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Capitolo 18, Vicini

Mi trovavo avvolta da una tiepida oscurità, senza avere percezioni chiare di nulla, senza sognare nulla.
D'un tratto, dopo un tempo indefinito, sentii freddo e la massa calda che percepivo di fronte a me si spostò.
Aprii gli occhi, svegliandomi definitivamente e trovandomi di fronte la figura assonnata di Levi, seduto sul divano fissando il vuoto e cercando coi piedi le pantofole sul pavimento freddo.
Dopo un breve momento di smarrimento, ricordai della notte precedente, ed un sorrisò si dipinse sul mio volto.
"Buongiorno Levi..." borbottai stiracchiandomi, ottenendo in risposta un mugolio.
Il ragazzo si voltò, mi guardò un attimo e chiese "Dormito bene?".
Mi sedetti accanto a lui "Benissimo!"
"Io no", rispose il ragazzo.
"Sei scomoda, sei più piatta di una tavola."
Rimasi interdetta, poi scoppiai a ridere.
"Permalosi sin dal mattino?"
"Con un buongiorno del genere sì."
Mi scompigliò i capelli e si alzò.
"È tardi, sono già le 10 quindi alzati. Io vado a preparare la colazione."
Mi rivolse un ultimo sguardo, per poi arrossire un attimo e, girandosi, dirmi "Tu intanto vestiti magari... mi fai fare strani pensieri."
Avvampai ricordandomi di essere in mutande e cannottiera, e corsi in camera a cercare i miei vestiti un po' turbata.
"Strani pensieri".
Anche io ne facevo su di lui senza che ci fosse neanche bisogno che si spogliasse, ma sentirmelo dire aveva fatto un effetto alquanto strano.
Non mi sembrava possibile che qualcuno potesse "desiderarmi", anche se in effetti desiderare era una parola un po' grossa.
Ad ogni modo, dopo un po' quel pensiero cominciò a piacermi molto, e le farfalle nel mio stomaco non smettevano di volare.
Il suo profumo era ovunque, nell'aria, su di me, e faceva sì che sul mio viso comparisse un costante sorriso.
Mi infilai i vestiti ed andai in cucina, trovando la tavola imbandita con vari dolci.
"Non pensavo ti piacesse lo zucchero."
"Bah, per me un sapore vale l'altro, ma ho pensato che sarebbe piaciuto a te".
Arrossii di nuovo.
Quella notte aveva sicuramente cambiato qualcosa fra di noi.
Iniziammo a mangiare, ma non avevo molta fame e venivo continuamente distratta dai movimenti delle sue labbra.
"Comunque ci ho pensato" disse poi lui.
"Credo che andrò a fare quel provino."
Scattai.
"Davvero? Davvero davvero?!"
"Già".
"Ma è fantastico! Vedrai che andrà benissimo, ti prenderanno sicuramente!"
"Beh lo spero."
"Certo che sì!"
Ci fu qualche istante di silenzio che non compresi.
Mi guardava come se stesse aspettando che io dicessi qualcosa, ma non capivo cosa.
Lo scrutai con aria interrogativa, poi lui disse "Magari hanno bisogno di qualche altro strumento.."
"Ma no, nell'annuncio c'era scritto che cercavano un violinista."
"Certo, ma chissá che non cerchino anche un pianoforte."
"Beh lo avrebbero scritto, ma sta tranquillo! Anche se fosse, sei un violinista fantastico. Non preoccuparti, non ti lasceranno scappare."
Levi mi guardò torvo e, del tutto stufo, urlò:
"Ti sto chiedendo di suonare con me!"
"Ah."
Ci pensai un po': in effetti, non mi sarebbe dispiaciuto fare la musicista. Se poi questo mi permetteva anche di stare al suo fianco e di vederlo spesso, allora lo avrei fatto con tutto il piacere del mondo.
Probabilmente realizzando questo mi si illuminarono gli occhi, poiché Levi assunse un'espressione compiaciuta (per quanto possa essere compiaciuta la sua espressione) e disse "Allora dobbiamo scrivere una sonata per il provino."
Rinvenni dal mio mondo immaginario.
"Ma è la settimana prossima! Non ce la faremo mai!"
Levi mi rivolse un'occhiata di quelle fredde e decise che aveva solo lui e che ogni volta mi facevano perdere un battito. "Forse per gli altri è impossibile. Per noi no."
Si fermò un secondo.
"Sempre che tu voglia provarci."
Feci un ghigno.
"Se è impossibile è più divertente."
Detto questo, il ragazzo mi prese per mano e mi portò nello studio.
~
Mi aveva sorpeso la naturalezza con la quale le note, una dopo l'altra, erano comparse sul pentagramma.
Come se avessimo da subito avuto in mente la stessa melodia, avevamo semplicemente messo su carta quello che sentivamo dentro di noi.
Pianoforte e violino si completavano a vincenda, le note si univano fondendosi l'una con l'altra in un suono dolce e carico di sentimenti.
Dopo un paio d'ore avevamo già scritto ed imparato la prima parte della nostra sonata, eravamo entrambi molto fiduciosi e soddisfatti del nostro lavoro.
Seduta davanti al pianoforte, guardai lo spartito e accarezzai il foglio: era come se quelle note fossero tante nostre piccole figlie.
Intanto lui con un fazzoletto strofinava il legno del violino come suo solito.
Lo osservai silenziosamente: per qualche motivo, quando qualsiasi cosa, anche la più semplice azione, era svolta da lui, ogni piccolo gesto scquisiva una sfumatura diversa, e venivo affascinata dalla concentraziobe del suo volto, il contrarsi dei muscoli delle braccia, le dita affusolate.
Poi si accorse che lo stavo guardando e si voltò verso di me, aspettandosi forse una domanda.
Ma io non dissi nulla e neppure spostai lo sguardo, rimasi semplicemente lì immobile, occhi nei suoi occhi, persa nei mondi che si trovavano oltre di essi.
Dentro di me si fece largo il desiderio di dirgli ciò che in realtà era già piuttosto chiaro.
Volevo torgliergli ogni dubbio e urlargli che lo amavo e volevo stare con lui.
"Levi..."
"Mh?"
"Io ti..."
Aveva l'espressione incuriosita ma furba di chi già sospettava cosa stavo per dire, e attese pazientemente che finissi la mia frase tra un balbettio e l'altro.
"Ti...."
Deglutii
"Ti ammiro tantissimo sai ahaha"
Mi morsi la lingua.
Che diamine avevo detto?!
Iniziai a insultarmi mentalmente.
Levi si mise una mano alla bocca e ridacchio molto silenziosamente.
"Non sapevo dormissi mezza nuda con le persone che ammiri.
Volevi davvero dirmi questo?"
Rimasi interdetta, poi incrociai le braccia.
"Beh, che ti aspettavi?"
Lui si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani.
"Mah, non lo so neppure io."
Poi si chinò e mi baciò sulla fronte.
"Anche io ti ammiro tanto..."

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Due Parole All'Autrice

Buondì prodi lettori!
Fuoriuscita dal solito lungo letargo, dopo aver scoperto di aver superato le 1000 letture eccomi col 18esimo capitolo!
Grazie mille a tutti quelli che mi leggono ancora dopo tutto questo tempo!
Davvero riuscite a sopportare le riflessioni infinite di Hanji sulla perfezione di Levi (cerco di tagliarle ma...)?
Beh, siete dei santi!
Comunque, per festeggiare le 1000 letture farò un capitolo 19 leggermente diverso dal solito.
Tenetevi pronti (non sarà niente di che in realtà).
Alla prossima!

Theme Song capitolo 18:
Love Story (l'ho ascoltata mentre scrivevo il capitolo e ho immaginato Levi ed Hanji comporre questa)

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