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7. Carne da macello

|Presente|

"Quindi la cotta platonica di cui mi avevi parlato non era poi così tanto platonica. Ti rendi conto di cosa avete fatto?" disse Xavier, spegnendo la sigaretta nel posacenere appoggiato sul tavolo.

Nevin annuì, incapace di proferire parola. Era stato liberatorio raccontare a qualcuno della sua storia con Ryan, ma anche doloroso ripensare a tutti quei ricordi.

"Lo so, siamo stati egoisti ed è stato ingiusto nei confronti di Ethan, ma ora è tutto finito."

Xavier alzò un sopracciglio, incredulo.

"Finito? Ciò che ho visto in piscina poco fa non sembrava affatto finito."

"Senti, è complicato. Ryan vuole il mio perdono ed io non voglio più avere niente a che fare con lui." spiegò. "Però Xavier, ora che ci ripenso... quella sera, a casa di Ryan, è successo qualcosa."

Xavier si alzò, andando a buttare la cenere ed il mozzicone nella spazzatura, per poi riappoggiare il posacenere sul tavolo.

"No, non so di che parli."

Nevin scosse la testa, frustrato.

"Quello sulle tue mani ed i vestiti di Hanako e Gabriel era sangue. Sono tornato a casa di Ryan dopo la sua partenza, per chiedere a sua madre cosa stesse succedendo e le pareti della sala erano bianche. Quindi Xavier, ripeto: cosa è successo quella sera?"

Xavier fu colto alla sprovvista e si vedeva dalla sua espressione confusa. Nevin credette di averlo convinto a parlare, ma Amelia interruppe la conversazione, entrando in cucina.
Aveva i capelli raccolti in una coda disordinata ed una T-Shirt oversize era l'unico indumento a coprirla: probabilmente si era appena svegliata.

"Sono le cinque di mattina, che avete da dirvi di così importante? E Nevin, perché sei bagnato fradicio?" parlò, con voce ancora impastata dal sonno.

Xavier ne approfittò per dileguarsi, mentre Nevin mise su un sorriso forzato. Amelia si stropicciò un occhio e continuò a scrutarlo, in attesa di una risposta.

"Vado a dormire, buongiorno Amelia." la salutò, per poi andare al piano di sopra.

La ragazza scosse la testa, aprì il frigo e prese una bottiglia d'acqua frizzante, poi iniziò a bere.
Il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva la fece sobbalzare e voltare per capire chi fosse. Ryan si bloccò davanti alla cucina, anche lui bagnato fradicio e con gli occhi rossi e gonfi.

"Anche tu? Ma vi siete messi d'accordo per fare un bagno vestiti, alle cinque di mattina?" scherzò, rimettendo la bottiglia in frigo.

Quando vide che l'amico aveva un'aria distrutta, si accigliò ed avvicinò a lui, accarezzandogli il viso.

"Che ti prende?" domandò.

Ryan tirò su col naso ed appoggiò la fronte sulla spalla della ragazza, stringendosi a lei.

"Penso di aver bisogno di alcool. Tanto alcool."

-

L'aria a colazione era tesa. Erano appena le undici di mattina e Nevin voleva già tornare a letto. Aveva dormito poco e niente, rimuginando sulla conversazione con Xavier di qualche ora prima.
Ethan ignorava il fratello minore e si limitava a lanciargli qualche sguardo di tanto in tanto, mentre Ryan ed Amelia si presentarono praticamente sbronzi.

"Avete bisogno di un bravo psicoterapeuta o di un gruppo di alcolisti anonimi. Cazzo, non sono nemmeno le una e voi siete già brilli." li riprese Gabriel, guardandoli indegnato.

"Non rompere le palle e smettila di fare il santo, anche tu bevi." borbottò Amelia, aggiustando gli occhiali da sole sul proprio naso.

"Non alle undici di mattina."

"Cinque." replicò la rossa.

"Mmh?"

"Erano le cinque di mattina quando io ed il mio caro vecchio amico Ryan abbiamo deciso di affogare le nostre sofferenze in un'ottima e costosa bottiglia di... cos'era?"

"Rum." concluse Ryan, per poi tornare ai suoi pensieri.

"Giusto, rum." annuì Amelia, beccandosi un'ennesima occhiataccia da parte di Gabriel.

Dopodiché, il gruppo aveva continuato a mangiare, ognuno per sé, quasi in silenzio, almeno finché Nevin non si decise a parlare.

"Kevin Jaidee mi ha invitato ad un corso di yoga e purificazione. Potete venire anche voi."

"Sì, penso ci farà bene, data tutta questa tensione ed energia negativa che c'è nell'aria." scherzò Hanako, guardando prima Ethan, poi Gabriel ed infine Ryan.

Gabriel appoggiò una mano su quella della sua ragazza e sorrise forzatamente.

"Perché guardi me? Che ho fatto? Sono loro che-..." iniziò il ragazzo, gesticolando.

"Sei rigido." lo interruppe Amelia, per poi sorseggiare il suo tè con fare innocente, ma continuando a guardarlo dritto negli occhi.

"Io non sono rigido."

"Questo è esattamente ciò che una persona rigida direbbe." ridacchiò la rossa, seguita da Xavier, il quale però si ricompose subito.

Ethan invece continuava a picchiettare le dita sulla superficie del tavolo, esaminando Nevin con espressione enigmatica.

"E sentiamo un po', dove avresti incontrato il figlio del proprietario?" se ne uscì, rivolto a Nevin.

Quest'ultimo sobbalzò appena al suono della sua voce e deglutì: conosceva quel tono e non prometteva niente di buono.

"N-Nel suo bar, ieri notte. Quando me ne sono andato i-io mi sono perso e-..."

"Quindi hai bevuto?"

Sulla cucina cadde il silenzio e l'attenzione di tutti si spostò sulla conversazione dei due. Nevin evitò lo sguardo del fratello, spostando gli occhi sul soffitto, poi guardando fuori dalla finestra. Infine annuì semplicemente.

"Vengo volentieri e non vedo l'ora di conoscere più a fondo questo Kevin Jaidee. Forse devo ricordargli che sei ancora minorenne e che servirti alcool è illegale ed immorale."

Detto questo, Ethan si alzò dal tavolo, facendo cadere la propria sedia a terra, per poi andare al piano di sopra.
Nevin sospirò e seguì il fratello, allungando il passo per raggiungerlo.

"Che cazzo ti prende? Dovresti essere arrabbiato con me per quello che ho detto ieri, invece continui a fare il protettivo e mi metti in ridicolo davanti a tutti!"

Ethan si bloccò di colpo in mezzo al corridoio e fronteggiò il più giovane, guardandolo dritto negli occhi.

"Sì, sono incazzato, per ciò che mi hai detto ieri, ma ciò non cambia il fatto che sono tuo fratello maggiore." appoggiò le mani sulle sue guance. "È mio compito proteggerti dall'oscurità di questo mondo, capisci?"

Nevin lo scostò, indietreggiando appena.

"Ethan, ma ti senti? Stai parlando come loro. Stai parlando come mamma e papà. Oscurità, proteggermi..."

Nevin aveva ascoltato discorsi del genere per tutta la sua vita, i signori White avevano il terrore di perderli. Per questo li avevano fatti vivere in una prigione immaginaria, fatta di regole e negazioni. Ed ora, anche suo fratello stava diventando proprio come loro.

"Penso che andrò a dormire, ho bisogno di stare da solo." farfugliò il più giovane, per poi andare a chiudersi in camera.

Qualche ora dopo, un rumore lo svegliò bruscamente. Era praticamente crollato sul letto ed ora si sentiva frastornato, come se fossero passati dei giorni.
La porta si spalancò di colpo ed Amelia apparì sulla soglia. Indossava dei leggings grigi ed un top rosa, i capelli un po' spettinati.

