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La paura è sempre stata parte degli esseri umani. Tutti abbiamo paura. Ognuno ha paura di qualcosa, nella sua vita, anche senza saperlo. Perché certe paure non sappiamo di averle finché non le proviamo sulla pelle. E poi bruciano, lasciano un segno, e non se ne vanno più.

Perché una paura non può mai passare del tutto...

Alcune paure sono infondate. Alcune non si basano su un fatto accaduto...ci sono e basta.

Altre sono legate al passato. Sono un marchio indelebile che certe esperienze lasciano irreversibilmente.

Io ero uno di quelli convinti di non avere paura di niente. Vivevo convincendomi ogni giorno che potessi fare qualsiasi cosa.

Poi, un giorno, ho visto tutte queste convinzioni sgretolarsi. Perché la persona su cui avevo fondato chi ero, l'ho vista cadere senza vita tra le mie braccia.

E ora ho paura.

Ho paura di perdere qualcuno come quel giorno. Ho paura di non poter fare nulla, oltre che vedere gli occhi della persona più importante della mia esistenza, perdere piano vita.

Ho paura di avere sui vestiti il sangue di qualcun altro. Di vedere qualcuno usare i suoi ultimi istanti per rivolgere a me le sue ultime parole.

Ogni volta che provo ad avvicinarmi a qualcuno, la mia mente rivive quella scena. I miei occhi rivedono Squalo abbandonare per sempre questo mondo.

La faccia di chi ha sparato, però, è sempre oscurata, censurata. Io non vedo il colpevole.

Perché...il vero colpevole, mi sento di essere io.
Se non avessi mai portato Squalo lì, quel giorno, niente sarebbe successo.

E ogni volta che mi lego a qualcuno... sento sempre che prima o poi sarò io la causa della sua morte.

Sogno spesso quell'episodio. A partire da quel momento in cui, per qualche motivo, lo convinsi ad andare a giocare in un posto. Era un gioco organizzato da un uomo di cui non conoscevo il nome, ma che aveva invitato tutti quelli della villa (o almeno, quelli che c'erano un tempo) a giocare.

Arrivati lì, ci fecero indossare delle uniformi di sicurezza e spiegato le regole. Insomma, lasertag.

Rivivo sempre la faccia di Mista non appena ci diedero le armi. Fu l'unico a realizzare che non fossero laser. Non fece in tempo a dirlo.

A questo punto la faccia di Narancia mi appare sempre oscurata. Lo vedo solo puntare a Squalo e premere il grilletto.

E poi sangue.

Qui il sogno si interrompe, e di solito mi sveglio piangendo.

ogni volta che lo sogno provo a salvare Squalo in ogni modo possibile. Non ce la faccio mai.

Due anni fa... è successo due anni fa, ma lo ricordo ancora fottutamente bene.

In tribunale, l'uomo che ci aveva invitati rivelò di voler testare delle nuove armi e dei nuovi giubbotti antiproiettile.

Appena tornati a casa, feci i bagagli e me ne andai. Stetti via per un anno, e non appena tornai...tutti sembravano felici di vedermi. Ma squalo non c'era. Non ci sarebbe stato mai più...

Dopo un anno, posso dire di non essere cambiato. Sono ancora al punto di partenza. Piango ancora ogni volta che vedo una sua foto o penso a lui per troppo tempo.
Dormo ancora abbracciando un cuscino, immaginando che sia lui.

Sono un disastro.

Bruno staccò gli occhi da quel diario ingiallito, quella grafia tremolante.

Tiziano era scappato di nuovo.

Voleva capire le sue motivazioni, quantomeno, ma in quei milioni di fogli di carta vedeva solo le riflessioni di un ragazzo che non vedeva vie d'uscita al suo dolore.

Bruno sospirò, posando anche quel diario al suo posto. Ne mancava solo uno da leggere, ma sinceramente non era sicuro di volerlo fare.

Iniziava a intristirsi e non voleva trasmettere brutte emozioni al bambino.

Spostò lo sguardo, guardando fuori dalla finestra, quasi sperando di vedere Tiziano tornare.

Erano passati tre anni da quando Tiziano viveva con loro, ma non si era mai fatto scoprire fino in fondo. Si era sempre esternato il meno possibile.

"Bru, tutto ok?" chiese Leone, che se ne stava in piedi da più di due ore per controllare lo stato di salute del marito.

