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The Shock Of The Lightning (parte 1)

I got my feet on the street but I can't stop flyin',
My head's in the clouds but at least I'm tryin',
I'm out of control but I'm tied up tight,
Come in, come out tonight

Oasis, The shock of the lightning


La povera Lady Jane non avrebbe mai potuto confessarlo a chicchessia, ma sentiva la sua vita sbriciolarsi in pezzi sempre più piccoli ad ogni ora che passava. Le sue giornate si dilungavano in attimi così densi di monotonia e noia implacabile che, giunta a sera, si ritrovava stremata e sfibrata pur non avendo fatto altro che stare seduta alla finestra per tutto il tempo. Nelle occasioni in cui il suo fidanzato bussava alla porta per chiederle notizie sulla sua salute, poi, si sentiva mancare di vera volontà nel rispondergli. L'affetto di Mr. Rudolph per lei doveva essere del tutto immaginario, e Lady Jane lo percepiva in un sottile malessere che non avrebbe saputo spiegare a parole. Da tempo era ormai svanita ogni gioia di vederlo; il suo cuore si era raffreddato, e lei non poteva far altro, desolata e sconfortata, che continuare a prendersi gioco di sé stessa fingendo di vivere la vita felice che amava sognare durante le ore notturne. 

 La punta della penna d'aquila si sollevò dalla pergamena. Gli occhi di Ginny si diressero per un attimo in direzione del camino, di fronte al quale il fratello Ron stava ridendo assieme a Harry. Il polso combaciò di nuovo con la carta.

Mr. Rudolph era un tipo che la gente comune amava definire simpatico e alla mano, ma soltanto in pochi, specialmente i familiari e gli amici più stretti, erano a conoscenza del lato oscuro del suo carattere. Scontroso quando si svegliava male, allegro un minuto dopo e triste il successivo, lui era un capriccio continuo che rendeva molto difficile inquadrarlo e sopportarlo per chiunque gli stesse vicino troppo a lungo. 

 « Ehi, Gin, cosa stai facendo? »

La Weasley trasalì; sollevando immediatamente la punta della penna dalla pergamena, si affrettò a coprire tutto quanto con gesti frenetici della braccia.

« Niente, Lavanda ».

« Oh, bè, dobbiamo assolutamente parlarti ».

Senza minimamente attendere un assenso, Calì e Lavanda presero posto al suo tavolo segnando definitivamente la conclusione del suo felice momento di svago. 

Ginny fece sparire il malloppo di fogli in un rassegnato colpo di bacchetta che tuttavia non incrinò nemmeno per un attimo i sorrisi civettuoli delle due ragazze. Calì teneva tra le mani un pezzetto di pergamena con dita un po' nervose. 

« Ecco, eravamo di sopra e abbiamo finalmente deciso di fare la Lista ».

Lavanda, dall'altro lato, annuì con forza. In quel denso istante di silenzio, Ginny ricambiò molto stupita il loro sguardo.

« La Lista » ripeté piattamente.

« Esatto! » squittì Calì, eccitata.

 « Vedi, il settimo anno è appena iniziato e io e Lav abbiamo avuto occasione di guardarci un po' intorno. Inoltre anche Eyes consiglia di darci una mossa entro Natale, altrimenti resteremo a secco per sempre ».

« E questo vale anche per te, Ginny cara. » 

La mano di Lavanda le batté piano sulla spalla. 

« Sbaglio o sei single da... »

« Tre settimane. » Replicò Ginny irremovibile. 

« Non so, però, se è il momento giusto per buttarmi di nuovo in una storia ». Lo disse con una certa fermezza, tanto da far esitare il sorriso delle due compagne, ma in cuor suo Ginny sapeva di essere davvero poco predisposta per un nuovo impegno. 

Aveva infatti creduto che la storia con il suo ultimo ragazzo, un affascinante Babbano conosciuto proprio durante i primi giorni di vacanze, sarebbe durata a lungo; ma la tremenda gelosia di lui, appesantitasi con il passare dei giorni, aveva asfissiato Ginny in modo tale da costringerla a lasciarlo dopo meno di un mese.

Non che fosse stata una gran perdita, pensò la giovane Weasley con convinzione; dopotutto lui non era stato capace di farla innamorare.

 La leggera batosta, però, le era servita per placarsi un po' con i ragazzi, che non aveva intenzione di vedere nemmeno col binocolo almeno fino al nuovo anno.

« Sì, in effetti non sarebbe una buona idea. » Approvò inaspettatamente Calì, gli occhi neri allargati. « Pensa al dolore che infliggeresti al povero Harry ».

« Oh, sì. » Intervenne Lavanda con energia. 

« Devi avergli lasciato una ferita davvero grande. Eyes ha pubblicato un articolo su di lui proprio questa settimana; a quanto pare, al festino di inizio anno è stato alla larga da tutte le ragazze presenti ».

« Non le ha nemmeno guardate. » Calì era grandemente impressionata. « Anzi, ha cominciato a bere appena arrivato ».

« Probabilmente sta ancora tentando di scacciare il tuo ricordo, Ginny ».Annuendo consapevoli, Lavanda e Calì si sporsero dal tavolo. 

Laggiù vicino al camino, Harry si stava facendo insegnare da Ron il nuovo balletto delle tifoserie Grifondoro. Ginny, che si era chiusa in un mutismo assoluto, si schiarì rumorosamente la voce.

 « Allora, ehm, parlatemi della Lista. Chi avete deciso di...? »« Ah, sì sì, giusto. » Riscuotendosi, Calì tirò a sua volta un colpetto di gomito a Lavanda. « Innanzitutto devi sapere che ciò è stato frutto di un lungo ragionamento ».

« E ovviamente abbiamo preso spunto dai modelli suggeriti da Eyes. » Aggiunse Lavanda con una sciocca risatina. « Tutti tranne Harry, perché beh, lui deve ancora superare il trauma ».

Eccitate, le due ragazze si chinarono sulla lista. « Il primo e il secondo posto sono occupati da Blaise Zabini e Draco Malfoy. » Disse Calì. « Ma con Lav ho deciso che mi sarei occupata io di Zabini » completò con un sorriso che Ginny ricambiò in un'espressione del tutto scioccata.

« Ragazze, ho la netta impressione che stavolta abbiate puntato in alto. » Riuscì a dire, dopo un istante di esitazione. « Troppo in alto ».

Eppure, nonostante il tono di voce assolutamente scoraggiante, Calì e Lavanda minimizzarono il commento di Ginny sventolando impazientemente una mano.

« Suvvia, soltanto perché sono entrambi di Serpeverde? »« Non soltanto per questo! » Impotente, la Weasley cercò di farle ragionare.

 « Il fatto è che Zabini e Malfoy non sono adatti a voi. Loro non vogliono una storia seria, si vede lontano un miglio ».

« Bè, forse non la vogliamo nemmeno noi. » Sparò Calì con convinzione. « Ma hai idea della popolarità che acquisiremmo soltanto scambiandoci qualche parola? » 

Con la testa che iniziava a dolerle, Ginny socchiuse pazientemente le palpebre; le altre due presero a ridacchiare tra loro. Forse Hermione non aveva tutti i torti a disprezzarle, si disse in un moto di debolezza, anche se Ginny era molto più riluttante ad alienarsi le persone con atteggiamenti tanto vistosi. 

Non avrebbe saputo dire con esattezza come fosse finita assieme a loro; semplicemente aveva imparato a farsele piacere, e sì, magari si era anche lasciata lusingare dalla continua importanza che Calì e Lavanda le riservavano nonostante fosse di un anno più piccola. A discapito dei suggerimenti di Hermione, le corde della vanità di Ginny erano state inevitabilmente toccate; e adesso, nonostante la loro compagnia cominciasse a stancarla, qualcosa dentro di lei le diceva che l'ormai lusingato amor proprio non sarebbe mai più riuscito a fare a meno di loro.

« Ci pensi tu, non è vero? »La mano che scivolò sulla fronte, Ginny guardò Calì disorientata. 

« Scusa? »

« Parlerai con Zabini? » Le chiese, gli occhi lucenti di un cucciolo bastonato. « Ti prego, io mi vergogno troppo a fare la prima mossa. Se soltanto, ecco, sapessi che anche lui è bendisposto verso di me... allora me la caverei da sola. Ma nel caso di un rifiuto, preferirei che fossi tu a dirmelo, piuttosto che lui ».

« Oh, sì, per favore, parlaci. » S'intromise Lavanda, supplichevole. « E se ci riesci, lo farai anche con Draco? »

Ginny era impacciata. Si capiva benissimo, dal suo totale disarmo, che mai si sarebbe aspettata una richiesta del genere; le guardò entrambe, gli occhi allargati, avvertendo le viscere contorcersi in qualcosa di molto spiacevole. Fu con un sospiro che infine si arrese alla testardaggine delle compagne.

« D'accordo. » Acconsentì, riluttante. 

« Ma non aspettatevi niente ».

In preda all'euforia, Calì e Lavanda la soffocarono in un abbraccio. 

 « Terribile, no? » Commentò Ron cupamente, lo sguardo rivolto verso la sorella. « Lavanda non odora certo di rose ».

Harry seguì per un attimo lo sguardo dell'amico; al tavolo, Ginny tentava di districarsi dalla micidiale forza affettiva delle due ragazze. Poi si accigliò.

 « E tu come lo sai? »

« Bè... » esitante, Ron si strusciò il naso con due dita. 

« Magari qualche volta ci ha provato con me. Molto tempo fa, intendo. »

 Vedendo che Harry annuiva, l'altro si sentì libero e sollevato di riprendere il precedente discorso. 

« Tornando a noi, hai capito bene come funziona? Disposizione ad aquila. Noi ci tuffiamo verso il basso secondo i movimenti del pubblico; due battiti significa una capriola in avanti, cinque quella mortale. Giravolta e avvitamento, in questo modo » 

Ron portò le braccia sopra la testa, girando lentamente su sé stesso, « dai tre quarti del campo fino agli anelli. Tutto chiaro, no? »

Harry, intento a ripulirsi le lenti degli occhiali, sollevò lo sguardo stordito su Ron. 

« Oh, certo ».

« Vedrai, la nostra sarà la migliore presentazione di tutte le altre squadre. » L'altro gli diede una pacca sulla spalla. 

« Miseriaccia, Harry, ho sentito che i Tassorosso non hanno ancora idea di cosa fare. Siamo avvantaggiati ».

Con un gran sorriso, Ron si lasciò andare sul divano riscaldato dal focolare. La sua espressione beata trapelò un ottimismo da cui Harry non poté fare a meno di sentirsi avvolgere, lieto e eccitato dalla prospettiva di un'entrata in campo piuttosto singolare. 

La tradizione della coreografia pre-partita, a dir la verità, era in vita soltanto dal sesto anno; con precisione da quando un ribelle Thestral di Hagrid, fuggendo dalla foresta, aveva invaso il campo disarcionando tutta la squadra di Corvonero. I giocatori erano stati sbalzati via dalle scope come missili da qualcosa che soltanto in pochi avevano avuto la capacità di vedere, e il pubblico, dopo un momento di confusione, aveva pensato bene di credere che fosse stato tutto uno stratagemma dei Corvonero per attirare attenzione e consensi.

 Da quel momento, su rassegnata approvazione dei professori, ogni squadra metteva in scena qualcosa nella sua entrata in campo per acquistare il favore delle platee; e Harry, che non aveva potuto rimanere indifferente al chiaro rimando alle coreografie della Coppa del Mondo di Quidditch, si era scoperto particolarmente lieto di questa iniziativa e dei bei ricordi che essa gli suscitava.

Nel bel mezzo dell'estatica rivisitazione mentale dell'entrata in campo dei giocatori mondiali, fuochi d'artificio argentati che si spargevano verso l'alto nel sogno di miliardi di fiammelle incandescenti, così luminose da infastidire la vista, Harry finì davvero accecato; strizzando convulsamente le palpebre, agitando le mani per aria, fu a malincuore che si vide costretto a rinunciare alla sua visione ad occhi aperti per scoprire cosa diavolo gli fosse appena accaduto.

« Oh, scusa, Harry. » Gli disse una voce familiare. 

« Mi dimentico sempre di avvertire ».

Il Ragazzo Sopravvissuto spalancò gli occhi. Spirali di stelle e confusione si allargarono alla sua vista in disegni psichedelici e rintronanti. Fu col passare di qualche istante che qualcosa effettivamente cominciò a prendere forma, e quando ciò con grande fortuna accadde, Harry si ritrovò l'obiettivo di una spaventosa macchina fotografica a un palmo dal naso.

« Co... Colin » biascicò irritato, strusciandosi le palpebre.

« Mi spiace. » Fu la risposta sbrigativa, data con meno sentimento di quanto Harry avrebbe voluto.

 « Però avevi una faccia interessante. Pensavi a qualcosa dibello, non è vero? » Harry abbassò le mani. 

Colin Canon gli sorrideva da un orecchio all'altro con ancora la macchina fotografica in posa di scatto.Era incredibile quanto fosse cambiato con il passare degli anni; il nanerottolo petulante, quello che amava inseguirlo e venerare qualsiasi suo gesto - anche il più ordinario, come mettere un cucchiaino di zucchero nel tè, che ai tempi era valsa a Harry una infinita e sdolcinata lode sui meriti della sua precisione e la sua incredibile capacità di non mandare nemmeno un granellino fuori dalla tazza -, si era convertito in una cima di un metro e ottanta di altezza, macchina fotografica annessa, costantemente vagante per il castello in cerca di soggetti interessanti da immortalare. 

Bè, forse assillante lo era sempre, pensò Harry in un attimo di riflessione.Atrocemente assillante. Da quando era cominciato l'anno, ovvero nemmeno una settimana, Colin lo aveva già fotografato quattro volte, compreso l'attimo in cui, salendo sull'Espresso per Hogwarts, il baule gli era scivolato così dolorosamente su un piede da fargli invocare Merlino e la sua sfortunata progenie in imprecazioni così acute da attirare l'attenzione dell'intero binario.

Il ricordo era ancora bruciante e tormentava le sue notti in folli incubi; Harry si sentiva avvampare soltanto a ripensarci.

« Sì... qualcosa di bello. » Borbottò poi, improvvisamente di malumore. « Pensavo alla fortuna di trascorrere una giornata senza essere fotografato da te ». Ridendo in risposta, Colin scosse appena la testa.

 « Touché ».

« Andiamo, Harry, potrebbe esserci utile. » 

Ron si alzò dal divano con l'aria di chi è stato colpito dall'ispirazione improvvisa. 

« Prova a pensare a Colin che immortala la nostra coreografia... foto come queste andrebbero di filato nell'album dei ricordi ».Disorientato, Harry si accigliò.

 « E da quando abbiamo un album dei ricordi? » 

Ron parve pensarci su; Colin, a lato, guardava entrambi in un cipiglio confuso.

« Bè, Hermione lo inventerà per noi. » Minimizzò. « E comunque lei ha talmente tante foto, di tutti gli anni scolastici, che nemmeno sa dove metterle ».Harry annuì distrattamente, rapito dall'idea di possedere realmente qualcosa che conservasse i momenti passati a Hogwarts.

Era una prospettiva così lieta che quasi non riusciva a capire come avesse fatto a non pensarci prima. Aveva ancora l'album dei suoi genitori, ovviamente; non passava mai una settimana che Harry, in uno sprazzo di malinconia, non lo sfogliasse. Eppure non gli era rimasto niente dei sette anni appena trascorsi; niente di tangibile, almeno. 

Qualcosa che potesse rimandargli alla sola vista gli infiniti dettagli di un momento in particolare.Fu sufficiente pensarci sopra per un momento per avvertirne la mancanza. Subito sentì impellente la necessità di rendere partecipe Ron nelle sue fantasticherie.

Quando però Harry aprì bocca per parlare, sbattendo le palpebre e risvegliandosi dalla trance momentanea, un nuovo flash lo accecò così inaspettatamente da togliergli la vista per quelli che sarebbero stati lunghi e penosi minuti.

Note: 

ecco il capitolo successivo 

ragazzi continuate a leggerla, ne vale la pena *_*prometto che aggiornero spesso come sto facendo ora xD i capitoli sono gia scritti. quidni mi basta solo postarli 


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