Zero
Ricordo bene quel giorno.
Il giorno in cui persi tutto.
La mia casa, la mia famiglia, i miei amici. Tutto ciò a cui tenevo.
E tutto... per colpa di un violino.
Lo ricordo bene, anche se ancora non capisco perché dovrei. Avrei voluto dimenticarlo assieme a tutto quello che ho lasciato alle mie spalle. Tutto quello, prima provocava in me gioia, ora solo dolore e solitudine.
Avrei dovuto dimenticarlo.
Ma il suono di quel violino è ancora lì e riecheggia nei miei timpani. È lì a torturarmi ancora e ancora con la sua musica maledetta. Lo sento da quando ho incontrato lui... quel mostro. Quell' essere che se lo è messo in spalla ed ha poggiato l'archetto sulle corde eteree delle strumento.
Forse, non dovrei pensarci ancora. Rischierei di rivivere quel terribile momento. Però... potrei anche trovare la tanto agognata pace.
Erano appena scoccate le cinque e mezza del pomeriggio. Dalla finestra si poteva già vedere la figura del sole svanire nel nulla, facendo spazio ad una fredda notte di primo inverno. Il vento freddo muoveva le foglie degli alberi quasi del tutto spogli. Il Natale era alle porte ed i giorni scolastici erano terminati.
Quello, era il mio ultimo giorno.
Era appena suonata l'ultima campanella. Quella che segnava la fine del mio corso opzionale di teatro. Adoravo quel corso. Tutti quei costumi e tutte quelle battute. Mi ha affascinato fin dal principio, da quando ho deciso di iscrivermi, fino adesso. E non me ne pento.
Potevo dare sfogo alla mia vena artistica, facendo uscire il bambino che è in me. Interpretare la vita di qualcun'altro è stato qualcosa che mi ha attratto come le falene sono attratte dalla luce.
Avevamo una tabella appesa al muro con sopra scritti tutti i nomi delle persone partecipanti al corso.
Il bidello prendeva uno stipendio misero e, nonostante fosse così, la scuola non riusciva a permetterselo per tutto il giorno. O, almeno, il preside diceva così. Ed è risaputa la sua taccagine in tutto l'istituto. Non spenderebbe più di cinque euro per un regalo per la sua fidanzata, figuriamoci per pagare un bidello! Insomma, quella scuola era "governata" da Zio Paperone. E, al contrario del fumetto, non era affatto un papero che io reputavo simpatico e buffo. Al contrario, era un vecchiaccio malefico che si divertiva a negarci ogni tipo di gita poiché "troppo costose". Quando troveremo una gita dal misero costo di un euro forse riusciremo ad uscire da queste quattro mura. Era questo il mio pensiero fisso.
Fu un miracolo quando permise l'apertura di questo corso di teatro -tutto a spese degli studenti, ovviamente- e non esitai un secondo di più ad iscrivermi.
In sostanza, su quelle tabelle era scritto a chi toccava fare le pulizie. Tutti noi eravamo divisi in giorni e, visto che il corso c'era solo due volte a settimana, in base alla settimana. Non eravamo un grande gruppo -di circa dieci studenti- quindi, solitamente, restavamo in due a fare le pulizie, visto che qualcuno credeva ci fossero dei fantasmi in giro.
Beh... il mio compagno di pulizie aveva deciso di prendersi la febbre, ma poco importava. Quindi mi trovavo tutto solo, l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, con una scopa in mano.
Per la mia passione questo ed altro!
Il tardo pomeriggio procedeva bene e non mi lamentai nemmeno che fuori si stesse facendo buio. Abitavo proprio vicino alla scuola, quindi i malintenzionati non avrebbero fatto in tempo nemmeno a notarmi.
La sala prove era perfettamente in ordine. Mancava solo il teatro. Eh già, avevamo un teatro nascosto nei meandri dell'istituto. Non era immenso, ma aveva il suo fascino.
Iniziai a camminare per il corridoio vuoto, illuminato da qualche luce posta sul soffitto. Lo scalpiccio dei miei passi era soffocato dal suono del mio fischiettare. Solitamente, non si poteva fischiare a scuola, ma non c'era nessuno a potermi rimproverare.
Tuttavia, mi bloccai sul posto al sentire il suono di un violino.
Forse avevo delle allucinazioni auditive. Nessuno oltre a me era presente. Ero da solo, eppure c'era qualcun altro.
Nonostante la sorpresa e la paura che cresceva in me, decisi comunque di avviarmi verso il teatro, come incantato da quel suono melodioso.
Quando fui alle porte dell'aula, riconobbi persino il brano suonato da quel violino: Sinfonia n.40, di Wolfgang Amadeus Mozart.
Doveva essere un amante dei classici. Il suo suono era raffinato e delicato.
Chiusi gli occhi, perdendomi nell'immensità di quelle note. Presi un respiro profondo, raccogliendo tutto il mio coraggio, ed entrai.
Non appena spalancai le porte, il suono si interruppe. Le dolci note del violino erano svanite proprio come un sogno. E, proprio come esso, me ne sarei dimenticato al mio risveglio.
Avevo ancora gli occhi chiusi, così pensai non vi fosse nessuno all'interno. Un allucinazione, appunto.
Ma la mia supposizione venne interrotta da una voce maschile.
-Buonasera.-
Il suono della sua voce era delicata, calda ed accogliente. Decisi di riaprire gli occhi, trovando in piedi, al centro del palco, un giovane con un violino in mano. Il suo fisico non era muscoloso, anzi, in uno scontro corpo a corpo sarebbe di sicuro finito al tappeto. Presentava una statura più "agile", facendo intendere fosse bravo nella corsa e, forse, anche in qualche acrobazia. Il corpo perfetto per scappare da qualcosa o, meglio, qualcuno.
La sua pelle rosea non era esageratamente abbronzata, facendo intendere che non fosse un vero fan del sole.
I suoi lunghi capelli di un bel castano chiaro erano legati da un nastro nero in una morbida coda laterale, che si poggiava delicatamente sulla sua spalla destra. I suoi occhi affilati ma gentili, come a volermi rassicurare, erano di un lucente azzurro. Sembrava indossare un uniforme. Ma non una di quelle scolastiche: la sua camicia bianca in perfetto stato, senza neanche una piega, faceva intendere che ci tenesse particolarmente. All'altezza del petto era cucita a mano una chiave di violino nera. I suoi pantaloni neri erano accompagnate da un paio di scarpe abbinate. E, a completare il tutto, un papillon rosso incorniciava il suo collo.
Dai lineamenti del viso, pensai immediatamente che non potesse avere più di vent'anni. Era giovane ed aveva tutta la vita davanti. Eppure... i suoi occhi avevano una luce opaca al loro interno, in contraddizione al suo leggero sorriso cortese.
-B-Buonasera.- Balbettai io, sorpreso di trovare qualcuno oltre a me.
Stetti per domandargli chi sia, ma lui mi precedette.
-Sei fortunato, ragazzo. Il Violinista, quest'oggi, si esibirà qui solo per te.- Affermò l'autonominatosi Violinista, spalancano le braccia. Nella sinistra teneva il suo strumento musicale, mentre nella destra l'archetto.
Non avevo idea di chi fosse. Non sapevo nemmeno che emozioni provare in quel momento. Paura? Perché mi trovavo dinnanzi ad un completo sconosciuto. Gioia? Perché avevo finalmente trovato della compagnia in questa fredda serata. Curiosità? Perché il suono del suo violino mi aveva attratto fin dalla prima nota.
Non sapevo cosa provare. Poteva persino essere un pazzo appena scappato da un manicomio. Quel giovane era l'ignoto più totale, per me.
-Vorrei farti una domanda, ragazzo.- Iniziò lui, poggiando il violino sulla sua spalla sinistra, posizionando l'archetto sulle corde.
I suoi occhi azzurri si soffermarono sullo strumento, smettendo di osservare la mia figura. -Che cosa cerchi nel suono del mio violino?-
La sua domanda non ebbe risposta. Non ebbi il tempo di formulare alcun tipo di pensiero, poiché le sue mani delicate avevano già iniziato a maneggiare sullo strumento di legno. Il ritmo era veloce e dopo le prime note riuscì ad identificare la canzone da lui suonata: Il volo del calabrone.
Impossibile non conoscere questa sinfonia. Una musica veloce che riusciva a farti immaginare il battito veloce delle ali trasparenti degli insetti.
Chiusi gli occhi, così da potermi godere al meglio le note del violino, suonate dallo sconosciuto.
Quando la sinfonia giunse al termine, decisi di riaprire gli occhi. Un applauso spontaneo mosse le mie mani, entusiasto dall'esibizione del Violinista. Lui si inchinò con un sorriso.
-Ti ringrazio molto, ragazzo.- Disse lui, tornando alla sua eretta posizione.
-Conosci questa sinfonia, per caso?-
Annuii senza pensarci due volte.
-Il volo del calabrone.- Dissi con gli occhi che mi brillavano. In quel momento, mi dimenticai persino di star parlando con uno sconosciuto e di dover pulire al più presto la sala. Ma... non mi importava. Nulla aveva più importanza, perché quello era il mio ultimo giorno. Avevo tutto il diritto di godermelo al meglio.
-Esattente. Una sinfonia veloce, proprio come il tempo. Il tempo scorre e la vita ci scivola dalle mani senza che noi possiamo accorgercene. È fuggevole ed aspetta il momento perfetto per scappare. Il tempo fugge. Mai frase fu così giusta.-
Da questo momento, iniziai ad allarmarmi. Il suo discorso, era sensato, certo, ma aveva un dettaglio malato nascosto tra le sue parole.
Tuttavia, era troppo tardi.
Le luci si spensero ed una leggera pressione sul mio collo si fece sentire. Con la punta dell'occhio vidi l'archetto del violino e solo allora mi accorsi di come quella corda fosse fatta di un materiale più resistente dei normali archetti. Più... affilato.
-Lo spettacolo si è concluso. Addio, ragazzo.-
Ricordo bene quel giorno.
Il giorno in cui persi tutto.
La mia casa, la mia famiglia, i miei amici. Tutto ciò a cui tenevo.
Soprattutto la mia vita.
•Spazio autrice•
Zau a tutti!
Lui è il Violinista! Il mio piccolo oc creepypasta.
Non so da dove sia uscito ma spero vi piaccia ^-^
Nel prossimo capitolo scriverò le origini, così forse ci capite qualcosa XD
Ma spero lo apprezziate già da ora :3
Ogni critica è ben accetta e ci tengo particolarmente che non esca il solito oc stereotipato, visto che so che questo fandom ne è pieno.
Eh niente!
Ditemi la vostra con un bel commento, lasciate una stellina se vi è piaciuto e noi ci rivediamo con le origini!
Zau!
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