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Apocalypse Please ( Parte 2)

Nobody said it was easy,
no one ever said it would be this hard,
oh take me back to the start

Coldplay, The scientist

I corridoi erano bui e silenziosi.
L'oscurità si aggomitolava sul pavimento in pozze sfocate color carbone e il riflesso dorato che la luna rimandava alle alte finestre si spargeva in lame color avorio sul manto scuro. La notte impregnava le pareti di quiete e il lento respiro dei dipinti assopiti aleggiava nei corridoi in una lenta e immacolata melodia.

« E' tutto tranquillo, a quanto pare ».

I battito dei passi lenti e regolari si frammentava di parole gettate per caso ogni qual volta un angolo veniva svoltato e il buio si faceva troppo pesto. Hermione si sentì rabbrividire al contatto con un atrio oscuro e profondo come un pozzo senza fine.

« Già ».

Ron era rimasto silenzioso durante tutta la durata del sopralluogo. Rigido e attento, la sua spilla da Caposcuola che brillava appuntata sul petto, aveva continuato a guardare di fronte a sé senza lasciar trasparire alcuna emozione.

Erano state tante le volte in cui Hermione lo aveva guardato nella speranza di essere ricambiata, rimanendo però così cocentemente delusa da chiedersi spesso quale fosse esattamente il suo problema.
In verità non poteva credere che Ron ce l'avesse con lei per la festa; non sarebbe stato da lui. Insomma, la conosceva bene, avrebbe potuto ragionevolmente aspettarsi una reazione simile da parte di sua.

E d'altra parte, si disse Hermione con la fronte aggrottata, quando mai Ron si era mostrato entusiasta di far baldoria? Era forse un lato di lui che c'era, ma che lei non aveva mai conosciuto, oppure la sua era solo smania di attenersi alle regole sociali? La Grifondoro non sapeva darsi risposte, e decisa com'era ad evitare la lite, scelse di rimanere in silenzio.
La sua mente, probabilmente come quella di Ron, era tutta rivolta al settimo piano e all'entrata della Stanza delle Necessità.

Ci erano già passati davanti due volte e nessuno di loro due si era azzardato a dire niente in quel momento, così come in effetti Hermione aveva resistito alla tentazione di rimanere nei paraggi con la scusante di beccare qualche festaiolo in flagrante.

Anzi, si erano addirittura allontanati, scendendo per i piani bassi e scordandosi per un momento dell'irregolarità che si stava compiendo proprio sopra le loro teste. Adesso invece il percorso tracciato dagli insegnanti li costringeva a doverci ripassare, ed era in tacito accordo che i due stavano proseguendo verso quella specifica direzione.

Salirono le scale senza rivolgersi parola e Hermione ne approfittò, rimanendo indietro di un paio di scale, per spiare il profilo di Ron; scoprì che se poco prima era stato implacabile, adesso sembrava quasi dubbioso.

La ragazza scelse di non pensarci più, ma quell'espressione la tormentò finché non furono giunti al settimo piano e fu in quel momento che un pendolo posto nelle vicinanze segnò l'arrivo della mezzanotte. Entrambi si arrestarono istintivamente; un'occhiata di Hermione all'orologio da polso le confermò che l'orario di ronda si era concluso. Eppure trovò stranamente difficile annunciare a Ron che erano liberi di tornare in dormitorio, soprattutto perché lui stava voltato da tutt'altra parte.

« Ron... » mormorò Hermione, spezzando il silenzio. « Abbiamo finito ».

« Sì. » Le disse Ron; poi finalmente si girò verso di lei. « Vuoi tornare a Grifondoro? »

Lei annuì immediatamente, ma nonostante l'assenso Ron ancora non si diresse verso le scale. Hermione cominciò a intuire, collegando l'aria indecisa del suo ragazzo al piano incriminato in cui si trovavano, quali fossero esattamente le sue intenzioni; le bastò un battito di ciglia perché la vecchia collera tornasse ad invaderla.

« Ron. » Ripeté con decisione. « Non vorrai davvero andarci ».

« Ascolta, perché no? » Cercò di placarla lui, dolcemente. « Ci sono tutti quelli del settimo anno, più alcuni del sesto. Non vedi com'è tranquillo qui intorno? » 

Ron le indicò i dintorni con un sorriso. 

« E' dalle nove che siamo qui, e non abbiamo incontrato nessuno. Nemmeno un fantasma. Perché dovrebbe capitare proprio a noi di venire scoperti? »

Hermione non riusciva a trovare le parole. Non poteva credere che Ron, fino a quel momento, avesse continuato a sperare di andare sul serio a quella stupida festa.

« Oh, non capisco perché diavolo tu voglia partecipare. » Gli disse, risoluta. « Hai davvero intenzione di ubriacarti e passare l'indomani senza capire un tubo di ciò che ti viene detto?»

« Hermione, sei troppo severa con gli altri. » Ron scosse la testa.

« E io, bè... voglio solo vedere com'è. Stare un po' con Harry, Seamus e Dean. Se vuoi non tocco alcool, ma non puoi... ecco... » esitò, come per trovare coraggio. « Non puoi pretendere che me ne vada a dormire, quando i miei migliori amici si stanno divertendo ».

Le sorrise di nuovo, osservandola nell'oscurità.

« Eri tu che dicevi che il nostro rapporto è serio e responsabile, no? E allora che senso ha fare questi divieti? »

« Il mio non era un divieto. » Reagì Hermione, toccata. « Ho solo... ho solo pensato che andare alla festa non fosse la cosa giusta da fare ».

Senza avere più forza di guardarlo, Hermione abbassò lo sguardo sul pavimento, sentendosi vacillare. Era stata così sicura, durante tutta quella giornata, di comportarsi nel modo più corretto; di agire per il bene degli altri, e di quello di Ron.

Adesso invece si sentiva così stupida.

Lo aveva costretto a non andare, si era rifiutata di ascoltarlo quando lui avrebbe voluto parlarle, aveva messo la propria volontà sopra a quella di Ron senza chiedere neanche lontanamente la sua approvazione. Era stata arrogante, sì, e meschina. Hermione ripensò a quante ne aveva fatte e dette negli ultimi due giorni e improvvisamente, in un barlume di ragione, scoprì di pentirsi più o meno di tutto quanto.

« Va bene. » Si arrese, con un breve sospiro. « Puoi andare, se ti diverte ».

« Vieni anche tu con me » Ron l'afferrò per la mano.

Hermione esitò. « No, non mi farò coinvolgere ».

« Soltanto per pochi minuti. » Insistette lui, senza accennare a lasciarla. « Per favore. Solo per dare un'occhiata. Sulla soglia, davvero. Per farti vedere che non è tutto così irrispettoso come credi ».

Senza poterselo impedire, Hermione si liberò in un sorriso.

« Probabilmente sarà buio, non vedrò niente ».

« Ancora meglio. » Le disse Ron, fiducioso. « Sarà come pattugliare un'aula. Un minuto, e poi se vorrai potrai andartene senza che io dica niente, e mi vedrai tornare così come sono adesso. Niente puzza di alcolici. Ci stai? »

No, si disse Hermione, non ci stava per niente, ma le parole non vollero uscirle e a Ron bastò il suo silenzio per dargli il permesso di trascinarla. Lei si lasciò trasportare con il cuore che batteva forte e i piedi che desideravano impuntarsi; capì di stare andando incontro a qualcosa di molto pericoloso e sconveniente, ma curiosamente la sua contrarietà non fu abbastanza da costringerla a frenare la veloce camminata di Ron e tornare indietro.

Decise di non pensare a niente e, tra il respiro mozzo e il cieco timore di veder spuntare qualche insegnante dal pianerottolo vicino, raggiunsero finalmente la parete muraria che cercavano.
Ron, senza lasciarle la mano, chiuse subito gli occhi. Hermione pensò che lo avesse fatto troppo velocemente e per un momento non poté fare a meno di sentirsi smarrita; lei non aveva ancora nemmeno realizzato di stare per partecipare alla festa clandestina.

Ma la porta della Stanza delle Necessità comparve fin troppo rapidamente e fu senza indugi, che un Ron sorridente si fece avanti insieme a lei per la fessura e varcò la soglia.
Dopo essersi chiusa la porta dietro le spalle, Hermione rimase paralizzata.

Buio.

Fari colorati danzavano incessantemente attorno a una sala che doveva avere dimensioni a dir poco gigantesche.
Musica che spaccava i timpani, folla che si muoveva, chiazze di persone che venivano svelate e nascoste ad un ritmo impossibile da seguire.

Caldo, voci, risate.

Tintinnio di cristalli, bottiglie rilucenti e bicchieri infranti.

La vista si perdeva sulle tracce delle luci colorate per poi nuovamente affondare in un buio a cui non riusciva ad abituarsi.

I suoni erano così assordanti che a Hermione venne l'impulso di pararsi le orecchie con le mani; ma Ron, senza lasciare la presa, le sorrise per poi trascinarla a lato di quella che la ragazza scoprì essere una sala composta di pista da ballo. In uno spazio lontano vi era un gruppo di divani illuminati di azzurro, occupati da moltissimi studenti; in un'occhiata fu in grado di distinguere i Serpeverde. 

Sembrò che Ron volesse portarla lì e Hermione per un momento ebbe l'idea di protestare, però poi, con suo grande sollievo, lui svoltò verso la pista per uscirne di nuovo poco dopo, ed ecco che si trovarono finalmente sommersi da volti familiari.

« Ehi, Ron! Hermione! » La voce di Harry risultò a malapena udibile tra tutto quel trambusto. « Alla fine hai deciso di venire? »

« Hermione? » Ginny si fece largo tra la gente e fissò stupita l'amica. « Ron, l'hai drogata per caso? »

« No. » Rispose Hermione guardinga, sentendosi molto osservata dalla folla Grifondoro. « Mi tratterrò per pochi minuti ».

Anzi, stavo già per andarmene, avrebbe voluto aggiungere, prima che qualcuno la raggiungesse da dietro passandole un braccio attorno alla spalla.

« Anche tu qui, Hermione? » Disse Colin Canon, la macchina fotografica che penzolava attorno al collo. «Adesso ci siamo proprio tutti ».

« Falle una foto, Canon. » Intervenne Seamus Finnigan, passando di lì. « Così vedremo il miracolo sul giornale di domani ».

Il sorriso si congelò sul volto di Hermione. Seamus se ne accorse e, leggermente imbarazzato, allargò le braccia in qualcosa di molto patetico.

« Scherzavo, Hermione ».

« Ha soltanto bisogno di ambientarsi » disse Ginny con leggerezza.

« Ci penso io. » Intervenne Colin. « Ti porto al bancone a bere qualcosa? »

Hermione non ci stava capendo più niente. Sentiva il suo nome rimbombare da parti del tutto sconosciute e vedeva facce che a tratti sprofondavano nell'oscurità della sala. Confusa e disorientata, pensò di essere riuscita a cogliere il senso dell'ultima frase e scosse debolmente la testa.

« No. » Mormorò. « Meglio di no. Ma dov'è Ron? » aggiunse, accorgendosi in quel momento della propria mano vuota.
Si guardò intorno, ma non lo vide da nessuna parte; presto Colin si staccò da lei e qualcun altro l'afferrò con dolcezza per un braccio.

« Dev'essere andato a prendere da bere con Harry e gli altri. » Disse Ginny. « Su, andiamo da Calì e Lavanda ».

« Ma lui... lui aveva detto che non avrebbe bevuto! » protestò Hermione, ma Ginny non la sentì e prese a trascinarla tra la folla in movimento.

***

Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.
Erasmo da Rotterdam

« Malfoy... »

« Sì? »

« E' arrivata? »

« Non ancora ».

Theo proruppe in un lamento d'agonia mentre, con aria sofferente, buttava la testa all'indietro del divanetto. Draco era seduto vicino a lui e fissava la pista con meticolosa attenzione.

« E' mezzanotte, cazzo. » Brontolò l'altro rivolto al soffitto e alle luci accecanti. « E io sono ancora sobrio ».

« Un attimo di pazienza. » Insistette Draco, guardandolo. « E' qui! La sento. L'ispirazione è qui vicina ».

« Lo hai detto anche due ore fa ».

« Sì, ma prima era una sensazione, adesso ne sono proprio convinto. Guarda, Theo, i bicchieri ce li abbiamo davanti. Faremo in fretta a sbronzarci. Ma io ho assoluto bisogno di trovare prima l'idea, e di te sobrio, in modo da sentirmi meno solo ».

Theodore, la bocca socchiusa, abbassò le palpebre in disperazione e Draco si voltò di nuovo verso la pista.

Dov'era l'idea geniale?, continuava a ripetersi.

Era così irritato e contrariato dell'inutilità della serata che non sapeva come facesse ancora a starsene lì fermo. Lo sguardo affondava nei bicchieri colmi di rum più spesso di quanto volesse ed era solo nell'immaginarsi in quali pietose condizioni sarebbe stato la mattina successiva, che trovava la forza di resistere.

Eppure gli era sembrato così facile nel suo dormitorio; guardarsi intorno, attendere l'illuminazione ed essere abbastanza svegli da catturarla.
Draco sentiva di avere qualche possibilità, eppure, oltre a una folla di persone che già conosceva, i suoi occhi non erano capaci di scorgere nient'altro.

