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18 🧍‍♂️

"che significa che non posso andare a lavorare?"

La giornata era iniziata malissimo.
Dio, come sempre, si era svegliato alle 5:00 per andare a lavorare. Ma quel giorno Jonathan lo aveva fermato.

"Dio, non scherzare, non puoi andare lì, non ora"

"ma a me fa bene stare lì!" sbottò il biondo, che adesso era a braccia conserte, in piedi di fronte al letto, con un broncio degno di un bambino.

Jonathan si avvicinò a lui di un altro passo.

"Non ti fa bene svegliarti alle cinque. E nemmeno ballare su un palo, con una minigonna, accerchiato da....quel tipo di persone. Sai chi va al tuo club, e sai che sono tutti alpha" manteneva, come sempre, un tono di voce dolce. Non aveva mai urlato contro Dio, non aveva mai alzato la voce. L'aveva sempre maneggiato con cura e con tutto l'amore che poteva dargli. E non avrebbe mai smesso di farlo.

"Lo so, certo. Ma io sono marchiato. E incinta, oltretutto" Dio aveva abbassato il volume della voce, ma rimaneva con un tono convinto. Si portò una mano al ventre, mentre a testa alta guardava negli occhi il suo alpha.

Jonathan sospirò, con un'espressione triste.
Gli dispiaceva dover levare a Dio il suo lavoro, sapeva che lì lui stava veramente bene, ma...non poteva nemmeno lasciarlo andare all'alba in un club pieno di alpha ubriachi. Specialmente in quelle condizioni.

"Lo sai che questo non ti proteggerà. Anzi.."

"Zitto. Non dirlo. Che schifo.

"È la verità" il moro assottigliò gli occhi azzurri, avvicinandosi di più al suo omega. Lo squadrò dalla testa ai piedi, sospirando.
Anche quel giorno era stupendo.

"E come dovremmo fare senza il mio stipendio?" Dio aveva più o meno mollato.
Aggirò Jonathan, andandosi a sedere sul letto.

Quei due, già dal loro primo giorno alla villa, avevano rifiutato di prendere soldi dal conto praticamente infinito che avevano tutti in condivisione, e avevano deciso di lavorare.
All'inizio lavoravano un mese uno, un mese l'altro, ma poi Dio si era innamorato del club e non lo aveva più voluto lasciare.

"Lavorerò io" mormorò il moro, guardandosi i piedi. Sarebbe stata decisamente un problema, quella scelta.
Chi poteva trovare un lavoro in così poco tempo?

Dio non sembrava troppo convinto. Accavallò le gambe, la testa leggermente pendente da un lato. Sembrava assorto.

"Quindi...Bruno non te l'ha detto" sussurrò tra sé e sé.
Beh, meglio così, dopotutto.

"Dirmi cosa?" si affrettò a chiedere Jonathan, un cipiglio preoccupato in volto e, d'improvviso, le mani che avevano preso a tremare.

"Niente di importante" Dio decise di mentire.
Ovviamente, mentire significava soffrire.
Ma quantomeno, soffrire significava mantenere fede alla promessa fatta quattro anni prima.

Non avrebbe mai preso soldi dal conto condiviso. Nemmeno per sogno. Questione di etica personale.

Semplicemente, non voleva vivere con i soldi che uno psicopatico suicida e un sedicenne viziato avevano guadagnato, prima uno e poi l'altro, facendo i boss della mafia.

"No, Dio, devi dirmelo"

Jonathan odiava che gli venissero nascoste le cose. Soprattutto se si trattava del suo ragazzo o del suo migliore amico. Figuriamoci entrambi in una volta sola.

"Niente, JoJo, tutto ok" nonostante l'alpha lo conoscesse da anni, e riconoscesse ogni singola variazione nelle sue espressioni...Dio era nato per mentire.

Ovviamente io, da scrittore, mi sento in dovere di comunicare questa bugia quantomeno a voi lettori.

Beh, diciamo che per una questione di ormoni, un omega incinta ha il bisogno fisiologico di stare con il proprio alpha.
Già. Jonathan non aveva studiato abbastanza biologia alle superiori per saperlo. E Dio teneva così tanto al suo orgoglio da preferire condannarsi a giornate intere di sofferenza, piuttosto che accettare di prendere soldi da qualcun altro.
Ripeto, questione di etica personale. Valori.

"Farò finta di crederti. Sicuro che non sia importante?"

"Sicurissimo. Ti ho mai mentito, JoJo?"

"Ehm, cinque anni fa, Marzo. Hai detto che mi odiavi. E a Maggio. Hai detto che non potresti mai amare uno come me. Infine, a Giugno. Hai detto che non mi amavi"

"Orgoglio"

Jonathan ridacchiò.
Ovviamente, la loro relazione era partita come enemies to lovers.
Ma ci sarà un altro capitolo per questa storia.

Accontentatevi, per ora, di vederli prima del matrimonio.

Mista stava scorrendo tra le foto in galleria. Per nessun motivo specifico.

In quel momento, si trovava alle foto di Agosto 2022.
Periodo peggiore di sempre. Gli erano venuti i pidocchi e aveva avuto il suo QUARTO  calore.

si fermò prima di arrivare a luglio. le foto, di luglio 2022.

Sicuro di voler vedere le foto, Guido?
no...non voleva vederle. non voleva vedere un bel niente.

Buttò il telefono sul materasso, portandosi le mani alla testa.

Si sfilò il cappello.
No, Guido. Dai, va tutto bene. Calmo.
Aveva il respiro irregolare. D'improvviso, l'aria sembrava essere troppo poca.

Beh, ovviamente, non era vero che era sulla galleria senza un motivo specifico.
Stava cercando di cancellare...le foto di quel luglio.
Non era la prima volta che ci provava. Ma cancellare le foto..significa vedere le foto.

E no, non voleva vederle. Mai.

Si alzò in piedi, andando ad aprire la finestra.
Anche così, l'aria sembrava mancargli.
Guido, calmo... è tutto ok....

Non ti sembra tempo di dimenticare?

"aiuto" sussurrò, strizzando gli occhi lucidi.
Le lacrime non tardarono ad arrivare, bagnandogli le guance e facendolo tremare.
Si sentiva debole. ma non poteva certo controllare tutte quelle emozioni negative...

"Guido?"

si girò di scatto.

...Giorno era tornato prima.
se ne stava sulla soglia, con il suo corpicino perfetto fasciato dal suo solito completo...sembrava quasi brillare.
era perfetto, nonostante il suo viso fosse deformato da un'espressione preoccupata.

Guido si asciugò le lacrime di fretta, inscenando un sorriso poco credibile.

non poteva parlarne con Giorno.

Se Giorno avesse scoperto di luglio...lo avrebbe sicuramente abbandonato.

Se giorni avesse saputo di luglio...ora non sarebbe corso ad abbracciarlo.

"Ehi, sono qui.. calmo, che succede?" come sempre, anche la sua voce sembrava quella di un angelo.

"tutto ok" Guido ricambiò la stretta, sorridendo.
Era tornato alla realtà.

"Giorno...che mese è?"

"Ottobre.. perché me lo chiedi??"

Guido sospirò di sollievo, mantenendo quel sorriso.
Non era più luglio. andava tutto bene.

Avrebbe cancellato le foto...magari nel futuro....

"ti vuoi sdraiare?" gli chiese Giorno, ancora poco convinto.

"Va tutto bene, sto bene adesso" non siamo più a luglio.

Ormai...sono passati due anni.

.....

"Guidoooo!!!! Vuoi giocare con noi anche oggi??" chiese la mora, avvicinandosi pericolosamente al ragazzo.

"Si Guido!!! Giochiamo!" ripeté la bionda, con un sorrisetto falso e una posa che si suppone in origine dovesse essere provocante.

Guido deglutì, annuendo. E quelle due si avvicinarono ancora di più.
Odiava i loro giochi....le sue gambe stavano tremando in un modo impercettibile, ma in una richiesta dal suo subconscio che Guido aveva percepito molto bene.. "scappa, corri, vai via da loro".

Non poteva andarsene, però. O quelle due avrebbero ucciso Giorno...

Si chiamavano Melissa e Vanessa.
La prima, era bionda, altissima e magra. Le sue forme erano perfette, i suoi fianchi stretti, i suoi occhi chiari e sottili, da gatto. Portava i capelli mossi, lunghi, e un vestitino aderente rosso copriva ben poco di quella pelle olivastra. Era straordinariamente bella.

La seconda, ancora di più. Era mora, magra, ma più bassa della prima.
Aveva i capelli nerissimi, che portava lisci, lunghi, con la frangia. La pelle quasi bianca e gli occhi verdi, le ciglia lunghe.
Indossava dei pantaloncini di jeans e un top nero, senza spalline.

Erano entrambe fin troppo belle.
Erano entrambe innamorate di Guido.

"Andiamo al parco giochi" suggerì Melissa, indicando la sua destra.
Poco più in là, infatti, c'era un parco giochi abbandonato. Nessun bambino ci andava più.
Beh, dopotutto, in quel villaggio turistico non c'erano bambini.

Vanessa non rispose, si limitò a guardare Guido con gli occhi a cuoricino e prenderlo a braccetto, iniziando a camminare verso il loro obiettivo.

Prese un fazzoletto dalla borsa brillantinata, per cancellarsi il rossetto rosso dalle labbra. Ovviamente...non dovevano lasciare tracce.

Guido sentì gli occhi pizzicare e la vista farsi sfocata. Era difficile ammetterlo persino a sé stesso...ma aveva paura di quelle due. Era terrorizzato da loro.
Avrebbe voluto urlare e magari vedere il suo angelo venire verso di lui e salvarlo.

Nah, Giorno non l'avrebbe mai aiutato. A Giorno non fregava nulla di lui.

"Bene...vogliamo iniziare?" sussurrò la mora, separandosi dal ragazzo per poi sorridere alla bionda e iniziare a spogliarsi.
Si sfilò piano il top, liberando i seni sodi. Ah, non portava l'intimo....

Guido chiuse gli occhi. Schifo. Che schifo. No, no, no. Visualizza qualcos'altro. Visualizza qualcosa di bello. Qualcosa di bello...qualcosa di bello....

Così, mentre le due ragazze lo spogliavano e lo sdraiavano a terra, cercò di immaginarsi da qualche altra parte.
Cercò di immaginarsi felice, con la sua famiglia, al mare. Cercò di visualizzare il sorriso di Bruno. Gli abbracci di Leone. Le risate di Narancia. I commenti sarcastici di Fugo. Le reazioni di Doppio...e infine... Giorno. L'essere più perfetto dell'universo.

Cercò di mantenere la sua mente in quel paradiso inesistente. Ma sentì il suono di uno scatto.

Nella realtà. Una delle due, stava fotografando l'altra che cavalcava Guido.

Ignorale.

Ignorale, torna lì, Guido, torna nel posto felice..

Non riusciva a tornare lì.
Non riusciva a visualizzare la sua famiglia.
Era tutto così orribile, che non c'era spazio per qualcosa di positivo, nemmeno nella sua mente.

Noncurante di quello che quelle due potevano pensare, iniziò a piangere.
Tanto, non lo avrebbero nemmeno notato. Erano troppo concentrate a lasciargli un trauma addosso, insieme alla sensazione delle loro pelli a contatto con la sua.

Quando la prima venne, urlando vergognosamente, la seconda non sembrò farsene un problema.

Si abbassò, in ginocchio. Iniziò a masturbarsi, mentre faceva un (pessimo) lavoro di bocca a Guido.

Ma lui era lì. Non solo fisicamente, anche mentalmente.
E questo non gli piaceva. Non gli piaceva per niente, essere cosciente.

Fino ad allora, era sempre riuscito a fuggire. Ad immaginarsi altrove. Perché ora no?

La sensazione dell'orgasmo che lo invase poco dopo fu rivoltante.
Fu la cosa peggiore che potesse sentire, all'interno e anche all'esterno del suo corpo. Come fuoco che gli scorreva per le vene. In senso molto negativo.

Quella fu la scossa che lo riportò completamente alla realtà, facendogli vedere Melissa che si stava ancora provocando piacere da sola, mentre Vanessa si rivestiva.

A nessuna delle due sembrò importare quando Guido si vestì e se ne andò.

Quello non era amore.

Si asciugò le lacrime, recuperando compostezza nel tragitto verso casa.
Aprì la fotocamera per guardarsi in viso.
Perfetto. Non traspariva nessuna emozione.

"sei tornato! che hai fatto oggi?" chiese Bruno, sorridente come sempre, che stava colorando le pagine di un libro per bambini insieme a Doppio. Da tempo, quella era la sua terapia: quando colorava era calmo..

Guido sospirò, decidendo di non rispondere a quella domanda. Bruno captava le bugie da chilometri di distanza. Meglio non parlare, che mentirgli.

"Tutto ok?" chiese invece Leone, alzandosi.

Certo, perché se uno riconosceva benissimo le bugie, l'altro capiva sempre quando qualcosa non andava.
Anche in quel caso.

Era in trappola.
Dire di si significava mentire, e di conseguenza venire scovato anche da Bruno.

Va bene. Semplicemente, ignorò entrambi. Camminò verso la sua stanza, e si chiuse dentro a chiave.
Anche se le serrature di tutte le porte lì erano uguali - e di conseguenza tutti avrebbero potuto aprire la sua porta - quello era semplicemente un messaggio per dire che nessuno doveva entrare.

Gli altri lo avrebbero capito, e lo avrebbero lasciato in pace.

Poteva cavarsela da solo. Aveva 21 anni, dopotutto.

Eppure, aveva ancora bisogno di sua madre, di suo padre, e dei suoi fratelli, per sentirsi a casa.

"mamma, domani andiamo in spiaggia?" sussurrò, completamente consapevole che Bruno fosse dall'altro lato della porta.

"certo" rispose, infatti, la voce dolce dell'omega.

Guido sorrise. Perfetto. Il suo scenario immaginario sarebbe diventato vero, davanti ai suoi occhi. E lui avrebbe avuto la pace, finalmente.

"vi voglio bene" mormorò, con la voce leggermente spezzata.

"anche noi te ne vogliamo, Guido. Molto più di quanto immagini" rispose Bruno, piano, scandendo ogni parola "te ne vorremo sempre. qualsiasi cosa succeda"

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