The Shock For The Lightning ( Parte 2)
I'm all over my heart's desire,
I feel cold but I'm back in the fire,
Out of control but I'm tied up tight,
Come in, come out tonight
Oasis, The shock of the lightning
Perfino Grattastinchi sarebbe stato più socievole.Su questo non c'era alcun dubbio.Quando Hermione Granger aveva raggiunto il suo ragazzo, quella sera, dopo intense ore di studio trascorse nella penombra della biblioteca deserta, il suo stato d'animo si era curiosamente trovato tutt'altro che incline al litigio. Stare lontana dall'orbita di Ron per un intero pomeriggio a quanto pare era valso a qualcosa; ciò le aveva dato modo di riflettere su quanto era accaduto, suscitandole, sorprendentemente, la ferma intenzione di lasciare da parte ogni rancore appianando le divergenze con un sano e maturo dialogo.
Sarebbe stato un bel piano, certo, se soltanto lui in qualche modo lo condividesse.Ron era serio e taciturno. O meglio, la sua testa, spesso persa in direzione del soffitto, sembrava essere atterrata su un pianeta in cui Hermione non era sicuramente compresa. Più volte la Grifondoro si era chiesta a cosa diavolo stesse pensando, altrettante si era morsa la lingua nel timore di perdere nuovamente le staffe. Non ci teneva affatto a fomentare nuovi dissapori né a provocare in qualche modo il fastidio di Ron, ma quella sua insopportabile aria svagata perdurava già da mezz'ora e Hermione sentiva di essere giunta al personale limite di tolleranza.
Svoltando un angolo del corridoio, la ragazza ne approfittò per dedicargli un'occhiata furtiva; Ron non se ne accorse, preso com'era a strofinarsi rumorosamente il naso. Hermione serrò la mascella, cercando di imporsi calma e pazienza.
Quella era la sensazione di deja vu più degradante che le fosse mai capitata. Sembravano tornati indietro di qualche mese, ai tempi in cui le perlustrazioni si erano fatte, con il passare delle settimane, sempre più silenziose e cariche di parole non dette. Era sempre stato così tra lei e Ron. Lei troppo orgogliosa per confessargli i suoi sentimenti, lui frenato dalla sua stessa, celebre insicurezza, erano stati entrambi capaci di rimanere in silenzio per anni prima di venire a capo di qualcosa che, a lungo andare, aveva rischiato addirittura di non esserci mai stato.
Si era rivelato semplice, inizialmente, vivere un amore che si presupponeva esser nato molto tempo prima; più difficoltoso era stato confermarlo e donargli vero spessore.Ma adesso, ben lungi dal rievocare con felicità i ricordi che lei aveva sempre associato alla riuscita della loro impresa, Hermione se ne sentiva addirittura spaventata.
Tempo addietro i motivi per stare in silenzio si erano rivelati schiaccianti, imbarazzanti, opprimenti, ma reali; adesso, dato che non ve n'era più alcuno, temeva che presto la favola si sarebbe spezzata e la magia, dissolvendosi nell'aria al colpo di due bacchette, lasciasse dietro di sé il vuoto precedente.
Quale magia?, le avrebbe detto Ginny in risposta.
Tra di voi non c'è nessuna magia.Non c'è passione. A quel pensiero, i nervi di Hermione si attorcigliarono in qualcosa di molto fastidioso. Non era vero, era stata capace di rispondere con fierezza; lei era attratta da Ron, e Ron lo era da lei.
Eppure, nonostante la sua replica definitiva, Hermione si era sentita toccare da quelle insinuazioni in un modo che non avrebbe mai creduto plausibile.Ne era rimasta molto colpita, inutile negarlo; e forse, con il passare delle ore, e con la mente pervasa di una rinnovata lucidità, era riuscita a scorgervi un certo fondo di verità.
Almeno a sé stessa poteva ammetterlo. Lei e Ron non erano affatto come le coppie normali; a ben vedere, non sarebbero sembrati nemmeno una coppia.Mordendosi il labbro inferiore, la Grifondoro si impose assolutamente di smettere di pensare. Tutti quei ragionamenti se possibile l'avevano confusa ancora di più, e fu con testardaggine che cercò di distogliere la mente da quell'argomento.
Tentò di distrarsi col rumore dei loro passi, i soggetti sopiti dei dipinti che sfilavano ai lati, le stelle leggere in contrasto con la notte riflessa dalla finestra. Presto, al limite della pazienza, si arricciolò candidamente una ciocca di capelli attorno a un dito e impiegò vari minuti per districarsi dall'ammasso di nodi.
Fu in un momento di massima esasperazione, e un Ron sempre più silenzioso ad ogni minuto che passava, che Hermione si decise una volta per tutte a parlare.
« Sei arrabbiato? »
Nel non sentirsi una volta tanto aggredito, Ron si volse stupito verso di lei.
« Ah, no. Scusa. Stavo pensando... »
« A cosa? » domandò speranzosa Hermione.
Possibile che Ron stesse riflettendo sullo stesso argomento?
« Alla coreografia di Quidditch. » Replicò lui concentrato. « Ne parlavo con Harry giusto qualche ora fa, abbiamo intenzione di fare qualcosa di abbastanza complicato. Credi che sarebbe pericoloso se a un certo punto, durante gli applausi, facessimo tutti quanti finta di schiantarci verso il suolo per poi risalire verso l'alto all'ultimo momento? »
Sconfortata, Hermione borbottò qualcosa di indistinto prima di abbassare mestamente lo sguardo verso il pavimento. No, Ron viveva proprio sulle nuvole; su quelle sospese sopra il campo di Quidditch, con esattezza. Era così avvilita che nemmeno si prese la briga di ammonire Ron per l'abissale sconsideratezza di quello stupido piano.
« Ecco, sarebbe una gran cosa riuscire a risalire per poi comporre una specie di disegno. » Proseguiva intanto Ron, gesticolando mentre si addentravano nell'ennesimo pianerottolo ombroso. « Magari, che so, con qualche effetto speciale. Luci che escono dalla punta delle scope, cosa ne dici? Secondo te esiste qualche incantesimo del genere? Come colori proporrei il rosso, il dorato non si vedrebbe molto alla luce del sole... » La voce di Ron, per quanto alta e eccitata, svaporò presto nella mente di Hermione lasciando come traccia un brontolio soffuso e perfettamente ignorabile.
Lui, una volta preso il via, continuava a parlare e a snocciolare frettolosamente le possibilità con cui avrebbe potuto realizzare quel progetto; poneva le domande e poi si rispondeva da solo, affermava e poi si contestava, in un'orribile contraddizione che ben presto, oltre che a scatenare lo spiacevole ricordo di un McLaggen intento a rintronarla con aneddoti di Quidditch, testimoniò a Hermione l'impellente necessità di distoglierlo dall'argomento il prima possibile.
« Ehm, Ron... »
« ...anche perché qualcuno potrebbe sbattere contro gli anelli... oh. » Il giovane Weasley interruppe il suo sproloquio per voltarsi verso di lei. « Cosa c'è? »
Hermione non rispose immediatamente. Qualcosa di furibondo lottava dentro di lei in una battaglia il cui esito sarebbe risultato svantaggioso in entrambi i casi.
Discutere della cosa con Ron, o continuare a fare finta di niente?
Il suo orgoglio continuava a imporle di tenere la bocca chiusa, ma ben presto, con labbra ormai arrossate, il buonsenso parve avere la meglio e Hermione, facendosi coraggio, si schiarì debolmente la voce.
« Sai, Ron. » Cominciò, nervosa. « Stiamo insieme da quasi quattro mesi ».E ci conosciamo da ben sette anni!, gli avrebbe probabilmente detto Ginny con indignazione.
Hermione si azzardò a incrociare lo sguardo di Ron. Lui si era fatto perplesso.
« Sì, lo so ».
« Ecco... certe volte, nelle coppie normali, arriva il momento di fare discorsi seri ».
C'era quasi. Hermione sentiva di essere arrivata al limite e si trovò a sperare che Ron, cogliendo il senso delle sue parole, completasse da solo quel che c'era da dire. Peccato che lui fosse più disorientato che mai, e che, intento a fissare accigliato la sua ragazza, andò per sbaglio a sbattere contro una colonna.
« Ouch! »
« Ron! »
Ron si era piegato su sé stesso e si teneva la testa tra le braccia. Hermione gli corse vicino immediatamente, preoccupata.
« Stai bene? »
« Che male! » Brontolò lui, il volto contorto in una smorfia di dolore. « Potevi anche dirmelo, che c'era una colonna! »
« Ron, sei tu che non guardi mai dove metti i piedi! »
« Ah, e quindi la colpa sarebbe mia? Stavo parlando con te! »
« E questo di certo non ti impediva di prestare attenzione a ciò che avevi intorno! »
« Nel caso in cui non te ne fossi accorta, stavo prestando attenzione proprio a... »
« Ma che romantico quadretto ».
Nell'insorgere di una voce familiare, melliflua e sarcastica attraverso la penombra del corridoio, Ron e Hermione si acquietarono di botto. Cominciarono a guardarsi freneticamente intorno; lui si tolse la mano dalla testa e lei, turbata, arretrò di un passo fronteggiando l'oscurità che li avviluppava.
Seguì un denso istante di silenzio, e poi, proprio dal punto in cui entrambi i Grifondoro avevano puntato la loro tesa attenzione, due sagome pallide emersero dallo sfondo di tela nera muraria.
Gli occhi di Draco Malfoy scintillavano nel buio come sprazzi di stelle movimentate. Il volto liscio nel riflesso di una notte più scura delle precedenti, un ghigno appena accennato a colorare di tinte vivaci le labbra sottili, avanzava verso di loro nella spavalderia di chi è perfettamente consapevole di non avere nulla da temere.
Pansy Parkinson, a suo fianco, teneva le braccia incrociate e lo sguardo beffardo risultava incupito dall'ombra scura che la zazzera nerissima spargeva sul suo viso.
« Malfoy! » sbottò Ron in un ringhio.
« A cuccia, Weasley » intervenne Pansy in tono annoiato.
« Voi non dovreste essere qui. » Hermione, rigida e sicura di sé, fulminò entrambi gli invasori con lo sguardo. « Stasera era vostro compito perlustrare l'ala nord del castello ».
In risposta a una tale, saccente affermazione, l'odioso sorrisetto di Malfoy si increspò ancora di più.
« Per quanto mi piacciano i convenevoli, Granger, stavolta non ho tempo da perdere. » In un sogghigno, si volse di lato.
« Pansy... »
Nel bel mezzo della sua confusione, Hermione impiegò un istante di troppo nel distinguere la malizia e l'occhiata d'intesa con cui Malfoy si era rivolto alla compagna: un'incertezza che pagò più cara di quel che si sarebbe mai aspettata. In un balenio di bacchette, distinse un 'Pietrificus Totalus!' lanciato alla sua sinistra e ben presto, prima di poter essere in grado di distogliere gli occhi sgranati dalla statua immobile di Ron, si sentì sfiorare dal getto luminoso di un secondo incantesimo.
Qualcosa scattò immediatamente nella testa di Hermione. Unita alla sorpresa e all'indignazione suscitate dalla comparsa di tali avversari, il bagliore azzurrino dell'incantesimo che ancora sembrava balenare nei suoi occhi sgranati, la necessità di difendersi le divampò nel petto in una morsa di rabbia derivata dall'offensiva appena subìta da Ron.
Estrasse la bacchetta appena in tempo per contrastare la nuova fattura di Pansy; il grande alone luminescente fu in grado di disorientare la Serpeverde.
« Impedimenta! » gridò Malfoy scattando di lato.Hermione si abbassò; l'incantesimo la mancò soltanto di pochi centimetri.
« Stupeficium! »
« Protego! » urlarono insieme i due Serpeverde, e lo Schiantesimo rimbalzò sulla parete laterale; i soggetti dei dipinti, terrorizzati, si gettarono al di sotto della cornice.
La bacchetta ancora levata, Hermione attese che lo scudo dei due avversari si dissolvesse per poter attaccare di nuovo. Al di là della bolla opaca che andava via via schiarendosi, la Grifondoro intravide il volto oltraggiato di Malfoy che la fissava.
« Sei sleale, Granger! » Sbottò lui, ancora puntandola con la propria bacchetta. « Ed io che ero stato tanto magnanimo da decidere di non Schiantarti... »
« Tu vieni a parlare a me di lealtà? » Hermione aveva il fiato mozzo dalla collera. « Un vile del tuo calibro? Stupeficium! » gridò ancora, con maggior energia, e fiotti rossastri furono spediti a ridosso dei due Serpeverde.
Pansy riuscì a metter su una nuova difesa appena in tempo; il suo Sortilegio Scudo fu a malapena sufficiente a riparare anche Malfoy, che occhieggiava Hermione con rinnovata inquietudine. Ben presto la Serpeverde dovette ricorrere a sempre più frequenti incantesimi difensivi, poiché la loro avversaria non ci andava affatto piano.
La Granger lanciava uno Schiantesimo dopo l'altro e vibrava come una bomba ad orologeria in procinto di esplodere; il suo braccio si abbassava con velocità fulminea e balzava da una parte all'altra del pianerottolo scagliando getti di luce rossa in qualunque punto riuscisse ad avvistare la sagoma dei nemici affiorare dal forte lampeggiare circostante.
Era un vulcano in piena attività che non poté fare a meno, nel giro di una resistenza smontata così facilmente come era stata costruita, di costringere lentamente gli avversari a dubitare della riuscita del loro stesso piano.Draco era già andato a rifugiarsi dietro la statua di Ron.
Pansy ancora combatteva.
« Malfoy! » Strillò quest'ultima, riparandosi dall'ennesimo Schiantesimo di Hermione. « Vieni ad aiutarmi! »
« Mi sembra che te la stia cavando benissimo da sola, no? » azzardò lui, coprendosi meglio la testa.Irritata, Pansy approfittò del proprio Sortilegio Scudo per scoccargli un'occhiataccia.
« Ah, sapevo che avrei dovuto fare tutto da sola. Sei una completa inutilità, Draco! Stupeficium! »
L'improvviso Schiantesimo di Pansy partì attraverso il debole Sortilegio Scudo e penetrò in linea retta il corridoio. Gli occhi dei tre presenti si riempirono della sfumatura cremisi lanciata dall'incantesimo; poi, nell'oscurarsi di quel lampo improvviso, la sagoma distesa della Granger affiorò dal pavimento scurito dall'ombra notturna.
Pansy levò un basso sospiro. Malfoy, trionfante, balzò fuori dal nascondiglio.
« Ce l'abbiamo fatta! » Affermò, compiaciuto. « Ovviamente era tutto calcolato; una Mezzosangue non avrebbe mai potuto sperare di contrastare una simile purezza di sangue e schiacciante abilità ».
« Veramente sono stata io a... »
« Sì, bè, te lo concedo. » Draco fece un gesto noncurante con la mano. « Il tuo aiuto si è rivelato accettabilmente vantaggioso, ma non è uso di una nobile figura come la mia scomporsi per simili questioni. Solitamente sono i seguaci ad ubbidire prendendo parte attiva nel misfatto, se capisci cosa intendo ».
Pansy roteò stancamente gli occhi verso l'alto. « Taci e sbrigati. Adesso porterò Weasley davanti alla sua sala comune, dopodiché me ne andrò finalmente a dormire. Tu stai attento che la Granger non si svegli troppo presto ».
Draco si fece scandalizzato.
« E perché mai? Insinui forse che mi farei mettere sotto da una come quella? » frecciò, accennando alla Granger ancora priva di sensi.
Pansy si rifiutò categoricamente di rispondere, agitando la bacchetta in direzione di Weasley pietrificato; questo prese ad ondeggiare per aria e la Serpeverde lo guidò in direzione delle scale.
Scoccò un mezzo saluto a Draco, che ancora la fissava con una smorfia indispettita sul volto, e sparì lentamente nella penombra delle mura buie.
Cadde il silenzio.
Gli abitanti dei dipinti alle spalle di Malfoy cominciarono a sporgersi dalle cornici e a guardarsi attorno con circospezione.
Il Serpeverde sostava immobile in mezzo al corridoio, gli occhi persi sulla sagoma della Granger, un sorriso esultante a piegare verso l'alto le labbra sottili. Individuò presto la bacchetta della ragazza atterrata poco più in là, la prese e la intascò. Poi le si avvicinò di qualche passo e si chinò, accigliandosi, le braccia già allargate che si erano bloccate improvvisamente a pochi centimetri da lei.
Meglio ridurre al minimo i contatti sconvenienti.Così, complimentandosi con sé stesso per la propria coscienziosità, Draco diresse verso la Granger un incantesimo di Levitazione e venne inghiottito con lei, sospesa nel vuoto, dalla scalinata buia e silenziosa.
Note:
ecco il capitolo successivo :)
sotto ci sono alcune note dell'autrice.
Draco Malfoy non è mai stato molto coraggioso, ragion per cui non ce l'avrei visto a combattere valorosamente contro Hermione; non se c'è Pansy a fare il lavoro sporco per lui, almeno. La sua codardia nel nascondersi dietro la statua di Ron è da interpretare come il mio personale omaggio a un personaggio che paradossalmente, nelle fanfiction, è sempre rappresentato in vesti molto più eroiche e coraggiose di quelle reali. :D
Note random:
- Lady Jane e Mr. Rudolph sono nomi che richiamano volutamente i soggetti da cui Ginny prende ispirazione; Jane è infatti il secondo nome di Hermione - tradotto dall'inglese Jean - e Rudolph ho trovato che somigliasse abbastanza a Ronald.
- Il riferimento a McLaggen è ripreso da Harry Potter e il Principe Mezzosangue, in cui Hermione si lamenta con Harry di aver dovuto sopportare i suoi aneddoti sul Quidditch.
- Le coppie di studenti che svolgono le ronde notturne sono rimaste le stesse segnalate dalla Rowling. Per Grifondoro ci sono Ron e Hermione; per Serpeverde Draco e Pansy; per Corvonero Padma Patil e Anthony Goldstein; per Tassorosso Ernie Macmillan e Hannah Abbott.
- Nel paragrafo finale, Draco si blocca nell'atto di prendere Hermione tra le braccia e trasportarla. Non sono molto sicura che si sia capito, ma nel dubbio ho preferito precisare.
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