"Alzati, stiamo per partire. Hai l'indirizzo?" nella sua voce c'era qualcosa che Nevin non riusciva a definire: dell'ostilità forse?

Il ragazzo si levò dal materasso, spostando la coperta su un lato. Chiuse gli occhi per qualche istante e si massaggiò le tempie, nel tentativo di riprendersi da quel mezzo coma in cui era caduto fino a pochi secondi prima.

"Sì, vi raggiungo subito."

Amelia annuì e fece per andarsene, ma poi si girò di nuovo ad osservarlo.

"Ryan non viene. Problemi di cuore. Vuole essere lasciato in pace. Ma tu questo, già lo sai, giusto?" detto questo, riuschiuse la porta alle sue spalle e lasciò Nevin letteralmente a bocca aperta.

Tutto ad un tratto, la stanchezza sparì dal suo corpo. Ryan aveva sicuramente detto tutto sulla loro relazione andata male ad Amelia e ciò rendeva la situazione ancora più complicata: quando ci avrebbe messo la ragazza a raccontare il loro grande segreto ad Ethan? Qualche ora? Un giorno? O ancora peggio: e se Ethan fosse già a conoscenza di tutto ed ora lo stesse aspettando al piano di sotto, pronto ad uccidere sia lui che Ryan?
Con le mani che gli tremavano dal nervosismo, Nevin si cambiò i vestiti, indossando una tuta più comoda e scese le scale lentamente. Non vedendo nessuno né in cucina e né nella spaziosa sala, dedusse che gli altri fossero già in macchina, pronti a partire. Il suono di un clacson premuto un paio di volte, confermò la sua deduzione.
Si sedette in macchina con Amelia ed Ethan: Xavier, Gabriel e Hanako li avrebbero seguiti con un'altra auto.
Il fratello maggiore aggiustò lo specchietto ed e le loro iridi si incrociarono per qualche secondo: non sapeva ancora nulla o non l'avrebbe accolto con così tanto silenzio e calma.

Quanto ci avrebbe messo Amelia a sputargli tutta la dura verità in faccia. A dirgli che il suo migliore amico si era scopato suo fratello. Che gli aveva spezzato il cuore.
Quanto?

-

Kanya si sedette a gambe incrociate sul prato e Kevin fece lo stesso.
Si trovavano nel bellissimo giardino della villa dei Jaidee, nel quale ora, circa una decina di turisti ed alcuni giovani del posto stavano partecipando alla lezione di yoga. Quel luogo sembrava un piccolo paradiso: fiori ovunque, piante curate alla perfezione e decorazioni eleganti.

"Ora sedetevi a terra, formate un grande cerchio." proferì Kevin.

Il gruppo di persone seguì le istruzioni del giovane e Nevin non poté fare a meno di mordersi il labbro inferiore nel vedere una goccia di sudore rigare la tempia di Kevin.

"Siamo quasi arrivati alla fine della seduta di oggi. Ora faremo uno dei miei esercizi preferiti: si tratta di tornare con la mente ad una memoria traumatica del vostro passato e combatterla, in modo da rilasciare energia negativa. Ho bisogno di un volontario." disse Kanya, sorridendo a trentadue denti.

Si guardò intorno per un paio di volte, infine puntò il suo dito contro Gabriel, il quale mise su un'espressione confusa.

"Sei molto teso, riesco a percepire un'aura molto cupa attorno a te. Vieni qua." continuò la ragazza, alzandosi ed andando ad inginocchiarsi in mezzo al cerchio di persone.

"Senti, non voglio essere maleducato, ma sono stato praticamente costretto a partecipare a questa specie di pagliacciata. Quindi-..." la frase di Gabriel fu interrotta da una leggera spallata di Hanako, la quale si trovava accanto a lui.

Il ragazzo a quel punto si arrese e sbuffando, raggiunse Kanya al centro del cerchio.

"Sdraiati e chiudi gli occhi."

Un po' scettico, fece ciò che gli era stato detto. Kanya si inginocchiò accanto a lui, appoggiando i suoi indici sulle tempie del giovane. Chiuse gli occhi a sua volta ed iniziò a fare respiri profondi.
Fu allora che Nevin vide una delle cose più assurde che avesse mai visto in vita sua e dovette stroppicciarsi gli occhi un paio di volte per accertarsi che non stesse avendo le allucinazioni. Un flusso color lilla iniziò ad uscire dalle mani di Kanya, andando a fondersi con un altro flusso arancione, che stava uscendo dal corpo di Gabriel, il quale aveva iniziato a rilassarsi completamente. I due flussi, i quali sembravano come del fumo colorato, si incontravano e mischiavano nel punto di contatto dei due, all'altezza delle dita di Kanya e la testa di Gabriel.
Nevin iniziò a tremare e si guardò intorno, cercando si capire se stesse impazzendo completamente o se ciò che stava accadendo davanti a lui fosse reale: tutte le altre persone erano più che calme, osservavano i due in mezzo al cerchio come se nulla fosse.

Sto impazzendo.

Pensò il ragazzo, mordendosi le labbra. Poi il cuore gli si fermò per qualche istante quando colse gli occhi di Kevin fissarlo in modo insistente: anche lui riusciva a vederlo? Cosa diavolo stava accadendo?
Nevin spostò lo sguardo su Ethan, il quale sembrava a dir poco scioccato.

"Vedo un uomo, un uomo alto e dall'anima oscura: tuo padre. Gabriel, dimmi, cosa ha fatto tuo padre di così orribile da segnare il tuo fragile cuore?" la voce di Kanya interruppe i pensieri di Nevin, il quale aveva iniziato a sudare freddo.
Forse era solo un sogno, si sarebbe svegliato a momenti, giusto?

"L-Lui..." singhiozzò Gabriel, il quale aveva iniziato a tremare leggermente a causa delle lacrime.

"Dimmelo, Gabriel. Dimmi tutto ed io ti aiuterò a scappare dal tuo passato." continuò Kanya, con voce dolce.

A quel punto, il flusso color lilla prese il sopravvento e quello arancione sparì: fu in quel momento che il giovane cedette.

"Mio padre mi ha maltrattato per anni. Mi ha costretto ad essere il figlio perfetto ed un buon cristiano, ma lui stesso era un mostro-..." uno spasmo fece inarcare la sua schiena, interrompendo il suo discorso.

Nevin notò che il flusso arancione era riapparso, ma quello color lilla che stava uscendo dal corpo della ragazza non ci mise molto a risucchiarlo nuovamente.

"Continua."

"Un giorno mi portò in garage. Avevo preso un brutto voto a scuola, perché avevo avuto la febbre il giorno dell'esame, ma lui mi aveva comunque costretto ad andarci. Mi diede due secchi pieni d'acqua da tenere in mano e si sedette davanti a me. Ogni goccia che toccava il pavimento equivaleva ad una frustata della sua cintura sulla mia schiena. Avevo solo dodici anni."

Kanya sorrise, come se avesse appena vinto una scommessa.

"Voglio che tu torni con la mente a quel giorno e che scappi da quel garage senza guardarti indietro." disse, mentre le lacrime ed i singhiozzi di Gabriel si facevano sempre più forti.

Hanako iniziò a preoccuparsi e provò ad alzarsi, ma Kevin scosse la testa, facendole segno di rimanere seduta.

"Non posso, lui mi farà del male!" urlò il ragazzo a pieni polmoni e stringendo le mani in due pugni stretti.

"Fallo, Gabriel. Segui la mia voce ed andrà tutto bene. Esci da quel garage." continuò Kanya, senza scomporsi.

A quel punto Nevin si alzò di scatto e gli occhi di tutti si spostarono su di lui. Corse dentro la casa dei Jaidee, in cerca di un bagno o un posto in cui stare da solo per qualche istante e riprendersi da tutto ciò a cui aveva assistito. Vagò per un po' ed infine si ritrovò davanti ad una porta bianca, al di sopra della quale vi era appeso un dipinto di una donna o per meglio dire di quella donna. La stessa che aveva perseguitato Nevin negli ultimi giorni, quegli occhi li avrebbe riconosciuti ovunque: così scuri da sembrare neri, intensi e manipolativi.
Deglutì a fatica e sentì una forte sensazione di vuoto riempirgli lo stomaco. Era come se al di là di quella porta vi si trovasse qualcosa di estremamente oscuro, che però, lo stava richiamando. Sentì degli applausi provenire dal giardino, ma li ignorò.
Appoggiò il palmo della mano sulla maniglia, ma una voce interruppe i suoi movimenti.

"Che ci fai qui? Perché sei scappato in quel modo?"

Nevin si voltò di scatto e vide Kanya, la quale stava sorridendo. Quel sorriso, però, nascondeva altri sentimenti, per niente positivi, anzi, sembrava quasi infastidita.

"I-Io stavo solo c-cercavo il bagno..."

Kanya si guardò intorno, poi tornò a fissare il volto del più giovane.

"Questa è la cantina, il bagno non è qui, evidentemente."

Nevin si limitò ad annuire e guardò il dipinto un'ultima volta, prima di avviarsi verso le scale. La mano della ragazza sulla sua spalla destra lo fece bloccare e rabbrividire contemporaneamente.

"Stai attento piccolo e cerca di non immischiarsi in affari che non ti riguardano. Qualcuno potrebbe farsi male." sussurrò al suo orecchio, per poi sorridere nuovamente. "Adesso ti mostro dov'è è il bagno." concluse, prima di risalire le scale.

Nevin la seguì, un po' tremante, scosso da quelle parole così ostili dette con un volto così luminoso. Kanya era inquietante. Per non parlare di quel numero da film di fantascienza con i flussi colorati.

"Ecco qua, cerca di non perderti più. È cattiva educazione curiosare nelle case degli sconosciuti."

Prima di entrare in bagno si fece coraggio e la guardò negli occhi.

"Q-Quella di prima era una minaccia?" sussurrò quasi.

"Oh no, no tesoro mio. Solo un avvertimento. Sei così carino, non vorrei che quel tuo bel faccino faccia una brutta fine. Ora sbrigati o ti perderai il buffet. Dopo la lezione di yoga offriamo sempre qualcosa ai nostri ospiti. Oggi ho preparato dei waffles con marmellata ai lamponi, spero ti piacciano."

Detto questo, la ragazza lo lasciò solo ed ancora più turbato. Quelli erano i suoi waffles preferiti. Come diavolo faceva Kanya a sapere certe cose? Sul padre ed il trauma di Gabriel, su di lui.

No Nevin, ci deve essere una spiegazione logica.

Tentò di rassicurarsi. Si bagnò il volto con dell'acqua fresca e guardò il proprio riflesso allo specchio: stava ancora tremando, perché infondo anche lui sapeva che no, non c'era alcuna logica in tutto ciò a cui i suoi occhi avevano assistito.
Doveva parlare con Ethan e doveva farlo al più presto.

-

Kevin ripiegò l'ultimo tappetino che si trovava ancora sull'erba del loro giardino e lo lanciò nella cesta dove Kanya aveva riposto gli altri. La sorella alzò lo sguardo dallo schermo del suo telefono e ridacchiò. La seduta di yoga era terminata da circa quaranta minuti ormai ed ora, soli in quella grande e silenziosa villa, il ragazzo si era deciso a confrontarsi con lei.

"Riesco a percepire la tua energia negativa. Dimmi, cosa affligge la tua povera anima?" lo prese in giro, con tono esagerato.

"Cosa hai detto a Nevin, quando sei entrata in casa? Aveva un'aria turbata ed è praticamente scappato senza nemmeno salutare."

