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Every Rose Has Its Thorn (parte 2)


I found an island in your arms 
A country in your eyes 
Arms that chain us 
Eyes that lied 

The Doors, Break on through

Leggere le note alla fine del capitolo  e scusate l'ho ripubblicato perché mi aveva cancellato metà capitolo :P

Lo svogliato chiacchierare degli studenti si spargeva per la sala comune di Grifondoro in chiazze di soffice brusio. I divani si presentavano occupati e affollati di libri e pergamene; le librerie cominciavano già a svuotarsi e le cere delle candele a consumarsi. 

Un lontano giradischi in fondo alla sala costituiva, ad ogni canzone, lo svago di un gruppo di studenti che vi si era radunato intorno prima di cominciare i compiti giornalieri. Nonostante si fossero appena rincontrati dopo le vacanze, infatti, i professori non avevano esitato a colmarli di studio in tutti i modi possibili; incantesimi con cui esercitarsi, ricerche da svolgere e pozioni da testare erano solo alcune delle piaghe che gli studenti del settimo anno erano costretti ad affrontare in vista dei M.A.G.O., esami di cui nessuno, a detta dei professori, sembrava preoccuparsi degnamente. 

Non avevano perciò esitato ad ammonire gli studenti fin dal primo momento in cui questi avevano varcato la soglia della loro prima lezione, stordendoli di raccomandazioni e avvertimenti così tragici che, una volta fuori dalla classe, molti di loro non avevano esitato a rincorrere il secchione di turno in cerca di disperati consigli e suggerimenti.

Non a caso, il soggetto preso più di mira era stato fin da subito Hermione Granger.

La Grifondoro si era effettivamente sentita molto osservata durante tutto l’arco della lezione; gente di cui nemmeno sapeva il nome inaspettatamente le sorrideva, la salutava furtivamente, bisbigliava in sua direzione. 

Chiedersi cosa diavolo stesse succedendo, mentre la McGranitt era intenta a catalogare loro con esattezza ogni tremenda ripercussione futura che ogni bocciatura avrebbe comportato, era stato uno spasmo di ingenuità che la ragazza pagò caro. Anziché fuggire a gambe levate al suono della campanella, come chiunque dotato di un minimo di ragionevolezza avrebbe probabilmente fatto, Hermione si era trattenuta per un attimo a parlare con Harry: ed ecco che era cominciato l’assalto

Richieste di compiti, delucidazioni, ripetizioni e agevolazioni erano piombati addosso alla ragazza in una potenza tale da lasciarla preda dello stupore più completo; circondata in un batter d'occhio dai complimenti e dalle false lusinghe della più odiosa categoria di ruffiani, per lei c'era stato poco da fare se non tentare inutilmente di districarsi da una folla impetuosa che le premeva attorno senza quasi darle la possibilità di respirare. Fortunatamente, proprio quando i suoi fermi dinieghi si erano trovati in procinto di sfiorare la scortesia, Ron aveva percepito dei nervi piuttosto tesi della ragazza e non vi era stata esitazione nel portarla via da tutti quanti nei modi rudi tipici di un Weasley contrariato.

Ed Hermione, cominciando di nuovo a respirare, non aveva potuto che esserne felice.
Nonostante il sollievo di aver placato per almeno un giorno le richieste di tutti quanti, la Grifondoro era però ben cosciente del pomeriggio assolutamente infernale che la attendeva. La lezione di Aritmanzia era stata particolarmente atroce e la mole di esercizi assegnati avrebbe potuto tranquillamente superare in altezza la Torre di Astronomia. 

Harry e Ron avevano cercato di convincerla ad andarci piano -
‘Miseriaccia, Hermione, è soltanto il primo giorno!’ - ma lei era decisa più che mai a studiare fino a notte fonda, e non ci sarebbe stato niente e nessuno ad indurla in qualche modo a cambiare idea.

Quando il trio varcò la soglia della sala comune, Ron intuì il disagio di Hermione nell’essere nuovamente all'avida portata degli altri studenti - che, nemmeno a farlo apposta, avevano preso a fissarla nella speranza che, in un attacco di follia, la Grifondoro prendesse a distribuire compiti già fatti -, per cui, continuando a tenerla per mano, la portò dritta fino alle scale del suo dormitorio ben premurandosi di lanciare occhiate torve tutt'intorno. Effettivamente, alla sola vista del cipiglio intimidatorio di Ron, più o meno tutti quanti si voltarono tornando ai propri affari.

« Cielo. » Commentò Hermione con un sospiro. « Vorrei ben sperare che questo teatrino non si ripeterà ogni giorno ».

« Nah, è soltanto l’ansia per gli esami. » Disse Ron. « Poi, come vedi, basto io a tenerli tutti lontani. Semmai dovessi essere indisposto, dovrai stamparti la mia faccia più pericolosa sull’uniforme ».

« Questo sì che li terrebbe a distanza. » Intervenne Harry con un sorriso, giunto alle loro spalle proprio in quel momento. « E assicurerebbe a Hermione la derisione eterna ».

« Ehi! » Lo redarguì Ron con un lieve pugno sul braccio. « Sono pur sempre il suo ragazzo! »

« E da quando ragazzo è sinonimo di guardia del corpo? » Insinuò Hermione, fintamente severa. « Non c’è bisogno che tu mi difenda, Ron. Sono perfettamente in grado di farmi rispettare da sola ».

Rassegnato, Ron addolcì la sua espressione e la trasse a sé con un abbraccio.

« Come vuoi. » Acconsentì. « Se però ci fosse bisogno di prendere a pugni qualcuno… »

« Saprò senza dubbio a chi rivolgermi » si arrese Hermione con un sorriso, ignara di un certo Ragazzo Sopravvissuto che, proprio alle spalle di Ron, si passava le dita tra i capelli in palpabile disagio.

« Sì, bè… » Borbottò, nemmeno così sicuro di essere sentito. « Io vado di sopra ».

Gli altri due si voltarono appena in tempo per vedere Harry sparire su per le scale. Quando i lembi scuri della sua uniforme furono spariti dietro l’angolo, un fiotto di colpevolezza invase l’animo di Hermione rispecchiandosi anche sul suo volto adesso mortificato. Non si allontanò da Ron, ma strinse le sue spalle inducendolo a dedicarle nuovamente attenzione.

« Lo abbiamo fatto di nuovo, Ron » sibilò tra i denti.

« Lo so. » Lui appariva dispiaciuto. « Ma non ci ho davvero fatto caso ».

« Da ora in poi dobbiamo stare attenti. » Proseguì Hermione ostinata. « Non dev’essere semplice per Harry… siamo entrambi i suoi migliori amici, e in questo modo potrebbe sentirsi tagliato fuori. Non voglio che succeda. Da ora in avanti non deve esserci più contatto tra di noi in sua presenza ».

Stupito, Ron allargò gli occhi azzurri come se non potesse credere alle proprie orecchie.

« Cosa? Vuoi dire… far finta di non stare insieme? »

« No, bè, è ovvio che staremo insieme. » Cercò di placarlo Hermione, un po’ meno duramente. « Soltanto… tratteniamoci, quando siamo con lui. Niente smancerie, o altro che potrebbe giustamente metterlo in imbarazzo. Dopotutto noi siamo amici, Ron. » Il volto di lei si illuminò di benessere. « Sei ancora il mio migliore amico, oltre che il mio ragazzo. Non siamo come le frivole coppie che si vedono in giro; noi abbiamo una vera e salda relazione ».

C’era calore negli occhi di Hermione, e Ron non poté fare a meno di sentirsene trascinare. Scoprì che quel discorso gli ispirò nei suoi confronti una complicità e una serenità del tutto gradevoli e inaspettati; sorrise con naturalezza, e lei si sporse per un bacio sulla guancia.

« Adesso vado a studiare. Ci vediamo stasera. » Lo salutò. « E scusati con Harry anche da parte mia! »

Dopodiché si inviò su per le scale, inconsapevole della faccia scoraggiata che Ron aveva assunto alle sue ultime parole.

***

A Hermione era accaduto di rado, nella sua vita, di sentirsi in quel modo.

Qual’era la vera felicità?, si chiese. L’accorgersi di non essere infelici.

E lei adesso stava bene, in tutti i sensi. Per scaramanzia continuava ad impedirsi di rifletterci troppo a lungo, turbata dal timore di veder svaporare il suo bel sogno in una nuvola di fumo, eppure sarebbe stato ipocrita da parte sua negare di non essere afflitta da qualsivoglia tipo di problema o preoccupazione. Era vero, i M.A.G.O. incombevano sulla sua testa come su tutti gli altri, ma si conosceva troppo bene per poter pensare di non essere in grado di superarli, benché comunque resistesse, irresistibile ed esasperato, il dubbio di non riuscire a raggiungere il punteggio pieno in tutte le materie.

E a parte questo, cosa le rimaneva da sperare? La sua vita aveva ormai preso una piega così gradevole che, per un istante, temette che questo adagiarsi sugli allori potesse darle alla testa. Essere felici era ciò che più di tutte le altre cose avrebbe potuto distrarla dal resto del mondo; era quindi una fortuna, in un certo senso, che talvolta non tutto quanto quadrasse nel suo ideale di perfezione.

Hermione Granger ne ebbe la precisa conferma nello spalancare la porta del dormitorio. Il suo braccio si bloccò, come congelato, a sostenere l’apertura e le gambe quasi cedettero alla sola improbabile vista a cui si trovò così bruscamente costretta a sottostare.
Era un macello.
Vestiti
Vestiti di tutte le forme, colori e tessuti ingombravano la stanza in una confusione da cui gli occhi della Grifondoro riuscirono a malapena a districarsi. Vestiti sospesi per aria, sul pavimento, sui letti e sulle ante degli armadi; scarpe dappertutto, di ogni dimensione e tonalità, accatastate nei cassetti e disposte a muraglia attorno ai bauli; un’infinità di gioielli, così luccicanti e sfavillanti da rimanerne accecati, a formare colline sui cuscini - compreso il suo, si accorse Hermione ad occhi spalancati.

L'incubo peggiore che avesse mai potuto capitarle.

Le labbra socchiuse a precedere una sfuriata, Hermione tentò di farsi avanti in quella visione terrificante - alcuni abiti le si impigliarono nei capelli e quasi inciampò su un paio di scarpe assassine poste proprio lì di fronte - e riuscì, non con poco sforzo, ad individuare le responsabili di tutto questo.
Calì e Lavanda, ridacchiando vicino ai loro armadi, comandavano i vestiti con le bacchette nelle perfette sembianze di chi sta passando il più bel pomeriggio della sua vita.
Punti di vista, pensò Hermione tentando senza successo di placarsi. Le braccia erano rigidissime lungo i fianchi e fu per eccesso di masochismo, che riprese a guardarsi intorno con la cautela di chi si aspetta di essere aggredita da una borsetta griffata da un momento all’altro. 

Avvistò accessori di cui nemmeno conosceva il nome, tacchi che avrebbe volentieri regalato a un’equilibrista e micro vestitini che senza ombra di dubbio dovevano provenire da qualche prostituta; il respiro accelerato in smarrimento, fu con un sussulto che Hermione intravide Ginny distesa sul proprio letto. Aveva alcuni fogli davanti e li fissava concentrata come se tutto ciò che avesse intorno non fosse altro che una stanza normale; un posto in cui nessun vestito aleggiava minacciosamente sulla sua testa, in cui nessuna scarpa pericolosamente appuntita le era finita attorno a costituire un filo spinato di indubbia dannosità, in cui le risatine incontrollate di Calì e Lavanda non erano tanto alte da poter perforare l’udito di chiunque.

Hermione per un momento fu seriamente combattuta su cosa fare; poi, lasciandosi andare alla collera, raggiunse in uno slancio le due civette.

« Mi spiegate cosa diavolo state facendo? » Le aggredì, scagliando le braccia ad indicare tutto quanto. «Guardatevi intorno! Come dovrei fare a studiare in un ambiente simile? »

« Oh, Hermione! » Al contrario di incupirsi in qualche modo, Calì si aprì in un sorriso. « Tu ancora non sai la novità. Domani sera si terrà la festa di inizio anno! »
Hermione ne rimase così sconcertata che, con tutta la buona volontà, non riuscì a dire nulla di sensato per lunghi istanti. Lavanda intervenne per lei.

« Sì, è la tradizione degli studenti del settimo anno. Stiamo ancora cercando il posto adatto. Pensa un po’, Hermione, saranno presenti tutte le Case; è per questo che dobbiamo fare attenzione a cosa indossare. Vuoi che ti presti qualcosa? »

Okay, pensò Hermione.
Qualcosa decisamente non quadrava.

« Una festa clandestina? » Ripeté, quasi come se fosse una parolaccia. « Cosa… oh, non voglio nemmeno sapere come possiate anche lontanamente approvare una simile inutilità. L’unica cosa che mi preme è che sistemiate al più presto questo macello, dopotutto… » Hermione esitò per un attimo. « Sono una Caposcuola. Devo mantenere l’ordine».

Se Hermione era stata certa di eludere così ogni protesta, scoprì che si era sbagliata di grosso. Lavanda e Calì, scambiandosi un’occhiata incerta, tornarono a guardare la Grifondoro come se fosse lei la pazza, e non loro.

« Non… non verrai? » Mormorò Lavanda, col tono di chi parla con qualcuno in punto di morte. «Hermione… non hai idea di quanto sia socialmente sconsigliato evitare una festa a cui il tuo ragazzo è presente ».

« Prego? » Si accigliò l’altra, disorientata. « Ron… Ron parteciperà? »

« Ovvio. » Confermò Calì con un’altra risatina. « Glielo abbiamo detto stamattina, e lui ha confermato anche per te. Andiamo, cosa vuoi che sia una festicciola innocente? »

Hermione era sconvolta e agghiacciata. Qualcosa di inconcepibile si faceva strada nella sua mente senza lasciar posto ad altro di sensato; non poteva essere possibile che stesse succedendo davvero.

Che tutto questo fosse toccato a lei.

Gli occhi sgranati e la bocca spalancata, Hermione girò i tacchi e si sottrasse alla compagnia delle civette per cercare quella di Ginny, che era rimasta immobile così come l’aveva vista poco prima. 

Continuava a scrivere su quei fogli, la boccetta di inchiostro in bilico sulle lenzuola, il grattare della piuma soffocato dalle rinnovate risatine che avevano cominciato a risuonare per il dormitorio.
« Ginny! » Si precipitò di fronte a lei scansando i vestiti galleggianti con le braccia. « Hai sentito? »

« Uhm, no. » La giovane Weasley si portò la punta della piuma alle labbra e sollevò gli occhi sulla Grifondoro. « Ero concentrata qui ».

« A quanto pare Ron parteciperà al festino. » Il tono di Hermione era più scandalizzato che mai. « Senza avermene parlato. Non posso crederci ».

« Non puoi credere che un ragazzo voglia divertirsi? » Ginny sorrise dolcemente all’indirizzo di Hermione. « E’ del tutto normale, invece. Farebbe bene anche a te: scarica lo stress ».

« Invece credo che questo sia un comportamento da non imitare.
» Il tono di Hermione si fece più controllato. « Seriamente, non credi che possano esserci ripercussioni per ciò che farete? Potrebbero verificarsi incidenti, qualcuno potrebbe ubriacarsi, o prendersi a botte! »

Ridacchiando, Ginny si sollevò a sedere e piegò il mazzo di fogli a metà.
« Hermione. » La guardò con la decisione tipica di lei. « Ci saranno incidenti, si ubriacheranno e siprenderanno a botte. Ma è proprio per questo che è divertente, no? Davvero, credo che ti farebbe bene partecipare ».

« Partecipare sarà l’ultima cosa che farò. » Disse Hermione, ostinata. « Domani sera pattuglierò i corridoi come al solito, e vi avverto fin da subito che qualora dovessi incorrere in qualche traccia di confusione, non esiterò a fare rapporto alla professoressa McGranitt. Non sarò io a coprirvi ».

In tutta risposta, Ginny scosse attonita la testa e l’altra, le braccia ancora incrociate, sbuffò dileguandosi da un dormitorio che non aveva mai trovato meno sopportabile.

Note:

Ecco a voi la seconda parte del secondo capitolo. :)
D'ora in poi dividero i capitoli in parte 1 e 2, perché sono troppo lunghi XD
Beh spero che questo capitolo vi sia piaciuto, domani posterò il 3 :)
Un megabacione ❤
Noemi

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