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I CAPITOLO

Eroda 1800

Sesso, buon vino e un giuramento che coinvolgeva: una principessa sottratta brutalmente alla sua felicità, una regina di cui cuore sembrava essere fatto di soffice lana, un Re leale e giusto e un principe, di cui menefreghismo era all'apice.

Louis Tomlinson non si era mai preoccupato della sua vita, d'altronde come avrebbe mai potuto così?, così frenetica ma allo stesso tempo frivola, di cui non si era mai particolarmente lamentato.

Anche se avrebbe potuto.

Ed eccome se avrebbe potuto

Perchè alla fresca età di venticinque anni, la vita può decidere di riservarti un futuro privo o colmo di felicità.

Ma il destino segnato su un foglio di carta non è sempre la giusta rappresentazione della realtà.

Era la vigilia di natale, il ventiquattresimo giorno del mese più freddo dell'anno, o meglio il compleanno di Louis.

Non era mai stata una giornata di rileva importanza, l'ennesimo segnale che la vecchiaia ormai si stava facendo sempre più vicina. E per carità, il ragazzo non si aspettava di certo che la morte venisse a prenderlo a braccetto da un momento all'altro, perché era consapevole di avere tutta la vita davanti.

"E che fortuna" si ripeteva ironicamente ogni giorno.

Comunque, nessuna pressione ovviamente.

Louis si svegliò con il rosso delle sue palpebre che filtrava il sole, sentiva un brivido percorglierli lungo la gamba, esposta alla brezza che soffiava dalla finestra.

Non aveva idea del perché fosse aperta, perché era sicuro di averla chiusa la sera prima, ma tanto ormai il sole era alto, non sarebbe di certo rimasto a letto ancora per molto.

Ancora con li occhi chiusi e avvolti dai pensieri, con un tonfo che sembrò contrastare con eleganza scenografica, Louis sprofondò la testa sul cuscino sbuffando sonoramente.

Ormai era da due anni che viveva quella vita, ma svegliarsi all'alba quando il sole era sorto da poco e li uccellini canticchiavano fastidiosamente alla finestra, era al quanto difficile da gestire.

Il ragazzo si tirò a sedere. I rumori acuti e sordi dei servitori trapassavano le pareti delle cucine fino ad arrivare all'ultima stanza della torre più alta del palazzo.

Una camera che sarebbe stata destinata certamente alla principessa, se non fosse stato per il fatto che la figlia del re non amava vivere nel lusso.

E Louis non poteva biasimarla, era sempre stato trattato come più di un semplice protettore, come un vero e proprio figlio. Ma il lusso non era mai abbastanza, specie quando la tristezza prendeva il sopravvento e allora lì, potevi vivere di averi e fortune e sentirti comunque vuoto.

Il ragazzo era ormai sul punto di ricadere nella trappola del sonno, ma sapeva di essere più forte di così. Perciò si allungò debolmente nell'aria, stiracchiando ogni muscolo del corpo e poi si alzò in piedi, con la schiena indolenzita e li occhi ancora stanchi, riuscì a pensare solo che a una cosa.

Fanculo al mondo!

Buttò svogliatamente le braccia lungo il corpo e uscì dalla sua stanza, troppo elaborata e dall'odore di lucido.

A Louis non era mai servita una scaletta, sapeva già quali erano le attività della giornata. E la prima, anche se nell'ultimo periodo avveniva di rado era la convocazione dal re.

Il ragazzo camminò lungo tutto il tragitto attraverso l'immensa sala del trono, non poteva certo lamentarsi del posto in cui viveva, eppure la luce mattutina del sole sembrava volerglielo ricordare, intrufolatasi dalle finestre pittoresche dopo che le tende fatte in seta erano state spostate.

Una volta giunto si inginocchiò sul tappeto, Re Desmond non era certo conosciuto per la sua cattiveria, anzi tutt'altro era un re gentile sempre pronto alle esigenze del popolo.

"Forza Sir William si alzi" disse l'uomo con un genuino sorriso che gli stava comparendo sulle labbra.

Louis aveva sempre odiato il suo secondo nome, fin troppo altezzoso, soprattutto se pronunciate dalle sue stesse labbra, sottili come fili per cucire.

Ma comunque si alzò in piedi, non c'era bisogno di stare inginocchiati per vedere la magnificenza che aveva Re Desmond.

"William, siamo riusciti finalmente a trovare Harry, e tu dovrai andare per riportarlo qui". Louis battè per un istante le ciglia sorpreso. Harry? Lo stesso Harry che ormai davano per morto, o meglio che Louis dava per morto? lo stesso Harry di cui colpa più grande era la depressione di sua sorella?