« Maledizione, Theo, aiutami. » Draco lo svegliò con una gomitata.

« Due paia di occhi sono meglio di uno ».

« Sì, ma i miei ormai ci vedono doppio ».

« Meglio, così vedrai più chiaramente l'illuminazione! » Sbottò

Draco convinto. « Avanti, dimmi chi può fare al caso nostro ».

Con una scrollata, Theodore si rimise composto e, i gomiti poggiati sulle ginocchia, prese a far vagare lo sguardo confuso dove l'amico gli indicava.

« Vedo la stessa gente che vedi tu. » Borbottò. « McFall ».

« Ah, no, lei non ha niente di speciale. » Draco scosse la testa.

« Continua ».

« Parkinson ».

« No, mia madre ne sarebbe contenta ».

« Paciock ».

« Grazie per il suggerimento, Theo, ma anche se credo che fingere di essere gay sconvolgerebbe i miei genitori proprio come vorrei, non sono ancora così disperato ».

« Allora non lo so. » Nott si passò stancamente una mano sugli occhi. « Non vedo nessun altro ».

« Nessuno di considerabile, intendi. » 

Draco assottigliò gli occhi nello scrutare la folla che ballava. 

«Soltanto un branco di patetici Grifondoro. Mi chiedo che cosa siano venuti a fare qui. Non hanno la stoffa per i festini, e nemmeno per nient'altro se è per questo. Guarda, quello non è Weasley? Non è una Burrobirra quella che sta bevendo? Salazar, come si può cadere così in basso? Come minimo ha paura a bere troppo... chissà quali cose spaventose potrebbero succedergli. Effettivamente, con la famiglia che si ritrova... »

A lato, Theo sogghignò.

« Indossa l'uniforme. » Proseguì Draco in tono perfido.

« Probabilmente non aveva vestiti decenti con cui venire. C'è anche la sorella, quella Ginny Weasley. Fisicamente è passabile, ma ha l'aria di sentirsi sempre al centro dell'attenzione. Sembra insopportabile. Ovviamente si sarà scelta amiche simili a lei... guarda, la Patil, la Brown... le racchie della peggior specie. La Granger... Merlino, Theo! Guarda a che razza di festa siamo venuti ».

Incuriosito, Theodore sollevò il mento e puntò lo sguardo nella direzione suggerita da Malfoy, la cui bocca si era improvvisamente contorta in una smorfia di marcato disprezzo.

« La vedi, Theo? Praticamente un cespuglio ambulante, è impossibile non notarla. Quella arrogante so-tutto-io... Salazar, in che diavolo di festa siamo, se anche i Sanguesporco possono partecipare? Bè, scommetto che se tolleriamo i Weasley potremmo chiudere un occhio anche per lei. A proposito di Weasley... che vita penosa dev'essere la sua, per stare con una del genere. E dire che pensavo avesse già toccato il fondo. Ma lui ovviamente sarà contento di aver trovato qualcuna che se lo prende, sua madre avrà fatto i salti di gioia. Una Mezzosangue in famiglia... che quadretto patetico. Dio, soltanto Weasley sarebbe capace di fare una cosa del genere. Io non ne avrei mai il coraggio. Figurarsi, rischierei ildiseredo al solo rivolgerle la parola. Mio padre mi caccerebbe di casa e... sì, anche mia madre... immagino che rimarrebbe sconvolta... molto sconvolta... e... »

Lo sguardo ormai attonito, la voce di Draco si perse nell'assordante confusione della sala.

Era lei.

La sentiva, la vedeva, la percepiva e gli aveva lasciato una botta in testa da cui il Serpeverde doveva ancora riprendersi.

L'illuminazione a lungo cercata sembrava ora investirlo di un bagliore quasi accecante.

Le labbra socchiuse in stupore, Draco scorse la Granger sprofondare in un angolo buio della sala e si volse meccanicamente verso l'amico. Theodore non aveva perso tempo; i bicchierini di rum già sollevati alla loro altezza, rivolgeva all'altro un ghigno così soddisfatto che Draco, seppur ancora attonito, non poté fare a meno di sorridere a sua volta.

« Alla salute » gli disse Nott, e sottraendogli anche la sua bevuta, festeggiò per entrambi.

- Titolo del capitolo tratto da "Apocalypse Please", Muse.

Note:

Mi sembra giusto che dopo tutto questo tempo (Always XD) ahahah <3

pubblicare due capitoli :)

è il capitolo che mi piace di più. finalmente Draco ha trovato la sua "Ispirazione" :) 



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