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하나

«Good morning! How are you?» chiede la tua insegnante di inglese, sprizzante come sempre, entrando in classe. Poggia le sue borse piene di compiti sulla cattedra e vi guarda.
Guarda soprattutto te.

"È solo una vecchiaccia." pensi tu fissandola con il tuo solito sorrisino finto che le rivolgi ogni volta che entra.
Metà della classe risponde mentre l'altra decide di non rispondere e di fissare il muro o fuori dalla finestra distraendosi. Alcuni chiacchierano.
Tu sei una di quelle che ascolta, per così dire.
Non ti interessa molto la scuola, per il semplice fatto che sei arrivata in quinto e i tuoi neuroni stanno pian piano esplodendo.

«Guys! Listen to me. Today we will do some translations. Write please.» annuncia felice come una pasqua e si gira per iniziare a scrivere una frase alla lavagna. Sbuffi e apri il tuo quaderno giallo, prendi una penna e inizi a scrivere.

I soliti secchioni finiscono prima di te e alzano la mano per rispondere alla domanda che la professoressa sta per fare.
Ha detto che farete traduzioni, quindi si tengono già pronti. Ruoti gli occhi e li ignori, piuttosto ti concentri sul prato fuori dalla scuola.
La donna si volta e sorride per le mani alzate, poi il suo sguardo vaga per gli studenti.

«Y/n. Can you translate what I wrote? Thank you.» ti chiama pronunciando il tuo nome precisamente cosicché tu senta. Sei distratta e per poco non ti cade la testa all'indietro.
La guardi con gli occhi sbarrati e annuisci sistemandoti sulla sedia scomoda.

«Yes...ehm.»

«Translate.» sussurra lei e poggia il gessetto sulla lavagna. Cominci a sudare freddo, senti il cuore in gola e senti gli occhi degli altri su di te. Compresi quelli della professoressa.

Passano secondi, minuti e tu non sei ancora riuscita a tradurre la frase dall'inglese al coreano.
Stringi i bordi del banco indecisa se dirlo o no.
Tanti tuoi compagni iniziano a bisbigliare sulla tua ignoranza che si porta avanti dalla prima superiore.
Ti innervosisci ma non lo fai vedere.

È sempre stato così. Sei la solita timidina all'interno della classe, ma non così tanto quando sei fuori.
Ma non è una questione di carattere, ma di materia. L'inglese non ti piace, è difficile e non serve a niente. Dici tu. Difficile farti cambiare idea, lo hanno fatto anche i tuoi genitori.
La professoressa un anno fa aveva chiamato i tuoi per risolvere il problema e dopo alcune lezioni private a casa sembrava essersi risolto. Ma il fatto è che tu non studi ma copi. Almeno inglese.
Nelle altre materie vai benissimo.

Inglese ti è sempre stata lì, in quel punto. Non puoi farci niente.
È passato un anno e hai anche chiesto aiuto a qualche tuo compagno di classe che purtroppo però è stato bocciato. Ora sei sola. Non hai molti amici in realtà, preferisci stare sola.
E infatti è meglio poiché i tuoi nuovi compagni sono egocentrici e troppo secchioni.

«Riesci a tradurre quello che ho scritto?» la voce della donna ti risveglia dai tuoi pensieri e scuoti la testa in segno di negazione.

«Certo che non lo sa...» sussurra una ragazza dietro il tuo bando facendo ridere la maggior parte della classe.
Un gesto della professoressa fa zittire tutti quanti, dopodiché sospira pesantemente e torna vicino alla lavagna.

«Chi di voi sa la traduzione? Venite alla lavagna.» dice e alza il gessetto. Inutile dire che le mille ragazze e ragazzi si alzano e si spintonano per andare davanti e dimostrare la loro finta bravura.

Un ragazzo in carne e con gli occhiali, basso e bruttino si fa avanti. Prima di scrivere si aggiusta i suoi occhiali marroni e la polverina inizia a sporcare i suoi vestiti puliti. Era una frase semplice, banale, scontata. Che tu però non sei riuscita a capire.
Lui si gira e aspetta un segno.

«Perfect! You can go back to your seat.» si complimenta la donna ridacchiando contenta. Il signorotto sorride vittorioso e corre al suo banco ricevendo molti complimenti.
"Una classe di idioti." pensi tu.

In realtà siete la classe migliore di tutto l'Istituto ma hai qualche dubbio. Tutti sono così presi dalla scuola, com'è giusto che sia. Perchè tu no allora?
Il tuo cervello si stacca completamente dalla realtà.
Senti solo in lontananza la voce della professoressa e i tuoi compagni chiacchierare in sottofondo.