Kanya appoggiò il telefono sul prato e strappò qualche filo d'erba, per poi sdraiarsi a pancia in giù. Iniziò a dondolare le gambe piegate, avanti ed indietro come una bambina, consapevole del fatto che suo fratello maggiore odiava quando si comportava in quel modo.

"Potrei o non potrei averlo minacciato. Poi, penso abbia visto il mio flusso di energia vitale e quello di Gabriel mentre lo stavo manipolando per indurlo a parlare della sua infanzia e del suo trauma. Aveva un'aria sconvolta." ridacchiò, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli.

Kevin iniziò a camminare avanti ed indietro, massaggiandosi le tempie, tentando di controllare la rabbia che lo stava divorando come una bestia feroce ed affamata.

"Perché cazzo lo hai minacciato?! E mi avevi promesso che non avresti manipolato nessuno oggi. Se Nevin avesse davvero visto tutto, allora anche Ethan avrà notato qualcosa di strano. Maledizione, Kanya, per te è tutto un gioco, non è così?!"

A quel punto la ragazza fermò i movimenti delle proprie gambe e mise su un'espressione di ghiaccio. Si sollevò da terra e fronteggiò l'altro.

"L'ho minacciato, perché l'ho trovato davanti alla porta che porta ai sotterranei. Devo forse ricordarti che là c'è il corpo di nostra madre su un letto in bella vista? Che ti prende Kev? Il ragazzino è soltanto carne da macello, lo sai che prima o poi lo dovremo uccidere per tentare per l'ennesima volta di riportare in vita la mamma." Kanya studiò la sua espressione per un paio di secondi, infine alzò gli occhi al cielo e scoppiò in una sonora risata."Non dirmi che ti sei preso una cotta per lui. Oh, che tenera e tragica storia d'amore."

"Vaffanculo Kanya, voglio solo divertirmi un po'. Poi ho visto come guardi il riccio... Xavier? Be', divertiamoci un po' e alla fine faremo ciò che dobbiamo. E comunque, deve per forza essere Nevin ad essere sacrificato? Ethan ha il suo stesso sangue, sono fratelli, anche lui deve essere figlio di un immortale. Uccidiamo Ethan."

Kanya prese a mordicchiarsi l'indice sinistro, continuando a fissare il maggiore negli occhi, in cerca di debolezza e per capire se stesse dicendo la verità.

"E va bene, un po' di svago non ci farà male. Però papà arriverà tra una settimana e mezzo dal suo viaggio di lavoro. E tu sai che quando scoprirà che due figli di un immortale sono sull'isola, non esiterà nemmeno mezzo secondo ad ucciderli entrambi per tentare di risvegliare la mamma. Quindi, godiamocela finché possiamo, no?" sorrise Kanya, leccandosi le labbra.

Kevin si rilassò evidentemente e fece per rientrare in casa, ma la fredda voce della sorella lo richiamò.

"Oh, sì, un'ultima cosa: se scopro che mi stai mentendo e se inizi ad innamorarti di quel Nevin, lo sgozzerò con le mie stesse mani e risucchierò ogni briciolo di energia vitale dal suo corpo. Sai quanto odio sporcarmi le mani, sopratutto quando ho le unghie rifatte. Non costringermi ad essere cattiva." disse, con un broncio, per poi sorridere maliziosamente.

Gli occhi del giovane si illuminarono di blue notte per qualche istante, poi tornarono al loro colore naturale. Strinse i pugni e si girò nuovamente verso la sorella.

"Lo stesso vale per Xavier." la minacciò a sua volta, per poi rientrare in casa.

Kanya scoppiò a ridere ed alzò lo sguardo verso il cielo, nel quale delle nuvole grigie annunciavano un forte temporale. Si distese sull'erba, inspirò a polmoni pieni e lasciò che le prime gocce d'acqua bagnassero il suo volto.

"È questo il bello, Kev. Io non mi innamoro."

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