Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

capitolo 28


CHRIS

Mi svegliai allarmato dalla vibrazione insistente del cellulare accanto al cuscino. Strizzai gli occhi, mezzi appannati per mettere a fuoco la stanza e in un secondo momento il numero sul display.

- Rachel ... tutto bene? - iniziai con una voce da oltretomba. Che ora era? Ieri notte dovevo aver fatto tardi come sempre.

- Ehi, vicino! Non mi dire che ti ho svegliato ... non credevo stessi ancora dormendo. -

- N-no fa nulla ... è soltanto ... cazzo, ho dormito troppo. - dissi osservando la sveglia sul comodino. Tra poco mi avrebbero chiamato per pranzo, mi voltai alla ricerca di Seth dall'altra parte della stanza, ma non c'era. Le coperte non erano state toccate, non doveva aver neppure dormito a casa quella notte. Ancora una volta l'uomo senza volto aveva colpito!

- Beh, allora ti aspetto qui. I miei non ci sono, mio padre è andato a fare uno di quei controlli sugli stress post-traumatici dovuti ai mesi passati in Afghanistan. Non torneranno prima di stasera. Sto preparando gli hamburger! - disse allegramente – dai su, ti aspetto. Fa presto! -

Non avevo molta fame, ma non trovai comunque nulla da obiettare. Nessuno voleva davvero dividere il pranzo con gli zii inglesi, forse soltanto Debby, quindi qualsiasi scusa per darmi alla macchia sarebbe stata ben accetta. Mi vestii velocemente, cercando di ricomporre mentalmente la notte precedente. Beh, ero uscito con Lewis e avevamo anche bevuto parecchio, eppure non eravamo arrivati al sodo, non riuscivo neppure a ricordare il perché, di certo doveva c'entrare quello stronzo del suo ex che non era ancora riuscito a mollare. Mi chiesi se mi stesse prendendo per il culo come stavo iniziando a supporre o se fossi davvero così inesperto in queste situazioni da non capire quanto dovesse essere doloroso mollare il tipo con cui avevi condiviso momenti così importanti.

Scesi in salotto, c'era parecchio subbuglio quel giorno, Kevin era al pc alla ricerca di un volo per tornare a casa mentre Celine se ne stava accanto a lui, con una cera meno brillante del solito, di certo non doveva essere particolarmente entusiasta di veder il suo unico punto di riferimento, genitori a parte, volare via.

- Ehi ragazzi, potete dire a mia madre che non mangerò qui oggi? Torno più tardi. - i due annuirono ed io me la filai alla grande.

Era una bellissima giornata quella, cielo terso e di un blu davvero intenso, sarebbe venuta fuori una festa niente male quella sera giù al porto. Peccato che con tutta la probabilità l'avrei trascorsa a cercare di convincere Lewis ad essere generoso con le sue mercanzie e a non pensare troppo al domani. Entrai nel vialetto dei Bradbury ed una volta saliti i gradini citofonai, passandomi una mano tra i capelli decisamente troppo lunghi per i miei standard. Era sempre così in estate, non avevo affatto voglia di badare anche a loro, finivo sempre per lasciarli crescere più del dovuto, incolti e sparati in aria.

Rachel aprì la porta e sorrise, allegra. - Chris! Pensavo te ne fossi tornato a dormire, hai una faccia ... -

- Lascia perdere, ho trascorso la notte fuori, credo di essere tornato circa qualche ora fa come minimo - dissi seguendola oltre il salotto – sono stanco morto e stasera suppungo ci sarà il replay. -

- Con il fustacchiotto di Lewis, scommetto! Dai su ... spara, com'è andata? Ha mollato l'universitario? - chiese lei, tutta interessata, mentre mi trascinava con la sua solita energia fino in cucina.

- No, in compenso io sto mollando le speranze. Abbiamo pomiciato ... e di brutto! Ma al momento critico si è tirato indietro, dicendo che non poteva fare questo a Scott! Ma cazzo, eravamo già nudi e ci stavamo dando da fare come non mai. Non riesco a capire la differenza tra farlo e andarci vicino, lo ha comunque cornificato! No? - dissi tutto d'un fiato entrando nell'assolata cucina dei Bradbury dove un attimo dopo incontrai lo sguardo gelido di Tyler, seduto al tavolo da pranzo. Cazzo, per un attimo rimasi immobile, ovviamente mi aveva sentito e quello stronzo non era mai stato di vedute molto larghe. Ero stato un idiota, non avrei dovuto sbandierare le mie folli avventure ai quattro venti, soprattutto non quando c'era quello psicolabile nei paraggi.

- Non preoccuparti, Tyler sta andando via. Continua pure. E per la cronaca sì ... lo ha già tradito e alla grande! Perché non glielo hai fatto notare? Tanto valeva andare fino in fondo ... - disse Rachel tutta intenta a rigirare la carne sulla griglia adesso.

Dovevo aver avuto un grosso problema, avevo appena rivisto il corpo marmoreo e nudo di Tyler darmi le spalle, con la tuta da sub tra le mani e quel dannato fondo schiena sodo e pallido in bella vista... Dio. Sgranai gli occhi e li distolsi immediatamente da lui. Porca puttana, non Bradbury ... non Bradbury! Non poteva essere vero. I miei ormoni stavano dando i numeri, non c'era altra spiegazione. Cercai disperatamente di fissare la mia attenzione sul pavimento sotto i miei piedi.

- Prendi i piatti per favore? Tre da secondo, grazie. -

Tyler sollevò un sopracciglio, stizzito. - mangia pure lui qui? -

- Beh, ovvio! Qual è il problema? Pensavo che neanche ci fossi a casa. Non hai il gruppo di surf? -

- No, ho avuto un problema alla spalla per via di una caduta a basket quindi ho dovuto rimandare tutto alla prossima settimana. - disse lui, lanciandomi una lunga occhiata che poteva voler dire soltanto una cosa "assecondami o ti uccido."

- Che problema? Va tutto bene? - Rachel era preoccupata, incredibile notare quanto fosse legata al fratello nonostante il più delle volte fingesse di trattarlo in modo duro e perfino scostante.

- Sì, è una cazzata. Sta tranquilla. Allora? Vuoi tirarla fuori quella carne? La stai bruciando. - si lamentò lui deviando abilmente il discorso. Li guardai battibeccare per un po', insultarsi a vicenda, Tyler si lasciò sfuggire addirittura un sorriso. Era assurdo ... non l'avevo mai visto così ... umano? Normale? Non lo sapevo, ma era comunque spaventoso. Cercai di mantenere il mio sguardo su Rachel, ma Bradbury si era appena abbassato per prendere qualcosa da un cassettino in basso ed io non riuscivo a distogliere i miei occhi dalle sue dannate spalle fin troppo fasciate dalla t-shirt. No, non poteva essere. Houston, abbiamo un problema qui.

- A tavola! - Rachel mi spinse verso la sedia di mezzo, tra la sua e quella del fratello e mi servì un piatto di carne decisamente bruciacchiata e un'insalata che sembrava tutt'altro che condita. Iniziai a strafogarmi per cercare di allentare quella strana sensazione allo stomaco.

- Come dovrei mangiarla questa roba adesso? - Tyler iniziò a lamentarsi – più che un pezzo di carne sembra un oggetto contundente! -

L'altra lo guardò stizzita – E allora dovresti cucinare tu la prossima volta! -

- Tranquilla, ne uscirebbe comunque qualcosa di meglio. - ribatté quello tra un boccone e l'altro.

Rachel finse di non averlo sentito, mi guardò a quel punto - Tornando a noi, dimmi almeno che gliel'ha fatto notare? In tutti sincerità, quel tipo sarà anche figo, ma deve cominciare a rivedere le sue priorità, non trovi? - insistette Rachel, riallacciandosi al discorso di prima con incredibile veemenza.

Rimasi a masticare per più tempo del dovuto, non volevo parlare dei miei problemi sentimentali e decisamente gay davanti ad uno come Tyler. Non osai guardarlo, ma sapevo che come minimo stava fremendo dall'irritazione.

- Ne parliamo dopo, ok? - le dissi con una punta di supplica nella voce.

- Perché? - poi sembrò finalmente arrivarci da sola – ah, per Tyler? Non fare caso a lui, davvero. E poi potrebbe anche darti qualche dritta, è sempre stato parecchio ricercato e non credo abbia mai subito una delusione d'amore! - ghignò lei rivolgendosi ad un Tyler che di rimando sollevò il dito medio e disse qualcosa tipo " non rompetemi le palle".

- Lo prendo come un no. - dissi, grato alla scontrosità senza limiti di Bradbury.

- Andiamo, tu lo conosci Lewis! Lewis Noble! Non fate parte della stessa squadra di basket? - insistette Rachel, gettandomi nella più completa disperazione. Ero paonazzo, non avrei mai voluto che Tyler Bradbury sapesse il nome ed il volto del ragazzo con cui mi vedevo ... era spaventoso e mi sentivo così vulnerabile adesso, come se il mondo fosse pronto a crollarmi addosso. Rimasi intontito, probabilmente a bocca aperta, con gli occhi fissi sul viso tranquillo e totalmente inconsapevole dei danni appena provocati di Rachel.

- Cosa? Noble se la fa con i maschi? - Tyler fischiò, stupefatto – cazzo, e deve essere anche piuttosto disperato per farsela con te ... - commentò poi, ghignando appena.

- Non puoi dirlo a nessuno. - chiarii subito, con il cuore che rischiava l'infarto – lui non vuole che lo sappia nessuno, Bradbury e per me è lo stesso, quindi ... -

- Perché? - Tyler mi inchiodò con i suoi freddi occhi grigi e vacui – siete fighi abbastanza da scopare ma poi non siete pronti ad ammetterlo davanti a tutti? Qual è il problema? Non dirmi che ti vergogni di te stesso, Wayright ... -

Era una provocazione bella e buona ed io stavo per cedere. - non sono l'unico ad aver qualcosa da nascondere, lo ricordi, vero? - dissi in un sussurro carico di rabbia. Non poteva essere successo davvero, Rachel non poteva essere talmente stupida.

Tyler fece spallucce – vuota pure il sacco se ti senti così coraggioso da affrontare la morte. -

- Ehi! Perché non la finite adesso? Smettetela entrambi. Tyler non dirà niente in giro, sta soltanto facendo lo stronzo come sempre, ma si comporterà bene. Vero, Ty? - chiese Rachel senza mostrare la benché minima preoccupazione.

Quello bevve un sorso di acqua, gli occhi fissi ancora nei miei, come in una sfida – vero, Rachel ... - concordò strascicando le parole. Non mi piaceva quel suo sguardo però, di certo le parole di Bradbury non mi avevano rassicurato neanche un po'.

Stavo per minacciarlo spudoratamente quando il suono del citofono mi bloccò. Strinsi le mani contro i jeans, trattenendo il fiato e la furia che aveva preso possesso del mio corpo. Avevo promesso a Lewis che sarei stato cauto, ma Rachel aveva mandato tutto a puttane e Tyler ... lui era semplicemente un cane sciolto. Come ci si poteva fidare di uno che mi aveva dato la caccia da quando ero praticamente abbastanza grande da camminare da solo?

- Vado ad aprire. Voi due non azzannatevi. - disse lei e sembrava avermi letto nel pensiero. La guardai andar via e quando fu oltre la porta avvicinai il mio viso a quello immobile di Tyler.

- Non provare a minacciarmi a casa mia, Wayright. La prossima volta che lo farai sarà anche l'ultima. - mi precedette lui fissandomi dritto negli occhi.

- Io? Mi hai provocato tu, porca puttana! Se aprirai bocca, Tyler, se dirai a qualcuno che Lewis ... cazzo, giuro che ti ammazzo. Non sto scherzando. - dissi a denti stretti per la rabbia.

- Ma che diavolo vuoi che me ne freghi delle vostre fottute tendenze? - si alzò da lì, adesso irritato – potreste perfino morire nel peggiore dei modi non me ne importerebbe un cazzo, non sei al centro del mondo, Wayright. Che diavolo, datti una svegliata. -

- Bene allora. - dissi tornando al mio posto e riprendendo a respirare normalmente. Sentivo lo sguardo del bastardo su di me, doveva essere soddisfatto adesso, per un attimo avevo creduto di poter controllare Tyler e la sua cattiveria senza limiti, avevo visto la ferita spaventosa che si procurato alla spalla e lui mi aveva intimato di non riferirlo a Rachel, beh ... adesso eravamo punto a capo. Lui mi teneva per le palle, come sempre.

Posai coltello e forchetta, non avevo più fame. Poi un rumore alla porta mi fece voltare verso l'ingresso. Rachel era seguita da una ragazza molto carina. Bionda, alta e decisamente più grande di noi, almeno di tre o quattro anni, considerando che non l'avevo mai vista a scuola. Dal modo in cui guardava Tyler capì che era del tutto persa di lui. Sorrise poi ci salutò.

- Andiamo in stanza, tanto qui ho finito. - disse un attimo dopo il mio vicino, dileguandosi oltre la porta seguito da quella che doveva essere una delle sue tante fiamme.

- Che strano ... è proprio strano ... - commentò Rachel una volta che i due sparirono lungo il corridoio.

- Cosa? - chiesi confuso.

- Che abbia fatto venire una ragazza qui a casa. Non è da Tyler ... credo sia la prima volta in diciassette anni. Beh, certo lei è molto bella, a giudicare dai suoi modi direi che è anche più grande di noi ... probabilmente è riuscita a conquistare mio fratello. - Rachel era davvero sconvolta.

- Forse così la smetterà di far piangere le ragazze a scuola ... - commentai, memore di tutte quelle mie compagne profondamente innamorate di Bradbury, disperate ogni qual volta lo beccavano a portarsi a letto qualcuna diversa da loro, il che succedeva praticamente ogni settimana più o meno – ci fanno sempre perdere tempo a lezione ... sai, piangono ... quelle cose da donne. - aggiunsi facendo ridere appena Rachel.

- E' il fascino dello stronzo, Chris. Ecco cosa volevo dirti prima, dovresti iniziare a comportarti così con Lewis. Non merita la tua comprensione, quanto meno fino a quando non avrà davvero chiarito le cose con il suo ex. Vuole tenervi entrambi buoni, non è corretto, no? -

Faceva schifo sentirselo dire, ma probabilmente Rachel aveva ragione. L'unico a non rimetterci in questa relazione era proprio lui ... aveva tutto, Scott e me a suo piacimento. Non poteva andare bene così, per quanto fossi attratto da lui non mi andava, era giusto che scegliesse anche lui o quanto meno che non si facesse più troppi problemi.

- Gli parlerò, ci ho provato anche ieri in effetti, ma poi abbiamo iniziato a bere e ho dimenticato il motivo per cui stavo iniziando a detestarlo. Non ci sarà una seconda volta. -

- E' così che ti voglio. - Rachel sorrise e quelle fossette carine che aveva sulle guance apparvero a ricordarmi il perché non potevo prendermela con lei.

- Senti, mi dispiace per prima comunque, ma puoi stare tranquillo. Tyler è tante cose pessime, ma non gliene importa nulla degli affari altrui. Non dirà niente di niente, ne sono certa al cento per cento altrimenti non avrei mai osato parlarne in sua presenza ... -

Avevo dei dubbi su quello, ma preferii non dire niente a lei, doveva proprio vedere suo fratello con gli occhi dell'amore per non notare quanto fosse bastardo e manipolatore.

- Senti, potresti controllare il mio pc? E' in camera mia, ha qualcosa che non va e Tyler mi ignora. Finisco di sistemare qui e ti raggiungo, ok? - mi chiese mentre sparecchiava velocemente.

- No problem. -

Salii le scale con grande naturalezza, ormai passavo parecchio tempo da Rachel, forse per voglia di fuggire da casa mia, forse perché semplicemente stavo iniziando ad abituarmi all'idea di una donna per amica. Non era poi così male lei, nonostante le apparenze. Era divertente e sembrava capirmi meglio di qualsiasi altro essere umano che avessi intorno.

Quando misi piede in corridoio iniziai a sentirli distintamente ... erano suoni inconfondibili quelli. Tyler ci stava dando dentro e la cosa peggiore è che non si era neppure preso il disturbo di chiudere la porta della sua stanza a dovere.

Ci passai davanti, intimandomi di non sbirciare, ma ero sempre stato incline a cedere alle tentazioni, soprattutto se si trattava di quel genere di tentazioni. I miei passi si fecero più attenti in corrispondenza alla fessura, ero un idiota ... perché lo stavo facendo? Perché dovevo dargli altri motivi per odiarmi? Non lo sapevo, ma non riuscivo a fermarmi, mi ritrovai ad allungare lentamente il collo e sbirciare.

Non potevano vedermi. La schiena abbronzata della ragazza copriva lui, le mani di Tyler stringevano i suoi fianchi con forza, guidandola nei movimenti prima lenti, poi sempre più veloci mentre i loro gemiti riempivano la stanza in modo a dir poco erotico.

Sbattei le palpebre, provando a muovermi, ma i lamenti di Tyler mi fecero un effetto tremendo. Avevo caldo, un caldo assurdo che stava prendendo possesso di ogni lembo della mia pelle, senza contare quello che stava succedendo lì sotto. Un rumore, le molle del letto cigolarono e istantaneamente mi ritirai indietro con il cuore in gola per la paura di essere stato notato. Mi portai le mani alle labbra, toccando con le spalle il muro bollente. Ma nulla, continuarono, imperturbati.

Mi decisi a muovermi, a raggiungere il bagno e darmi una sciacquata prima che Rachel fosse venuta su, ma non potei fare a meno di lanciare un'ultima sfuggente occhiata.

Sapevo che Tyler Bradbury possedeva un corpo perfetto, ma fino a quel momento non avevo ancora realizzato l'effetto che la sola vista del suo fondo schiena mi provocava dentro. Ed era terribile.

NIKOLAJ

Da quel giorno mi aggiravo per la casa come se fossi moribondo, in uno stato fra la coscienza e qualcos'altro, forse il sogno. Sorridevo, parlavo, interagivo con tutti come sempre almeno all'apparenza ma mi sentivo vuoto. Quelle rare volte che incontravo Matt per i corridoi potevo scorgere lo stesso mio sguardo nei suoi occhi, si era indubbiamente spezzato qualcosa dentro entrambi. Mi era capitato di rivivere quella scena almeno un centinaio di volte nella mia mente e, ogni volta, mi rimproveravo per non essermi fermato subito, ma, ancora di più, mi rimproveravo per aver reagito in quel modo. Lo avevo trattato come se non lo conoscessi, come se lo credessi capace di fare quelle cose solo per divertimento o noia. Risi amaramente, lui non era Wes ed io lo avevo profondamente offeso.

Senza rendermene conto mi ritrovai ad imbattermi in Seth. Era spettrale, anche più del solito di recente, non usciva molto dalla sua stanza.

- Come va? – dissi tentennante.

- Male .... – borbottò – ma dal tuo aspetto temo di non essere il solo ....- rimasi stupefatto, lui continuò per la sua strada come se nulla fosse – mi chiedo quanto reggerai. – buttò lì prima di sparire in camera sua.

Quelle parole furono come un pugno allo stomaco, mi lasciarono senza fiato e con una strana sensazione addosso. Per un attimo il terrore che lui sapesse mi assalii, era impossibile ovviamente, ma le ginocchia mi tremarono.

- Zio Nik? Tutto bene? - quasi sobbalzai e mi resi conto che ad un passo da me c'era Debby.

- Io ... niente di che – dissi in un primo momento – solo Seth ... mi ha un po' lasciato di sasso. –

Lei rise – Non temere fa a tutti questo effetto mio fratello e per di più sembra di pessimo umore per ora – ci rifletté – e non è l'unico, sembra che ultimamente anche l'umore d Matt sia piuttosto giù. Ho sentito che non parla più con zio Markus. –

Il solo sentire quel nome mi provocò un'altra fitta fra le costole, stava passando un pessimo momento e di certo io non ero stato d'aiuto per lui, anzi proprio l'opposto ... mi sentivo un verme dopo quello che lui aveva fatto per me da quando ero arrivato.

Con quel pensiero in testa scesi al piano di sotto la prima persona che vidi accanto all'ingresso fu proprio Matt, in un primo momento restammo entrambi sorpresi come se non vivessimo nella stessa casa e fosse impossibile incontrarci così alla sprovvista. Lui sembrò però pronto a distogliere lo sguardo e andarsene, fu questo che mi spinse a parlare.

- Matt ... - lo chiamai flebilmente.

Quello si voltò, il suo sguardo divenne di pura furia, quell'espressione mi lasciò senza parole, istintivamente abbassai lo sguardo. In tutta risposta quello andò via senza dire niente, volevo raggiungerlo anche se non sapevo cosa fare, volevo assolutamente scusarmi ma forse avrei soltanto dovuto lasciar perdere. Ad un tratto fui ridestato dal suono del campanello, mi ricomposi e mossi qualche passo verso la porta, la aprii e mi ritrovai davanti un uomo. Era alto e longilineo, doveva essere vicino ai cinquanta, ma il suo aspetto era piuttosto giovanile. In qualche modo mi ricordò qualcuno, con quei occhi chiari e furbi ed i capelli striati di biondo.

- Salve ... - mi disse un po' stupito – chi è lei? –

Aggrottai un sopracciglio – Beh, chi è lei forse. –

Quello lasciò andare ad una risata bassa ed in quel momento capii chi avevo davanti, non feci in tempo a pensarlo che il mio interlocutore parlò di nuovo – Sono Markus Reed, mia moglie ed i ragazzi sono in casa? –

Rimasi paralizzato, non sapendo che diavolo fare a quel punto.

- La tua ex moglie per essere precisi – sentenziò una voce candida ma sicura, Debby era dietro le mie spalle, mi scostai, lasciandola passare – che ci fai qui? –

Quello si irrigidì all'istante come se avesse visto qualcuno di davvero temibile e forse capivo la sua sensazione, per certi versi Debby mi ricordava mio padre.

- Sono qui per vedere i ragazzi, vorrei entrare. – ripeté infastidito.

- E ti sembra il caso di farlo adesso? – quella rincarò la dose.

- Non credo siano affari tuoi, ragazzina impertinente. – la rimproverò l'uomo.

Stavo per intervenire ma qualcun altro si avvicinò a noi, Norman e Monica stavano attraversando l'ingresso, probabilmente allertati dall'atmosfera a dir poco elettrica della stanza. La tensione era palpabile, i tre si squadrarono per qualche istante senza dire una parola, mi sentivo in difficoltà e mi maledii per aver aperto quella dannata porta.

- Norman – disse l'uomo a mo' di saluto.

- Reed – rispose l'altro dopo un momento di silenzio.

- Monica ... è da un po' di tempo che non ci vediamo – disse alla fine quello per rompere il ghiaccio con la moglie che lo guardava disgustata.

Non potevo credere che avesse la faccia tosta di bussare a quella casa, sapeva di certo che la famiglia era riunita al completo e che i suoi figli non avrebbero preso bene questa sua improvvisata ma a lui non sembrava importare. Qual'era il suo scopo? Cosa voleva dimostrare? Quel tipo non aveva ritegno.

- Cosa sei venuto a fare qui? – disse mia sorella con tono tagliente.

- Ovviamente voglio vedere i miei figli, ho fatto molta strada, potrei almeno entrare? – non aveva decisamente ritegno.

- Tu ... osi venire fin qui ... -

- E' mio diritto! – insistette l'altro.

- Me ne fotto dei tuoi diritti! Hai tradito i tuoi doveri verso questa famiglia e non ci sono diritti che tengano, li hai mandati a puttane insieme al resto! – la voce di Monica si alzò pericolosamente di tono fin quasi a spezzarsi.

Il suo viso divenne rosso per la rabbia e solo la mano del fratello sulla sua spalla riuscì in qualche modo a calmarla. Nonostante l'intento di Norman fosse quello di sedare gli animi vidi chiaramente il suo disappunto, la presenza di Reed innervosiva anche lui, ma alla fine fece un passo indietro.

- Adesso entriamo e ci calmiamo – sentenziò alla fine, cedendo il passo all'uomo.

Fu così che ci ritrovammo in salotto, entrando da quella porta gli sguardi dei presenti furono tutti rivolti a noi, Ben e sua moglie rimasero pietrificati, Matt sgranò gli occhi e persino Celine si guardò intorno con un certo nervosismo.

- Che cazzo fai qua? – sbottò proprio mio fratello.

- Sono venuto a trovare i miei figli – poi si voltò verso Matt – ehi, vorrei parlarti ... dal momento che non rispondi alle mie telefonate ho deciso di venire direttamente qui e risolvere la questione faccia a faccia. –

La vidi chiaramente crescere dentro di lui la rabbia, vidi i suoi occhi mutare, all'inizio era stupito e confuso, poi sempre più furente. Serrò la mascella fissando il padre negli occhi.

- Parlare? – mormorò incazzato – risolvere la questione? Non ho niente da dirti io! Dimentica qualunque sia il tuo progetto – si sollevò – ho già messo in chiaro le cose con te, come diavolo hai osati farti vedere qui? – Reed era turbato, doveva essere raro vedere Matt reagire in quel modo – sei sempre il solito egoista, credi che tutto ti sia dovuto nonostante tu non faccia mai niente per nessuno! Parlare? Io non voglio vederla la tua faccia! –

Gli passò accanto ed uscì dalla sala, a vederli così vicini notai che si somigliavano parecchio ma era qualcosa di puramente fisico, dentro erano come l'inferno ed il paradiso. Per un istante credetti che la storia si fosse conclusa lì, che si arrendesse e andasse via ma ero davvero uno sciocco, non sapevo con chi aveva a che fare.

- Sarebbe meglio che tu andassi via adesso. Matt è chiaramente scosso e non vuole parlarti. – disse Norman.

- Non ho visto Wes però. – replicò quello con nonchalance.

- Non è in casa adesso, tornerà per cena – rispose paziente mio fratello – ma ti prego di andare, non credo sia il caso, Markus. –

Con assoluto distacco e sangue freddo Reed portò l'orologio da polso davanti a sé – beh, non manca molto ormai, resterò per cena. –

- Non puoi dire sul serio ... - quella frase flebile provenne dall'unica persona che non mi aspettavo mettesse bocca in quella situazione, Amanda.

Markus si voltò verso di lei e le sorrise leggermente – non vado via prima di aver visto entrambi i miei figli, Amanda. Qualche problema? –

Quella quasi arrossì al contatto visivo con l'altro, mi si annodò lo stomaco così forte che mi veniva da vomitare, come poteva pretendere ancora qualcosa dai ragazzi? Monica lo guardava con un espressione fra il ferito e il disgustato. Alla fine parlò.

- Resti a cena ... - disse schifata – vedi Wes e poi guai se ti azzardi a tornare. –

- Sapevo che eri una donna ragionevole. – rispose soddisfatto.

- Se non lo fosse stata saresti morto, figlio di puttana. – concluse Ben lasciando la stanza.

Per la prima volta fui d'accordo con lui, vedere quell'uomo occupare un posto sulla poltrona fu spaventoso. Vidi il resto dei presenti voltargli le spalle e lasciare la stanza, irritati come non mai. Non mi mossi, mi trattenni lì per qualche altro minuto ancora, sforzandomi di comprendere i motivi dietro le azioni così spregevoli di quell'uomo. Poteva essere semplicemente tanto ... perfido, mi chiesi?

- Ti serve qualcosa, giovanotto? – mi chiese a quel punto, sorridendo appena.

Quel sorriso era così simile a quello di Matt, ma non era gentilezza quello che celava.

- Mi chiedo solo perché lo sta facendo – dissi incapace di trattenermi – cosa vuole dimostrare? Le sembra il caso di venire qui proprio adesso? –

Lui mi osservò dalla testa ai piedi - tu devi essere l'altro figlio di Richard ... lascia che ti dia un consiglio, sta fuori dalle cose che non ti competono. –

Strinsi i pugni – qui siamo tutti figli di Richard e Monica è mia sorella e penso che tu sia disgustoso. –

Quello rise di gusto – beh, non mi faccio dare lezioni di vita da un bastardo se permetti ... - mi lanciò l'ennesima occhiata – chi l'avrebbe detto ... il grande Richard Wayright, il signor integrità che si sbatte una straniera e si ritrova con un moccioso. –

Se la voce di Norman non fosse arrivata prontamente non so cos'avrei fatto – Nikolaj – mi voltai con gli occhi sgranati – lascialo solo. Non ne vale la pena, credimi. Ha già sporcato abbastanza tutti noi ... non macchiarti anche tu. –

Così feci, voltai le spalle scosso da una rabbia cieca e mi incamminai verso il piano di sopra, passai davanti alla camera di Matt e mi parve istintivo fermarmi, volevo vedere come stesse. Mi accostai alla porta socchiusa e lo vidi rannicchiato sul letto con la testa fra le ginocchia.

- Matt? Tutto bene? – chiesi flebilmente.

Si voltò di scatto al suono della mia voce, rivelando il viso rigato di lacrime – esci subito, Nikolaj! – sbraitò.

- Io ... -

- Vai a fanculo fuori da questa stanza, ne ho abbastanza di figli di puttana oggi! Porta la tua faccia di cazzo via dalla mia vista! – urlò e poi cadde con il viso fra i cuscini.

Abbassai lo sguardo e me ne andai così come aveva richiesto, seppure a malincuore. Sapevo che ci saremmo dovuti rivedere presto, erano quasi le diciannove, l'ora di cena non era lontana ed un brivido mi percorse la spina dorsale. Immaginai quel tavolo con tutti loro intorno ... era come sedersi e combattere una guerra e qualcosa mi fece credere che non ci sarebbero stati prigionieri.



NOTE DELLE AUTRICI: Salve ragazze e ragazzi (ammesso che ce ne siano!)
Aggiornare è stato un trauma oggi, il mio mouse è impazzito quasi quanto Seth quando ha scoperto il messaggino sul cellulare di Koll >_< non so neanch'io come abbia fatto ad organizzare questo capitolo O_O ma ce l'abbiamo fatta e a questo punto speriamo che vi entusiasmi, perché in effetti ... qualcuno sembra avere certe visioni poco rassicuranti :P come dire " vedi il fondo schiena di Tyler e poi muori" xD il detto non era proprio così, ma il succo è quello!
Ed ecco che entra in scena anche un altro personaggio della famiglia! Il celeberrimo Markus Reed, o meglio, l'uomo più detestato dell'intero sistema mondiale, secondo solo a Luis Bradbury xD
Ne vedrete delle belle e delle brutte nei capitoli a venire, questa è una promessa!
Detto questo vi ringraziamo sentitamente per tutto quello che fate. Ci fa un sacco piacere leggere le vostre impressioni sulla storia, siamo felici che i nostri boys vi piacciano quanto piacciono a noi :) sì, per noi sono come dei figlioletti da accudire amorevolmente xD <3
E' una sensazione davvero piacevole.
Quindi vi dedichiamo un enorme grazie di cuore! :)
Al prossimo capitolo con Wes e Kevin!


- BLACKSTEEL -

N .'

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro