Capitolo 20, Combattere insieme
Le ampie finestre inondavano di luce dorata lo studio, riflettendo sui tasti bianchi e lucidi del pianoforte.
Le mie dita vi scivolavano allegramente e con energia, forse anche troppo per una sonata tanto romantica, ma era impossibile reprimere il fremito e l'eccitazione del mio animo.
Spesso mi giravo verso il ragazzo accanto a me e gli sorridevo, senza un vero motivo, solo per ricordargli che ero sempre lì, e che non mi ero pentita per niente di quel bacio che gli avevo rubato un paio d'ore prima.
Anche il suo viso pareva sereno, ed i suoi occhi non erano freddi come erano soliti essere.
Oppure chissà, ero solo io che avevo imparato ad amare quel gelo.
Concludemmo l'esecuzione:
Finalmente l'avevamo completata.
Ci avevamo messo relativamente poco tempo, e la suonavamo alla perfezione.
Avrei quasi potuto commuovermi dalla felicità, così urlai "Ce l'abbiamo fatta!"
Levi mi lanciò un'occhiataccia che ormai sapevo non essere una seria ammonizione.
"Stupida... quante volte ti ho detto di non urlare..."
"Certo, però ce l'abbiamo fatta."
Il ragazzo quasi quasi sorrise, anche se scorsi una luce di preocuppazione nei suoi occhi.
"Già. Ma adesso bisogna fare questo provino."
Mi prese un piccolo brivido: effettivamente tra due giorni avremmo dovuto esibirci come duo, ed era inevitabile avere un po' d'ansia.
Ma decisi di rassicurarlo, fingendo una totale tranquillità.
"Massì vedrai, andrà benone."
Eppure Levi, per quante volte glielo avessi detto, non era convinto.
Difficile dargli torto, in fondo si trattava di un'enorme svolta nella suo vita.
Così preoccupato mi faceva tenerezza, così, sfoderando un enorme sorriso, gli strapazzai le guance.
"Sembri un bambino col broncio."
Levi borbottò di smetterla e aggrottò la fronte, bloccandomi con le mani.
Gli concesi una piccola tregua e smisi qualche secondo di toccarlo, per poi abbracciarlo ancora e, dandogli un piccolo bacio sulla guancia, dirgli "Io e te ce la faremo, lo hai detto pure tu."
-
Ero sotto casa sua e mi strofinavo nervosamente le mani, in attesa che scendesse. Fra poche ore avremmo dovuto fare quel dannatissimo provino, e nonostante fossi sempre stata la prima a cercare di tranquillizzare entrambi, probabilmente ero più nervosa di lui.
Lo guardai scendere imbracciando la custodia del violino.
"Buongiorno Hanji" disse baciandomi sulla guancia.
Non ero abituata a tutti quei gesti d'affetto, e mi sorpresi positivamente delle nuove attenzioni che mi rivolgeva.
"Pronta?"
Guardai per terra.
"Non proprio."
"Ma dai, sei proprio incoerente, mi incoraggi e poi sei nervosa al posto mio?"
Risi.
"È perché ho assorbito tutte le tue energie negative!"
Levi scosse la testa e andò avanti.
Io lo seguii, cercando di non pensare a quello che avremmo dovuto fare di lì a poco.
"Sai che sono diventata rappresentante d'istituto?"
"Non so cosa voglia dire."
"Mh, diciamo che rappresento, insieme ad alcuni colleghi, il corpo studentesco nelle riunioni con insegnanti ed enti esterni alla scuola."
Levi mi guardò perplesso.
"Se li rappresenti tu, sono messi proprio male."
Mi tirò la guancia.
"Hey!"
Non rispose e continuò ad andare avanti.
Raggiungemmo il teatro comunale, e dopo esserci guardati un attimo, entrammo in una specie di atrio affollato.
Un numero di persone più grande del previsto si trovava lì per quel provino.
L'ansia salì: eravamo sicuri di farcela con tutti quei concorrenti?
Ci avvicinammo alla receptionist:
Inaspettatamente, Levi parlò con enorme sicurezza.
"Siamo qui per fare il provino."
"Va bene, vi prego di scrivere qui i dati personali di chi deve suonare." dusse porgendoci un foglio.
"In verità, siamo un duetto."
"Due violini?"
"No, un violino ed un pianoforte."
La donna ci guardò pensierosa, ed io incrociai le dita nella speranza che ci lasciasse passare.
Finalmente la donna sorrise.
"Interessante! Credo che non ci siano problemi. Allora tenete anche questo." esclamò passandoci un altro foglio uguale al precedente.
Tirammo un sospiro di sollievo: almeno la prima parte era fatta.
Iniziammo a compilare, fino a quando non arrivammo al campo che richiedeva di scrivere il titolo della sonata che avevamo intenzione di suonare.
Guardai Levi interrogativa, non avevamo dato un nome alla nostra composizione.
Ma lui non batté ciglio e scrisse con decisione "Promessa."
Non capì, ma scrissi la stessa cosa ovviamente.
Finimmo di compilare, firmammo e consegnammo i fogli alla ragazza.
"Perfetto, tenete questi, e aspettate che chiamino il vostro numero. Buona fortuna."
Ci passò dei badge con sopra scritto "73".
"Addirittura 73esimi? Non credevo ci fosse così tanta gente..."
Poi guardai Levi e mi ricordai del titolo della canzone.
"A proposito, si può sapere perché l'hai chiamata Promessa?"
Levi stava per rispondermi, ma venne interrotto dalla voce di un uomo grassottelo che spuntava da dietro ad una porta.
"Okay, i prossimi. 54!"
Levi sospirò.
"Ah, manca ancora un po'. "
"Non mi hai risposto."
Levi mi scompigliò i capelli con la mano.
"Te lo dirò quando ci avranno assunti."
"Sei crudele, non è neanche detto che lo facciano!"
Mi fulminò con lo sguardo.
"Avrai anche assorbito le mie energie negative, ma guarda bene di non gufarcela, o ti infilo questo in gola, per non indicare un'altra zona del corpo." Disse agitanto il violino.
Rimasi interdetta, poi scoppiai a ridere.
"Hai proprio le rotelle fuori posto tu eh."
Ma sapevo che, sotto sotto, stava ridendo anche lui.
Ci guardammo intorno: le facce delle persone che ci circondavano si alternavano tra chi dimostrava enorme sicurezza di se e chi, un po' come noi, si stava mangiando tutte le unghie.
Ogni tanto qualcuno tirava fuori il violino e suonava qualche nota.
Noi preferimmo evitare, e cercammo di concentrarci nel tempo che ci restava.
Sessantotto, sessantanove, settanta, settantuno.
Come un lento ed inesorabile conto alla rovescia, i numeri venivano chiamati, a distanza di un quarto d'ora l'uno dall'altro, svuotando sempre più la sala, e le facce di chi usciva dalla famigerata porta, non portavano molta speranza.
"73?"
Presi la mano di Levi.
"Andiamo...?"
"Andiamo..."
Ci alzammo, entrammo nell'auditorium, e la porta si chiuse dietro di noi.
"Adesso dobbiamo dare il massimo, lo sai?"
"Assolutamente", risposi sorridendo.
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Due Parole All'Autrice
Buonasera piccoli amici!
Come state?
Mi scuso per il capitolo, che non è niente di speciale considerando che è uscito dopo due mesi e mezzo...
Spero mi perdonerete!
Come sempre, siete invitati a lasciarmi commenti negativi o positivi, come preferite, apprezzo entrambi!
E con questo, vi saluto e vi lascio alla theme song di questo capitolo, che ho scelto per il ritmo energico che mi ricorda l'ansia e l'emozione dei nostri due cari musicisti.
Alla prossima!
Theme Song capitolo 20:
Electric Daisy
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