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capitolo 23


Capitolo 23

"Up, down, turn around
Please don't let me hit the ground
Tonight I think I'll walk alone
I'll find my soul as I go home

Oh, you've got green eyes
Oh, you've got blue eyes
Oh, you've got grey eyes

And I've never seen anyone quite like you before
No, I've never met anyone quite like you before."

NEW ORDER - TEMPTATION

WES

- Come stai? - Wayne fece un gesto sbrigativo con la mano, reggeva una busta di piselli congelati che di tanto in tanto posava sullo zigomo.

- Quel coglione! Mi ha preso alla sprovvista ... - disse stringendo i denti – lei deve avergli raccontato tutto a questo punto. Dannazione, quante storie per una scopata di mezzo secolo fa. A saperlo prima non l'avrei fatto, non è stata neanche poi così sensazionale ... - sbuffò, facendomi ridere. Tempo fa avrei pagato per sentire quelle parole uscire dalle labbra di Wayne, adesso capii che non me ne importava più nulla ormai. Ma Kevin non doveva essere del mio stesso avviso.

- Ti è ritornato lo spirito ... tolgo il disturbo. Domani rientrano tutti quanti e ho un bel po' di sonno perduto da recuperare. -

- Non mi dire che sono stato io la causa delle tue dormitine fugaci. - mi provocò Wayne stringendomi la vita tra le braccia.

- Lo sai bene. - mi districai da quell'abbraccio, piantandogli un bacio sulle labbra – notte. Fammi sapere come va domani. -

- Sì, mamma. -

- Non credevo che tu e tua madre faceste certe cose nell'oscurità della notte! - esclamai con un tono pieno di finto stupore. Wayne era sconvolto.

- Sei rivoltante, Wes. - disse con un sorrisino sul volto – notte, idiota.

Lascia l'appartamento di Wayne e ridiscesi in strada. Quella zona della città era parecchio trafficata, per un istante valutai l'ipotesi di prendermi una bella sbronza solitaria in uno dei locali che si affacciavano direttamente in strada, ma alla fine la pigrizia ebbe la meglio e così mi incamminai verso casa. Avrei dovuto pensare a cosa sarebbe successo l'indomani a ciò che rimaneva della nostra famiglia. Quei due idioti di Amanda e Ben avevano trovato il momento peggiore per litigare, ma forse era così che sarebbe dovuto andare, forse le menzogne avevano davvero vita breve nonostante fossero preferibili alla realtà il più delle volte. Matt era stato distrutto dalla brutalità di quella verità che non aveva visto arrivare ... certo, sapeva che nostro padre aveva tradito Monica per molto tempo, ma non credeva che la donna in questione fosse una di famiglia. La parte più divertente e rivelatrice non era ancora giunta per lui, quella sì che l'avrebbe scosso fino a non farlo dormire la notte, ovviamente nessuno di noi era così stolto da spargere la voce nella famiglia.

Entrai nell'immenso giardino dei Wayright, avevo voglia di fumare una sigaretta prima di andare in stanza e recuperare qualche ora di sonno. Mi sedetti sulla sdraio di fronte alla piscina di famiglia, l'acqua era luminosa, di un bellissimo blu cristallizzato ed era calda al tatto perfino di notte, scoprii quando ci misi dentro i piedi adesso liberi dalle scarpe. Rimasi a fissare il blu immobile delle acque per molto tempo, anche quando la sigaretta era già spenta da un pezzo. Avrei voluto alzarmi ma improvvisamente una strana pigrizia mi scivolò addosso.

- Ehi, cugino ... - Chris sbucò dal vialetto di casa. Non avevo neppure notato lo stridere delle ruoto sul selciato tanto ero preso dai miei strani pensieri. Gli lanciai un'occhiata, qualcuno doveva aver vinto un premio bello succulento quella sera.

- A cosa dobbiamo questo sorriso? Sembri un adolescente alla presa con la sua prima cotta. Come minimo deve somigliare a Robert Downey Junior per farti venire su questa espressione da ebete. - dissi facendo ridere ulteriormente Chris. Avanzò verso di me saltellando come un idiota.

- E' più sul genere di Jensen Ackles, ma hai ragione. Cercherò di gongolare soltanto dentro di me, non vorrei che un'anima in pena come la tua inizi a soffrire di gelosia per la mia buona stella. - disse cantilenando allegramente.

- Io in pena? Stai guardando il programma sbagliato, tesoro. Sto bene ... -

- Come no ... vuoi darla a bere a me? Siamo fatti dello stesso sangue, non puoi mentire alla famiglia. -

- Quasi dello stesso sangue – precisai sfidandolo con lo sguardo – Kevin ha picchiato Wayne, Matt ce l'ha con me per via di alcuni casini che ho taciuto e forse avrei dovuto dirgli ... direi che a parte questo va tutto bene. -

Chris mi fissò come se stessi dando i numeri. - Come? L'inglese? Credevo fosse il diretto discendente di Gandhi ... suppongo che alla fine sono giunte anche al suo orecchio le fantastiche peripezie di Wayne e i due mirabolanti cugini, altrimenti non se la sarebbe presa tanto. - commentò lui, stavo per ribattere quando improvvisamente il diretto interessato apparve da una zona poco illuminata del giardino. Era vestito di tutto punto, un altro di quelli che non riusciva a prendere sonno con tutta probabilità. Chris si irrigidì, poi sorrise, imbarazzato.

- Ok, bando alle ciance, stavamo parlando di te e della tua rabbia repressa. - dissi, lanciandogli un'occhiata che non lo scosse affatto. Sembrava di pietra tanto era immobile ed impettito.

- Ovviamente, conosco le abitudine di voi allegre comari di Windsor ... -

- Chris è quello allegro, io sono quello in cerca di risposte, Kev. - commentai asciutto – allora? Spiegami perché un tipo controllato e freddo come te ha deciso di pestare uno che neppure conosce. E non rifilarmi la stronzata del suo passato con Celine, perché appunto si tratta di passato e tu non la conoscevi neanche ai tempi. -

Kevin storse le labbra in una smorfia di fastidio e disappunto allo stesso tempo. - Ok, io vi lascio, baldi giovani ... non sono affari miei questi e riconosco una situazione spinosa quando ne vedo una. Buonanotte cugini! - disse Chris prima di volatilizzarsi veloce e silenzioso così com'era arrivato.

- Allora? - insistetti.

- Ero ubriaco ed evidentemente non sono controllato come pensi. La gelosia fa parte dell'uomo e neppure io sono perfetto. -

- Questo lo dici per convincere me o te stesso? Andiamo, Kevin ... che diavolo di motivo avevi per picchiarlo? E' stata la tua ragazza a comportarsi da sgualdrina infilandosi nella nostra relazione e tu questo lo sai bene. - mi affrettai a continuare vedendo il suo viso animarsi – ok, era giovane e le cazzate le facciamo tutti, è vero, ma prendertela con uno che neppure conosci ... non è da te, semplicemente. -

- Ma che diavolo ne sai tu di me, Wes? Hai la presunzione di pensare di conoscermi ma non è così! - ribatté quello ostinato. - me ne vado a letto. -

Non lo lasciai andare, uscii in fretta dall'acqua e mi parai davanti al suo viso fremente di rabbia e adesso di shock. Provò ad oltrepassarmi ma con un passo veloce fui di nuovo davanti a lui.

- Sai, Kevin ... ho camminato parecchio stanotte e parlato davvero poco rispetto ai miei standard e questo mi ha aiutato ... mi sono fatto un'idea di ciò che deve essere successo nella tua mente qualche ora fa – lo guardai dritto nei suoi occhi chiari, gustandomi l'ombra di paura che li oscurò per un attimo.

- Ah, sì? E a che conclusione sei giunto, Sherlock? - commentò lui, ma il suo tono era basso adesso, quasi timoroso di sentire la mia risposta. Dovevo averci preso allora, pensai, mostrandogli il mio migliore sorriso soddisfatto.

- Credo che la gelosia di cui tu parli non sia rivolta a Celine, tesoro ... credo sia rivolta a me piuttosto. - dissi avvicinandomi drasticamente a quel viso che si colorava di rosso ogni attimo di più. Kevin si ritrasse, ma io avanzavo senza tregua verso di lui. Lo fermai afferrando la sua camicia e attirandolo con vigore verso di me. Il suo viso era incredibilmente bello sotto le luci soffuse delle lampade a muro. I suoi occhi non mi erano mai sembrati più umani e vulnerabili di così ...

- T-tu ... tu stai vaneggiando ... sei completamente fuori strada. - balbettò immobile sotto le mie mani – sei così pieno di te da non vedere come stanno le cose sul serio. -

- E come stanno le cose sul serio? - chiesi genuinamente interessato. Le sue labbra carnose erano troppo vicine alle mie, potevo perfino percepire il suo fiato, sapeva di dentifricio alla mente e succo.

- Detesto i tuoi giochi e il tuo amico ... siete spregevoli e dovevate avere ciò che meritavate. - disse con un tono basso e incerto, lo vidi deglutire mentre lasciavo scorrere le mie mani dalle spalle fino agli avambracci, poi trovai le sue mani gelide per la tensione. Kevin sussultò, avrebbe voluto ritirarle forse, ma non gliene diedi la possibilità. Le bloccai nelle mie, prima in una presa ferrea, poi sempre più cedevole fino a divenire un tocco lieve e appena percepibile dal quale si sarebbe potuto liberare immediatamente se soltanto avesse avuto abbastanza volontà per farlo. Ma Kevin non si mosse, i suoi occhi erano puntati sulle mie labbra, le guardava con desiderio sempre crescente e quell'immagine mi piaceva da matti.

- Sono spregevole? Non ti infastidisce che un essere spregevole come me ti tocchi allora? - passai una mano sulla sua guancia scarna in un tocco leggero che lo fece rabbrividire da cima a fondo – forse, invece, questo essere rivoltante sta davvero iniziando a piacerti. Forse hai bisogno di imperfezione nella tua vita, di qualcosa che ti sconvolga e ti faccia sentire vivo come non mai ... - la mia voce era un sussurro basso, sentivo il suo orecchio fremere contro le mie labbra. Kevin rabbrividì, stava tremando sotto il tocco delle mie mani mentre faceva fatica a respirare. Era il momento perfetto per far cedere le ultime difese erette contro di me, lo sapevo. - cosa vuoi che faccia con te adesso? - chiesi ad un centimetro dalle sue labbra dischiuse.

Kevin era del tutto andato, vederlo in quelle condizioni disperate non poteva che farmi piacere nel profondo. Avrei dovuto torturarlo ancora un po', spingerlo a rispondermi, a pregare affinché gli dessi ciò che voleva, ma alla fine anch'io stavo cedendo alle mie voglie e non potevo resistere ulteriormente. Il mio cuore mancò un battito quando unii le mie labbra alle sue e sapevo che non poteva essere un bene. Mi immersi nel calore bruciante della sua bocca vogliosa di accogliermi, la mia lingua incontrò la sua, intrecciandosi in una danza di fuoco e ghiaccio senza fine. Lo spinsi contro di me per poi cingere il suo viso magro tra le mani, Kevin mugolò e mi morse appena, sembrava completamente libero da qualsiasi restrizione adesso. Ma sapevo che non sarebbe durato abbastanza, lo conoscevo o meglio, conoscevo i tipi come lui. Nel profondo del suo cuore sapeva di star sbagliando e nonostante avesse spento la parte razionale dei suoi pensieri ero conscio che questo momento di follia non sarebbe durato abbastanza da permettermi di farlo cedere una volta per tutte. Fu così infatti, non mi stupii, né cercai di trattenerlo quando le sue mani mi spinsero via dal suo corpo per poi risalire lungo il suo volto rosso e sconvolto.

- N-no ... che cosa sto facendo? Che cosa mi stai facendo fare? - sussurrò con il viso ancora nascosto nelle mani.

- Ah, beh ... scommetto che anche stavolta è tutta colpa mia, vero? Proprio come l'altra sera ... ti ho immobilizzato e ho abusato del tuo bellissimo collo. Celine è davvero idiota come sembra per bersi una stronzata del genere. - dissi godendomi l'espressione furibonda che si dipinse su Kevin.

- Vai al diavolo, Wes. - disse a denti stretti – cerca qualcuno diverso da me da incasinare. Sta fuori dalle nostre vite, è un ordine. -

- Non mi sono mai piaciuti gli ordini, Kev ... non lo sai? Eppure dovresti cominciare a capire come ragiono ormai. - le mie parole lo raggiunsero mentre rientrava come una furia in casa, sbattendosi la porta dietro. Risi, avevo ancora il sapore delle sue labbra nella mia bocca ... anche lui doveva avere qualcosa di simile addosso, l'avrebbe accompagnato per tutta la notte, forse perfino fino al giorno dopo. Non poteva evitarmi, né sfuggirmi ... vivevamo nella stessa casa.

Sarei stato il suo peggiore incubo.

KEVIN

- Kevin ... -

Sentire il mio nome venire fuori da quelle labbra mi provocò uno strano brivido lungo tutto il corpo, vedere il suo viso a così poca distanza dal mio mi faceva perdere il controllo. Catturai quelle labbra avidamente gustando quel sapore così intenso e vivo, sapevano sempre di qualcosa di alcolico, amaro e forte. Mi ritrovai a gemere attirandolo sempre più vicino a me, passando le mani sul suo corpo.

- Kevin ... che vuoi fare adesso? – sussurrava calda la voce di Wes.

- Voglio ... voglio che mi dici che sei mio – dissi a fatica - che non c'è nessun altro, che vuoi solo me, che non ti importa di niente ... –

Catturai il suo corpo in una presa ferrea e ribaltai le posizioni, facendolo finire con la schiene contro il materasso, poi lo imprigionai con il mio peso continuando a baciare quella pelle meravigliosa.

- Sono tuo Kev ... solo tuo. –

Sentivo continui brividi contrarre i miei muscoli ed una sensazione di infinito piacere nel sentire quelle parole, mio. Poi un rumore, voltai la testa verso la porta e vidi la figura di Wayne farsi strada noncurante nella stanza. Mi irrigidii istintivamente ma a lui non parve importare, sentii Wes allontanarsi da me per andargli incontro e baciarlo, quella visione mi uccise.

- E' il suo turno adesso .... – mormorò con quelle stesse labbra con cui aveva dichiarato di essere mio.

Spalancai gli occhi e mi sollevai a sedere sul letto, con sguardo febbrile ed allucinato controllai di essere solo nella stanza e fortunatamente lo ero. Un altro sogno, no, più precisamente un altro incubo che ormai sempre più frequentemente dominavano le mie notti rendendole insonni e agitate. Wes era nella mia testa e non riuscivo più a cacciarlo via, volevo disperatamente trovare una soluzione ma sembrava che ogni mia mossa, ogni mia azione finisse solo per avvantaggiarlo. Per un istante il flash della notte precedente mi attraversò il cervello e ricordai la sua lingua e la mia intrecciarsi, mi portai una mano alle labbra conscio che forse avevo ancora il suo sapore in bocca, volevo lavarlo via, correre in bagno e cancellare per quanto possibile quel ricordo dal mio corpo. Mi sollevai pronto ad uscire dalla camera quando un rumore precedette l'ingresso di qualcuno, era Celine.

Indossava una delle sue camicie da notte trasparenti, doveva essere andata a metterla da poco, appena mi vide arrossì leggermente e chiuse la porta.

- Sei sveglio ... - mormorò avvicinandosi a me e abbracciandomi.

- Stavo per andare a farmi una doccia ... – dissi cercando di sfuggirle.

- Quella può aspettare ... - sussurrò passandomi una mano fra i capelli e tentando di unire le nostre labbra.

Sapevo cosa voleva, sapevo perfettamente il motivo di quell'abbigliamento tanto provocante, solitamente mi piaceva da morire il modo in cui quell'intimo le fasciava il corpo, quel vedo e non vedo che la rendeva così sensuale e misteriosa. Ma ora non potevo, non potevo baciarla nel dubbio che la mia bocca sapesse ancora di Wes, così la scostai e lei mi guardò truce.

- Kev .... Ti prego, voglio stare con te ...- mormorò ancora prendendomi le mani nelle sue.

Quel contatto mi fece sobbalzare e quasi di scatto tolsi le mie mani, no stavo sbagliando tutto, me ne rendevo conto, mi mossi verso la porta disperato.

- Celine ... non adesso, io ... - farfugliai.

- Cosa?- sbottò – tu cosa, Kevin? Non capisco che succede! – disse stremata – io ... sto facendo di tutto ... ma tu .... Sembra che non ti importi più di noi. Sei distante, agitato, sparisci sempre senza dire niente, ieri sera puzzavi di alcol – era furiosa – mi spieghi che ti sta succedendo?! Forse non mi ami più? –

Dovetti abbassare gli occhi, era tutto vero, mi stavo perdendo e comportando in un modo che lei non si meritava – scusami Celine ... io ... -

- Perché non vuoi stare con me? – insistette ancora.

- Scusami ... adesso, non sono dell'umore – provai a giustificarmi, ma la verità era che mi sentivo troppo sporco per stare con lei, la mia mente continuava a desiderare con insistenza qualcun altro.

- Cazzate! Quando mai tu non sei dell'umore? – continuò insoddisfatta.

Aprii la porta pronto a fuggire ma lei me lo impedì, ero quasi in corridoio ma fui afferrato dal suo braccio furente.

- Celine .... Basta per favore. –

Ad un tratto sentii una risata provenire da non lontano, la conoscevo, era bassa e roca, piena di soddisfazione estrema, Wes era in corridoio a qualche metro da noi, sembrava profondamente divertito dalla scena che aveva davanti

- Buongiorno – mormorò – cugina, come siamo sexy oggi .... Qualche problema di coppia da rimettere a posto? –

Lei arrossì violentemente abbassando lo sguardo, l'aveva messa a disagio e questo bastò a mandarmi ancora una volta fuori di testa, poi c'era quell'espressione soddisfatta, Dio, odiavo quell'espressione. Con uno strattone mi liberai della mano di Celine che mi teneva e mi diressi a grandi passi verso di lui. Lo vidi osservarmi stranito, non gli diedi il tempo di capire nulla, lo afferrai per il collo della maglietta e lo sbattei contro il muro. La sua espressione rilassata si contrasse in una più dolorante mentre io per un istante mi illusi di riprendere un briciolo il controllo della mia vita, senza rendermi conto però che stavo perdendo del tutto ormai.

- Che cazzo vuoi Wes? Perché non ci lasci in pace? Perché non sparisci? – ringhiai continuando a sbatterlo contro la parete.

Quello recuperò subito la sua espressione rilassata – cosa c'è che ti turba tanto? – mormorò, poi si avvicinò al mio orecchio per parlare ancora più a bassa voce – non sarà che adesso i boxer ti eccitano più delle sottovesti? –

Fu troppo, lo scostai da me con violenze e gli sferrai un pugno in pieno viso, sentii qualcuno urlare, mi voltai e Celine ci stava stava osservando sgomenta, con le lacrime agli occhi e la mani premute sulle labbra. Io provai a dire qualcosa ma non mi uscì nulla, cosa potevo aggiungere? Quello non ero più io, non sapevo come giustificare a me stesso quello sconosciuto figuriamoci a lei. Mi staccai da Wes che si massaggiava la guancia dolorante e prima che avessi il tempo di dire o fare altro sentii un rumore provenire dal piano di sotto. Gli adulti erano tornati, sentivo la signora Wayright salutare all'ingresso, non volevo farmi trovare in quelle condizioni, anzi avrei preferito sparire dal mondo in quel momento ma raccolsi gli ultimi brandelli di me stesso e mi mossi verso il piano di sotto.

Controllai che non ci fosse nessuno e poi uscii nel giardino sul retro, avevo bisogno di pace, di tempo per riflettere. Così mi sedetti da solo nel bellissimo giardino della villa e ripercorsi ancora e ancora quello che avevo fatto. Per la seconda volta a breve distanza avevo picchiato qualcuno, lo avevo fatto anche se sapevo che la colpa era mia. Mi concentrai per un momento sul sapore che regnava ancora nella mia bocca e sulle mie labbra, che stai facendo Kevin?

Non so per quanto tempo rimasi lì immobile a contemplare il nulla, senza avere il coraggio di andare da Celine e svolgere il mio ruolo, ero il suo ragazzo e mi stavo comportando in un modo disdicevole. Poi un fruscio e la mia pelle rabbrividì al pensiero di chi potesse essere, voltai lo sguardo timoroso ma vidi che si trattava soltanto di Amanda.

- Kevin... tutto bene? – mi chiese prima di affiancarsi a me – il pranzo è pronto ... –

Io rimasi immobile – credo ... che non mi vada di mangiare, mi scusi ... -

- Cosa succede? – il suo tono era seriamente preoccupato – ho parlato con Celine ... mi ha detto che ultimamente ti comporti in modo strano ... se c'è qualcosa che ti preoccupa, dovresti parlarne. –

Sospirai – A dire il vero c'è ... ma non posso parlarne .... Io sono il fidanzato di Celine – lo dissi come se volessi ricordarlo a me stesso – e ho chiaro cosa provo per lei, le dica questo, che non ha niente da temere, le dica di perdonarmi, ma che sto bene, va tutto bene. –

Fu come una preghiera, l'ultimo desiderio mentre quella donna annuiva paziente e se ne andava lasciandomi ancora alla follia dei miei pensieri. Era vero, si trattava di follia ormai, un dialogo schizofrenico fra il me stesso che voleva fare la cosa giusta e quello che si era arreso alle lusinghe di Wes. Le voci mi si ammassavano in testa e io sentivo di avere sempre meno il controllo sulle mie azioni, completamente immerso in una giungla da cui non sapevo più venire fuori.

Una sola era l'idea sana che si stava facendo largo nel caos, l'unica cosa che avrebbe potuto salvare tutto, qualcosa che dovevo fare in fretta senza pensarci. Quel posto mi stava distruggendo e l'idea di prendere un aereo e tornare a casa era sempre più allettante nei miei pensieri, oggettivamente sembrava la cosa migliore. Anche se significava perdere, arrendersi o qualunque altra cosa peggiore lo dovevo a me stesso e a Celine.

Sì, andare via mi sembrava l'unica strada percorribile.



NOTE DELLE AUTRICI: Eccoci qui con un nuovo capitolo ^^
Dobbiamo ammettere di aver ottenuto davvero molti molti riconoscimenti con questa storia! Le visualizzazioni continuano a crescere a dismisura, settimana dopo settimana, così come le vostre recensioni! Ci fa piacere sentirvi così numerose capitolo dopo capitolo. Speriamo che le vicende della famiglia Wayright continuino a prendervi! :)
Ancora una volta assistiamo ai terribili dubbi del poor poor Kevin! C'è chi gli suggerisce chiaramente di andar via e lasciarsi alle spalle il terribile Reed e sembra quasi che l'inglese stia iniziando a pensarci seriamente!
Diciamocelo, Wes è proprio un diavolo tentatore con i fiocchi ;) inoltre la sua relazione amorosa consolidata con Celine sembra davvero in crisi! Emh, emh ... qualcuno qui preferisce davvero i boxer ai completini intimi xD
Cosa pensate che accadrà a questo punto?
Mi raccomando, l'aggiornamento del prossimo capitolo (Tyler e Seth) dipende soltanto da voi adesso :)
Grazie davvero di tutto ... SIETE GRANDIOSE!!!
Un bacio e a presto!


- BLACKSTEEL -

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