hai difeso e alla fine siete tornati qui insieme, è una balla credibile e domani sarà nostro padre a spiegare l'accaduto ai tuoi genitori! Non faranno dei problemi, se ci sarà lo stronzo a raccontare i fatti, gli diremo che due tizi si sono avvicinati a te, hanno provato a derubarti ma fortunatamente c'eravamo Tyler ed io poco più avanti e così alla fine ti sei beccato solo un pugno. -

- Fottetevi. Non esiste! - dissi prima di dare le spalle a tutti e uscire, un attimo dopo mi ritrovai Wayright a sbarrarmi la strada. Bene, un solo pugno non era stato abbastanza per lui evidentemente, l'avrei colpito ancora, gli avrei fatto passare la voglia di rivolgersi a me in futuro.

- Tyler ... non costringermi a farlo, non costringermi a parlare. - le sue parole erano basse, il suo viso mortalmente serio.

Mi bloccai, era una minaccia, sapevo riconoscerne una quando la sentivo. Rimasi a bocca aperta, Rachel chiedeva spiegazioni, era confusa ma Chris non rispose, continuava a fissarmi, in attesa di una mia decisione.

- Non lo faresti ... - sussurrai con voce rotta dalla tensione. Non poteva farlo davvero ... dire a Rachel quello che era successo. Improvvisamente mi sentii mancare.

Fece spallucce – E perché non dovrei? Cos'ho io da perdere? Niente, te lo dico io. -

Lui non aveva nulla da perdere, io tutto ... era chiaro a cosa si riferisse. Lo immaginai, Wayright che raccontava del nostro spaventoso pomeriggio a mia sorella, il suo viso sconvolto e rosso di vergogna, vidi perfino il suo sguardo sotto shock e mi resi conto che avrei preferito morire piuttosto che subire il peso di quegli occhi.

Ero stato sconfitto, ancora una volta Wayright mi aveva messo all'angolo. A quel punto mi spostai appena e gli cedetti il passo, lui ne approfittò subito e si incamminò verso la mia stanza.

Rachel era sconvolta, Wayright ebbe la decenza di non sorridere, io mi limitai a seguirlo.

SETH

Distrutto, ecco come mi sentivo, completamente, irrimediabilmente, in pezzi. Lasciare il corridoio di quel palazzo era stata la cosa più difficile da fare, dentro di me la rabbia bruciava ancora, lo stomaco mi faceva male, troppo male. Una volta svoltato l'angolo del condominio vomitai anche l'anima, fra le lacrime, serrai i denti e mi costrinsi a camminare. Dovevo muovermi, se mi fossi fermato sarei crollato e non potevo farlo in mezzo alla strada. Ma non potevo tornare nemmeno a casa. Escluso. Avrebbero fatto domande e io non avevo risposte per nessuno quella notte, così mi diressi verso l'unico posto che conoscevo, dove sarei stato al sicuro e da solo.

Tirai fuori a fatica le chiavi del retro del pub, non sarebbe arrivato nessuno prima del mattino successivo e per quel momento me ne sarei già andato, non volevo affrontare nemmeno le domande di Byron. Entrai, facendo attenzione a non sbattere contro i cartoni di birra e mi stesi vicino due casse di alcolici, non riuscivo a smettere di pensarci, quella conversazione mi attraversava la mente come un fiume in piena, attimo dopo attimo.

Sei solo una scopata, non montarti la testa.

Hai fatto troppe domande.

È finita.

Sarà meglio che mi dimentichi.

Sparisci.

Lo avevo colpito, non credevo di poter perdere il controllo fino a quel punto, il nodo alla gola tornò, lo stomaco continuava a farmi male. Tirai fuori una bottiglia di whiskey dalle casse vicine ai miei piedi e la aprì.

Brindiamo Seth, brindiamo alla fine di un'altra storia, brindiamo all'ulteriore conferma di quanto tu non valga un cazzo, di quanto la tua vita sia insignificante per chiunque. Brindiamo all'amore, che non esiste.

- Chi cazzo sei?! Sono armata figlio di puttana!! –

Furono delle urla a svegliarmi, alla fine avevo dormito troppo, mi mossi leggermente nella penombra del magazzino, più confuso della sera precedente e non meno distrutto. Avevo riconosciuto quella voce.

- Senti, barbone di merda, se non sparisci giuro che chiamo il proprietario e ti faccio pestare! - urlò ancora.

- Roxy .... – mormorai a fatica.

- Seth? – chiese sconvolta – Seth! Ma che cazzo ci fai qui? Ti sei scolato una bottiglia? –

- La ripagherò ... - risposi provando a mettermi seduto.

- Non dire stronzate, chiamo By. – disse in fretta.

- No .. per favore ... - mormorai, non volevo rispondere a quelle domande.

- Dico sul serio Seth, non credo tu stia bene ... –

Poi sparì, presto sarebbe tornata con lui, avrei voluto essere in condizioni di correre, per sfuggire a Byron, magari rifugiarmi in qualche altro stato, ma sfortunatamente non ero in grado di reggermi sulle gambe e di correre non se ne parlava proprio. Dio, avevo la nausea e non ero certo fosse dovuto soltanto al whiskey, semplicemente non mi abbandonava da ieri.

Koll... per un attimo il suo nome mi balenò per la mente e mi si mozzò il respiro, era come se il suo ricordo mi stesse strangolando minuto dopo minuto.

- Seth! – chiamò la voce allarmata di Byron che mi corse incontro e si getto a terra davanti a me – Cristo, stai bene? Che ti è successo? –

Eccole.

- Non è niente By, una piccola stronzata, te la ripago quella – dissi in fretta e con la voce più neutra possibile – vado a casa adesso ... -

- Seth ... per favore, sono il tuo migliore amico ... evitamele le stronzate. - disse serio.

Ma io non volevo, non potevo riviverlo di nuovo, non potevo raccontarlo.

- Cos'è successo con Koll? – chiese secco ad un tratto.

Quel nome, non quel nome – Ti sarei ... io ... vorrei ... che tu non lo pronunciassi ad alta voce ... - faticai a dire – per favore ... -

- Cristo ... gli spacco la faccia a quel pezzo di merda, questa volta lo faccio sul serio ... che ti ha fatto? Lo hai trovato a letto con qualcuno? Ti giuro che gli apro la testa! – ringhiò minaccioso.

- Ci ho pensato io ... - mormorai a Byron e subito parve stupito – l'ho colpito ... lui ... credo che se ne andrà adesso .... – pronunciare quelle parole mi uccideva.

- Posso sapere che è successo? – ora era preoccupato davvero.

- Era una donna ... -

- Come? –

- Quella con cui mi tradiva ... era una donna ... ho trovato i suoi slip nella valigia ... forse era tedesca ... - mi fermai lì, non so perché ma non dissi una parola del passaporto e di quello che avevo scoperto seguendolo.

- Seth ... - mi abbracciò forte ed io mi lasciai cullare da quel calore familiare – andrà tutto bene ... è finita ora, potrai ricominciare. –

- Non ho voglio di ricominciare By ... ho voglia di annegare ... dormire e non svegliarmi ... ho voglia di essere qualcuno meno patetico di me stesso. – mormorai sulla sua spalla.

- Non sei affatto patetico, Seth ... sei innamorato e non c'è niente di male in questo. Hai solo scelto l'uomo sbagliato. –

- Io scelgo sempre l'uomo sbagliato. – ammisi sconfitto.

- Devi dare alla vita una possibilità, Seth – disse ad un tratto prendendomi per le spalle – non ti ho mai visto divertirti in vita mia, ti sei concentrato sempre su una persona dedicandogli la tua esistenza e poi restando deluso. Dovresti essere più spensierato, meno attaccato alle cose. –

- Dovrei fare la puttana? – mormorai schernendolo.