Ovviamente la donna ritorna da te per chiederti una nuova traduzione. Di questa dici solo le prime due parole e vedi nei suoi occhi una speranza.
Annuisce incoraggiandoti ma ti blocchi.
"Cosa significa?" ti chiedi nella mente.
Non hai il coraggio di chiederlo nella realtà, arrossisci e abbassi lo sguardo arrendendoti.
Lei fa una smorfia e chiede ad una ragazza rossiccia che risponde correttamente.

Appena suonata la campanella tutti i tuoi compagni si preparano ed escono dalla classe chiacchierando animatamente. Li guardi andare via uno per uno rimanendo da sola nella stanza, sola per modo di dire.
La professoressa è ancora lì in silenzio che sistema la sua borsa.
Raccatti le tue cose e ti avvii verso l'uscita.

«Signorina Y/n.»

«Si professoressa?» ti giri subito appena sentito il richiamo. Speri solamente che non voglia quello che tu pensi. Ancora una ramanzina sull'inglese o sul non stare attenti in classe.

«Vedo che hai ancora molti problemi con l'inglese. Dopo tutti questi anni passati insieme. Fai lezioni private ancora?» ti domanda lei togliendosi gli occhiali da vista. Li piega e li mette dentro una custodia blu. Dopodiché ti guarda attentamente.

«Uhm no in realtà non più. Mi scusi cercherò di studiare.» menti. Non studi dal primo superiore figurati se studi ora. In realtà non sai nemmeno come sei riuscita a passare gli anni. Magia nera.

«Signorina purtroppo non se la caverà con questo.
Dovrò chiamare i suoi genitori. Inoltre quest'anno ha gli esami che sono importanti. Non si può permettere la bocciatura.» spiega lei severa ed è inutile per te dire "ma". Ascolti in silenzio mentre lei muove le mani.

«Capisco.»

«Studi per favore. Può andare.» sono le ultime parole che ti dice e scappi da quell'aula.
Cammini fuori percorrendo il corridoio vuoto, esci dalla scuola e dal cancello di ferro.
Ti dirigi verso la fermata dell'autobus.
Conoscendola chiamerà tra poco e i tuoi genitori sono anche a casa, oggi avevano il giorno libero.

Aspetti pazientemente l'autobus e sali insieme ad altri ragazzi. Trovi posto e per tutto il tragitto ascolti la musica con le tue cuffiette bianche.
Ami la musica. Riesce a non farti pensare. Come tanti ti ha aiutato molto in un periodo piuttosto buio.
Arrivi a casa qualche minuto dopo e cammini sul marciapiede, adesso stai iniziando ad avere ansia.
Ma sai già cosa potrebbe succedere.

Prendi le chiavi di casa e apri la porta cigolante.
La chiudi e getti esse in una ciotola di vetro. Ogni Santa volta speri che non si rompa.
Compare tua madre con un cucchiaio di legno in mano e ti punta.

«Sei arrivata finalmente.» dice e ti guarda con i suoi occhi accesi. Le sorridi e provi a parlare ma arriva tuo padre e ti zittisci.

«Cara, lasciala almeno entrare.» sussurra e ridacchia.
Non sembra arrabbiato.
Sembra.
Tua madre guardandoti male ti lascia stare e ti togli lo zaino lasciandolo all'entrata. Poi vai in cucina dalla quale fuoriesce un profumo delizioso.

«Y/n sai che dobbiamo parlare.» dice tuo padre.

«Le voci girano veloci vedo...» scuoti la testa e ti siedi sulla tua sedia. Tuo padre fa lo stesso e arriva anche la donna di casa ma senza il cucchiaio in mano.
Pare essersi cambiata.

«La professoressa di inglese ci ha chiamati poco fa. È stata una chiamata di dieci minuti ma è bastato per farci capire la tua situazione. È vero che studi o no?» va dritto al punto e abbassi lo sguardo.

«Si è vero. Io studio ma è difficile!» ti difendi sbattendo le mani sul tavolo facendo rumore.

«Lo capiamo. Ma hai gli esami e se vieni bocciata non uscirai più di casa. Sono davvero importante tesoro.» continua e ti prende la mano. Lo guardi quasi con le lacrime agli occhi per lo stress.

«Y/n ci fidiamo di te ma...non vogliamo rischiare. Ci teniamo ai tuoi studi e paghiamo.
Vedremo cosa fare. Ora mangiamo.» parla tua madre e ti mette una mano sulla spalla. Poi torna in cucina e mette le pietanze nei piatti.

