capitolo 33
KOLL
Mike Ross camminava sereno e con passo pimpante per le strade di Berlino, era una giornata tranquilla, il volo era andato meglio del dovuto, niente ritardi né contrattempi di alcun tipo. Il vento conferiva a quella giornata una brezza fresca che incorniciava perfettamente la vita genuina di quel ragazzo. Giovane copilota di aerei di linea, aveva visto i posti più belli del mondo, ed era adorato dalla sua fidanzata Joanne che aspettava il suo rientro con trepidante attesa. Era bella la vita di Mike Ross.
- Mike!-
Sollevai lo sguardo e mi apprestai a sorridere serenamente, sì Mike era un uomo sempre rilassato e affabile. Joanne mi venne incontro e mi abbracciò forte, io ricambiai la stretta e la baciai. Il sapore di quelle labbra così dolci e morbide, i suoi capelli lisci e biondi fra le mie mani, il suo corpo esile premuto contro il mio, tutto quello, mi resi conto, non mi era affatto mancato.
Bugiardo, ecco cos'ero, un imbroglione, un criminale che si aggirava furtivo e teneva insieme il suo essere usando le vite degli altri, Mike Ross, Tim Olson, Jeffrey Morgan, Kayle Oman, tutti loro erano una copertura, strati su strati di menzogne per coprire i traffici di Koll, per coprire la nuova vita di Meallta. Ed ogni vita che mettevo in piedi era autonoma e viva, entrava in contato con altre persone, coinvolgeva nella rete sempre più mondi diversi, ben attento a non farli toccare, altrimenti sarebbero implosi.
- Non ho molto tempo, amore – dissi all'orecchio di Joanne in un tedesco perfetto – torno stasera e porto la cena, sarà una serata speciale. –
Lei arrossì violentemente, sapeva cosa sarebbe accaduto quella sera, lo sapevamo tutti, il buon Mike sapeva che i tempi erano maturi per chiedere alla sua odorata di sposarsi, aveva ventisei anni, un lavoro ben retribuito che nonostante lo impegnasse molto poteva tranquillamente bastare a mantenere una famiglia. Anche il lavoro di Joanne al giornale procedeva bene ed era diventata da poco editrice ufficiale, con un suo pezzo tutte le settimane.
- Mi metto in ghingheri per te! – mi disse facendomi l'occhiolino - vedi di non rientrare troppo tardi, cerchiamo di cenare puntuali per una volta! –
Le promisi di tornare a casa presto con la cena e che ne sarebbe valsa la pena di aspettare. Poi mi mossi verso la vera ragione che mi aveva riportato in Germania così presto, i miei affari richiedevano sempre la mia presenza e quello era davvero molto importante.
Mi ritrovai come stabilito sul retro di una vecchia fabbrica nella periferia di Berlino, un posto deserto persino durante il pomeriggio, la zona era stata dismessa da tempo e lì nessuno sarebbe venuto a ficcare il naso.
Non fu una lunga attesa, il suono di passi pesanti mi annunciarono l'arrivo del mio cliente Rudolff Baylish, era un industriale tedesco parecchio ambizioso, di recente alcuni colpi molto azzeccati gli avevano permesso di quadruplicare le entrate nella sua azienda e salire vertiginosamente nelle quotazioni in borsa. Questi colpi molto azzeccati glieli fornivo io. Come? Si potrebbe chiamarlo spionaggio industriale ma sarebbe alquanto limitativo, traffico illegale di informazioni dava un'idea più chiara.
- Koll! Finalmente! Hai le mie buste? – chiese l'uomo trepidante.
- Certamente, tu hai i miei soldi? – mi accertai lanciandogli un'occhiata.
- Ovviamente! – disse quello ridendo soddisfatto e tirando fuori dalla valigia una busta bianca, io allungai la mano e la presi.
Gettando un occhiata all'interno notai i contanti che mi doveva così gli passai la busta che avevo portato, dentro c'erano le prossime richiese del mercato, con i prototipi già parzialmente sviluppati dei suoi principali concorrenti, questo era il necessario per la vittoria.
- Eccellente Koll ... fare affari con te è un piacere. –
- Credo sia superfluo ricordarti che tu non mi hai mai visto qui ,Baylish, né che tu conosca il mio nome ... –
- Ovviamente ... sta tranquillo ... sei la mia fonte di salvezza, non ti tirerei mai un brutto colpo – tentò di rassicurarmi, ma di certo non erano quelle parole a farmi stare tranquillo.
- Come no ... ma dopotutto il nome Koll non ti servirebbe a molto. –
Gli voltai le spalle e mi diressi verso l'uscita per dirigermi ad altri due luoghi di incontro, eccola la mia vera vita, quando non era contornata da risate e frivolezze con donne irritanti. Mi muovevo nel buio spacciando informazioni che valevano milioni di dollari a persone sparse ovunque, Spagna, Germania, America, Cina, quello che avevo in mano permetteva al sistema di girare e tutto restava in piedi grazie alla mia abilità e la cecità di qualcun altro.
Arrivai giusto in tempo per la cena davanti all'appartamento che dividevo con Joanne, appena entrai dalla porta sentii la sua voce canticchiare appena. Il tavolo della cucina era apparecchiato di tutto punto con tanto di candela accesa al centro esatto, tutto molto intimo, pensai, annoiato. Riposi il cibo sul ripiano e lo sistemai in alcuni piatti da portata mentre sentivo la ragazza di Mike entrare nella stanza.
- Ce l'hai fatta questa volta! - esclamò sorridente.
La cena fu tranquilla come al solito e arrivati ad dolce era necessario che Mike facesse la sua prossima mossa, così spostai gli occhi su quelli di Joanne che subito arrossì violentemente. Le tesi la mano lungo il tavolo e lei la prese stringendola forte.
- Joanne ... stiamo insieme da cinque anni ... mi sei sempre stata vicina e tu significhi tutto ... quindi ... vuoi .... – accompagnai quelle parole mostrandole l'anello che le avevo comprato, i suoi occhi si riempirono di lacrime, non fu necessario che finissi la frase.
- Sì! Mio Dio, Mike! Ti amo da morire! – urlò lei facendo il giro del tavolo e gettandosi tra le mie braccia, in estasi.
Mi sollevai dalla sedia e le misi l'anello, lei si attaccò convulsamente alla mie labbra staccandosi soltanto dopo un lungo momento, proprio per riprendere fiato. Il suo corpo era stretto al mio, le sue labbra suggellavano quella promessa ed io era come se non fossi lì.
Fu lei a trascinarmi in camera da letto, sbottonandomi in tutta fretta la camicia sussurrandomi quei ti amo senza importanza, si spogliò davanti a me mentre passavo le mie dita sulla sua pelle chiara. Poi si distese sul letto ed io la osservai per qualche secondo prima di terminare di sbottonarmi la camicia e liberarmene. Stavo per passare ai pantaloni ma qualcosa mi bloccò, l'espressione sul volto di Joanne era cambiata rapidamente. Gioia, stupore, turbamento, adesso le lacrime erano sul punto di sgorgare dai suoi occhi azzurri mentre faticava a emettere un suono.
- Mio Dio ... cosa ...? – si portò le mani alle labbra mentre si metteva a sedere sul letto – cosa significa Mike ... cosa ... -
Non capii esattamente a cosa si riferisse poi mi voltai verso lo specchio alla parete cercando indizi e li vidi, erano più chiari ma ancora pienamente visibili, i segni di Seth.
Mi sfuggì un sorriso, Seth , era così diverso lui, così perfetto nel suo modo assurdo di vedere il mondo, non avremmo nemmeno dovuto conoscerci noi due eppure era successo. Oltretutto gli avevo rivelato più di quanto avrei dovuto, lui conosceva Koll. Passai distrattamente le dita su quei segni riportando alla mente la notte che me li aveva fatti, il desiderio e l'eccitazione che provavo con lui non li avrei mai sentiti per nessun altro, quella era una certezza.
- Mike! Cazzo, vuoi darmi una spiegazione? – Joanne urlava e nel frattempo si era rivestita.
Una spiegazione? Quel piccolo criminale mi aveva giocato un brutto colpo, lo capii nel momento in cui ricordai il suo atteggiamento degli ultimi giorni, doveva aver capito qualcosa, anche se non seppi dire come, ma era sospettoso. Lo sguardo di quella notte, così infuocato e feroce, mi aveva marchiato di proposito, risi ancora. Avevo scambiato davvero una tigre per un gatto domestico.
- Che cazzo hai da ridere? Hai un'altra donna? –
- Spiacente, Joanne ... – fu tutto quello che mi sforzai di dire.
Poi lasciai la stanza sotto i suoi occhi sconvolti e andai a fare una doccia, Seth aveva vinto, avrei dovuto rompere con lei e mi resi conto che sarei tornato prima del previsto in America, dopotutto i miei affari erano quasi tutti ultimati e non era più il caso di trattenermi per Joanne. Il fidanzamento di Mike Ross era definitivamente sciolto e Seth avrebbe avuto il suo Koll prima del previsto.
Quando, minuti dopo, rientrai nella camera da letto, lei se ne stava aggomitolata sul letto con la testa fra le gambe ed il corpo scosso da tremiti, singhiozzava. Nemmeno quella visione servì a smuovere del sentimento in me, notai le valige pronte a pochi metri dalla porta, le presi e andai via. Senza una parola, senza una spiegazione, fuori a cercare un posto per dormire e pronto a terminare gli ultimi incarichi, prima di tornare a casa.
TYLER
- Com'è andata? Ci hai messo poco! - mio padre mi osservava con un'espressione febbrile sul volto. Doveva essere divertente per lui ritrovarsi lì, circondato da altri aspiranti militari che lo fissavano come se fosse Dio in terra, gente che avrebbe fatto di tutto per partire al fronte. E poi c'ero io ... io che avevo risposto alle domande del test attitudinale perché costretto, io che sarei entrato a far parte di quel mondo perché avevo Luis Bradbury alle spalle.
- Tutto bene ... è andato tutto bene, credo. - era così, mi ero preparato per quei test, sapevo di averli colpiti, inoltre tutti lì dentro conoscevano mio padre, era praticamente assodato: quella parte era andata alla grande.
Non ascoltavo, Luis continuava a parlare allegramente mentre ci dirigevamo verso il parcheggio, l'ansia era andata via ed io rimanevo da solo con i miei pensieri. Mi ritrovai a stringere i pugni, non avevo riposato neppure un attimo da quel giorno ... quel fottuto giorno di merda durante il quale avevo perso del tutto la testa. Mi ero detto che avevo soltanto bisogno di una valvola di sfogo, l'avevo trovata in lui, ma questo non mi faceva sentire meglio, anzi ... mi sentivo davvero male, la nausea mi risaliva l'esofago, mi trattenevo in continuazione. Avrei voluto urlare, distruggere il mondo e neanche così sarei riuscito a sopraffare quei fottuti pensieri di merda. Mi portai le mani al volto, avevo bisogno di riposo o di svago, ma che diavolo potevo fare? Non potevo tornare indietro nel tempo, ma se soltanto avessi potuto ... mi sarei controllato, perché io non ero ... non ero quello. Il solo pensiero mi faceva vomitare, che diavolo avevo fatto? Perché cazzo era successo? No, non poteva essere vero, quello non ero io ... era un incubo, mi sarei svegliato prima o poi e forse ne avrei anche riso.
- Ty? Mi stai ascoltando? Bisogna festeggiare, figliolo ... stasera andremo ovunque vorrai. Una bella cenetta di famiglia per propiziare questo primo passo verso il nostro sogno! - mio padre rise forte, avrei voluto ucciderlo, sbattere quella sua testa del cazzo contro il parabrezza fino a farla esplodere come un grosso melone maturo.
- Possiamo fare qualche altra volta? Vorrei vedere i miei amici stasera ... hanno organizzato qualcosa per me ... - non era vero, al massimo sarei andato da Lex, ma mio padre era troppo su di giri per prendersela quella volta ed io non ero nelle condizioni migliori per sopravvivere ad una serata in famiglia quel giorno.
- Certo! Nessun problema, allora faremo un'altra volta. In fin dei conti dobbiamo prima ricevere le valutazioni per festeggiare davvero, no? - continuava a parlare, mi rassicurava, come se davvero mi importasse qualcosa di quel fottuto colloquio e del risultato. Volevo soltanto scendere da quell'auto e respirare, respirare a lungo perché quella nausea non voleva lasciarmi.
Arrivare a destinazione fu la mia salvezza, balzai fuori dall'auto come un proiettile, prima di fiondarmi in casa e chiudermi in bagno, ignaro dei richiami di mia madre. Strinsi con violenza il lavabo tra le mani, le mie nocche diventarono bianche. Non alzai lo sguardo sullo specchio, non riuscivo più a guardarmi in faccia senza farmi schifo, non dopo quel pomeriggio. Mi ritrovai ad appoggiare la fronte contro le piastrelle fredde del pavimento, scivolando sempre più in basso. Ero immobile adesso, chiudere gli occhi non serviva a nulla, quelle immagini erano vivide come se fossero state impresse nel fuoco, continuavano a danzare davanti a me, a ricordarmi ciò che avevo fatto, come mi ero sentito mentre lo facevo. Era quello il punto, era ciò che avevo provato. Mi portai una mano al volto. Ero caldo, le dita mi tremavano, come avevo potuto ridurmi in quelle condizioni?
L'immobilità mi uccideva, non potevo starmene lì, dovevo impegnare il mio cervello in qualche modo o porca puttana sarei finito per impazzire! Mi sciacquai il viso con l'acqua fredda, era tutta colpa della tensione, di quella fottuta tensione che mio padre mi metteva addosso. Non c'era nient'altro da dire, non ero io a non andare, era il contorno, l'ansia, le aspettative, il mio dannato odio per quel bastardo che continuava a dominarmi come se fossi un fottuto bambolotto.
E' tutto ok, mi dissi, è tutto assolutamente nella normalità, Tyler, non devi neanche più pensarci. Sarebbe potuto succedere a tutti, in fin dei conti avevi soltanto voglia di lasciarti andare per un po', che poi tu l'abbia fatto con la persona sbagliata non importa ... e invece importava! Era quello il punto.
Mi ritrovai a mugolare dalla disperazione, non serviva a nulla coprirmi gli occhi. Cazzo, continuavo a vederlo, quella fottuta schiena abbronzata, i suoi capelli lisci chiusi nel mio pugno mentre lo strattonavo, i suoi addominali tesi sotto il tocco delle mie dita. Non riuscii più a trattenermi, vomitai, vomitai quel poco che avevo mangiato per colazione, coprendo i conati con il flusso dell'acqua che scorreva. Stavo male, non riuscivo a riprendermi da quello, che diavolo avrei fatto adesso? Sapevo che prima o poi l'avrei incontrato in giro ... come diavolo mi avrebbe guardato? Porca puttana, lo avrei picchiato, lo avrei pestato a sangue, dovevo massacrarlo, soltanto così potevo ... potevo cosa?
- Ty ... tutto ok? Sei chiuso da lì dentro da un bel po' ... - mia sorella bussò piano alla porta. Mi asciugai velocemente il viso con un asciugamani, evitai di incontrare il mio riflesso allo specchio, sperando di non avere l'aria di uno che aveva appena vomitato l'anima.
- Che vuoi? Usa il bagno di sotto, piattola del cazzo. - dissi con il mio solito tono mentre aprivo la porta e filavo via a passo svelto.
- Wow, siamo proprio di ottimo umore oggi! Ma posso capirti ... lo stronzo ti ha stressato. Dimmi che il colloquio è andato male ... -
Non mi voltai, non volevo guardarla, ero stanco di fronteggiare la gente, lei avrebbe potuto capire più di qualunque altro lì dentro – non mi scocciare, Rachel, non sono dell'umore adatto, te lo assicuro. Togliti dalle palle, ok? -
Niente, ovviamente me lo aspettavo, mi passò accanto e si infilò in stanza con me poco prima che mi chiudessi la porta alle spalle. Poi si gettò sul mio letto e mi fissò con attenzione, non c'era modo di togliermela dalle palle.
- Che diavolo ti succede, Tyler? - la sua voce era bassa, il suo sguardo spaventosamente penetrante.
- Non mi sento bene, deve essere lo stress per questo fottuto test ... niente di preoccupante. Tu cosa vuoi? Ho l'impressione che non sia venuta qui soltanto per me. -
Quella scosse la testa – mi stai dicendo che sono egoista per caso? Cosa posso farci se ti piace tenerti i tuoi segreti tutti per te? Io ci provo a farti sputare il rospo, ma non vinco mai ... -
Sbuffai, era troppo, non potevo affrontare anche lei adesso – Vado ad allenarmi un po'. -
- No, aspetta ... - mi voltai verso di lei, stremato.
- Ma che vuoi, Rachel? Davvero ... che diavolo ... -
- Si tratta di Chris ... - soltanto sentirle pronunciare quel nome mi fece andare del tutto fuori di testa – e non fare quella faccia! Lo so che lo detesti ma non so con chi parlarne ... Jessicah è in vacanza e tu ... tu sei un maschio, ne capirai qualcosa, no? -
Rimasi ammutolito, avevo faticato tre lunghi giorni per eludere quel nome, perfino nella mia mente riuscivo a chiamarlo "lui", mentre adesso lei me lo spiattellava così, come se niente fosse. La nausea tornò a farsi sentire, la mia vita era un incubo.
- Credo che ce l'abbia con me, non risponde alle mie chiamate, né ai miei messaggi da quando Lewis è sulla bocca di tutti, onestamente penso che dia a te la colpa di questo ... - i suoi occhi mi inchiodarono.
- Non ho detto un cazzo a nessuno, Rachel. Non scocciarmi. -
- Lo so, lo so! - si premurò ad assicurarmi – ti conosco, Ty. So che non lo faresti mai, eppure Chris deve pensarlo, forse colpevolizza anche me, in fin dei conti avrei dovuto tenere la bocca chiusa con te, ma non l'ho fatto ... che diavolo ... -
- Smettila, che ti importa di lui, Rachel? Ma che diavolo te ne fotte di quello che pensa? Lo conosci da un mese! Un fottuto mese! - dissi rabbioso, perché poi doveva rompere le palle a me? Proprio a me? - lascialo perdere, Rachel. Mi hai sentito? E soprattutto non scocciare me, porca puttana. Non me ne fotte un cazzo dei tuoi problemi da sedicenne innamorata, vedi di farti una vita, e che cazzo. -
- Scusami, eh ... sei fin troppo esaltato oggi. Vai a fare in culo. Avevo soltanto bisogno di sfogarmi con qualcuno, ma a te non importa niente dei miei problemi, sai che novità! - Rachel si alzò dal letto come un fulmine, stava per raggiungere la porta ma la fermai, bloccandola per il braccio.
- Adesso stammi a sentire, idiota del cazzo ... - sussurrai a denti stretti, bloccandole il viso tra le mani – se io sono ancora qui, in questa casa, a subire la dittatura di quel bastardo è soltanto per voi ... per te e per mamma. Se tu non fossi qui io sarei molto ma molto lontano, a vivere la mia vita come diavolo avrei voluto. Se sono qui, chiuso in questa fottuta prigione, lo sono solo per voi, per non lasciarvi da sole con quel bastardo che vi farebbe passare l'inferno, quindi modera i termini quando parli con me. -
Rachel stava singhiozzando, non abbassò lo sguardo, continuò a fissarmi con odio – vattene adesso. - ma fui io ad andar via per primo, scesi giù, evitando le occhiate preoccupate di mia madre intenta a cucinare. Uscii fuori e mi diressi verso il garage dove tenevo il mio sacco da boxe ed i pesi, ma prima di entrare venni attirato da un movimento in alto. Era la finestra di casa Wayright. Immediatamente premetti il bottone di apertura del garage, puntando lo sguardo sulla saracinesca e sforzandomi di non muovermi, sapevo a chi apparteneva quella sagoma magra. Quella era la sua camera quindi ... sperai che non mi avesse visto, mi gettai velocemente nella stanza aggirando l'auto di mio padre e gettandomi sul materasso di fortuna che tenevamo lì sotto in caso qualcuno avesse voluto fare un riposino pomeridiano. Mi vergognavo di me, come potevo vivere? Come potevo andare avanti se mi vergognavo perfino di stare nella mia stessa pelle?
Mi lasciai cullare da quel vago odore di motore e benzina, avevo sempre amato quel profumo. Ed ero stanco, troppo stanco, da quanto tempo non dormivo?
Nella dormiveglia ricevetti un messaggio da un ragazzo che faceva surf con me, quella sera ci sarebbe stata una festa a casa sua. In occasioni normali non avrei mai accettato, detestavo quei boriosi finti sportivi del cazzo, ma quella volta ammisi che mi avrebbe fatto bene cambiare aria.
Avrei incontrato molta gente, mi sarei portato a letto qualche sciacquetta che non vedeva l'ora di farsela con il grande Ty e tutto sarebbe andato bene. Tutto sarebbe tornato alla normalità. Ed io avevo disperatamente bisogno di quella normalità.
SETH
Erano passati solo tre giorni da quando Koll era partito ed io ero in uno stato di ansia tale che non mi consentiva di concentrarmi su altro che non fosse lui e quando avesse fatto ritorno. Mi chiedevo se il mio piano avesse funzionato oppure se lui avesse fatto qualcosa al riguardo, coperto i segni, oppure promesso di liberarsi di chi glieli aveva provocati. Un brivido mi scosse il corpo, sì c'era anche quell'eventualità, il caso in cui fossi stato io quello di troppo, che lui tornando si sbarazzasse di me. Ma era un'opzione che avevo considerato ed accettato da tempo, qualunque cosa, qualunque prezzo sarebbe stato accettabile per sapere una volta per tutte come stavano le cose, per essere sicuro di chi stavo guardando negli occhi.
Ero sempre stato bravo a vedere dentro le persone, leggere il loro corpo per conoscere cosa si nascondeva dentro la loro anima, osservavo attentamente e capivo. Ma con Koll era diverso, fin dalla prima volta ogni suo gesto non era minimamente collegato a quello che pensava davvero, ogni parola ne significava un'altra, sempre e mi lasciava confuso e incerto, era il suo gioco e io mi ero stancato di giocare, quella partita non aveva fine.
Mi diressi fuori dal bagno ancora più irritato di quando ci ero entrato, dovevo smettere di pensarci o sarei impazzito, ormai dovevo solo aspettare per quanto questo fosse detestabile.
Ad un tratto mi voltai nel corridoio e vidi la porta della camera di Chris, era da molto che non faceva che restarsene chiuso in stanza, veniva giù soltanto a l'ora dei pasti . Mi voltai dirigendomi lì, spinsi la porta e vidi mio fratello disteso a pancia in giù sul letto con la testa sotto il cuscino. Al suono del mio ingresso si drizzò, stupito.
- Cazzo Seth, perché diavolo non bussi? – protestò.
- E tu perché diavolo stai chiuso qui? – domandai con il mio solito tono tranquillo.
- Io stavo ... stavo ....- si vide preso alla sprovvista.
- Ti stavi commiserando. –
- No! Ma che diavolo vai dicendo, non mi stavo affatto commiserando. – si precipitò a chiarire con un tono che non m convinse affatto.
- Non sembrava proprio ... –
- Ma che vuoi? Perché non la pianti ? - sbottò irritato.
- Cosa c'è che non va? – era chiaramente visibile dal profondo dei suoi occhi quel velo di tristezza che non era decisamente da lui.
- Non c'è niente che non vada – precisò – te l'ho appena detto ... io stavo ... facendo un riposino. –
- Che cosa c'è che non va? – ripetei.
Il sguardo adesso era irritato – piantala di rompere le palle, non ho niente. –
- Cosa c'è che non va? –
Digrignò i denti – Ma sei sordo! Smettila! Smettila di impicciarti di tutto, che cazzo – adesso il suo tono era arrabbiato – non sono affari tuoi, ok? Non vengo ad indagare sulle tue stranezze, anche se ci sarebbe da farlo, quindi smettila. - i suoi occhi erano lucidi.
- Puoi dirlo a me Chris, cosa c'è che non va? –
Fu la goccia che fece traboccare il vaso – io ... cazzo, non riesco a capire cosa sta succedendo ... volevo solo ... non lo so ... - era senza fiato e sconvolto.
- C'entra un ragazzo? – chiesi.
Lui non rispose, abbassò lo sguardo e si rannicchiò meglio sul letto, era evidente che non volesse parlarne e forse aveva già detto anche troppo, decisi che era abbastanza.
- Qualunque cosa sia ,Chris,se ne vuoi parlare con me puoi farlo ... e non temere - ci guardammo negli occhi – non sei come me ... in qualche modo tu te la caverai sempre, sei forte e sveglio, non puoi diventare come me. So che questo ti preoccupa, so che te lo chiedi spesso quando mi guardi preoccupato. Io sto bene a modo mio e tu stai bene a modo tuo. –
Era senza parole, lo sguardo stupito e incerto, me ne andai così, sperando che se avesse avuto davvero bisogno di aiuto sarebbe venuto a chiedermelo, consapevole del fatto che sapere cosa non poteva diventare lo aiutasse a percorrere la strada che desiderava seguire.
Una volta rientrato nella mia camera presi il blocco schizzi e lo aprii, il suo viso mi apparve in sfumature di nero e grigio, i suoi occhi e quel sorriso che poteva dire tutto e niente, per un attimo credetti che avrei passato un'altra giornata a ciondolare e disegnarlo immaginando tutti i possibili incontri dopo che fosse tornato. Ma solo per un attimo. Poi il mio cellulare squillò e sul display comparve il suo numero con un messaggio: Sono appena tornato, ti aspetto.
Fu uno strano miscuglio di sensazioni a guidarmi fin davanti alla sua porta, timore, nervosismo, curiosità, le mani mi tremavano leggermente ma mi promisi di essere risoluto qualunque cosa fosse successa. Bussai timidamente e la porta non tardò ad aprirsi. Koll apparve incorniciato dalla porta ed io lo guardai come se lo vedessi in quel momento per la prima volta. Il suo viso era lo stesso di sempre ma l'espressione con cui mi guardava era nuova , come se mi avesse scoperto, come se mi vedesse per la prima volta.
Mi afferrò per il braccio e mi strattonò verso di sé, mi baciò voracemente, senza che io potessi fare niente mi ritrovai prigioniero di quel bacio famelico mentre sentivo le sue mani stringermi i fianchi e attirarmi sempre di più. A quel punto sollevai le braccia e gli circondai le spalle stringendolo forte, ancora stretti entrammo nell'appartamento e lui chiuse la porta.
- Sei tornato prima ... - notai fra un bacio e l'altro – avevi detto una settimana. –
- Sorpresa – mormorò mentre mi liberava dalla canottiera – ho fatto in fretta. –
- E' andato tutto bene? – chiesi con una punta di incertezza nella voce.
Vidi i suoi movimenti frenetici rallentare leggermente e la mia ansia crebbe per un momento, lo vidi trascinarmi su di lui nel letto e accarezzare la collana che avevo al collo.
- Certamente, ora posso godermi la vacanza. –
Sorrisi, forse era davvero tutto finito, notai i segni sul suo corpo, ombre scure di quello che era successo fra noi prima della sua partenza, chiunque l'avesse visto a petto nudo li avrebbe notati, non c'erano alterative. Se era tornato, se aveva detto che sarebbe rimasto, se mi stava trascinando così avidamente su quel letto significava che avevo vinto, che era mio soltanto.
Osservai il viso di Koll completamente perso nella mia visione, sentivo la sensazione delle sue labbra sulla pelle e sentivo la sua sotto il tocco delle mie mani. Lo spinsi con la schiena sul materasso, poi fu il suo turno di ribaltare le posizioni, ridevo e mi batteva il cuore velocissimo mentre lo sentivo farsi strada dentro di me, inarcai la schiena. Strinsi nel pugno le lenzuola mentre sentivo la mia mente galleggiare, persa nel piacere che Koll mi stava dando, artigliai la sua schiena con la mano libera.
- Cazzo Seth ... - mormorò lui fra i gemiti mentre aumentava le spinte.
- Koll ... ti amo ... - mormorai catturando le sue labbra ancora una volta.
Mi abbandonai sul letto alla fine, completamente distrutto, lo sentii muoversi sul materasso e posarmi altri baci sul ventre, gli passai una mano fra i capelli morbidi e vidi il suo viso sollevarsi.
- Mi prendo una birra, vuoi qualcosa da bere? – mi chiese, io feci segno di no con la testa.
Si alzò ed io osservai la sua figura magra lasciare il letto e dirigersi verso l'angolo cucina, si mise ad armeggiare per cercare la birra e l'apri bottiglia. Così mi misi a sedere provando a sgranchire il mio corpo intorpidito e poi la notai, la valigia di Koll era ancora chiusa, non aveva avuto il tempo di disfarla. Qualcosa si mosse nelle profondità della mia mente, una strana sensazione che mi spinse a muovermi, mi infilai i pantaloni e mi avvicinai alla valigia. Mi tremavano le mani e mi sentivo strano senza motivo, sta calmo Seth mi dissi. Il mio corpo si mosse in automatico, aprii la valigia e guardai al suo interno, i vestiti di Koll erano ordinatamente sistemati, poi notai qualcosa di scuro in un angolo. Infilai la mano nell'angolo e tirai fuori qualcosa che sembrava scivolare sotto il mio tocco ... quando vidi cosa avevo tra le mani una strana sensazione mi si fermò al centro dello stomaco. Slip di seta, da donna.
Mi venne da vomitare, trattenni quell'impulso e continuai a tirar fuori quanto più potevo da quella valigia, fino a quando non mi ritrovai tra le mani un documento di identità e un passaporto. Lo aprii, con il cuore che galoppava nel petto.
Mike Ross.
- Seth? Che fai accucciato lì? – chiese la voce di quel figlio di puttana mentre faceva ritorno verso la stanza.
Mi sollevai lentamente sforzandomi di trattenere le lacrime, con ancora gli slip tra le mani ed il passa porto nell'altra. Il suo sguardo si fece serio adesso che poteva notare cosa avevo trovato, i suoi occhi sembravano fiammeggianti di rabbia.
- Seth ... -
- Sta' zitto! – lo interruppi – credi che sia stupido?! Porca puttana Koll, perché? Dimmi perché, cazzo! – adesso le mie lacrime erano sulle mie guance – Cristo, una donna! Perché una donna? Io non ti piaccio? Stai con me ... per forza? Non ... -
Ero senza fiato, mi sembrò che l'intero universo mi stesse crollando addosso, non era un semplice tradimento, era qualcosa di più, non c'era un altro uomo ma una donna da qualche parte che me lo stava portando via.
- Da quanto tempo? – sussurrai amaramente.
- Non è niente di quello che pensi, Seth ... dico sul serio ... - la sua voce controllata mi faceva impazzire.
- Ah, non lo è? Beh,dimmelo tu com'è allora, perché a me sembra che tu ti stia scopando una donna, ho trovato i suoi messaggi Koll, so che c'è qualcuno ... cazzo! – mi misi la testa fra le mani.
- E' solo un errore, Seth ... dico sul serio. –
Risi amaramente – un errore ... anche questo lo è? – dissi indicando il passaporto – chi è Mike Ross? È così che ti chiami? Sei tedesco? Sul serio Koll non riesco a capire! –
- E' complicato ... mi piacerebbe che tu potessi fidarti e basta. – ammise alla fine smettendo di guardarmi.
