1. Tailandia, stiamo arrivando
|6 mesi prima del prologo|
Nevin era stanco. La notte prima non aveva chiuso occhio; aveva passato ore ed ore a rimpiangere per l'ultima volta di aver accettato di partire con suo fratello Ethan e gli squilibrati dei suoi amici. Non che avesse avuto altra scelta. Mentre i suoi genitori si sarebbero abbronzati e avrebbero bevuto cocktails sulle bellissime spiagge della Spagna e dell'Italia, lui era stato costretto da quest'ultimi ad unirsi a suo fratello maggiore.
Mancava poco al suo diciottesimo compleanno, ma i suoi genitori non gli avrebbero mai permesso di rimanere a casa da solo per tutte quelle settimane.
A Nevin non dispiaceva l'idea di andare in vacanza: dopo anni estenuanti di liceo, ora era finalmente libero ed avrebbe potuto fare tutto ciò che la scuola privata dalle regole rigide, nella quale i suoi genitori lo avevano costretto ad andare, non gli aveva permesso.
Ciò che lo turbava erano altri fattori: era la prima volta che andava in un Paese così diverso dall'Australia. Inoltre, gli amici di Ethan non potevano di certo essere attribuiti alla parola "normalità". Per non parlare del fatto che avrebbe preferito passare l'estate con i propri amici.
Ma ormai era fatta. Era arrivato il giorno della partenza e la sua sveglia delle sei e mezza non tardò a farsi sentire. La spense velocemente, mettendo a tacere la bellissima voce di Tyler The Creator.
Maledisse tutto e tutti, alzandosi dal letto. Guardò la valigia nera, posta davanti al suo specchio e per un istante ebbe voglia di lanciarla il più lontano possibile. O forse era soltanto lui a voler scappare il più lontano possibile.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto dal rumore della porta che si apriva bruscamente.
"Ah, sei già sveglio?" Ethan accompagnò le sue parole con un sorrisetto provocatorio, come era suo solito fare.
"No, sto dormendo." rispose ironico Nevin.
Controllò velocemente qualche messaggio su WhatsApp, poi lanciò il telefono sul letto e si diresse verso il bagno della sua camera.
"Idiota." aggiunse a bassa voce, guadagnandosi un pizzicotto sulla parte posteriore del collo da Ethan.
"Guarda che ti ho sentito. Sbrigati, Amelia e Xavier stanno arrivando. Incontreremo gli altri all'aeroporto." concluse il maggiore, per poi andarsene.
Amelia era la ragazza e futura sposa di Ethan. Avevano solo ventidue anni, erano giovani, ma si conoscevano dai tempi del liceo ed i genitori di entrambi erano stati più che felici di ricevere la notizia qualche mese prima.
Xavier non lo conosceva a fondo, ma ciò che aveva imparato osservandolo, era che il riccio era un giovane affascinante, etero, ma pronto a flirtare con chiunque ed ovunque da ubriaco. Aveva i suoi momenti di pazzia a volte e sembrava una persona molto aperta. Almeno non si sarebbero annoiati, pensò Nevin, sorridendo appena.
Una volta pronto, si guardò allo specchio ed avvertì una strana sensazione allo stomaco, come se il suo corpo gli stesse dicendo di fermarsi, di tornare nel suo letto, di non partire. Scosse la testa, tentando di liberare la mente e prese la pesante valigia nera, per poi trascinarla per tutte le scale che portavano al piano di sotto.
"Tesoro hai preso i documenti? Carta di credito? Medicin-..."
"Mamma, non sto andando in guerra e non sono un bambino."
Dopo essersi salutati, la donna prese tra le mani il volto di Ethan e sorrise, per poi dargli un bacio sulla fronte.
"Ti prego, prenditi cura di Nevin, lo affido a te."
"Niente alcool, niente fumo, niente stronzate." aggiunse il signor White, scendendo le scale. "Per qualsiasi emergenza chiamateci."
Ethan abbracciò il padre e Nevin esitò, guardando nelle iridi di ghiaccio dell'uomo. Non avevano un buon rapporto i due. Il signor White si limitò ad accarezzargli la testa in maniera goffa e sparì di nuovo, stavolta andando nel suo studio per finire del lavoro arretrato.
-
Nevin tossì per l'ennesima volta, sventolando la propria mano davanti al volto, nel vano tentativo di allontanare il fumo. Erano in macchina da qualche minuto e già non ce la faceva più.
Si trovava nei sedili posteriori ed Amelia accanto a lui. Ethan parlava al telefono con la signora White, che gli stava rifilando le ultime raccomandazioni e Xavier stava guidando con una mano, mentre di tanto in tanto con l'altra portava la sua sigaretta alle labbra.
"Santo cielo, Xavier! Vuoi spegnerla? Finisce che ci ammazzi Nevin ancor prima di partire." si decise ad intervenire Amelia.
Xavier guardò Nevin attraverso lo specchietto e gli fece l'occhiolino. Buttò la sigaretta dalla finestra e ritornò a concentrarsi sulla strada.
Intanto Ethan aveva concluso la telefonata ed aveva tirato un lungo sospiro di sollievo.
"Finalmente liberi!" esclamò, guadagnandosi qualche esultazione da parte di Xavier.
Prese una sigaretta dal pacchetto appoggiato sul cruscotto e l'accese, facendo un lungo tiro.
"Non dovresti fumare. Papà ha detto-..." iniziò Nevin, per poi tossire di nuovo.
"Papà un cazzo, non lo saprà mai, se nessuno glielo dice." lo interruppe il maggiore, per poi alzare il volume della radio.
Nevin si arrese e sporse la testa un po' fuori dal finestrino, godendosi il sole e l'aria della sua amata Sydney per un'ultima volta, prima di partire.
Sussultò quando una mano sfiorò la sua guancia e si girò di scatto verso Amelia seduta alla sua destra.
"Siamo arrivati Nev."
Si doveva essere addormentato. Xavier ed Ethan stavano già armeggiando nel bagagliaio, cercando di capire di chi fosse quale valigia.
Nevin scese dalla macchina, seguito da Amelia, notando una ragazza asiatica ed un giovane di colore camminare verso di loro. Non ricordava i loro nomi, li aveva incontrati solo un paio di volte.
"Tesoro, Hanako e Gabriel sono arrivati." disse Amelia.
Ethan chiuse il bagagliaio ed il gruppetto di amici poté finalmente iniziare con i saluti.
Nevin si sentì fuori posto ed iniziò a giocherellare con i lembi della sua T-Shirt. Poi la sua attenzione fu attirata da una voce familiare che riportò a galla bei ricordi, ma anche alcuni meno piacevoli. Nevin percepì il suo cuore battere come un martello contro la sua cassa toracica e per un attimo dimenticò di respirare come si deve. Le sue mani lasciarono la stoffa per andare a stringersi in due pugni, in un vano tentativo di nascondere il tremolio che quella voce aveva causato al suo corpo.
Ethan sorrise, così come gli altri che si erano voltati a guardare il nuovo arrivato.
Tutti, tranne lui, ti prego.
Pregò Nevin nella sua testa, voltandosi lentamente.
"Ryan, finalmente! Pensavo non ce l'avresti fatta." lo accolse Ethan, felice di rivedere il suo migliore amico.
Gli occhi del nuovo arrivato si sgranarono appena quando incontrano quelli color ambra di Nevin, il quale stava lentamente morendo dentro.
"Allora, che stiamo aspettando? Tailandia arriviamo!" esclamò Xavier, facendo i primi passi verso l'entrata del grande aeroporto Internazionale Kingsford Smith.
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