I Can't Stand The Rain (Parte 2)
Don't confuse
Baby you're gonna lose
your own game
change me and replace the envying
to forget your love
Muse, Plug in baby
L'arena di Quidditch spiccava maestosa attraverso le stille piovigginose che governavano il clima di quel giorno. L'acqua veniva giù in catinelle sempre più fitte ed era stato a suon di sospiri e sguardi scoraggiati, che gli studenti l'avevano contemplata attraverso le finestre delle aule nella speranza che cessasse prima del grande avvenimento.
La prima partita di Quidditch dell'anno era un evento che nessuno osava perdersi; impressa nei vivaci discorsi dei ragazzi fin dall'Espresso di Hogwarts, l'attesa della sua venuta era seconda soltanto al tanto bramato arrivo della Coppa delle Case.
Dalla prima partita si potevano ricavare già molte informazioni, come la maturazione che una squadra in particolare aveva raggiunto durante gli anni, le nuove tecniche che aveva assorbito e le sue speranze di arrivare in finale. Il fatto che quel giorno piovesse così forte, invero, non poteva che guastare un po' la visione idilliaca che ogni singolo studente della scuola si era costruito durante gli ultimi giorni estivi; condizioni atmosferiche così turbolente rappresentavano una seccatura per il pubblico quanto per gli stessi giocatori, per i quali sarebbe stato molto più difficile portare a termine azioni particolarmente complesse.
Il braccio di Harry si mosse nervosamente contro il suo.
Hermione strinse maggiormente l'impugnatura dell'ombrello mentre, muovendosi accortamente sull'erba scivolosa, scendeva per i lievi pendii zampillanti di schizzi e pozzanghere. Aveva trovato il suo migliore amico proprio sulla soglia del portone principale, e approfittando dell'occasione per liberarsi della molesta compagnia di Calì e Lavanda, aveva proseguito con lui in direzione del campo di Quidditch.
Harry non le era mai parso più assorto e silenzioso. Non che fosse mai stato un tipo di molte parole - al contrario, erano state varie le volte in cui Hermione lo aveva esortato a prendere parte attiva nei suoi discorsi con Ron -, ma stavolta l'amico era scusato, in quanto si leggeva vistosa, sul profilo del suo viso, la palpabile ansia che sembrava quasi impedirgli di mettere correttamente un piede di fronte all'altro. Mentre le gocce di pioggia battevano inesorabili sull'ombrello sopra di loro, Hermione gli sorrise rassicurante.
« Vedrai, » mormorò, « andrai alla grande ».
Sorpreso, Harry la guardò di sfuggita prima di annuire brevemente e riprendere a fissare il terreno. Hermione strinse di più il suo braccio, cercando di tenere fermo l'ombrello contro un'inaspettata folata di vento gelido.
« Dopotutto, non mi pare che i Tassorosso siano mai stati troppo... bè... »
« Quest'anno hanno nuovi giocatori. » Ribatté Harry, la voce arrochita. « E per di più, con questo tempo... »
« Hai ragione. » Assentì Hermione, infastidita lei stessa dall'insistente pioggia di quel giorno - colpa di Malfoy, ovviamente. « Però vi siete allenati molto dall'inizio dell'anno, quindi non dovreste avere problemi ».
« Bè, speriamo di no. » Harry rabbrividì, ripulendosi poi le lenti umide e appannate. « Il lato positivo è che Ron oggi sembrava abbastanza sicuro di sé ».
Accigliandosi, Hermione rischiò quasi di scivolare su un tratto di sentiero zuppo di fango. « Dici? Io l'ho trovato totalmente sulle nuvole ».
« Uhm. » Harry inforcò di nuovo gli occhiali. « Quando siamo tornati in classe era più... allegro, forse... »
Lasciò cadere il discorso; qualcuno gli passò accanto e lo salutò con una pacca sulla spalla. Hermione continuò a fissarlo in attesa che riprendesse a parlare, ma Harry non lo fece, preferendo grattarsi la fronte in un gesto che per un istante lo sottrasse allo sguardo insistente della ragazza.
« Stai dicendo che è colpa mia? » Intuì Hermione, il tono di voce tinto di una sfumatura collerica.
« Che io lo rendo diverso? »
Harry arricciò il naso con l'aria di chi avrebbe preferito trovarsi in bilico su un burrone altissimo, piuttosto che nelle paranoiche mire della sua migliore amica.
Se soltanto Hermione non fosse divenuta inaspettatamente così rigida, non avrebbe mancato di cogliere una certa divertente bizzarria nei movimenti dell'altro; difatti Harry tentò inizialmente di fingere di non averla udita, impegnandosi ad osservare assorto una gocciolina di pioggia appesa a un'estremità dell'ombrello, ma quando questa infine cadde, apparve deluso e guadagnò tempo strusciandosi la manica della felpa sul naso freddo.
Hermione era più minacciosa che mai.
« Harry » sibilò.
« Ehm. » Borbottò lui, ritroso, evitando ostinatamente gli occhi dell'amica. « Non lo so. Sai che non ci capisco niente di... »
« ... sentimenti e affini, sì. » Completò lei impaziente. « Ma per caso Ron ti ha detto qualcosa? Avete parlato? »
Sentendosi ormai definitivamente in trappola, Harry sospirò pesantemente contro il tamburellare incessante della pioggia attorno a loro. « Bè... ieri mi ha detto che non ti capisce. Nemmeno stamattina ha avuto una bella impressione. » Si volse inaspettatamente verso di lei. « C'è forse qualcosa che non va? »
Hermione, le labbra socchiuse in sorpresa, si affrettò a sottrarsi allo sguardo dell'amico. Dire che c'era qualcosa che non andava sarebbe stato certamente un eufemismo; che il mondo fosse in procinto di crollarle addosso, invece, avrebbe probabilmente reso meglio l'idea.
Non le aveva nemmeno sfiorato la mente il pensiero che Ron avrebbe in qualche modo potuto risentirsi del suo atteggiamento nelle ultime ore, e pensandoci bene, non sentiva nemmeno di biasimarlo. Quella mattina era stata più scontrosa del solito, e ancora adesso sentiva i nervi a fior di pelle pronti ad imbizzarrirsi da un momento all'altro.
Hermione sapeva alla perfezione chi fosse il responsabile del suo pessimo stato umorale; non che questo, però, contribuisse in qualche modo a migliorare le cose. E ad ogni modo, qualunque risvolto avesse mai potuto prendere l'intera situazione, né Harry né Ron avrebbero mai dovuto nemmeno sospettare l'implicazione di Malfoy in tutto ciò.
« No. » Rispose Hermione. « Niente. E' solo... lo stress, credo. » Disse precipitosamente. « La scuola è appena iniziata, ma ho già un sacco di compiti ».
« Sì. » Annuì Harry. « In effetti segui più materie di noi ».
Consolata dalla buona fede dell'amico, Hermione si sentì finalmente sottratta dai suoi sospetti; e fu con gioia ancora maggiore che scoprì di essere giunta alle pendici dell'arena di Quidditch, di fronte alle quali Harry si allontanò dal riparo dell'ombrello.
« Vado a cambiarmi. » Le disse, il mantello sollevato a pararsi dalle intemperie. « Ci vediamo dopo? »
« Vi guarderò dagli spalti. » Rispose lei con un sorriso. « Dì in bocca al lupo a Ginny e a Ron da parte mia ».
Harry le dedicò un pollice verso l'alto prima di incurvare le spalle e salire in fretta le scale di legno che portavano agli spogliatoi.
L'ombrello ancora sollevato, la pioggia che continuava ad infittirsi istante dopo istante, Hermione si trovò per un attimo indecisa su dove dirigersi. La partita avrebbe avuto inizio tra almeno mezz'ora, ed erano pochi gli studenti già in fila per le tribune; nonostante tutto, era seccante dover rimanere lì sotto la pioggia per tutto il tempo restante, così scelse di seguirli.