- Complicato? Lascia che ti semplifichi le cose ... - dissi gettando a terra quella roba e piazzandomi davanti a lui – lo so, Koll .... So che non sei un fottuto programmatore informatico – i suoi occhi si accesero all'improvviso – non so cosa tu nasconda ma ti ho seguito, quando scambiavi quelle buste, parlavi con quelle persone ... chi cazzo sei? – ringhiai adesso.
Dovevo avere un aspetto totalmente diverso dal solito, furioso e aggressivo come non mi aveva mai visto eppure non ero alla sua altezza. Dopo quelle parole lo sguardo di Koll si era infiammato di pura ira, mi aveva afferrato per le spalle sbattendomi contro la parete.
- Che cazzo hai fatto? Che cosa credi di sapere moccioso, eh? –
Non lo avevo mai visto così – Voglio la verità, voglio che smetti di mentirmi! Tu me lo devi! –
Rise di scherno - Dovere? Io non ti devo un cazzo moccioso, vuoi la verità? Sei solo un passatempo, un divertente intermezzo per passare il tempo in questa città di merda ... non devo nessuna spiegazione a te. Sei solo uno che mi scopo, non montarti la testa! –
Quelle parole mi si piantarono nel cervello trafiggendolo – tu ... perché ... - le lacrime scorrevano dai miei occhi mentre la gola mi si seccava – sei stato tu ad avvicinarmi ... perché .... Se non ... provi niente per me ...–
- Un errore di calcolo ... mi sembravi uno facile da abbindolare ma sfortunatamente non è stato così – spiegò freddo- peccato Seth, fossi stato più stupido sarebbe durata ancora ... peccato, l'essere sveglio è controproducente alle volte. –
Digrignai i denti mentre il fuoco che avevo nel petto esplodeva in tutto il resto del mio corpo, mi liberai dalla sua presa e gli assestai un sonoro pugno sul viso, così forte da lasciarlo per un momento tramortito.
- Dimmi la verità! Dimmela! – sbraitavo ormai fuori controllo.
Non potevo credere che fosse davvero tutto lì, che Koll mi avesse così semplicemente ingannato. Non poteva essere tutto falso, mi rifiutavo che lo fosse.
- Sparisci Seth ... la prima regola era non fare domande – mormorò massaggiandosi la guancia – ne hai fatte fin troppe, esci e non tornare. –
Non mi mossi, non potevo dargliela vinta così, non ce la facevo, sarebbe stato il quarto anno quello, quattro anni di rapporto, di lacrime e sorrisi, non poteva essere ridotto a quello.
- Non me ne vado finché non mi dai le risposte che merito! – ringhiai.
- Hai avuto le risposte che meriti – mi disse afferrandomi per un braccio e dandomi di prepotenza il resto delle mie cose – se non sai accettarlo cresci un po'. È finita Seth, dimenticami. –
Mi spinse fuori da suo appartamento con uno strattone –Non finirà finché vivrò Koll, te lo giuro! Scoprirò cosa mi nascondi! -
- Allora sarà l'ultima cosa che farai in vita tua, ragazzino – quel tono, quelle parole, quello sguardo, era una manaccia – per il tuo bene, fa come se non fossi mai esistito. –
Chiuse la porta ed io mi ritrovai solo, spaesato e con la pelle d'oca, mi misi la canottiera ed il giubbino di pelle e mi strinsi fra le braccia per un secondo. Mi sentivo distrutto, solo, ogni fibra del mio corpo voleva allontanarsi da lì. Uscii dal palazzo e dopo pochi passi vomitai in un angolo ricominciando a singhiozzare, ecco quello che era rimasto del mio tentativo di stringerlo a me.
Cenere, cenere e lacrime.
NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutte :)
Come va? Vi siete riprese da questo pov inaspettato? Ebbene sì, Koll è davvero un tipo losco, lo immaginavate tutte, ma adesso ne avete la certezza. La stessa certezza che ha colpito Seth dritto in faccia, lasciandolo tramortito e sconvolto.
Come vi avevamo anticipato lo shock è il protagonista incontrastato di questo capitolo. Neanche Tyler sembra cavarsela molto bene al momento, nonostante tenti disperatamente di occupare la sua mente in ogni attività possibile ed immaginabile ... certi ricordi non vogliono andar via neanche quando ci si impegna!
Quanto meno lui è riuscito a venir fuori dal letto ... non tutti hanno avuto questa fortuna! (emh, emh povero Chris!) XD
Speriamo di sentirvi numerose, non vediamo l'ora di leggere le vostre ipotesi su quello che accadrà nel prossimo capitolo o in futuro.
Grazie di tutto come sempre ^^
Un bacio!
- BLACKSTEEL -
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro