I Can't Stand The Rain (Part 1)
Breathing each other's lives
Holding this in mind
That if we fall, we all fall
And we fall alone
System of a down, Attack
Gli eventi speciali a Hogwarts, in particolare quelli approvati dal corpo insegnanti, si potevano enumerare a malapena sulle dita di una mano.
In verità la tradizione imponeva che le uniche feste ufficiali - come Halloween e il Natale -, festeggiate a suon di pesanti cenoni dediti a provocare, nel minor tempo possibile, il tedio e la sonnolenza più uggiosi per qualsiasi studente vi partecipasse, non dovevano lasciar spazio a nient'altro che potesse essere considerato eccessivamente frivolo.
Era probabilmente per questo motivo che gli studenti più anziani, una volta portati alla luce gli svaghi tipici della sfera adolescenziale, avevano cercato di arrangiarsi come meglio potevano; feste clandestine e riunioni segrete, ormai all'ordine della settimana, si manifestavano in quella che si credeva essere la completa ignoranza degli insegnanti. I sussurri che gravavano per le classi, spesi nella ricerca dell'ennesima aula da utilizzare come punto di ritrovo e del metodo più sicuro con cui procurarsi gli alcolici, per molti anni erano stati in grado di attirare sospetti sempre meno fondati e pericolosi.
Eppure, sebbene effettivamente soggetti come Gazza e la professoressa McGranitt, i cui vigili sensi si acuivano al solo sentore di una vaga irregolarità in procinto di compiersi proprio sotto al loro naso, fossero miracolosamente all'oscuro di tutto ciò, qualcuno in particolare era pienamente cosciente degli svaghi studenteschi e non era mai riuscito a fare, nonostante tutto, niente per impedirli.
Albus Silente seduto alla sua scrivania di prima mattina, al calore del fuoco, una mano a sorreggere una tazza di tè e l'altra a sfogliare con interesse un certogiornale scolastico senza ombra di dubbio molto popolare, avrebbe costituito di per sé l'immagine meno plausibile di tutta la storia di Hogwarts. Le rughe profonde sulla fronte e gli occhi assorti a saettare da un lato all'altro di quelle pagine vivaci, l'impersonalità della sua espressione rendeva impossibile stimare se il Preside considerasse o meno la lettura di suo gusto.
C'era chi, tuttavia, assisteva a quella scena ogni singola mattina, e si dava il caso che l'abitudine a quella stramba visuale avesse conferito a Severus Piton una sensibilità tutta particolare nei confronti del suo stravagante superiore.
Cosa Silente scoprisse di così mirabolante ad ogni lettura di Eyes, a nessuno era dato saperlo.
Erano state rare le volte in cui il Preside aveva rilasciato qualche commento, puntualmente ricordato con orrore dal suo sfortunato interlocutore - Severus, onestamente, avresti mai immaginato quel vecchio magazzino nei sotterranei come sala da ballo? -, molteplici invece le occasioni in cui Severus si era visto spedire, di punto in bianco, nei punti più improbabili del castello al solo fine di controllare che fosse tutto tranquillo.
Il perché di quelle assurde scorribande notturne erano, ovviamente, ancora un quesito irrisolto per il professore di Pozioni; Silente insisteva nel tenere per sé le proprie congetture e a limitarsi a indirizzare Severus nella sala comune dei Serpeverde, un covo di ragazzi, a detta dell'anziano Preside, che più di tutti gli altri aveva l'attitudine a disconoscere le regole della scuola.
Inutile dire che Piton non avesse mai tratto granché dalle sue perlustrazioni. Un paio di volte gli era parso di udire il remoto rimbombo di una musica agitata, un'altra aveva trovato una bottiglia di Whisky Incendiario abbandonata in un angolo del corridoio; particolari che, se secondo Silente avrebbero dovuto illuminarlo circa le tendenze ribelli degli studenti, non avevano fatto altro che confonderlo ancora di più.
In qualsiasi modo si ponesse la questione, però, Severus Piton era convinto che dalle abitudini si potevano trarre parecchi insegnamenti. Ed era per questo che, all'ennesima vista di Silente intento a sfogliare una pagina di quella rivista demoniaca, era stato facile per lui prevedere l'arrivo di un ordine, se possibile, ancora più strambo e sconclusionato dei precedenti. Aveva atteso per vari minuti, lì impalato, che il Preside finalmente alzasse lo sguardo; e quando ciò accadde, fu stupito di scorgere un lieve sorriso andare in sincrono con quegli occhi di sfavillante tranquillità.
