capitolo 35
WES
Me ne stavo in salotto, incassato tra i morbidi cuscini del divano in una sorta di dormiveglia dovuta alla noia. Avevo atteso l'arrivo dall'inglese dal momento stesso in cui avevo visto mia cugina sgattaiolare fuori dalla sua stanza come una ladra e dirigersi velocemente in garage per prendere l'auto. Non era stata cauta abbastanza la dolce Celine, dopotutto ero io il re delle macchinazioni in famiglia, forse avevo davvero qualcosa in comune con la buon'anima di nonno Richard. Ma mi annoiavo, non arrivava nessuno lì ed era passata quasi mezza giornata ormai. Sbuffai, allungandomi un po' sul divano, non c'era niente di divertente in quella città del cazzo, soltanto l'idea che Kevin sarebbe di certo tornato mi aveva aiutato a mantenere la calma e pazientare ancora un po'.
- Wes, hai visto Seth per caso? - mi voltai verso la porta per incontrare l'espressione preoccupata di zia Jane, aveva un cesto di panni sporchi tra le mani e l'aria di una che non si era fermata un attimo.
- No, sarà a lavoro. -
- Oggi è il suo giorno libero ... sai se ieri è tornato a casa? Non credo di averlo visto ... - continuò lei adesso visibilmente sovrappensiero – ho così tante cose da fare, non riesco più a stare dietro a nessuno. Chris è uscito? -
- Zia, sta tranquilla. Stanno tutti bene, più tardi andrò a fare in giro, passo al pub, sono certo che Seth sarà lì. - dissi giusto per rassicurarla, in realtà non ero poi così certo che tutto filasse liscio. Seth era scomparso dalla sera prima, era normale che nessuno ci facesse caso, non era un tipo particolarmente espansivo, né un compagnone, eppure mi chiesi se fosse successo qualcos'altro tra lui ed il suo tipo misterioso. L'ultima volta che l'avevo visto non era messo bene, sapevo come finivano quel genere di storie, uno dei due si sarebbe fatto male e, udite, udite ... non sarebbe stato Koll!
Feci per alzarmi da lì, ero già vestito di tutto punto, avevo scelto di indossare la mia t-shirt bianca, era quella che avevo messo l'ultima volta che avevo visto Kevin, di certo gli avrebbe richiamato alla memoria ricordi piccanti che l'avrebbero steso a tappeto ancora prima di raggiungere la sua stanza per disfare le valigie. Mi dispiaceva togliere le tende proprio quando ero certo che quei due si sarebbero fatti vivi, ma stavo cominciando a credere che Seth fosse davvero nei guai, così presi il cellulare ed il portafoglio, me li infilai nelle tasche dei jeans ed aprii la porta d'ingresso.
L'aria notturna era fresca e piacevole, quella era una delle poche note positive di quella città del cazzo, mi lasciai guidare dalla brezza leggera, sfiorando con le dita le fronde degli alberi che contornavano l'enorme giardino. Sarebbe stata una strada lunga per uno a cui era stata ritirata la patente, pensai, sbuffando appena. Ma che diavolo potevo farci, poteva capitare a tutti di finire con il muso della propria auto dentro ad un negozio, anche ai migliori ... e poi era vuoto ... perché lagnarsi tanto? Bah, inutile provare a ragionare con il governo americano.
- Ehi! Dico a te! Fuggitivo che non si è degnato neppure di chiamarci! -
I miei piedi si fermarono automaticamente, mi ritrovai a voltare il viso verso quella voce femminile quasi incapace di credere alle mie orecchie. Cazzo, quei due erano proprio fuori di testa, eppure dopo una seconda occhiata iniziai a credere ai miei occhi.
- Malìa? Ephram? Porca puttana, non posso crederci! Che diavolo ci fate qui? - chiesi fissando i due fratelli Jacobs mentre lasciavano cadere sul marciapiede due enormi zaini da trekking e mi fissavano tra l'incazzato ed il sollevato.
- Siamo venuti a trovarti, idiota! Dodici lunghe ore di autostop soltanto per te ... credo che tu sia in debito con noi adesso! - esclamò con voce maliziosa Malìa, la più spigliata dei fratelli.
Iniziai a ridere come uno scemo, che diavolo ... mi ritrovavo con più gente di quanta ne potessi gestire tra i piedi, sperai soltanto che almeno Wayne mi desse un po' di tregua. Eppure non sarebbe stato male presentare i miei due amichetti al caro Kevin ... anzi, iniziavo a pensare a quanto quella conoscenza avrebbe potuto mandarlo fuori di testa, forse spingerlo perfino ad essere un po' più audace e meno rompipalle nei miei confronti. Sì, averli lì non era affatto una cattiva idea, decisi.
- Che hai da ridere? Siamo davvero a pezzi. Non è che conosci un posto dove possiamo dormire? - chiese Eph fissandomi con quei suoi grandi occhi scuri.
- Andiamo! Starete da me! Qual è il problema! - risi e a quel punto andai ad abbracciarli – allora? Quanto pensate di trattenervi? -
Malìa mi massaggiava il collo, fu lei a rispondere – a dire il vero stiamo tornando a casa, abbiamo pensato di fare una breve tappa qui da te, ci venivi di strada e poi ... - sghignazzò prima di mordicchiarmi l'orecchio - ... ci sei mancato, sei capisci cosa intendo. -
Lo capivo, lo capivo eccome! Ephram era immobile, soltanto i suoi occhi si muovevano lungo il mio corpo, mi stava praticamente spogliando con lo sguardo, sapevo cosa sarebbe successo se mi fossi trovato in una stanza con quei due ... oh, i fratelli Jacobs! Avevamo proprio trascorso dei bei momenti insieme.
- Beh, sarete stanchi, perché non andiamo a casa adesso? Vi troverò una stanza dove sistemarvi, poi potremo fare un giretto – ci avviammo verso la villa dei Wayright, stretti in un abbraccio di cui io formavo il centro perfetto, parlando del più e del meno. Feci finta di non sentire il lieve stridere delle ruote sull'asfalto dietro di noi, né di notare le luci dei fanali illuminarci ogni secondo di più. Dentro di me gioivo, i fratelli Jacobs avevano avuto un tempismo davvero perfetto mentre Kevin ... lui era finito nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo.
- Chi sono? Tuoi parenti? - chiese Eph quando ci fermammo davanti al portico di casa, Malìa era ancora troppo presa dalla bellezza della villa per accorgersi dei due estranei che si avvicinavano a noi di attimo in attimo.
- Chi sono loro? - dissi ad alta voce gettando un'occhiata al bel viso di Kevin che stentava ancora a metterci a fuoco data la relativa oscurità del portico – nessuno di importante ... - dissi ridendo. A quel punto erano vicini, così vicini da fermarsi, Celine per rabbia, Kevin era semplicemente troppo stupito per poter andare avanti. Il suo viso era una maschera di emozioni diverse, tutte in combutta l'una con l'altra. Provai piacere, un piacere perverso, dovuto probabilmente al suo atteggiamento scostante che aveva mantenuto nei miei confronti dal primo momento in cui ci eravamo incontrati. Ebbene era arrivato il momento di mettere da parte i giochi innocui e tirar fuori l'armeria pesante. Non ero mi era mai piaciuto perdere e di certo quella volta non era diverso.
- Togliti ... facci passare. - Celine mi passò vicino, urtandomi appena con la spalla, Kevin le stava dietro e dovette percorrere la sua stessa strada. Pochi centimetri dividevano il mio viso dal suo, potevo percepire perfettamente il profumo della sua pelle, sapeva di sapone e di qualcosa di indefinito e attraente. Sapevo che anche lui poteva sentire il mio, lo vidi irrigidirsi, stringere la mascella con forza e guardare avanti veementemente piuttosto che rischiare di incontrare il mio sguardo. Lo lasciai passare senza sfiorarlo, mi bastò godere di quei suoi occhi fiammeggianti di emozioni per ritenermi soddisfatto.
- Emh ... quei due ti detestano? Te li sei fatti entrambi per caso? - chiese Malìa quando si chiusero la porta dietro le spalle.
- Lei è mia cugina ... quella che odio. - la conoscevano, almeno per sentito nominare, avevo parlato di lei con loro due, probabilmente durante le nostre serata alcoliche.
- Sei sicuro che possiamo rimanere? E' casa di tuo zio questa, vero? Beh ... chiamarla casa è un eufemismo, ma comunque, non è che diamo fastidio? - chiese un attimo dopo Ephram fissando ancora una volta l'enorme entrata.
Risi piano – Certo che potete rimanere, anzi che dico ... voi dovete rimanere. Sarà divertente, vedrete! Sarà come un infinito pigiama party! - detto questo aprii la porta e allargai le braccia – prego, entrate pure ... -
E che i giochi abbiano inizio.