"tranquillo" sospirò il moro, alzandosi in piedi. Quella situazione non faceva per lui: era al terzo mese e aveva sbalzi d'umore frequenti.

"È solo che....vorrei così tanto aiutarlo" sussurrò, con gli occhi lucidi, avvicinandosi all'alpha. Quello lo abbracciò.

"non puoi sempre fare tutto tu, Bru" Leone prese ad accarezzargli i capelli, spostandosi per andarsi a sedere sul letto.

"Ma mi sento responsabile, come se fossero tutti miei figli..."

"Non devi. qualche volta..devi pensare anche a te stesso. Soprattutto ora..." ammonì il bianco, posandogli una mano sul ventre. Sembrava calmo, la sua voce era rassicurante.

Stava rilasciando feromoni tranquillizzanti, che si mescolavano a quelli dolci del moro creando un mix perfetto.

Nemmeno si accorse quando l'omega si addormentò tra le sue braccia, sfinito.

"Sei fantastico, Bruno...Sono fiero di essere il tuo alpha" sussurrò, sollevandolo a mo' di sposa per portarlo nella loro stanza.

Varcò quella soglia che divideva il resto del mondo dal posto che amava di più.

Spostò dal letto un taccuino con tutti i nomi che avevano ipotizzato insieme, e sdraiò bruno, con un sorriso.

Poi tornò con lo sguardo a quella lista di nomi che sapeva quasi a memoria.

Alla fine, avevano scartato la prima opzione. Avevamo fatto ricerche di giorni interi. Alla fine, però, Bruno aveva detto che voleva aspettare di vedere il cucciolo, prima di dargli un nome. E aveva buttato al vento ore di lavoro senza mai staccarsi quell'adorabile sorriso dalle labbra.

Adorabile.

In un'altra stanza...qualcuno si era risvegliato dal suo sonnellino pomeridiano, con accanto a sé il suo ragazzo.

"Rohan..." chiamò, con la voce impastata dal sonno ma un grande sorriso sulle labbra.

Il verde, che non si era mai addormentato sul serio, rispose subito.

"oi, dimmi" borbottò, avvicinandosi per abbracciarlo.

"nulla, ti amo" rispose il moro, catturando le labbra del beta in un bacio che in origine doveva essere del tutto casto.

Josuke ribaltò le posizioni, mettendosi sopra Rohan, senza mai staccarsi da quel bacio.

Chiese l'accesso con la lingua, ottenendolo senza troppe storie.

⚠️

Mentre il bacio si faceva sempre più intenso, entrambi si facevano più bollenti...

Il primo a separarsi fu Rohan.

"Jo...sei sicuro?" chiese, con il respiro pesante, guardando il moro negli occhi.

L'altro si limitò ad annuire, per poi tuffarsi di nuovo tra le labbra dell'altro. Si sentiva al sicuro con Rohan, anche in quella situazione..

Sentiva sempre più caldo, non capiva più nulla, non era capace di ragionare...ma si fidava di lui.

Rohan si sfilò la maglia, per poi riprendere quel bacio bagnato.

Le mani di Josuke presero a vagare per i suoi muscoli segnati, scesero dai sempre più in basso fino ad arrivare all'elastico dei pantaloni della tuta di Rohan, che in quel momento costituivano solo un'ostacolo.

Il beta ribaltò le posizioni, parandosi sopra al corpo accaldato del moro. Si rituffarono in in bacio che sembrò eterno, finché Josuke non si sfilò la maglia.

"ti prego...." ansimò, posando una mano sul pacco del verde, separato da lui solo da un paio di strati di vestiti che avrebbe desiderato non esistessero.

Rohan non se lo fece ripetere due volte, sfilando i pantaloni prima a sé stesso, poi a Josuke.

Ripresero il bacio, gemendo ogni qualvolta che le loro intimità si sfioravano.

Non ci volle molto per liberarsi dell'unico indumento rimasto, restando nudi l'uno di fronte all'altro.

"cazzo...sei bellissimo" sussurrò Rohan, con un sorrisetto sulle labbra.

Si portò due dita alla bocca, prendendo a lubrificarle, mentre prendeva in mano il membro di Josuke, iniziando a provocargli piacere con una lentezza maniacale.

Il moro prese ad ansimare, mentre il suo corpo veniva scosso ripetutamente da scariche di piacere che lo portavano a gemere, piano.

Non appena Rohan sentì che le sue dita erano abbastanza lubrificate, le portò all'apertura del moro.