Hermione si voltò appena in tempo, però, per scorgere qualcuno avvicinarsi velocemente all'arena con capo chino.
E fradicio.
E biondo.
Sentendosi sprofondare, Hermione gli diede le spalle così in fretta da far rimbalzare schizzi d'acqua da tutte le parti. Era incredibile che dovesse incontrarlo di nuovo; il sangue le ribolliva al solo rimando dell'odiosa conversazione avuta la sera prima e del tono arrogante con cui l'aveva costretta ai suoi voleri.
Magari, si disse con ragionevolezza, Malfoy non l'avrebbe nemmeno vista. Dopotutto era voltata, l'ombrello la copriva, era assurdo pensare che lui sarebbe andato proprio...
« Ehi, tu. Dammi il tuo ombrello ».
Per l'appunto.
L'ordine, impartito con indicibile superbia e sicurezza, fu sufficiente da solo a mandare definitivamente l'umore di Hermione a farsi benedire. Reprimendo uno sbuffo rabbioso, non mancò di voltarsi all'istante con la lingua già pronta a ricoprirlo degli insulti che quello sbruffone si meritava.
Ci fu qualcosa di divertente, in verità, nella reazione che ebbe Draco Malfoy quando si accorse che era lei. Gli occhi si spalancarono in fretta e il piede si mosse istintivamente ad arretrare di un passo; nonostante il teatrale attimo di spaesamento, però, riacquistò la parola molto prima di Hermione.
« Granger! » Sbottò, le labbra contratte in qualcosa di sdegnoso. « Dovevo immaginare che fossi tu. Tutta sola sotto al diluvio ».
I suoi occhi si mossero a squadrarla dall'alto in basso. Irritata, Hermione sentì formicolare il pugno che si ostinava a tenere basso al suo fianco, desiderando stringerlo attorno alla bacchetta.
« Io invece ti ho riconosciuto subito. » Soffiò. « Chi altro potrebbe essere così idiota da dimenticare l'incantesimo che ripara dalla pioggia? »
« Si chiama purificazione, Mezzosangue. » Ribatté Malfoy a tono. « Dovevo assicurarmi di togliere di dosso tutta la sporcizia di ieri sera ».
Cogliendo al volo l'allusione, Hermione aprì la bocca per ribattere; la replica tagliente però le morì in gola quando un pugno di Malfoy si chiuse inaspettatamente sul manico del suo ombrello.
« Dammelo. » Le ordinò tranquillamente, le sopracciglia contratte al tocco pungente della pioggia che gli scivolava sul viso. « Il mio si è spezzato mentre scendevo, e io ti concedo l'onore di offrirmi un riparo ».
« Onore respinto. » Frecciò Hermione, continuando a tenere ben saldo l'ombrello oscillante. « E se non lasci subito il manico, Malfoy, non esiterò a scagliarti con una fattura giù dalla collina ».
Il Serpeverde sogghignò, fissandola al di sotto delle intemperie. « Così brutale, Mezzosangue? Capisco che la raffinatezza non sia prerogativa di quelli comete, ma perfino io avrei conservato maggior decoro in una simile circostanza. Ah, e per favore, abbassa il tono di voce. » Aggiunse con una smorfia. « Il mio povero sangue potrebbe ribellarsi ai tuoi rozzi improperi ».
Hermione faticò a nascondere l'indignazione. « Tu che cerchi di dare a me lezioni di comportamento? La tua villania non ha limiti, Malfoy ».
« Granger, sono sicuro che puoi fare di meglio. » Ribatté lui. « Magari evitando di fissarmi con così aperta ostilità, sai, sono facilmente impressionabile ».