KEVIN
Erano i primi di luglio quando rimisi piede in America, ero tornato con un unico obiettivo, restare accanto a Celine. Non mi importava di niente, lo volli mettere in chiaro con me stesso fino in fondo. Sarei stato distante, serio, non mi sarei fatto trascinare, la mia volontà non sarebbe stata calpestata ancora una volta, non mi sarei fatto umiliare da lui.
Quando lo vidi a pochi passi dall'ingresso dei Wayright il mio corpo ebbe un fremito, non dissi una parola ma di certo la sua visione improvvisa non mi lasciò indifferente, ma avevo messo in conto anche quello. Quello che non avevo calcolato erano i due sconosciuti che lo affiancavano e, ancora di più, il modo in cui lo guardavano, quello fece male da qualche parte dentro il petto, era chiaro chi fossero, altro intrattenimento per un uomo che non conosceva vergogna o imbarazzo. Un essere spregiudicato che con la sua indifferenza calpestava il prossimo senza guardarlo. Infatti anche in quel preciso momento stava sorridendo, soddisfatto da quella sua nuova trovata.
Dopo aver disfatto le valigie scesi in cucina a mangiare qualcosa, pensavo ad un paio di toast da portare in camera e da mangiare lontano dal caos della villa, quando feci il mio ingresso nella stanza mi accorsi di non essere solo però, Jane e Wes stavano chiacchierando davanti ad un paio di tazze di orzo e qualche biscotto.
- Quanto si fermeranno? – chiese la donna con il suo solito sorrise gentile.
- Non molto, sono solo di passaggio a dire il vero. – mormorò Wes con soddisfazione nella voce.
- Sei sicuro che gli vada bene arraniarsi con te? La casa è stracolma e non abbiamo altre stanze libere per loro purtroppo ... – si scusò.
- Andrà benissimo zia, ci conosciamo molto bene, non abbiamo problemi a dividere il letto, credimi. – mentre diceva quelle parole si voltò a guardarmi, un'occhiata fugace ed eloquente.
Un'altra fitta, un leggero crack che soffocai immediatamente, non avrei fatto il suo gioco una seconda volta. Mi diressi con noncuranza verso il frigorifero e presi il necessario per fare il toast, Jane si voltò verso di me.
- Vuoi che lo faccia io, caro? – chiese gentile come sempre.
Alle sue spalle vidi Wes fissarmi in modo ambiguo, il biscotto gli aveva lasciato una lunga scia di cioccolato ormai sciolto sul dito, mi puntò con lo sguardo mentre leccava con lascivia la punta del dito medio, uno strano senso di nausea mi si arrampicò nello stomaco, la gola mi si strinse, imposi a me stesso di fare finta di niente, ma era faticoso, terribilmente faticoso.
- Fa niente, mi è passata la fame. – dissi amareggiato e mi voltai verso l'uscita.
- Puoi farne per me zia, li porto su ai ragazzi. – sentii dire a Wes prima che lasciassi la stanza.
Mi diressi nuovamente al piano di sopra, quel posto all'improvviso mi stava tremendamente stretto, volevo fare due passi così avrei detto a Celine di accompagnarmi, uscire avrebbe fatto bene anche a lei. Mi diressi in camera nostra ma non c'era, lo trovai strano così mi misi a dare un occhiata in giro, ad un tratto sentii la sua voce provenire da una delle camere, la porta era accostata.
- Non le hai rivolto la parola ... - disse la sua voce flebile e avvilita.
- Per favore, Celine, non è il caso ... - era Ben il suo interlocutore.
- Senti, ero io l'unica a non sapere ... quindi ... se tu ne eri già a conoscenza perché non le parli adesso? Siete andati avanti decentemente in questi anni, no? Cos'è cambiato? Perché non provate a chiarire? – Celine era distrutta, il suo tono tradiva la disperazione che provava.
- Sono cose complicate tesoro ... io e la mamma ... - l'uomo non trovava le parole, sembrava infinitamente amareggiato.
- Vi lascerete? È questo che vuoi dirmi? Volete divorziare? – stava singhiozzando adesso.
Mi allontanai dalla porta e smisi di ascoltare, non mi sembrava giusto origliare come un ladro, quelle erano cose che riguardavano lei e la sua famiglia, sapevo che se avesse avuto bisogno sarebbe potuta venire da me, io le avrei dato tutto l'appoggio possibile. Mi misi di nuovo in cammino, pensai che a quel punto sarebbe stato meglio uscire da solo, nel momento stesso in cui passai davanti alla porta del bagno questa si aprì rivelando la figura snella dell'amica di Wes.
- Ciao! – mi salutò con un mezzo sorriso che mi ricordava detestabilmente quello del nostro conoscente comune.