"pronto?" chiese. Aspettò che Josuke annuisse, per poi far entrare piano l'indice dentro di lui.

Il moro fece una smorfia di dolore, stringendo i denti.

"ro..." chiamò.

"tranquillo" sussurrò il beta, posandogli un bacio sulla fronte. Quando i lineamenti del moro cominciarono a farsi più rilassati, inserí anche il secondo dito.

Perfetto. Josuke non sembrava traumatizzato o particolarmente dolorante. Stava andando bene.

Riprese a baciarlo per distrarlo, mentre iniziava a muovere le dita.

"s-sono pronto" Josuke si separò dal bacio per parlare, ansimante e accaldato. Ora...aveva bisogno di lui. Lo voleva...del tutto.

Rohan separò le dita dal suo corpo bollente, per poi allineare il suo membro alla sua entrata.

"sicuro?" chiese, e dopo aver ricevuto conferma, entrò dentro di lui con un'unica spinta, riempiendolo del tutto.

Josuke gemette di dolore misto a piacere, gettando la testa all'indietro.

Entrambi rimasero in quella posizione per po', finché il moro non supplicò Rohan di dargli piacere.

Si tuffarono in un bacio frettoloso, mentre il beta iniziava a muoversi dentro di lui, dapprima lentamente, poi, con spinte sempre più veloci, puntando sempre al punto debole di ogni omega..

Josuke continuava a ripetere il nome di Rohan a bassa voce, tra i gemiti, mentre muoveva i fianchi per approfondire ancora di più quel contatto.

Le gambe iniziarono a tremargli, mentre tutte le spinte lo riscuotevano dall'interno, colpivano ripetutamente il punto che gli dava più piacere...

Sentì l'orgasmo crescere dentro di lui, fino a che non esplose, riversandosi sul suo stesso ventre con un gemito che somigliava più ad un urlo.

Poco dopo, Rohan uscì da lui per poi riversare il suo piacere sulla sua stessa mano.

⚠️

"Mio dio..." ansimò il verde, prendendo un fazzoletto dal comodino per asciugarsi la mano.

Josuke lo guardò, mettendosi a sedere senza poter nascondere una smorfia di dolore.

"scusami, non potevo del tutto evitare di farti male" Rohan lo abbracciò, ispirando a pieni polmoni il profumo del suo omega..

"è stato bellissimo..." sussurrò Josuke, mordendosi il labbro per l'imbarazzo, mentre il suo respiro si regolarizzava.

Rohan sorrise. Menomale. Gli posò un bacio sulla guancia.

"vale anche per me" confessò, prima di abbandonare la testa sul cuscino.

Josuke si coricò sul fianco. Voleva vedere quel beta addormentarsi... ma fallí miseramente, addormentandosi prima di avere quell'onore.

"STRONZO. INFAME. PEZZO DI MERDA!" urlò secco, a pugni stretti, davanti al suo ex capo, con il respiro accelerato e il viso mutato in un'espressione di pura rabbia.

"IO TI AMMAZZO" Cioccolata di buttò sul rosa, pronto a strangolarlo, ma venne fermato da King Crimson.

"TI ODIO" ripeté, cercando di divincolarsi "LURIDA PUTTANA, COME HAI OSATO"

Secco aveva già provato ad attaccare l'ex capo, e adesso era bloccato da illuso, legato con una corda anti-stand.

"urlare non vi libererà" ridacchiò Diavolo.

Era stato lui. Diavolo aveva mandato quella foto, con quella minaccia.

Diavolo...li aveva denunciati.

Era stato Diavolo. Era tutta colpa sua. Ora sorrideva, soddisfatto, senza dare alcuna spiegazione.

Il suo piano aveva funzionato alla grande: aveva fatto credere a quei due di potersi fidare, per poi raccogliere prove e denunciarli. Certo, non senza minacciarli, sennò non c'era divertimento.

"ti odio..." ripeté secco, con la voce spezzata e il viso rigato dalle lacrime.
Non poteva rinunciare a cioccolata. Non poteva lasciare per sempre l'unica cosa che lo faceva sentire vivo..

Cioccolata vide secco piangere dopo anni. O forse, era la prima volta.
Non fece altro che incazzarsi di più.

"non ci credo, ora fai pure piangere il mio omega?" sbottò, ancora rivolto al rosa, che dal canto suo non la smetteva di ridacchiare.

"è un alpha" lo corresse, soddisfatto.

"NON ME LO RICORDARE" urlò Secco.

Diavolo rise.
Certo, anche lui si era fatto diversi alpha in passato, ma non sopportava le relazioni tra lo stesso genere. Anche no.

D'improvviso, la porta si spalancò, rivelando Risotto.

Diavolo sorrise, convinto che quello stesse dalla sua parte. E senza preavviso, il bianco gli tirò un pugno.

La sorpresa fece sparire anche king Crimson.

"pensavo stessi dalla mia parte!" sbottò il rosa, portandosi una mano sul naso mentre un rivolo di sangue gli scendeva per le labbra, poi giù per il collo.

"Ma secondo te? Secco e Cioccolata sono delle bravissime persone, e fino a prova contraria, tu non sfiori nemmeno chi sta sotto la mia protezione"

Poi, Diavolo sputò sangue, insieme ad una decina di lamette.


"Diavolo, Risotto, siete due rincoglioniti" borbottò Leone, mentre finiva di medicare il rosa. Risotto era già tutto fasciato, per via dei pugni che si era preso (e anche perché a un certo punto, Diavolo aveva iniziato a usare le lamette che sputava come arma).

I due si fissavano in cagnesco, senza dire una parola.

"Perché vi siete picchiati?" chiese Bruno, che nonostante gli anni che ci aveva messo a instaurare un rapporto "pacifico" in quella casa, ogni tanto doveva assistere a scene del genere.

"Perché-" provò Diavolo, ma Risotto gli tappò la bocca con la mano, zittendolo.

"Ti ricordo che loro non vogliono che nessuno lo sappia" lo ammonì, gli occhi ridotti a due fessure.

"non me ne fotte niente" rispose diavolo, allontanando il braccio che lo zittiva.

"Due alpha, in questa casa, hanno una relazione...io li ho denunciati, ma Risotto ha iniziato a difenderli, che coglione." spiegò tenendo alzato il dito medio nella direzione del bianco.

Bruno sbarrò gli occhi, metabolizzando l'informazione ottenuta.

"ah" disse solo.

"Diavolo, sappi che sei tu quello nel torto" disse Leone, che non aveva avuto alcuna reazione, finendo di medicargli l'ultima ferita.

"fanculo. Io intanto vorrei solo che Doppio si decida a tornare a prendersi questo corpo di merda, io a momenti mi lancio dal balcone"

"non...dire così" sospirò Bruno, un'espressione delusa in volto. Non aveva mai parlato sul serio con Diavolo. Non si aspettava che fosse... così.

Perché?
Nonostante si scopasse chiunque (anche uomini, anche alpha) non sopportava quando lo facevano gli altri. Perché?

Non sapeva perché, ma Bruno pensava di averlo cresciuto meglio.

Sospirò, uscendo da quella stanza. Aveva bisogno di spazio per respirare.

Secco e cioccolata si abbracciavano, nella loro stanza.
Aspettavano che li venissero a prendere. Tanto, da un momento all'altro, probabilmente qualche poliziotto avrebbe bussato alla porta.

"non voglio perderti" sussurrò Secco, stringendo ancora più forte l'altro alpha.

"non succederà...sta tranquillo...ci inventeremo qualcosa"

Sapevano entrambi che se qualche autorità sarebbe mai andata lì nella villa a controllare, non ci avrebbe messo molto a scoprire che erano loro due gli alpha in questione.

Gli sarebbe bastato anche solo controllare il collo di Secco....

Secco sospirò. Era arrabbiato con la vita, perché gli aveva giocato uno scherzo di cattivo gusto. E ora sentiva gli occhi pesanti, gli bruciavano.

"ti amo.." sussurrò Secco. Aveva bisogno di sentirselo dire un'ultima volta. Solo una....

Cioccolata non disse nulla, semplicemente si avvicinò per catturarlo in un bacio lento, assaporando ogni secondo di quel contatto.

Un bacio che sembrò infinito... Finché non sentirono il campanello suonare.

Cioccolata sentì distintamente il corpo di Secco iniziare a tremare, mentre le loro labbra si separarono.

"no, no, no, no..." ripeteva, con il respiro che si faceva irregolare e gli occhi spalancati, mentre una lacrima gli solcava il viso.

"cazzo Secco, respira" sussurrò Cioccolata, prendendogli una mano tra le sue. "va tutto bene, sono qui...va tutto...bene..."

Gli arrivò un messaggio, che non tardò a controllare.

<<assistenti sociali>> da Ghiaccio.

"cazzo" imprecò, a voce bassa, tenendo sempre le mani tremanti dell'altro alpha.

<<da quel che ho capito Diavolo non ha fatto nomi. Noi non parliamo>> spiegò ancora Ghiaccio. Cioccolata sospirò, reagendo a entrambi i messaggi con un cuore.

"sono qui..." sussurrò Secco, con la voce spezzata.

"Diavolo non ha fatto nomi" disse Cioccolata, con un sorrisetto triste "possiamo farcela"

Secco annuì, non troppo convinto. Si asciugò le lacrime.

Ma qualcuno bussò alla loro porta.
Cioccolata sbarrò gli occhi, alzandosi dal letto e andandosi a sedere alla scrivania.

"avanti" disse, aprendo un libro per sembrare convincente. Secco stava facendo finta di dormire. Potevano farcela.

"voi siete due alpha, correggetemi se mi sbaglio" disse l'uomo in divisa, con uno sguardo serio, esaminandoli entrambi da lontano.

"esatto" rispose Cioccolata, calmo. Aveva mentito per tutta la vita. Proprio ora, non doveva fallire.

"Mi permettete di ispezionare la stanza?" chiese il poliziotto, al che Cioccolata annuì, alzandosi dalla scrivania.

Fece vagare lo sguardo per la stanza, cercando di ricordarsi dove cazzo avessero nascosto il lubrificante, ma in quel momento si accorse di Dio, che stava sull'uscio della porta. Dietro di lui, The world, con la bottiglietta in mano.

Il verde lo ringraziò con lo sguardo, sorridendo. Gli aveva appena salvato la vita.

Mimò con le labbra un "e tutto il resto?" e Dio, sospirando, attivò il suo stand ritrovandosi subito dopo con un paio di manette, una corda e due vibratori in mano.

Dopo aver sfoggiato un pollice all'insù, sparì dentro la sua stanza a nascondere tutte quelle cose.

"Qui sembra apposto" borbottò l'uomo. Poi si girò verso Secco.

"puoi svegliarlo? dovrei ispezionare anche voi"

il cuore di Cioccolata perse un battito, ma cercò di non darlo a vedere, annuendo e scuotendo Secco, fingendo di svegliarlo.

Quello aprì piano gli occhi, per poi mettersi a sedere.

"uhm, buongiorno" borbottò, per poi alzarsi in piedi.

"mi serve ispezionarvi, sarà una cosa veloce" spiegò il tizio, chiedendo poi a entrambi di levarsi la maglia.

Secco cercò di non tremare, mentre obbediva.

Si sfilò la maglia, cercando di respirare regolarmente.

L'uomo alzò un sopracciglio, indicando tutti i segni viola e i morsi che riempivano le spalle e il collo di Secco.
Cazzo cazzo cazzo... Cioccolata lo guardò negli occhi, mentre tutti i suoi ingranaggi si attivavano per cercare una scusa convincente.

"il mio omega è abbastanza aggressivo" ridacchiò Secco, stringendo la mano in un pugno per fermare il tremore.

"Capito...e chi sarebbe questo omega?"

"Ops, sono io... scusate" ridacchiò una sottospecie di angelo che se ne stava sull'uscio della porta. Giorno....

Cioccolata gli sorrise, riconoscente, mentre l'uomo in divisa se ne andava, lasciandoli lì.

Secco corse addosso a Giorno, abbracciandolo.

"Ci hai salvato la vita..." sussurrò, stringendolo, mentre anche Cioccolata si avvicinava. Ovviamente, non lo abbracciò, ma gli sussurrò "grazie" minimo 1000 volte.

Subito dopo, corse dentro la stanza di Dio.

Trovò il biondo seduto sul letto, sorridendo, e tutte le cose sparse accanto a lui.

"grazie...grazie...grazie" sussurrò, letteralmente inginocchiandosi.

"mio Dio, non c'è bisogno che ti inginocchi...ho fatto il mio dovere" gli sorrise l'omega, restituendogli tutte le loro cose.

"potevate dircelo" sussurrò, sorridendo.

"scusa" rispose il verde, rialzandosi in piedi. Poi tornò nella sua stanza, catturando Secco in un abbraccio che sembrava più uno stritolamento.

"Vedi? Ce l'abbiamo fatta" gli disse, per poi baciarlo. Un bacio infinito, lento...che sicuramente non sarebbe stato l'ultimo.

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