La mano del ragazzo continuava imperterrita a sostare sul manico che lei teneva così saldamente. Il respiro di Hermione era spezzato di dispetto e risentimento; Draco parve ascoltarlo per un brevissimo istante, prima di guardarsi velocemente intorno - assicurandosi probabilmente che non ci fosse nessuno a portata d'occhio - e avanzare di un passo trovando riparo insieme a lei.
Stupita, Hermione lasciò vagare lo sguardo su tutto ciò che adesso colmava il suo campo visivo.
Il volto di Malfoy era liscio di pioggia e le punte dei capelli chiari grondavano d'acqua dolce sui vestiti inzuppati. Quella pelle era così pallida da rimanerne facilmente accecati. Le sopracciglia di Hermione si incresparono lievemente nello scorgere le labbra sottili di Malfoy sollevarsi a suo indirizzo.
« Ma guarda, Granger. » Disse divertito. « Pensavo che quel cespuglio che hai in testa non potesse in alcun modo peggiorare, invece con l'umidità diventa... indescrivibile. » Aggiunse, perdendo lo sguardo su di lei. « Sei praticamente una mongolfiera ».
Innervosita e confusa, Hermione sollevò un braccio ad appiattirsi una chioma che trovò al tatto ancora più gonfia e ingombrante. « Fino a un momento fa, se non ricordo male, non volevi avvicinarti ».
Draco si esibì in uno sbuffo impaziente.
« Mezzosangue, so che probabilmente non capirai, ma a volte ci sono cose più importanti dei propri princìpi. Come i miei preziosissimi capelli » aggiunse portandosi con raccapriccio una mano sulla testa, che si ritrasse al contatto con l'umidità della pioggia.
Hermione lo valutò freddamente, facendo ancora resistenza sul manico dell'ombrello.
« Bè, vattene subito. Mi infastidisci; tutto di te è altamente detestabile, per non dire ripugnante. »
Rimarcò, senza poterselo impedire. « Non ti basta ciò che è accaduto ieri sera? E' proprio necessario che ci rivolgiamo la parola anche al di là di... »
« Sì, Granger, è proprio di questo che volevo parlarti. » La interruppe Draco serafico, in apparenza nemmeno un po' toccato dalle parole offensive della ragazza. « Immagino sarai lieta di sapere che i miei genitori hanno approvato totalmente la nostra unione. » Sorrise appena, godendosi la faccia orripilata di Hermione. « Mio padre mi ha risposto proprio poche ore fa. E' impaziente di fare la tua conoscenza e di integrarti nella nostra famiglia. Non sei contenta? Dopodomani faremo insieme visita al maniero ».
Se Hermione, in quegli ultimi giorni, era mai rimasta scioccata e totalmente priva di parole, non poteva certo comparare le precedenti reazioni - che apparivano piuttosto misere, invero, in un momento tanto drammatico - con l'espressione stravolta che adesso si ritrovava a dedicare alla persona che, in un batter d'occhio, aveva appena conquistato il primato di più sgradita che potesse presentarsi alla sua vista.
Era ammutolita in modo così esemplare da non poter nemmeno evitare a Malfoy la gioiosa contemplazione della sua rovina imminente. Sentiva di aver peccato di grande ingenuità nel pensare, poco prima, di trovarsi in qualche modo intrappolata dai capricci del Serpeverde; perché la verità, la triste e dolorosa verità, era che Malfoy l'aveva spinta molto più in basso.
Sulle dirette e roventi soglie dell'Inferno, in cui lui aveva trovato modo di trascinarla con sé.
« Do... dopodomani? » mormorò Hermione con voce flebile.
« Esatto. » Rispose prontamente Malfoy, nel suo immancabile ghigno. « Non vorrai privare ai miei genitori il piacere di vederti? Sarebbe assai maleducato da parte tua, Granger. » Disse con malcelata perfidia. « Mio padre otterrà da parte di Silente il permesso di farci stare fuori per un pomeriggio. Utilizzeremo la Metropolvere per arrivare a casa mia. Direttamente nel mio salotto, Granger, in modo da sbrigarcela in prima possibile. Ovviamente i miei elfi domestici dovranno lavorare duramente per disinfettare tutte le stanze che avrai visitato, » aggiunse quasi sovrappensiero, « ma ne varrà comunque la pena. Ne sono sicuro ».