"Commedie!" aveva esclamato, brandendo il giornale a suo indirizzo. Al che il professore di Pozioni, disarmato, non aveva potuto far altro che chiedere educatamente a cosa diavolo si stesse riferendo.
Se infatti essere inviato su e giù per il castello alla ricerca di chissà cosa e per chissà quale motivo erano state, per Piton, valide argomentazioni per rinfacciare a Silente la scarsa fiducia che gli veniva riposta, in quel momento avrebbe volentieri fatto il giro completo per tutto il resto della giornata, pur di evitare che tutto ciò potesse davvero manifestarsi.
Non era certo una novità che Eyes fosse il mezzo con il quale gli studenti erano soliti lanciare appelli agli insegnanti.
La maggior parte delle volte questi venivano bellamente ignorati, specialmente nelle occasioni in cui si richiedevano feste epocali e la soppressione di alcune, fastidiose regole; in quei momenti Silente si era limitato a scuotere lentamente la testa, facendo finta di non udire Piton che, a poca distanza da lui, snocciolava caldamente ogni tipo di punizione da propinare a quei razza di perdigiorno.
T
uttavia, constatare che per la prima volta il Preside sembrava aver approvato una delle tante proposte del corpo studentesco, era qualcosa di ancora più terrificante del dover entrare a Serpeverde e guardarsi intorno senza la più pallida idea di cosa fare - soprattutto, pensò Piton, per la totale assurdità che tale progetto riuniva in tutte le sue sfaccettature.
Commedie.Impulso alla cultura e cooperazione tra Case erano stati soltanto alcuni degli incentivi che avevano spinto Silente ad accettare, i quali erano stati prontamente affibbiati all'intero corpo insegnanti.
Piton si era rifiutato di profferir parola, indignato e scontento; la McGranitt si era fatta ancora più rigida. Ma di fronte all'entusiasmo di Vitius e della Sprite, all'indifferente accondiscendenza di Ruf, alla faccia stralunata della Cooman e al borbottio indistinto di Hagrid, Silente non aveva esitato a rendere ufficiale l'intero progetto.
E così, nel giro di poche ore, tutta la scuola aveva appreso l'avvenimento.
« E' stata la colonna, Ronald. Quante volte te lo devo ripetere? »
Con grande disorientamento, il giovane Weasley squadrò perplesso la sua ragazza.
« Ma come ho fatto a svenire per... »
« E' successo e basta. Stavamo parlando, sei andato a sbattere contro la colonna e hai perso i sensi. Quindi ti ho riportato nel dormitorio ».
Al fine di scoraggiare ogni possibilità di replica, Hermione afferrò la tazza di caffè e finì di bere. Ron sembrava incapace di smettere di fissarla.
« E i capelli? »
Hermione ringraziò mentalmente di aver appena svuotato la sua terza tazza, altrimenti le sarebbe sicuramente andata di traverso.
« Scusa? »
« I capelli. » Ripeté Ron, allargando goffamente le braccia ad indicarsi la testa. « Blu elettrico ».
« Non sono mai stati blu elettrico, Ronald. » Sibilò Hermione spazientita. « Davvero credi a queste stupide dicerie? A Calì e a Lavanda? » Aggiunse, inarcando un sopracciglio. « E soprattutto, ti sembra plausibile che io possa tingermi i capelli di quel colore? »
Sentendosi valutare così minacciosamente, Ron non poté far altro che deglutire.
« No. » Borbottò. « Certo che no ».
Soddisfatta e sollevata di averlo messo a tacere una volta per tutte, Hermione prese a riempirsi nuovamente la tazza sotto gli sguardi cupi di Harry e Ginny. Lui stava cercando di sparire dietro il cestino della frutta e la Weasley, che all'inizio aveva osservato la scena combattuta tra il ridere o il piangere, aveva poi semplicemente deciso di immergersi nella lettura di Eyes.
In fretta e con grande decisione, Hermione svuotò la zuccheriera nella propria tazza e se la portò alle labbra.
Si sentiva stressata come mai le era accaduto in precedenza; era incredibile che Ron, dalla noncuranza assoluta, fosse improvvisamente diventato così vigile e sospettoso. Non era mai stato un suo comportamento tipico e avrebbe senza dubbio costituito un campanello d'allarme, se soltanto Hermione non fosse così certa di poter attribuire la colpa di tutto ciò a Draco Malfoy.
Da quando si erano parlati, l'umore di Hermione era sceso così sottoterra da ripercuotersi, prevedibilmente, su qualsiasi cosa la circondasse, senza risparmiarsi ovviamente feroci mentali invettive contro l'unica causa di tutti i suoi mali.
Era colpa di Draco Malfoy se si era svegliata così male, se Calì scendendo dal letto aveva pestato il povero Grattastinchi e se i suoi capelli quel giorno erano ancora più gonfi del solito; e allo stesso tempo era ancora merito di Malfoy se Ron le poneva domande mai sospettate fino ad ora, se Ginny la guardava in quel modo così odiosamente rassegnato e se Harry distoglieva lo sguardo come se lei li stesse mettendo tutti in imbarazzo.
Così come era ovviamente colpa di Draco Malfoy se quel giorno pioveva.
Crogiolandosi in intime e spietate imprecazioni contro quel farabutto, Hermione svuotò ben presto la sua quarta tazza sentendosi sempre più irascibile ad ogni minuto che passava.
Si era seduta in modo da dare le spalle al tavolo di Serpeverde; non che ciò avesse costituito un grande miglioramento. Le sembrava di vedere la testa bionda di Malfoy ovunque, perfino nel cestino del pane, ed erano le sue parole, losche e malevole, a rimbombarle nella testa quando qualcuno le si rivolgeva.
Nel momento in cui Lavanda e Calì, poi, raggiunsero il tavolo di Grifondoro ridacchiando irrefrenabili, sembrò che il mondo intero ce l'avesse con lei. Hermione invocò pazienza al solo avvistarle, cercando con scarso successo di ignorare il loro rumoroso arrivo.
« Ginny! Ginny! » Calì sventolò Eyes di fronte a tutti quanti. « Sei già arrivata a pagina ventitré? »
Lei, incuriosita, prese la rivista che la compagna le sbatacchiava sotto al naso.
« No, ancora no ».
« Oh, è una notizia favolosa. » Trillò Lavanda, prendendo posto accanto a un Harry piuttosto depresso. « Silente stavolta ci ha dato ascolto. Ci sarà la recita scolastica! »
« Proprio il giorno prima di Halloween! » intervenne Calì.
« E saremo noi studenti a scegliere gli attori, tramite un sondaggio ».
« Qualcosa di simile al Torneo Tremaghi, basterà scrivere i nomi scelti per qualsiasi parte da interpretare ».
« E chi avrà raggiunto più voti potrà prendere parte alla recita! »
« Davvero incredibile. » Commentò Hermione piattamente, lanciando un'occhiataccia al giornale.
« Ma non si può di certo dire che questo sondaggio sia corretto; così facendo verranno selezionati i più popolari, non chi ha davvero talento nella recitazione. Senza contare che questo è l'anno dei M.A.G.O., sarebbe molto più ragionevole lasciare l'opportunità agli altri studenti, dal momento che tutti i nostri sforzi dovrebbero concentrarsi unicamente nello studio».
Le civette considerarono Hermione con sguardi piuttosto risentiti. Harry e Ron, scambiandosi un'occhiata cupa, ne approfittarono per svignarsela prima di una nuova ondata di malumore.
« Ehm, ci vediamo più tardi » disse Ron a Hermione, rimanendo impalato a guardarla.
Lei annuì distrattamente, la brocca colma di caffè ad attirare la sua attenzione. Poi si sentì accarezzare la testa.
Fu un tocco così impacciato da scompigliarle ulteriormente la chioma già abbastanza ribelle. Quando sollevò lo sguardo, perplessa, Ron e Harry erano già in fondo alla Sala Grande.
Ginny, che aveva fin da subito ricambiato la sua aria dubbiosa, sogghignò; Lavanda e Calì ebbero almeno il buongusto di trattenere lo scherno.
« Ehm, è stato davvero tenero. » Squittì Lavanda. « Una semplice carezza, ehm... molto... »
« Patetico. »
La mise a tacere Ginny con un'occhiata decisa. « Hermione, seriamente, è stato qualcosa di allucinante. Sembravate... ecco, il nonno che non sa come tranquillizzare la nipotina scorbutica».
Hermione posò la tazza con un gran tintinnio.
Era certa che la malvagia influenza di Malfoy fosse giunta anche nel loro tavolo. I suoi nervi erano un unico fascio tremante di collera repressa; non sapeva quante altre insinuazioni avrebbe potuto sopportare, e il contributo di Ginny ovviamente non migliorava le cose.
« Scusami. » Si sentì dire. « Ma sai come sono fatta, dico sempre ciò che penso ».
Hermione alzò suo malgrado lo sguardo. Ginny adesso osservava l'amica con una certa ansia. Bastò quella sola vista, i suoi occhi castani densi di accorgimento e preoccupazione, a far scemare in un solo istante gran parte del rancore della ragazza.
« Non importa. » Concluse Hermione in fretta. « Forse... forse hai ragione. » Si vide ammettere, con una certa riluttanza. « C'è davvero qualcosa che non quadra ».
Gli occhi di Hermione presero a tracciare distrattamente il bordo dorato della tazza ormai vuota, i capelli ancora arruffati dove la mano di Ron aveva lasciato la sua traccia.
« Lo so. » Rispose Ginny, sollevata. « In più, con quel che è successo ieri... »
La Weasley si interruppe bruscamente; Hermione l'aveva appena fulminata con un'occhiata. Non c'era assolutamente bisogno di rimarcare le squallide vicende avvenute il giorno prima, per di più se, come in quel caso, influivano sul suo vistoso cattivo umore.
A dir la verità Ginny aveva reagito alla notizia meglio di quanto Hermione si era aspettata.
Il fatto che Draco Malfoy, di punto in bianco, avesse escogitato un piano di meschinità abissale comprendente le migliori attività in cui era specializzato - coercizione, furto e schiavismo collimati con una delle più serpentesche capacità oratorie a cui Hermione avesse mai assistito -, al fine di mettere una povera ragazza in trappola, aveva costituito per lei un fattore di scarsa rilevanza.
Scrollando le spalle e commentando che effettivamente Hermione si trovava ormai in un bel pasticcio, Ginny aveva esordito chiedendo se fosse almeno stata abbastanza furba da richiedere un cospicuo pagamento per il favore.
Rassegnandosi così al mancato appoggio dell'unica persona che probabilmente avrebbe potuto capirla, Hermione aveva saputo consolarsi perdendo l'intera nottata in balia dei rimasugli che Malfoy le aveva ispirato; ed era stato in continui flash back di quel che lei stessa, poche ore prima, aveva beatamente e ingenuamente scambiato per un incubo, che si era addormentata sotto i primi raggi del mattino.
« Dicevo, » si corresse Ginny in fretta, stroncando l'improvvisa curiosità di Calì e Lavanda, che avevano preso a guardare entrambe con occhi brillanti di interesse, « che la situazione attuale non permette che tu possa sprecare tempo a snervarti per Ron ».
Accigliandosi, Hermione si bloccò nell'affondare il cucchiaino nella zuccheriera. « In che senso? »
« Oh, andiamo. » Sbuffò Ginny in un sorrisetto sagace. « Hai già abbastanza problemi senza doverti preoccupare anche di questo. Direi di partire da ciò che si può risolvere, ovvero il rapporto con il tuo ragazzo. Quello vero » aggiunse.
« Grazie, Ginny. » Ringhiò l'altra tra i denti, scoccando un'occhiata di allarme in direzione delle civette. « Il fatto è che ancora non capisco se quello che ho con Ron possa essere considerato un problema oppure no. Fino a pochi giorni fa in effetti andava tutto bene. Magari è soltanto un brutto momento, ecco ».
Forse il tentativo di convincere sé stessa, oltre che a Ginny, risultò fin troppo evidente; Calì e Lavanda sbatterono le palpebre e la giovane Weasley, trattenendo un sorriso, contorse le labbra in qualcosa di comprensivo.
« Hermione, la questione è seria. » Sussurrò, in un cipiglio grave. « Tra di voi non c'è... ».
« Ginny ».
« Dovresti farti avanti. » Rivelò l'altra maliziosamente. « Basterebbe, ecco, fare in modo di stimolare il suo interesse in quel senso. Essere un tantino meno fredda ».
« Questo è fuori discussione. » Improvvisamente sdegnata e con le guance imporporate, Hermione afferrò la borsa dei libri che le stava accanto. « Io non farò niente del genere, e la freddezza non c'entra. Non sarebbe semplicemente da me. » Considerando chiusa la questione, si alzò dal tavolo. « Ci vediamo più tardi ».
Allibite, Ginny, Calì e Lavanda la guardarono procedere a tutta birra verso l'uscita, la grande massa di capelli al vento e le spalle rigide come un busto di pietra. Fu la Weasley a riprendersi per prima, dando in un sospiro e versandosi altro tè. Lavanda si volse verso di lei subito dopo.
« Seriamente, Ginny cara, » mormorò, « ancora non capisco come tu possa frequentarla ».
« Me lo chiedo sempre. » Intervenne Calì con approvazione. « E' un tipo così... difficile. Senza contare il calo d'immagine che subiamo ogni qual volta ci facciamo vedere in sua compagnia » soggiunse, lanciando un'occhiata ai dintorni.
Ginny si incupì, ma finì il suo tè con aria del tutto tranquilla. « E' evidente che voi e lei siete totalmente su pianeti opposti. Ciò non toglie, però, che Hermione sia una compagnia migliore di molte altre ».
Senza nemmeno lontanamente cogliere l'allusione, Lavanda e Calì si fecero scettiche.
« Questa è una cosa che non capirò mai. » Si lamentò Calì. « Cos'ha di speciale? E' fissata con i libri e la sua vita è una noia mortale. » Distrattamente, giocherellò con l'angolo della copertina di Eyes. « Ma basta parlare di lei. Sono eccitatissima per questa recita ».
« Oh, sì. » Sorrise Lavanda. « Sarebbe bellissimo ottenere una parte, non credi, Ginny? »
La domanda venne del tutto inascoltata dalla diretta interessata. Già da qualche secondo, Ginny si era bloccata con la tazzina sospesa per aria e l'espressione assorta diretta in un punto imprecisato della colazione di Neville. Soltanto in quel momento parve riscuotersi, sbattendo ripetutamente le palpebre.
« La recita... sì, la recita. » Ripeté, sovrappensiero. « Credo che sia la cosa giusta per lei ».
Lavanda arricciò il naso. « Giusta per chi? »
« Per Hermione, ovviamente! » Voltandosi, Ginny incontrò finalmente gli sguardi delle due Grifondoro. « Nonostante lei sia mia amica, non posso negare che... ecco, la sua situazione sia disperata. Ne ho abbastanza di sentir parlare male di lei dappertutto, di spiegare in continuazione per quali motivi io la frequenti. Non siete state affatto le prime a farmi domande del genere. Dovrebbe avere modo di uscire dal guscio, di farsi notare per quella che è realmente. » Ginny rimase assorta per un momento, le labbra piegate in un vago sorriso. « Devo assolutamente tirare fuori Hermione dalla sua tomba sociale ».
« Dovrai scavare a lungo, allora. » Esclamò Calì, impressionata. « Andiamo, per partecipare alla recita bisogna essere votati. E in tutta sincerità, chi mai la sosterrebbe? »
Ginny esitò, mollando la tazzina sul tavolo. Non ci voleva molto per capire che probabilmente nessuno avrebbe votato Hermione, né avrebbe in qualche modo desiderato vederla sul palcoscenico. Ma cosa le sarebbe costato aggirare un po' le regole, dandole una possibilità?
Decidendo intimamente sul da farsi, Ginny si prese qualche attimo di riflessione mentre Calì e Lavanda, ancora pendendo dalle sue labbra, stavano in silenzio ad attendere che lei parlasse di nuovo.
« In effetti ho alcuni allacci che mi potrebbero aiutare. » Concluse. « Forse riesco a far entrare Hermione nel cast. Datemi tempo fino a domani ».
« Oooh, allora faresti la stessa cosa per noi? » Cogliendo al volo il vantaggio che le si offriva, Lavanda si appese al braccio di Ginny. « Ti prego, sarebbe davvero il massimo essere inserite nella recita ».
Calì annuì con grande vigore, esplodendo in un'altra risatina. Disarmata, e mezza avviluppata dai tentacoli di Lavanda, Ginny si trovò per un attimo incerta su come reagire.
Fu però sufficiente la breve contemplazione di un intero mese fitto delle lamentele delle due compagne, assieme ai rimproveri e ai biasimi per l'indubbiameschinità nel non averle aiutate, a far prendere immediatamente alla Weasley la giusta decisione.
« D'accordo. » Acconsentì. « Vedrò cosa posso fare ».
Note:
Adesso posto il prossimo capitolo ❤
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