Mangiate in santa pace ascoltando la televisione e il telegiornale. Niente di nuovo.
Seoul è sempre la stessa per ora, si qualche persona investita dalle macchine o meglio dai guidatori impazziti, persone che vogliono il potere, negozi nuovi.
Ma tutto sommato niente di così tanto tanto importante. Finito di pranzare aiuti tua madre a mettere a posto la lavastoviglie, dopodiché vai a prendere il tuo zaino e vai in camera.

Esci tutto e lo poggi sulla scrivania piena ti foglietti e libri.
Sistemi in poco tempo e inizi i tuoi compiti per il giorno dopo. Per fortuna è Sabato, non ne hai molti e soprattutto non hai inglese.
Ma dovresti comunque studiare il weekend e oggi.
Hai il tempo contato, ti sembra di impazzire o di andare troppo veloce.

Il giorno dopo ti svegli sulla scrivania.
Incredibile, ti sei addormentata lì ieri notte. Ricordi di non aver nemmeno cenato. Tuo padre è venuto a trovarti a tarda sera ma poi è andato a dormire insieme a sua moglie.
Guardi l'orologio e vedi che sono le cinque e mezza.
Ti stiracchi e prepari velocemente lo zaino, poi ti butti sul tuo letto stanca.

Dormi per un'ora.
Poi suona la sveglia e sei costretta ad alzarti. Se i tuoi venissero a sapere che per un giorno non sei andata a scuola ti ammazzerebbero.
Vai in cucina e trovi tua madre sveglia che prepara la colazione, ma non hai fame, prendi solo un bicchiere di latte e un biscotto.
Torni in stanza e ti vesti comodamente, ti trucchi poco e prendi lo zaino.

Il vostro Istituto ha finalmente detto di no alle uniformi. Tutti possono vestirsi come vogliono.
Ti piace il tuo stile e lo stile di altre ragazze e ragazzi nella scuola.
Esci di casa alle sei e quaranta. Il tuo autobus arriva alle sette e per fortuna la fermata è dietro l'angolo.

Arrivi a scuola con la testa per aria come sempre, vai in classe e ti siedi al tuo posto. Afferri il cellulare e messaggi con alcune persone che hai conosciuto sui social o guardi dei video.
Capisci che la scuola inizia sul serio quando il professore di matematica entra in classe.
Fate esercizi come non mai, ti chiede di risolvere una equazione con radice quadrata, cubo tutto e di più.

Riesci a risolverla senza problemi.
Capisci questo e non l'inglese.
"Che problemi mi affliggono?" ti domandi.
La tua giornata scolastica continua alla perfezione e ben presto ti ritrovi con lo zaino sopra le spalle.
Varchi l'uscita di scuola e vedi la macchina dei tuoi genitori dal lato opposto della strada.
Di solito ti venivano a prendere sempre il sabato.
Attraversi con attenzione e monti in macchina.

«Ciao.» saluti entrambi e ti metti la cintura di sicurezza. Tuo padre mette in moto e parte dopo una macchina rossa.

«Com'è andata oggi?» è tua madre a parlare.

«Tutto bene.» rispondi e guardi fuori dal finestrino.
Improvvisamente l'aria si fa pesante e fredda.
Percepisci qualcosa di strano nei loro sguardi.

«È tutto apposto mamma? Papà?» sussurri da dietro e loro non rispondono subito. Anzi ci mettono qualche minuto.

Tuo padre si ferma al terzo semaforo rosso che incontrate. Frena e ti muovi leggermente in avanti.
Ti sistemi sul sedile della macchina aspettando una risposta, che arriva poco dopo.

«Dobbiamo parlare Y/n



CONTINUO CON 10 STELLE E 10 COMMENTI.

SUGGERITE LA MIA STORIA A PERSONE CHE CONOSCANO IL GRUPPO!
O SE VOLETE SCOPRITELI DA SOLI! GRAZIE.

Salve📚
Era da un po' che non pubblicavo una fanfiction su Wattpad. Ebbene mi sono presa una lunghissima pausa per concentrami meglio su me stessa e la mia vita.
Voi come state? Tutto bene?
È finita la scuola...esami/università/lavoro?
Spero stia andando tutto bene.
Per ora, si (per quanto riguarda me).

Spero conosciate il fantastico gruppo degli Enhypen!
Vi consiglio di ascoltare qualche loro canzone se non li conoscete perché sono strepitosi.
Ho deciso di creare una storia che non sia sui BTS specialmente su Jungkook ahaha.
Ma su Jake Sim.

Questo è il primo capitolo.
Fatemi sapere com'è.
Alla prossima! 🥰

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