Sorrise bellamente a Hermione, in una smorfia sadica e impertinente, prima di affondare le mani nelle tasche e sottrarsi al riparo dell'ombrello; lasciandola lì, sconcertata e priva di parole, sotto la veemenza di una pioggia che prese presto a sfiorare anche lei.
L'impeto giunse così repentinamente da cancellare qualsiasi traccia della sua già provata sopportazione.
Hermione non avrebbe saputo dire cosa le avesse dato la volontà di reagire; lo scroscio dell'acqua sembrava portare con sé le briciole dell'arroganza di Malfoy e l'erba bagnata disegnava il suo insostenibile ghigno. Con la bacchetta ormai sguainata, stretta nel pugno guantato di lana, la Grifondoro contemplò per un breve istante la sagoma già lontana del suo avversario: la stoccata fendé l'aria umida come una lama che attraversa il vento.
Hermione si allontanò velocemente, arrampicandosi sugli spalti. A molti metri di distanza, Draco Malfoy si era appena schiantato a faccia in giù in una pozzanghera fangosa.
Note:
finisco qua l'aggiornamento. cosi posso continuare l'altra Dramione XD
- Titolo del capitolo tratto da "I can't stand the rain", Ann Peebles.
Note random:
- La mia idea di Silente è, onestamente, quella di un Preside piuttosto indulgente con i suoi studenti. Non il tipo che permette che qualsiasi cosa possa accadere tra le mura del suo castello, ma qualcuno che, con le dovute precauzioni, sa essere tollerante verso gli svaghi studenteschi nominati all'inizio di questo capitolo. Credo che Silente possa arrivare a comprendere che i ragazzi hanno bisogno di questo, di divertirsi, stare insieme, affrontare i rischi e gli esperimenti tipici dell'adolescenza; di certo non incoraggia a questo tipo di distrazioni - infatti, nonostante le ripetute richieste degli studenti, evita di soddisfarli in alcun modo - però sa accettarle, mandando Piton in giro per il castello a controllare che rimanga - nei limiti del possibile - tutto sotto controllo. Allo stesso modo si comporta nei confronti della Casa di Serpeverde, la quale, come Silente sa bene, ospita soggetti poco predisposti nel frenarsi di fronte alle varie tentazioni - un esempio possono esserlo Draco, Theodore e Blaise. Finora Piton non ha mai colto nessun Serpeverde in flagrante, ma si scoprirà che gli studenti hanno i loro mezzi per captare l'avvicinarsi di un insegnante.
- La recita scolastica è stata frutto di mille ripensamenti. So bene che l'argomento può lasciar adito a molte perplessità, io stessa ne avevo, soprattutto considerando l'enorme quantità di usanze babbane spesso introdotte nelle fanfiction su Harry Potter - molte delle quali non sempre appropriate o azzeccate, ecco. Sono consapevole anche che dalle bocche di Calì e Lavanda l'idea possa aver perso gran parte della sua serietà, e che possa sembrare inverosimile anche solo l'immaginarsi che un evento del genere possa prendere piede a Hogwarts; lo so bene, e proprio per questo ho intenzione di trattare l'argomento nel miglior modo possibile. Del resto, lo stesso titolo di questa fanfiction lasciava spazio a sfumature di vario tipo; esistono tanti tipi di teatro e teatralità, molti se ne possono cogliere perfino in questi primi capitoli postati, ma il teatro inteso nel senso 'concreto' del termine spalancava una possibilità che, di rimando, mi avrebbe consentito l'uso di tanti altri sbocchi di trama - sbocchi su cui poggerà gran parte di questa fanfiction, almeno.
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