Quello sospirò – Dovresti comportarti da essere umano! Le tue uniche due storie le hai avute con gente che incontravi nei soliti posti! Cazzo, al tuo liceo e in questo posto di merda! Nessuno dovrebbe uscire con qualcuno che ti rimorchia qui dentro – ci sfuggì un sorriso – esci fuori, non vai in nessun posto se non all'accademia o qui ... va, conosci gente, esci con qualche ragazzo! Una cosa senza impegno, vai al cinema, porca puttana! Non hai mai avuto un appuntamento normale! –

Distolsi lo sguardo a quel punto, sapevo che lo faceva per il mio bene ma non riuscivo ad ascoltarlo – ci proverò ... solo ... per ora voglio stare solo ... -

- Non fossilizzarti, Seth ... hai solo ventiquattro anni ... e non ne vale la pena per uno come lui ... non vale la tua sofferenza. –

Sorrisi amaramente - Non sono io a decidere se la vale ... quattro anni, By ... è sua di diritto. -

Il volto del mio migliore amico era una maschera di amarezza e rabbia, forse era simile al mio se il mio corpo fosse stato in grado di provare ancora qualcosa. Mi misi in piedi e nonostante le suppliche di Byron di restare ancora un po' me ne andai. Dovevo camminare, sbollire quel poco di whiskey che ancora circolava nel mio sangue e cercare posti aperti dove respirare, il dolore nel petto lo rendeva faticoso. Fuori era una bella giornata estiva ed il mondo gridava a gran voce quanto fosse indifferente alla mia sofferenza, sarebbe stata una fantastica giornata di luglio, nonostante tutto.

Era ironico, fu la prima cosa che pensai quando guardai il posto in cui le mie gambe mi avevano portato. Fissai il vecchio palazzo per un lungo momento ... era così familiare che era come se ci fosse casa mia lì dentro, cosa volevo fare? Perché ero tornato? Non avevo risposte, né certezze eppure i miei passi non vacillarono, andarono dritti e sicuri fino al portone di casa sua. Il mio braccio non tremò mentre bussava ma da dentro non provenne nessuna risposta, deglutii e riprovai ma niente, nemmeno un rumore dall'interno. Non so perché lo feci ma tirai fuori la chiave dalla tasca ed aprii la porta, entrando nell'appartamento.

Era vuoto, ogni cosa era stata portata via, i cassetti, i mobili, l'armadio, tutto svuotato, i pacchi che invadevano il pavimento spariti, sembrava che non ci fosse mai vissuto nessuno lì dentro. Era strano pensare che quando le persone portano via le loro cose da un posto possano portarsi dietro anche il proprio profumo. L'odore di Koll era sparito dal monolocale, quell'aroma assurdo di caffè, sigarette e acqua di pioggia ...

Già era assurdo come l'acqua piovana possa avere un odore. L'acqua di un temporale ... ed ora le nuvole si erano allontanate lasciando quell'appartamento totalmente spoglio, senza un'anima ... come me. Mi rannicchiai sul materasso nudo senza avere più la forza di muovere un passo, come se quella visione fosse il colpo di grazia. Mi gettai lì inspirando forte quell'aria neutra e scialba, rannicchiandomi con le ginocchia al petto in uno stato di torpore quasi incosciente, chiedendomi se lui fosse mai esistito, dopotutto.

ANGOLO AUTRICI:

Care ragazze! Noi siamo tornate con un nuovo aggioramento sperando di farvi cosa gradita! Certo l'ambiente non è il massimo! Qesto è uno dei capitoli più cupi della storia ... si dossolvono speraze per il giovane Seth, sembra che Koll non abbia atteso molto e sia sparito dalla circolazione, dov'è? perchè una fuga così improvvisa? Cosa farà Seth? Siamo sempre curiose di conoscere da voi queste risposte! Anche dal fronte Bradbury non si respira di certo un aria migliore! Il nostro caro Tyler vacilla ancora ... accogliendo le provocazioni di Chris ... ma in realtà questo non fa che complicare le cose ... nessuno di loro sembra aver chiaro dove porterà questa cose e di certo il carattere distruttivo di Tyler non aiuta la fragilità momentanea di Chris ... che si ritrova davvero incerto di fronte a quanto sta accadendo! Qualcosa che mai si sarebbe aspettato! Speriamo di aver fatto un buon lavoro e che la lettura vi sia piaciuta! Ringraziamo tutti quelli che perdono tempo per dirci cosa gli piace e non della storia! Grazie ache a chi perde tempo a lettere! Spariamo che sia tutto ben speso! Noi siamo qui pronte a rispondere e chiarire ogni dubbio e confrontarci come sempre!
Un bacio


BLACKSTEEL

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro