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Capitolo 11

«Non posso credere che tu stia andando a una festa!»

L'entusiasmo di sua madre lo irritava e ogni secondo che passava la già poca voglia di uscire che aveva si assottigliava ancora di più. Tutta quella "vita sociale" lo stava distraendo dal suo unico scopo nella vita: conquistare il mondo!

Quello di Alliance War, ovviamente, non avrebbe mai voluto il controllo del mondo in cui viveva, troppi idioti che non avrebbe nemmeno potuto rinchiudere. Pensando al videogioco non riusciva a far a meno di essere nervoso, aveva passato tutto il pomeriggio cercando di riprendersi il primo posto ma era arrivato soltanto al miserabile secondo posto, la stellina d'oro era ora in possesso di un certo BigFlash. Uno con un nome così ridicolo non meritava nemmeno di restare tra i primi cento e gli era parso strano che non fosse Sadie la proprietaria della lucente stellina. Evidentemente anche lei era impegnata in altro, erano giorni in effetti che non gli parlava più di fumetti, anime, manga o videogiochi. In generale, da quando aveva accettato di aiutare Peyton e la sua comitiva, lui e l'amica passavano sempre meno tempo insieme e doveva ammettere che gli mancava la risata di Sadie, il suo modo di prenderlo in giro o dargli corda anche nelle cose più stupide. Gli mancava una parte di sé quando lei non c'era.

Si sistemò la maglietta bianca che aveva addosso e un sorrisino diabolico gli incurvò le labbra quando gli occhi si posarono sulla foto al centro della stoffa bianca, ma il pezzo forte era la scritta in rosso posta sotto la foto.

"Amici Fuuurrrfanti"

Era talmente ridicola e imbarazzante che il solo pensiero di vederla addosso a Mason o una come Sienna rendeva il pensiero della festa un qualcosa che mai avrebbe voluto perdersi. Sarebbe stata la sua prima festa ma si prospettava in assoluto la più bella. Il campanello di casa trillò forte come un grido di guerra e Damien si sentì come un fiero cavaliere che sta per partire in battaglia e sa di avere poche probabilità di ritornare intero. Andò ad aprire e la brillante e felice figura di Sadie lo rese ancora più felice, quando l'amica vide la maglia che aveva indosso iniziò a ridere.

«Non posso credere che tu abbia veramente avuto il coraggio di indossarla!»

«Avevi dei dubbi? E non sarò solo io a farlo, ne ho una per ogni idiota del gruppo. C'è anche la tua» gli puntò una pila di magliette sul portalettere accanto alla porta.

«Scordatelo. È la prima volta che mi metto in tiro e non ho di certo voglia di rendermi ridicola.»

Notò soltanto in quell'istante che l'amica aveva indossava l'abito che erano andati a comprare insieme solo qualche giorno prima, era la prima volta che la vedeva così preparata e attenta alla propria immagine. Non che fosse mai stata sciatta o altro, lui non ci capiva niente di quelle cose e nemmeno gli interessavano, ma Sadie era sempre stata più accorta di lui per quelle piccole cose che lui reputava superficiali. Eppure, mentre la vedeva fasciata in quell'abitino rosso non poté far a meno di pensare che ormai la bambina che lo aveva mandato all'ospedale durante gli anni dell'asilo stava sbocciando in una graziosa giovane donna.

«Sadie!»

La vocina di Grace, la sua sorellina, fece voltare i due ragazzi. La bambina scese velocemente le scale e si gettò tra le braccia della ragazza, che la strinse con affetto e le diede un caloroso bacio sulla guancia, velocemente ricambiato con altrettanto ardore.

«Ciao Gracie. Come mai non sei ancora a letto?»

La piccolina si morse un labbro intimidita dalla domanda e alzò gli occhi sul fratello, iniziando a dondolarsi piano. Damien capì subito che sua sorella voleva chiedergli qualcosa e sapeva anche, qualsiasi cosa fosse stata, gliel'avrebbe data. Non poteva negare nulla a quegli occhietti da cucciolo fatato. S'inginocchiò per raggiungere l'altezza di Grace e le pizzicò il naso.

«Dimmi tutto, mia elfica principessa.»

«Stai uscendo?» chiese la sua vocina, fu quasi un sussurro timoroso e a Damien gli si strinse il cuore.

«Sì, perché?»

«Quindi non mi leggerai le favole stasera?»

Aldous capì il perché del comportamento della sorellina e si sentì in colpa, in effetti stava interrompendo una loro piccola tradizione. Si era sempre preso cura lui di Grace quando sua madre lavorava ancora, era difficile per i suoi genitori essere sempre a casa e non avevano i soldi per una babysitter a tempo pieno quindi era restato spesso – quasi sempre – con lei e da allora ogni sera gli aveva letto una storia. Poi, una volta finiti i libri di favole, aveva iniziato con i manga ed era fiero di iniziare la sorellina al suo mondo. Quando suo padre aveva iniziato a viaggiare molto per lavoro e le loro condizioni economiche erano migliorate, sua madre si era licenziata e non c'era stato più bisogno della sua presenza costante in casa.

«Oh, Grace, posso leggertela io una favola stasera» s'intromise dolcemente la madre.

La piccola abbassò gli occhi e mosse mogia, quasi arrendevole, il capo in un senso di assenso. Proprio in quel momento il campanello suonò nuovamente, di sicuro erano Peyton e gli altri, Sadie aprì la porta confermando i suoi sospetti. I tre entrarono in casa a passo quasi incerto, soprattutto la rossa, e salutarono sua madre prima di fare un cenno a lui e all'amica.

«Allora, siete pronti?» chiese Mason, puntando una sguardo incuriosito su Sadie.

«Certo» s'intromise nuovamente sua madre, accarezzando il capo di Grace. «Su tesoro, stasera ti leggerò io una favola.»

«No, tranquilla mamma. Gliela leggerò prima di andare» la interruppe lui, ancora inginocchiato davanti a sua sorella, che, con grande sorpresa di lui, stava fissando Peyton e la ragazza ne era evidentemente a disagio. Tuttavia, appena la sorella ebbe ascoltato ciò che aveva detto, gli gettò le braccia al collo.

«Grazie Damien!»

Lui la strinse a sé e la prese in braccio alzandosi, si voltò verso i ragazzi e disse loro che sarebbe sceso entro cinque minuti. Nessuno fiatò o si oppose, nemmeno Sienna, si limitarono ad annuire e seguire sua madre e Sadie in salotto. Lui salì le scale e portò sua sorella in camera, mettendola a letto.

«Allora, che storia vuoi che ti legga stasera?» le chiese mentre le rimboccava le coperte.

«Possiamo continuare la storia che abbiamo iniziato ieri?»

«Certo.»

Si avvicinò alla piccola libreria della sorella e ne tirò fuori il manga che aveva comprato appositamente per lei. Era una storia d'amore, non proprio il suo genere, che parlava di una principessa in cerca del proprio principe perduto. Lui non adorava queste storie, di solito, e preferiva leggere a sua sorella storie che le insegnassero i valori dell'amicizia, della lealtà e del coraggio. Però in quel fumetto la principessa, man mano che superava ostacoli e sconfiggeva i vari nemici che si ritrovava davanti mentre tentava di ritrovare l'amore perduto, imparava a cavarsela da sola, che non per forza erano gli uomini i salvatori e che anche una ragazza all'apparenza fragile poteva celare dentro di sé una tale forza e volontà da sopraffare qualsiasi cosa o persona. Che nessuno può scegliere la vita del suo destino se non lei stessa. E Damien voleva che Grace diventasse una donna forte, testarda e coraggiosa, che combattesse con le unghie e con i denti le avversità che la vita le avrebbe riversato così che potesse raggiungere tutti i suoi obiettivi.

Si accomodò sul letto, accanto ai piedi della bambina, e iniziò a leggerle il secondo capitolo. Quando ebbe finito, una decina di minuti dopo, sua sorella aveva gli occhi chiusi e Aldous si alzò per rimettere il manga al suo posto. Proprio quando stava per uscire e spegnere la luce, la vocina di sua sorella lo sorprese.

«Sono felice» gli disse.

«Di cosa?» le chiese incuriosito lui.

«Che tu abbia dei nuovi amici.»

Damien rise e le si avvicinò, dandole un colpetto delicato sulla punta del naso. «Non sono proprio miei amici.»

«Non importa, mi piace che tu non esca solo con Sadie.»

«Ero convinto ti piacesse Sadie» la punzecchiò.

«Certo, io le voglio bene!» si affrettò a chiarire con foga la bambina, facendolo ridere. «Però... quella ragazza è davvero molto bella.»

Damien aggrottò la fronte spiazzato.

Bella? Chi era bella?

«Chi è bella?» chiese infatti, dando voce ai suoi pensieri.

«La ragazza dai capelli rossi. Però ha uno sguardo così triste... Perché?»

Rimase letteralmente esterrefatto, Peyton aveva una sguardo triste? Non lo avrebbe mai detto, per la verità aveva visto molte emozioni negli occhi scuri della ragazza ma mai una goccia di tristezza e quella frase gli penetrò dentro con forza.

Si rese conto che sua sorella aspettava ancora una risposta. «Tu sei bella, la cosa più bella che mi sia capitata» le rispose, eludendo l'argomento principale della domanda.

«Ti voglio bene, Al.»

«Ti voglio bene anche io, Grace.» Le diede un bacio sulla fronte e le rimboccò un'ultima volta le coperte prima di lasciare la sua cameretta e scendere le scale.

Uno sguardo triste? No, non aveva mai notato nulla di tutto ciò in Peyton Cooper. Era orgogliosa, caparbia, intelligente e più arguta di quel che sembrava, ma non avrebbe mai detto fosse anche triste. In fondo la sua vita sembrava perfetta, per quale motivo avrebbe dovuto esserlo?

Entrò in cucina per raggiungere gli altri, li trovò seduti sul divano mentre sua madre sedeva su una sedia davanti a loro. Sadie e Sienna era sedute ognuna su un'estremità del divano, lontane da tutti, una faceva vagare lo sguardo annoiato per casa mentre l'altra era intenta a farsi dei selfie. Gli unici che animavano un po' l'atmosfera erano Mason e Peyton, che stavano parlando con sua madre, la rossa ogni tanto si lasciava scappare una breve e acuta risata a chissà quale aneddoto della madre. Probabilmente stava raccontando qualcosa di imbarazzante su di lui... Ad ogni modo, fissando quella scena nessuno avrebbe mai detto che la capo cheerleader fosse triste. In fondo erano solo le supposizioni di una bambina di sette anni e per quanto amasse Grace poteva essersi semplicemente sbagliata, non valeva la pena crucciarsi per la vita di una ragazza che aveva stravolto la sua.

«Eccomi qua» si annunciò.

Tutti si voltarono verso di lui e le loro espressioni, chi annoiata e chi rilassata, venne sostituita da una piena di orrire e ribrezzo verso la sua maglietta.

«Ma... Ma cosa ti sei messo?» squittì impaurita Sienna.

Forse era da malati, ma vedere quella reazione da parte della ragazza gli causò un piacere immenso, quasi malato.

«Cosa? Questo pezzetto di stoffa?» puntò il dito verso se stesso con finta noncuranza. «Solo un piccolo regalo per voi.»

Andò a recuperare le altre magliette e ne distribuì una a ognuno di loro, escludendo ovviamente Sadie.

«Non vorrai farcela indossare, spero» chiese Mason con tono grave. Era evidente che il solo pensiero di farlo lo facesse arrabbiare, probabilmente perché sapeva che se così fosse stato lui non avrebbe potuto tirarsi indietro. E per sua sfortuna era proprio così che sarebbero andate le cose quella sera.

«Esattamente.»

Per un secondo calò il silenzio nella stanza, sua madre fissò quella scena nel totale silenzio, alternando lo sguardo da lui ai ragazzi, indecisa se intervenire o meno.

«Non ci penso proprio!» gridò Sienna, gettando la maglia sul pavimento con palese ribrezzo.

«Sì, nemmeno io indosserò questa porcheria» le diede manforte Mason.

«Bene, allora andate e divertitevi anche per me.» Spostò la sua attenzione su Sadie, ignorando totalmente gli altri. «Ti va di andare al cinema? So che stasera proiettano il nuovo film animato che ti interessava.»

L'amica si alzò immediatamente dal comodo sofà e gli si avvicinò annuendo felice come una bambina il giorno di Natale. «Ovvio che sì!»

«Aspettate!»

Finalmente Peyton prese la parola, Damien era curioso di vedere cosa si sarebbe inventata. Fino a dove si sarebbe spinta. «Noi indosseremo queste magliette e non si discute.» La rossa fissò gli unici due oppositori con uno sguardo eloquente e inflessibile. Non avevano scelta, lo sapevano tutti e quattro, quindi opporsi equivaleva soltanto a mandare a monte il loro accordo. Lanciò loro un sorrisino dolce, quasi affettuoso, che fece rabbrividire tutti i presenti per quanto fosse inquietante vederlo sul suo volto. Sentì sua madre esclamare "Oh, Signore!" e farsi il segno della croce subito dopo.

«Sono sicuro che ci divertiremo un mondo, ragazzi!»

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