Il ragazzo dai riccioli d'oro, che era stato in grado di giocare con il cuore di Louis come nessuno prima d'ora? Proprio quel Harry? Ed ora era Louis a doverlo andare a cercare per riportarlo al castello...

Non c'era nessun'altro lì con loro, quindi il suo sussulto fu solo per le sue orecchie, ma non diede voce ai suoi pensieri perché sapeva che non era la cosa giusta da fare

Partì all'alba del mattino seguente sul suo maestoso cavallo Bianco panna, non si fermò ad ammirare il paesaggio delle terre che attraversava, perché nessuno gli raccontava qualcosa di sé, dopotutto il cielo scoperto dalle nuvole era molto più interessante.

Continuò al galoppo per un paio di miglia, mentre le sue dita affusolate toccavano le redini in cuoio.

Continuò ad andare avanti, fin quando non scorse un gruppo di malfattori intenti a rubare del denaro a un ragazzo, all'incirca della sua stessa età.

Avrebbe preferito di gran lunga ignorare il ciò e continuare la sua missione, ma andava contro i suoi stessi principi; perciò si fermò scendendo dal suo destriero, accarezzandogli dolcemente il muso, e poi camminò a passo svelto verso di loro.

"Cosa credete di fare?" Domandò Louis, con il petto gonfio di autostima e i pensieri del tutto bloccati.

Il più grosso del gruppo, e molto probabilmente il capo, si girò verso il liscio: "non sono affari tuoi" disse minaccioso, i suoi occhi piccoli e marroni, sembravano essere fatti della stessa consistenza delle feci dei conigli.

Puntò per un istante lo sguardo sul ragazzo dal viso naturalmente gentile, i suoi capelli tirati all'indietro in modo che neanche il più piccolo ciuffo potesse ricadergli davanti, e li occhi marroni così profondi, capaci di incastrarsi alla perfezione su quel viso dai lineamenti così fini.

Aveva certamente una buon corporatura, e Louis si chiedeva come mai stesse continuando a non fare nulla, quando avrebbe perfettamente potuto liberarsi di tutti e quattro li uomini che lo stavano disturbando in un baleno.

Ma fu nell'istante in cui Louis stava per aiutare il moro che sentì delle urla provenire da dietro le sue spalle.

Si girò di colpo, ma non fece in tempo a intravedere il volto del ragazzo che lui li fece scappare tutti e quattro, mostrando solo e unicamente la sua spada.

"Che imbecilli" Sentì Louis.

"Hai preso il denaro?" Domandò uno dei due ragazzi.

"Certo, cosa credi?" Disse il secondo mostrando il bottino.

Louis si schiarì la voce, per far pesare la sua presenza, non capiva cosa fosse successo e neanche gli importava, ma odiava essere ignorato.

"Oh, piacere, io sono Liam Payne" disse il moro porgendo la mano a Louis per farsela stringere.

"Io invece sono Zayn Malik" e finalmente Louis riuscì a intravedere il suo volto.
La sua carnagione ambrata calzava a pennello con i suoi lineamenti così ben definiti, sembravano però voler richiamare la purezza di un ragazzo molto probabilmente scolpito dagli angeli, i capelli erano pettinati alla perfezione, e due ciuffetti gli ricadevano in maniera delicata sulla fronte. Il ragazzo si mise le mani sui fianchi, imitando una posa eroica.

"Davvero molto forti" si ritrovò a pensare tra sé e sé ma non aveva tempo per ciò, aveva un ragazzo ricciolino da riportare a casa.

Quindi salutò gentilmente i due ragazzi e ritornò verso il suo cavallo, mentre un sorriso gli si formava sul volto.

Una volta arrivato nei pressi di Evol, città conosciuta nell'isola di Eroda per il suo gran splendore, scese dal suo cavallo ed entrò nella prima tavola calda che vi si trovò davanti, per chiedere informazioni. Harry era pur sempre il figlio del re, era inevitabile che Qualcuno lo avesse visto.

Un forte odore di birra e sudore si introdusse presto all'interno delle sue narici, il locale popolava di gente di tutte le età che beveva e danzava. Ma l'occhio di Louis ricadè in particolar modo su un ragazzo, che stava ballando sopra un tavolo in legno massiccio probabilmente in cedro.

I suoi capelli lunghi e boccolati, gli ricadevano in maniera velata sulle spalle, mentre le sue gambe lunghe e magre continuavano a danzare seguendo il ritmo della musica, incitate dal battito di mani dei clienti.

Louis non credeva che sarebbe stato così facile trovarlo, si avvicinò al ragazzo e assunse un espressione più gentile e serena possibile.

"Principe Edward?" Disse Louis, e lo disse con un tono di voce vuoto, come se mai avesse parlato con il ragazzo, come se quelle notti passate a toccarsi e riempirsi di elogi non fossero mai esistite.

Harry si girò di colpo, per un attimo il verde smeraldo dei suoi occhi si mise a contatto con il blu oceano di quelli di Louis, ma fu solo un istante prima che il riccio potesse scoppiare in una risata maniacale.

Era fottutamente ubriaco.

"Come siamo formali, sono semplicemente Harry" disse il ragazzo sorridendo, mettendo in mostra le sue bambinesche fossette, prima di toccare con la punta delle dita il naso di Louis.

"Cosa vuoi?" Domandò Harry sempre con il sorriso stampato in volto.

"Principe, è passato un anno dall'ultima volta che l'abbiamo vista, a casa ti cercano." Sussurrò Louis porgendo la mano verso il ragazzo per farlo scendere, e non aveva idea se la scena dei "solo conoscenti" sarebbe durata ancora per molto.

"Ancora con sto principe? Non lo capisci? Io sono una fottuta principessa" disse, allungando le braccia verso l'alto come a voler toccare il soffitto

E okay. Si era totalmente ubriaco.

Louis andò al bancone per chiedere un bicchiere di birra, ma nel farlo sentì un tonfo, si girò di scatto e vide Harry per terra, intento a ridere per ciò appena successo, tutta colpa dell'alcol.

Lo mise seduto e gli porse un bicchiere d'acqua, prima che..."cavolo" imprecò il riccio correndo verso il bagno.

E Louis non aveva bisogno di seguirlo per capire che stesse vomitando l'anima, e sul serio. Non c'era da stupirsi.

Il ragazzo rimase lì ad aspettare che Harry uscisse dal bagno, non gli mise fretta, rimase semplicemente lì con le braccia conserte ad aspettare che venisse fuori.

Restò lì ad aspettarlo per un lungo tempo, anche se in realtà era tutta colpa dello strano modo in cui il tempo si insediava nella sua mente.

Ma gli sembrava un tempo davvero infinito da cominciare a percorrere il pavimento in legno del locale e da grattarsi fastidiosamente il tessuto dei pantaloni. e no, di certo Louis Tomlinson non era una di quelle persone che si fanno prendere dall'ansia, ma non aveva mai fallito una missione.

Si sedette su una poltrona dal rivestimento imbottito e cercò di non entrare nell'oblio del panico, perché era del tutto nuovo a ciò.

E fu nell'istante in cui stava perfezionando il suo udito selettivo, che sentì qualcuno sedersi affianco a lui.

Alzò leggermente la testa per vedere chi fosse

Sicuramente la caratteristiche principali che riuscivano a risaltare all'occhio furono i suoi lucenti capelli biondi, difficilmente naturali e i suoi occhi di un semplice azzurro, riusciva però nella sua semplicità a racchiudere l'intero cielo, per di più quella lucentezza calvava a pennello con la sua pelle chiara e limpida, colorata solo da delle leggere sfumature di rosso, che forse per l'afa o forse per l'alcol gli stavano tingendo le guance.

È fottutamente rumoroso e Louis potrebbe odiarlo già così.

"Hey amico, siamo in un bar, cosa fai seduto?" Domandò il biondo, con un piatto di salumi in grembo e una sigaretta tra i denti.

"Scusa saresti?" Domandò Louis sottraendogli il sigaro dalle sue dita per fare un tiro, e non gli importava di non conoscerlo, aveva solo bisogno di rilassarsi.

"Piacere, Niall Horan" disse e non fece una mossa per reclamare il suo sigaro.

"Io sono Louis Tomlinson" disse in risposta, e sperava sul serio che il ragazzo non fosse così sveglio da capire, perché no. Louis non desiderava essere riconosciuto come il cavaliere del re.

Vide Niall, o almeno così gli sembrava si chiamasse, lanciarsi un pezzo di formaggio all'interno della bocca ricoperta di fumo.

Ed era Perfetto, davvero perfetto.

ANGOLO AUTRICE:

okay no, alla fine ho deciso di iniziare già a pubblicare, perché sono messa bene con i capitoli, e ne scrivo ogni giorno di nuovi, e credo sia meglio pubblicare almeno un capitolo tanto per far capire ai lettori se è una storia che può interessare come meno, quindi bho, intanto provo. Poi in caso la storia la tengo per me.

I capitoli non saranno molto lunghi, ma giuro che ci metterò impegno anche nel minimo.

All the love.

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