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Capitolo 3, Che Aspetto Hai?

Corsi a scuola. Ero in ritardo.

Fortunatamente Erwin ed il suo gruppetto erano già nelle loro classi, e non li incontrai.

Entrai nella mia, la terza B.
"Scusi il ritardo..." dissi, riferendomi alla professoressa.
Moblit mi guardava con aria interrogativa.

Mi sedetti al mio posto, accanto a Petra, ovvero l'unica ragazza che potevo quasi considerare amica, e venni subito colpita da una pallina di carta.
La raccolsi e, dopo averla scartata, lessi il messaggio:

"Ma dove diamine eri? Ti ho aspettata un quarto d'ora al solito posto, poi sono andato via."
Era di Moblit.

Scrissi la mia risposta:
"Mi sono svegliata tardi."

Non so dire esattamente perché mentii al mio migliore amico, ma quello che avevo scoperto era il mio segreto, il mio piccolo mistero da risolvere. Inoltre non volevo che mi considerasse una pazza.

Suonata la campanella della ricreazione, mi sedetti sul banco, col panino in mano.
Moblit si avvicinò.

"Sei una pigrona" disse, scherzando, e dandomi una pacca sulla spalla.

Peccato che proprio in quel punto avevo un livido enorme causato dalle percosse subite il giorno prima.

Strinsi i denti e mi misi una mano sulla spalla.
"Hanji... tutto bene?"
Mi guardo attentamente, e notò che in faccia avevo chili di fondotinta.

"Non dirmi che.... quel bastardo..."
Lo interruppì.
"Non importa. Prima o poi troverò un modo per vendicarmi."

Moblit si avvicinò e mi abbracciò.
Probabilmente non si rese conto di quanto mi fu di conforto quell'abbraccio.
Lo strinsi forte, nonostante mi facesse male un po' tutto.
"Grazie"

A quel punto arrivò, correndo, Eren.
Un nostro amico, con un paio di anni in meno (era in prima). Un tipetto deciso e testardo, che si comportava ancora come un bambino. Ma era davvero tenero.

"Hanji... Moblit..."
Si appoggiò al banco per riprendersi. Aveva il fiatone.
"Di nuovo lei?", chiese Moblit.
"Sì... anf... di nuovo Lei..."

La Lei in questione era Mikasa, una compagna di classe di Eren. A quanto pare era infatuata di lui, e lo seguiva ovunque.
Lui all'inizio ci stava, ma ad un certo punto era diventata estremamente ossessiva, e lui non l'ha retta più.

Si sentì una voce femminile provenire dal corridoio:
"Eren! Non ho ancora finito di spiegarti quanto è bella la luce delle stelle riflessa nei tuoi occhi verde speranza... dove sei?"

Eren si mise le mani nei capelli.
"Aiutatemi vi prego!"
Scoppiai a ridere.
"Secondo me dovresti affrontarla e dirle che non ti piace..."
"Ci ho provato, ma non vuole sentire ragioni! L'ultima volta mi ha rubato una sciarpa dicendo che gliel'ho regalata io..."

La voce di Mikasa si avvicinava sempre di più.

Moblit si diresse verso la porta. "Eren, nasconditi nell'armadio, risolverò io la situazione."

Appena Eren si nascose nell'armadio, Mikasa fece capolino dalla porta.

Guardandola pensai che era una ragazza davvero carina: certo, era un po' ossessiva, ma cercava solo di essere dolce.
E poi era bellissima, aveva capelli neri come la pece, occhi grigi e pelle candida.
Mi piacevano le persone così. Non capivo perché Eren non la sopportasse.

"Hey Mikasa" esclamò Moblit.
"Cerchi Eren, per caso?"
"Beh, in effetti sì...." disse la ragazza, arrossendo un po'.
"Oh, l'ho appena visto andare in quella direzione" rispose Moblit, indicando la fine di un lunghissimo corridoio.
"Ah grazie mille! Buona giornata Moblit!"

Detto questo girò i tacchi e se ne andò spedita verso la direzione indicata da Moblit.
Mi faceva un po' pena. Non deve essere bello amare senza essere ricambiati.

Finita la ricreazione, ognuno tornò nella propria aula.
Io pensai per tutto il tempo al violinista misterioso che abitava in quel sotterraneo.

"Chissà che aspetto ha...", dissi ad alta voce senza rendermene conto.

Petra mi sentì "Che aspetto ha chi?" chiese incuriosita, avvicinandomisi con la sedia.
"Non dirmi che ti sei iscritta a qualche sito di incontri..."
"N-no! Niente del genere!"
Mi vergognai tantissimo.

"Adesso me lo devi dire però: è tutto il giorno che hai quell'aria sognante."
Mi chiesi se dirglielo o no. In fondo non era qualcosa da nascondere. Chissà, magari mi avrebbe capita.

Decisi di risponderle restando sul vago.

"Ecco... c'è questo violinista bravissimo, lo sento sempre suonare mentre vengo a scuola ma non l'ho mai visto, e... niente, ero curiosa..."

Petra ridacchio.

"Sembra interessante! In effetti anche io sarei curiosa di che aspetto possa avere un tipo così...
Magari è un vecchio"

"Oh"
Ci rimasi male, non avevo preso in considerazione questa possibilità.

"Secondo me è... un bel ragazzo..."

"E cosa te lo fa pensare?"

Non volevo raccontarle tutto, ovvero che lo avevo intravisto attraverso una finestrella alla base di un edificio, anche perché non che avessi visto molto.

"Niente... me lo sento e basta."

Petra sorrise.

"Beh, quando lo scoprirai mi farai sapere."

Mi fece piacere parlare con lei. Alla fine, le volevo più bene di quanto sembrasse.

Quel giorno, all'uscita da scuola Erwin ed i suoi non si fecero vedere. Tirai un sospiro di sollievo.

Almeno per una volta non mi avrebbero dato fastidio.

Andai subito nel vicoletto, ma non sentii nulla.

Mi affacciai alla finestrella, ma vidi solo buio. Davvero era possibile che qualcuno vivesse là sotto?

"Massì, alla fine sarà stata solo la mia immaginazione..."

Eppure non ci credevo. O meglio, non volevo crederci. Doveva per forza esserci qualcuno là sotto.

Avrei potuto chiedere ad Erwin se anche lui, mentre mi picchiava il giorno prima, aveva sentito qualcuno suonare, ma non era una grandissima idea, dunque la scartai subito.

"Preferisco non avere mai una risposta piuttosto che avere qualsiasi tipo di contatto con quell'essere."

Rimasi seduta accanto alla finestrella per un po'.

Mi affacciai di nuovo: pensai che magari, se i miei occhi si fossero abituati per bene al buio, sarei riuscita a vedere meglio.

Sì beh, forse sbirciare nelle case altrui non è il massimo, ma era una situazione troppo bizzarra, non potevo evitarlo.

Stetti una decina di minuti a fissare quel vuoto oscuro, dopodiché iniziai a distinguere qualcosa in quella massa nera.

C'era una specie di letto, sul quale giaceva immobile la figura dormiente di una persona.

"È lui.. il violinista!"

Era sicuramente un uomo, eppure aveva le dimensioni di una donna di statura medio-bassa.  Davvero curioso.

Cercai, nel buio, di coglierne i tratti del viso. Non sembrava un anziano, ma pareva anzi un viso piuttosto giovane, e io me ne rallegrai.

Decisi di non disturbarlo ulteriormente, anche perché era ora di tornare a casa.

Sarei tornata un'altra mattina, magari riuscendo a godere un po' della sua meravigliosa musica.

"Sogni d'oro, violinista misterioso che ama dormire di giorno..."

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Due Parole All'Autrice

Ho deciso di dare, da questo capitolo in poi, una "Theme Song" ad ognuno di essi, dunque, se avete tempo e voglia, andate ad ascoltarle su YouTube ;)

Theme Song Capitolo 3:
Maybe, Yiruma

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