3. I Jaidee
Nevin chiuse gli occhi, inspirando a polmoni pieni l'aria pura di quel luogo. Erano sulla barca che li avrebbe portati all'isola Ko Samui e dopo lunghe ore passate in un bus, finalmente poteva muoversi liberamente e godersi un po' di sole. Guardò suo fratello Ethan, il quale si era messo a fumare una sigaretta, fissando un punto indefinito nel cielo.
"Nevin, voglio che tu abbia solo il meglio. Vedrai, questa vacanza ci farà bene."
Il più giovane in risposta, prese la sigaretta dalle sue mani, per poi buttarla in mare, provocando il fratello.
"Iniziamo dall'evitare malattie polmonari, che ne dici?" disse ironico.
Ethan sospirò pesantemente ed arruffò i capelli di Nevin, per poi far sì che appoggiasse la testa sulla sua spalla. L'altro si lamentò per qualche istante, per poi arrendersi a quel gesto affettuoso.
"Ho una strana sensazione Ethan." dichiarò poi, dopo qualche istante di silenzio.
"Che intendi dire?"
"Continuo a sentire questa voce dentro di me, mi dice di tornare a casa. Ieri in albergo ho visto dei fiori bianchi appoggiati sul comodino della nostra stanza ed ho percepito una folata gelida in tutto il corpo."
Ethan lo guardò con espressione seria, poi sogghignò appena, tentando di nascondere la sua preoccupazione.
"Non è che Gabriel ti sta condizionando? Stamattina mi ha detto la stessa cosa. Vi siete messi d'accordo per prendermi per il culo, eh?" ridacchiò, per poi alzarsi ed appoggiare le mani sulla piccola ringhiera di acciaio.
Le onde andavano ad infrangersi sulla superficie della barca, creando una melodia quasi ipnotizzante.
"Non sto scherzando Ethan, ma tanto tu non mi prendi mai sul serio. Dai, lascia perdere." mormorò, per poi andarsene e lasciare solo il maggiore a rimuginare sulle sue parole.
Nevin aveva ragione, non era un caso che Ethan avesse scelto quell'isola. Qualche mese prima aveva frugato tra i libri e le scartoffie di suo padre, in cerca di un vecchio romanzo che aveva voglia di rileggere ed aveva trovato un diario. Ethan non aveva capito nemmeno una parola del contenuto di quello strano quaderno, dato che era scritto in una lingua straniera; ma dentro vi erano delle coordinate che conducevano all'isola Ko Samui. Ma ciò che lo fece sorprendere di più fu il trovarvi la foto di una donna all'interno: era probabilmente tailandese, aveva i capelli lunghi e gli occhi, quegli occhi lo avevano fatto rabbrividire.
Ethan quel giorno aveva capito che suo padre nascondeva un segreto, ma era anche consapevole del fatto che non avrebbe mai parlato: era sempre stato così, Noah White era un uomo misterioso, di poche parole, che a volte spariva per settimane, con la scusa di viaggi di lavoro all'estero.
Ora, Ethan era pronto a scoprire cosa si celava dietro quella maschera che suo padre indossava sempre. Era per questo che gli aveva mentito, dicendogli che avrebbero passato l'estate in un Resort in Nuova Zelanda, mentre di nascosto aveva ordinato dei biglietti aerei per la Tailandia.
"Ehi, a cosa stai pensando?"
Amelia, la quale lo aveva appena raggiunto, lo abbracciò da dietro, accarezzandogli il petto. Ethan sorrise.
"A niente, tesoro. A niente..."
-
Quando furono davanti alla villa che avevano affittato per le prossime settimane, Nevin sgranò gli occhi.
"Ma cosa diavolo? Ma sei impazzito?!" esclamò, esterrefatto dalla grandezza ed il lusso di quell'edificio.
"E aspetta di vedere il giardino e la piscina."
"Ethan, si vede praticamente il mare da qui, la piscina era davvero necessaria? Papà lo sa?"
Il ragazzo fece spallucce, ignorando le lamentele dell'altro. Nevin imprecò mentalmente, sentendo un bisogno improvviso di schiaffeggiare un po' di buon senso nella testa di quello stronzo di suo fratello. Okay, avevano una buona situazione finanziaria. Ma chi voleva prendere in giro, loro padre era schifosamente ricco, ma ciò non significava che dovessero buttare i soldi nel cesso come faceva suo fratello maggiore.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da quel brivido che gli saliva su per la schiena un po' troppo spesso negli ultimi giorni. Si voltò di scatto e fu lì che i suoi occhi incontrarono per la prima volta quelli di Kevin Jaidee. Era appena sceso da una jeep sportiva e si era passato una mano tra i capelli scuri un po' spettinati a causa del vento. Dall'altra porta, invece, uscì una ragazza dai capelli rossicci. Indossava una camicia blu a fiori ed aveva un ciglio bianco tra le ciocche un po' mosse.
I due si avvicinarono al gruppo di amici e lo sguardo di Nevin non lasciò nemmeno per un attimo Kevin, il quale aveva continuato a ricambiare con un'espressione enigmatica, fino a quando non furono a pochi passi l'uno dall'altro.
"Salve sconosciuti, mi chiamo Kevin Jaidee. Mio padre, il proprietario di questa villa, ha avuto un contrattempo, quindi dovrete sopportarmi per un po', giusto il tempo di mostrarvi l'abitazione e firmare le ultime scartoffie. E se nelle prossime settimane aveste delle domande sul posto o vi servisse una guida turistica, non esitate a chiamarmi."
Aveva un tono sicuro e dalla sua postura si vedeva che non era un tipo che si faceva intimidire facilmente.
"Kev, non essere maleducato, presenta anche me." disse la ragazza, donando a Xavier un sorriso malizioso.
Xavier, il quale era rimasto letteralmente a bocca aperta dal momento in cui la misteriosa sconosciuta era scesa dalla macchina, guardò Nevin, come per ricevere una conferma che tutto ciò fosse reale. Il ragazzo ridacchiò appena e scosse la testa, divertito dal modo in cui Xavier riuscisse sempre ad infatuarsi in pochi secondi di totali sconosciute.
"Ah sì, questa è mia sorella Kanya. Si occupa della contabilità e fa la traduttrice, insomma le cose noiose."
Gli altri ridacchiarono appena a quell'ultima frase, mentre Kanya diede un leggero colpetto sulla spalla del fratello. C'era qualcosa in quei due, emanavano un'aura di sicurezza, ma allo stesso tempo di mistero.
Durante il tour della casa Nevin fu ancora più scioccato che all'ingresso: stanze che sembravano non avere fine, per non parlare dei bagni; un salone che avrebbe potuto ospitare un ricevimento per la regina d'Inghilterra, una cucina moderna e dalle superfici fin troppo impeccabili.
Gli altri andarono avanti, mentre Nevin si soffermò davanti ad una porta socchiusa: era uno dei tanti bagni, ma quello aveva qualcosa di diverso.
Le pareti erano ricoperte da un mosaico fatto di pietre di diverse forme e grandezze color lilla e c'era una vasca. Su una delle estremità vi era disegnato un fiore bianco, come quello che aveva visto nella stanza dell'hotel il giorno prima ed una scritta in tailandese sotto ad esso.
Nevin si avvicinò a passo lento, sentendo un'energia improvvisa riempirgli il corpo, la stanchezza del viaggio sparì ed una pace improvvisa rassicurò la sua anima. Pace.
Chiuse gli occhi e lasciò che quella sensazione scorresse nelle sue vene.
"Tu riesci a sentirla."
Una voce interruppe quella specie di trance in cui era caduto, facendolo sobbalzare appena. Si voltò di scatto e si ritrovò Kevin a pochi centimetri di distanza.
"C-Cosa...?" balbettò, incapace di muoversi.
Kevin afferrò una sua mano e sgranò leggermente gli occhi, per poi lasciarla.
"Ti piace la vasca?" chiese poi, come se niente fosse e chinandosi a sfiorarne un lato.
"Oh, la vasca? Sì, è... sembra comoda." farfugliò Nevin, ancora confuso dall'atteggiamento dello sconosciuto, di pochi istanti prima.
Kevin toccò il disegno del fiore, per poi sorridere. Si voltò nuovamente verso il più giovane, guardandolo come se stesse studiando il suo volto.
Si avvicinò e gli sfiorò una guancia, fissandolo insistentemente negli occhi. E Nevin si ritrovò pietrificato, lasciando che quel tipo che non conosceva affatto, gli leggesse l'anima.
Poi si scostò ed abbassò lo sguardo, imbarazzato da quella situazione assurda.
"Perdonami, non volevo invadere il tuo spazio personale, è solo che mi hai ricordato una persona. Ora devo andare, ma spero di rivederti presto..."
"Nevin."
"Nevin." concluse l'altro.
Uscì dal bagno, lasciandolo solo e scombussolato. Più cercava di capire cosa fosse appena accaduto, tentando di dare un senso a tutto ciò, più non riusciva a vedere della logica in quella nebbia di punti interrogativi che Kevin aveva lasciato in lui.
"Cosa voleva quello?"
Solo in quel momento si accorse che Ryan lo aveva raggiunto.
"Che hai? Sembri sconvolto." aggiunse, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Nevin guardò la mano, poi di nuovo le iridi color oceano dell'altro. Si ricordò del bacio del giorno prima, cosa a cui aveva tentato di non dare troppo peso, ma era praticamente impossibile.
Ryan aveva risvegliato qualcosa in lui, dei sentimenti che aveva sepolto per molto tempo, ma che ora minacciavano di uscire di nuovo alla scoperto.
"Non ti riguarda." rispose secco, scostando la mano dell'altro. "E prendi una stanza lontana dalla mia, meno vedo la tua faccia e meglio è."
Nevin andò a chiudersi nella camera accanto a quel bagno e si sdraiò sul letto matrimoniale, lasciando la propria valigia cadere a terra. Fissò il soffitto per un po', prima di addormentarsi in uno dei sonni più profondi che avesse avuto in quelle ultime settimane.
Nota autrice:
Il capitolo è un po' corto, ma cercherò di pubblicare più spesso ora che ho un piano su come far continuare la storia. Fatemi sapere che ne pensate nei commenti 💜💙.
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