Io non risposi, mi limitai a fissarla.
- Caspita ... che gelo ... lo ha detto Wes che sei uno tutto d'un pezzo – ridacchiò – io sono Malìa ... - mi tese la mano con un gesto parecchio provocante.
- Non ti ha detto che sono il ragazzo di sua cugina? – chiesi irritato.
- Certo ... il noioso fidanzato inglese di mia cugina ... - citò – parole sue, ma io volevo appurare di persona, in realtà mi sembri troppo carino per essere noioso. –
- Sorprendente ...- replicai con amarezza – vedo che gli amici di Wes ricalcano alla perfezione il suo stile ... siete voi a essere noiosi per quanto mi riguarda. –
Rimase un attimo interdetta poi storse il labbro – che stronzo! –
- Francamente preferisco donne di classe, risparmia il fiato. – dissi poi lasciandola lì impalata nel corridoio e dirigendomi all'ingresso.
-Era assurdo, perfino parlare con quella gente mi faceva incazzare ormai. Ero davvero giunto al limite con ogni probabilità.
Arrivato al piano di sotto mi diressi verso la porta e la aprì pronto a uscire per qualche ora da quell'inferno formato casa, ma non feci molti passi. Davanti a me poco distante dalla veranda di legno c'era Wayne. Non lo vedevo da quel giorno al bar, entrambi ci fissammo con sorpresa, poi mise su un'espressione guardinga. Ci mancava anche lui, pensai.
- Senti, non voglio guai. Non so cosa ti abbia raccontato Celine ma a me lei non interessa ... sono qui per Wes ,chiaro? – precisò subito.
- Certo ... mi ... dispiace per quello che è successo, avevo alzato il gomito. – mormorai e gli porsi la mano. Basta cazzate. Stavo andando bene.
- Figurati, le serate di merda capitano a tutti – rispose rilassato e me la strinse saldamente – è in casa quel pestifero stronzetto? –
Mi stupì per un momento il tono che usò, era molto dolce e bonario, deglutii, eccone un altro, pensai, un altro caduto nella rete di quello stronzo provocatore.
- Certo ... è in camera sua – mi pentii nell'esatto momento in cui pronuncia quelle parole – ti accompagno! –
Che stai facendo Kevin? Si disse una parte di me, lui conosceva la strada, perché andare e assistere a quello che sarebbe accaduto? Perché dirgli che era in casa e lasciare che Wayne osservasse con i suoi occhi lo spettacolo deprimente che sicuramente si stava consumando in quella camera? Perché essere così meschini? Non mi fermai, nonostante non fosse giusto portai quel ragazzo faccia a faccia con la realtà. Salii quelle scale e percorsi ancora una volta quel corridoio fino alla porta che dava sulla stanza di Wes, sarebbe stata aperta come sempre. Quindi mi feci di lato per permettere a Wayne di aprire la porta ed entrare per primo all'interno della stanza, l'uscio cigolò appena e si aprì ma lui non entrò, rimase immobile con un espressione di pura sorpresa mista a qualcosa di spaventoso sul volto. A quel punto mi sporsi e guardai dentro, il mio cuore perse un battito, immaginarlo era infinitamente più semplice che vederlo, quello era troppo reale.
Wes era sul letto, la ragazza di nome Malìa era stesa accanto a lui, tutta intenta a baciare il suo corpo nudo, mentre il ragazzo sedeva sulle gambe di Wes, il suo viso si perdeva sull'inguine del bastardo. Fu soltanto un istante, Wayne dovette lasciarsi andare ad un'imprecazione perché improvvisamente si accorsero di noi. La ragazza si coprì velocemente con il lenzuolo mentre il fratello si spostava di lato, rosso in viso dalla vergogna. Soltanto Wes sembrava perfettamente a suo agio.
- Wayne? – chiese quello stranito – ma che ci fai qui? –
L'espressione sul volto dell'altro si indurì, serrò la mascella e lo stesso fece con i pugni – è per questo che non mi hai chiamato? Per fartela con questi due? – la sua voce tremò leggermente – i fratelli Jacobs suppongo. –
- Non la fare tanto lunga ... sono solo venuti a trovarmi – commentò il biondo con il suo solito tono divertito. Mio Dio, come poteva ridere in un momento del genere? Come poteva essere tanto crudele?
- Sei una merda, Wes ... - disse Wayne alla fine, c'era sconfitta nella sua voce – Cristo ... dopo quello che è successo fra di noi ... credevo che fossi diverso adesso .... Che fossi maturato. –
Ancora un'altra risata – Maturato? Per favore, non farmi ridere, potrei strozzarmi! Non accetto certe scene da te! –
- Mi dispiace – mormorò ad un tratto con grande sorpresa di Wes – mi dispiace per quello che è successo, ero un ragazzino pieno di sé e stronzo e non avrei dovuto fare quello che ho fatto ... ma credevo che avremmo potuto avere un'altra possibilità adesso – distolse lo sguardo – credevo che avremmo potuto riprovare a farla funzionare stavolta. –
- Non mi è mai piaciuto aggiustare le cose – disse Wes con assoluta freddezza – ho messo in chiaro più di una volta quello che c'era fra me e te, ti sei fatto i conti da solo senza ricordarti di interpellarmi, Wayne, a me avere qualcosa con te non interessa, chiaro? –
Quello rise ma sul suo viso c'era soltanto una profonda delusione – sai ... credevo fossi più di questo Wes, ma forse mi sbagliavo ... sei un verme, non credevo che saresti davvero arrivato a tanto – mormorò – non provare più a cercarmi. –
- Non sono stato io a cercarti. – disse ancora quello spazientito.
- Sei una puttana Wes. –
- Ho soltanto imparato dal migliore, Wayne. – i suoi occhi brillarono di cattiveria. Dentro di me capii che Wes aveva atteso per anni quel momento, la sua rivincita personale era arrivata. La vendetta su Wayne era stata perpetrata.
L'altro se ne andò, sconfitto, piegato, con gli occhi bassi ed un'espressione sconvolta sul viso.
Wes era stato tremendo, distruttivo, come se tutto il risentimento covato in quegli anni lo avesse conservato per quel preciso momento. Allora capii che lui non aveva mai voluto Wayne indietro, lo aveva illuso, ci aveva giocato solo per portarlo a quella confessione, per farlo strisciare ai suoi piedi e poi calpestarlo a morte.
- Ti è piaciuto lo spettacolo, Kev? – mormorò poi con un tono indecifrabile.
Mi voltai nuovamente a guardarlo, i due fratelli erano immobili e totalmente a disagio, non proferivano una parola mentre lui sembrava torreggiare sull'intera stanza con il suo enorme ego.
- Non permetterò che tu lo faccia anche a Celine ... per questo non posso lasciarti vincere, lei non merita questa umiliazione – dissi fissandolo negli occhi come non avevo mai fatto prima di allora – hai già mandato a puttane la sua famiglia, non ti permetto di fare lo stesso con l'unico appiglio che le resta. –
Il suo sguardo divenne per un istante meno feroce e famelico – e se non si trattasse di lei? Mettiamo caso si trattasse di te? Se tu fossi il mio fine che giustifica i mezzi? Che cosa faresti a quel punto, Kev? – chiese leccandosi delicatamente le labbra.
Inspirai profondamente, chiusi gli occhi, mi voltai e lasciai velocemente quella camera, quel corridoio e quella casa, la risposta non volevo conoscerla.
NOTE DELLE AUTRICI: Buongiorno a tutte ^^
Rieccoci con un nuovo capitolo! Beh, beh, beh ... c'è ben poco da dire u_u la storia parla da sola a questo punto. Qualcuno si è ficcato nei casini con le sue stesse mani, scegliendo di tornare e sostenere la propria ragazza. Ma siamo poi così sicure che sia tornato soltanto per questo motivo? :P
Di certo qualcuno è deciso a scoprirlo ... sappiamo anche di chi sto parlando! Wes non demorde e non è affatto intenzionato a mollare la presa sull'inglesino che continua ad opporsi. Cosa credete che succederà a questo punto? Pensate che alla fine cederà alle provocazioni del bel Wes? Perché diciamolo ... lui è il re delle provocazioni e quando si mette in testa un obiettivo fa di tutto per raggiungerlo, soprattutto quando si tratta di nuove possibili fiamme!
Wayne è ancora super detestato dalle vostre parti? O sta iniziando a suscitarvi qualcosa di più della semplice avversione?
Wes si è preso le sue soddisfazioni a questo punto ... senza dubbio ha rivendicato il suo onore perduto anni prima. Credete che si fermerà qui?
Bene, siamo curiosissime di sentirvi :)
Speriamo che anche coloro che seguono silenziosamente questa storia si facciano avanti qualche volta ^^ su, su non siate timide ... noi non mangiamo nessuno! (non ancora)
Un bacione e un mega grazie ancora!
Alla prossima :)
- BLACKSTEEL -
9/5(
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