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I

WILL

Quando torno in cucina dopo aver sfatto le valige nella mia stanza, vedo che Persefone sta già preparando il tavolo.
A guardarla fare costante cose contemporaneamente, sento una brutta sensazioni farsi strada nella mia mente, è come se mi sentissi in colpa per lasciare tutto il lavoro a lei, come fosse la domestica di casa.
Cosa che chiaramente non è.

《Vuoi una ma-》non faccio nemmeno tempo a finire la frase che lei è già lì pronta col suo sorriso smagliante a chiedermi un piacere.
《Ah Will, mi faresti un favore?》

No guarda non posso proprio eh.

《Andresti a chiamare Nico e dirgli di scendere che la cena è pronta? Lui sta nello scantinato probabilmente, ormai è diventata la sua stanza》

Ok, ora non posso per davvero. Già quel tipo mi ha lanciato insulti di ogni genere prima che aprissi la porta di casa, non credo mi voglia intorno.
Non l'ho nemmeno visto ma mi fa incredibilmente paura.

《Ah e se quando scendi vedi che è tutto buio, tenta di non accendere la luce, anche se ti sembra di vedere un goblin delle foreste che bisbiglia da solo come un malato di mente, perchè quello è lui》
Strano modo di descrivere il proprio figlio.

Me ne vado dalla cucina e scendo di sotto al piano terra, finché non trovo la porta del seminterrato.
Confesso di aver sempre avuto un po' di paura del buio, sin da quand'ero piccolo. Di fatto odiavo andare a fare campeggio con la zia Artemide, perché lei ci faceva fare tutte le attività di notte, inclusa la caccia. Odiavo pure quella. Era terribile. Tutte quelle notti passate nella foresta, buia e piena di rumori spaventosi.
E poi papà vomitava ogni volta che lei squoiava un animale, quindi di conseguenza, sentendo l'odore del vomito, vomitavo anch'io.

Nel seminterrato, come mi aveva detto Persefone, è buio pesto. C'è solo una piccola, minuscola luce rosso sangue infondo alla stanza.
Sembra di stare in un paesaggio creato da Dante.
Mentre scendo le scale di metallo, intravedo la figura di un ragazzo, distesa sul letto. Si fa notare specialmente perchè la sua pelle è incredibilmente bianca e crea contrasto col resto tutto scuro.
Scendo sul pavimento in moquette rosso bordeaux. Il corpo non si muove.
È lì, rannicchiato in posizione fetale, raggomitolato tra le mille lenzuola del letto. E non si muove.

So che voi starete pensando "mi ricorda abbastanza la descrizione di un morto" oppure "Will guarda che è in coma" o anche "ma lascialo dormire, che cazzo gli vai a rompere i coglioni", ma a me più che altro, guardandolo così, viene in mente la scena di Biancaneve, o, se si vuole, della Bella addormentata nel bosco.
Effettivamente me la immagino così la scena in cui il principe arriva finalmente al letto della principessa e la trova così, al buio, che spicca su tutto il resto, bianca cadavere, immobile come una bambola.
Di fatto alla fine si parla di un principe che bacia un cadavere, non deve per forza essere dipinto come in quelle fiabe che ci racconta la Disney.

Mi avvicino.

È proprio bello. Forse un po' gracile, ma è bello.

Però mi preoccupa, sembra avere delle condizioni di salute precarie. Non che Persefone o Ade lo lascino morire di fame... credo. Almeno, la madre mi è sembrata una brava persona. E poi non mi avrebbe fatto chiamare il figlio se non avesse voluto dargli da mangiare.
Oppure è una di quelle cose da serial killer...magari mi ha mandato qui sotto per rinchiudermi assieme a lui e farmi fare la sua stessa fine. In tal caso-

《Chi cazzo sei? Che minchia ci fai in camera mia?》
Oh cazzo, si è svegliato. Che faccio? Che faccio? Gli dico ciao? Mi scuso? O faccio il serio? Com'è che mi devo comportare?!
《Ehm...scusa, io sono Will, tua madre mi ha mandato qui per dirti che la cena è quasi pronta, vorrebbe che tu venissi di sopra..》
Ok era penoso. È stato il discorso peggiore che avessi mai fatto.
Davvero. Qualcuno deve zittirmi.
《Dille che non mangio...anzi, cosa c'è per cena?》
《Ehm...Tacchino》
《Ok non mangio》
Detto questo prende i lembi della coperta e se li tira su fino al capo, coprendosi completamente.

《Sai non credo che tua madre ti lasci-》
《Lei non è mia madre》mi interrompe, tirando fuori la testa e guardandomi dritto negli occhi. Quello sguardo mi fa scorrere brividi su e giù per la schiena.
Sembra che mi voglia mettere in soggezione, che mi stia studiando e che mi voglia dimostrare che qui, in questo momento ed in questo posto, non sono affatto nella posizione di avanzare pretese ed obbligarlo a fare qualcosa.

《O-ok, però non hai fame?》
Davvero, quel ragazzo stava riuscendo nel suo intento: mi sentivo incredibilmente a disagio, come sotto esame, quando tenti di compiacere chi ti sta giudicando ma allo stesso tempo una parte di te vorrebbe solo nascondersi dai suoi occhi e svanire nel nulla.

Sento una mano allungarsi verso di me ed appoggiarsi sul mio petto, prima che possa anche solo capire cosa stia succedendo, la sento chiudersi attorno alla stoffa della mia maglietta dei Nirvana ed attirarla verso di sè.
Ora er all'altezza di Nico, a pochi centimetri dal suo viso.
《Se avessi avuto fame ti avrei detto di sì, non è vero?》
Rimango lì immobile, con gli occhi sbarrati, ad ascoltare la sua voce gracchiante per il sonno; sento il suo respiro sul lobo del mio orecchio e non riesco a fare altro che rimanere pietrificato e non fare niente.
Le sue dita salgono e vagano fino alla mia nuca, affondano nei miei capelli e portano sempre più vicine le sue labbra al mio orecchio.
《Fai il bravo e vai a dire alla signora che io non mangio》
Dopo questo mi lascia andare ed io, come un fedele cagnolino, annuisco ad occhi sbarrati e torno di sopra da Persefone.

Ebbene.

《NICO, VIENI SUBITO A MANGIARE! COS'È QUESTA STORIA CHE NON HAI FAME?! GUARDA CHE DOPO IO NON TI CI PORTO AL MC DONALD!》
Persefone, appena le avevo gliel'avevo detto, era partita in quarta verso la cantina. Appena aveva varcato la porta della "stanza" di Nico (l'aveva letteralmente sfondata con un calcio), era diventata una girl boss incazzata ed isterica.

《VIENI SUBITO A MANGIARE CHE SEI TROPPO MAGRO E DI CERTO I NUGGETS NON TI FANNO BENE》
Nico si alza di scatto tutto pimpante.
《CHI CAZZO SEI TU PER DIRMI COSA DEVO MANGIARE? TE L'HO DETTO, QUESTA NON È SOLO UNA FASE, MANGIARE AL MC È UNO STILE DI VITA!》
A quel punto Persefone accende la luce e Nico emette un forte lamento a causa del bagliore improvviso.
《Aaaaah! La luce!》
Lei lo prende alla sprovvista e comincia a tirarlo per l'orecchio.
《TU MANGERAI CON TUTTI NOI!》
Detto questo, si avvia per le scale, portandosi dietro sia me che Nico, che intanto sta per perdere la sensibilità all'orecchio.

《CHE POI COME TI VIENE IN MENTE DI UTILIZZARE WILL A TUO PIACIMENTO COME FOSSE IL TUO CANE?! È NOSTRO OSPITE, TRATTALO COME SI DEVE!》ormai Persefone stava urlando da più di mezz'ora mentre andava avanti e indietro per il salotto, tenendo ancora Nico per il lobo.
《Ma tu hai fatto la stess-》
《NON PARAGONARMI A TE! FORZA, CHIEDI SUBITO SCUSA!》
《Ma-》e subito lei gli tira un ceffone in testa.
Nico allora si avvicina a me, con lo sguardo fissato sulla punta dei suoi stivali in pelle nera ed i capelli che gli nascondono completamente il viso ed emette uno strano e flebile rumore, quasi impercettibile.
《Cosa?》gli chiedo mentre mi sporgo per cercare di guardarlo in faccia.
《Scujiwa》sussurra.
《Nico muoviti che ho fame!》urla Persefone che sta guardando impaziente la scena.
《Ok, va bene! Scusa! Ecco, l'ho detto! Contenti?!》
Poi se ne va a grandi falcate in salotto tentando di nascondere il viso rosso per la vergogna.

Il pranzo andava avanti normalmente, con Nico che tentava in ogni modo di far sparire il rossore dalle guance accostando alla pelle una bottiglietta d'acqua ghiacciata ed il signor Di Angelo che gli chiedeva in continuazione se avesse la febbre, non capendo cosa facesse il figlio, quando ad un certo punto, nel silenzio più totale, Ade disse una cosa.
《Hazel!》
Nocciola? In che senso? Che c'entra?
《Quand'è che torna Hazel?》
《Dovrebbe tornare domani sera》
《Oh povera Hazel, mi manca così tanto! Sono così in pensiero, è lì in Canada tutta sola!》
《Si ma non è la prima volta che va a trovare sua madre-》
《Nico non lamentarti, non fare il geloso, dai!》
《Ma io non sono geloso di lei!》
《Esatto, bravo! È esattamente quello che dovresti fare!》
《Ma ti senti quando-》
《Nico smettila di parlare che si raffredda il cibo》lo zittisce Persefono con uno sguardo che potrebbe far paura ad un leone.
Quello era un chiaro "non iniziare una lotta che sai di non poter vincere".
Il ragazzo non dice niente ma arrossisce di nuovo, questa volta per la frustrazione, e mette il broncio addentando la carne.

Ormai mi ero accorto che Nico era tutto, fuorché sicuro di sé stesso: ogni volta che si sentiva anche un minimo superiore (cioè molto spesso) finiva sempre per essere rimesso al suo posto ed il fatto di non riuscire mai a prevalere sugli altri, almeno, dal mio punto di vista, lo rendeva così imbarazzato che arrossiva in continuazione.
Ma almeno lui ci riprovava ogni volta, il che è una buona cosa per una persona; almeno lui non è come me, uno scemo che non riesce nemmeno ad essere grato per quello che la vita gli ha offerto, uno che rimugina sulla sue tristi paranoie invece di vivere nel momento e che non fa altro che buttare via il suo tempo, mentre c'era gente che avrebbe pagato oro per avere la mia stessa vita, persone molto più sconsolate di me, che avevano passato dei veri e propri momenti difficili, non come me. Io sono solo un bambino viziato che non è mai contento di niente.
Chissà se anche Nico avrebbe pagato oro per essere al suo posto: prima, nel seminterrato, quando gli aveva parlato per la prima volta, il moro gli aveva detto "lei non è mia madre".
Questo poteva significare che magari Persefone era la nuova moglie del signor Di Angelo e di conseguenza la matrigna di Nico.
Ma il ragazzo me l'aveva detto con una tale accidia nella voce che mi si era ghiacciato il sangue nelle vene. Probabilmente lui aveva avuto un passato ben più difficile del suo, non come me. Sì, sicuramente anche lui avrebbe voluto avere un vita come la mia, senza intoppi e momenti bui.

Lo riesco ancora a vedere, chiaro nella mia mente, mentre se ne sta sdraiato sul letto come fosse un nobile dell'antica Roma ad un banchetto, che mi dice quelle parole.
Poi mi tira per la maglietta e la sua mano scivola sulla mia schiena e poi sul mio collo, il mio cuore ancora si esalta al ricordo di questa sensazione.
Sento ancora i brividi lungo la schiena, gli occhi si spalancano, come fossi un cerbiatto davanti ad un lupo.
È strano però, perchè ora come ora, lui non mi fa per niente paura.

《Will?》mi dice Persenfone.
Effettivamente lei è l'unica che mi rivolge la parola qui. Mi sento a disagio, come se lei mi avesse messo su un posto che non mi spettava.
Mi stanno guardando tutti.
Nico, il signor Di Angelo, lei.
Non è una sensazione nuova, purtroppo, ma è sempre molto brutto sentirla che striscia di soppiatto vicino a te e poi, boom! Esplode, lasciandoti solo la consapevolezza, senza darti modo di tornare indietro.
Non voglio sentirmi così, non qui. Non è questo lo scopo di questo viaggio.
Ma, come ho detto, non c'è via di fuga. L'unica cosa che posso fare è restarsene qui ad aspettare che passi e basta, anche se è difficile.
Non sono parte della loro famiglia, sono solo un'ospite. Ci dovrebbe essere così tanta confidenza fra di noi? Non lo so. Stanno cercando di sostituirmi a qualcuno? Che fosse quella ragazza, Hazel?

《Will, ti va di dirci perchè sei venuto qui per l'estate?》
La domanda dovrei farla io a voi, sembrate venuti fuori da un raduno punk.
Probabilmente mi hanno fatto questa domanda perchè si ritrovavano in un momento imbarazzante.
《Volevo andare in un posto diverso dalla California: lì ci vado ogni anno con la mia famiglia e degli amici, abbiamo anche una casa là, ma volevo vedere anche altri posti, da solo》
Purtroppo ci metto un tono di troppo in quel "da solo" che sembra detto con disprezzo. Forse lo è.

《Ma che bella idea che hai avuto! Ma perchè vai sempre in California?》
《I miei genitori vivevano lì da giovani, si sono dovuti spostare a New York per il lavoro di mio padre》
《Che cosa romantica! Sai, anche noi abbiamo una casa a New York, ci abitavamo quando Nico andava a scuola lì, ma ora che ci siamo trasferiti, la usa solo mio marito per quando deve fare qualche sosta lì...Non sappiamo cosa farcene in poche parole...》Persefone parla con nostalgia negli occhi, come persa nei ricordi, e finisce per giocherellare col cibo che ha sul piatto.

《Tu quanti anni hai, ragazzo?》si fa avanti una voce più profonda; mi giro, è il signor Di Angelo, che timidamente si è introdotto nella conversazione.
È un po' inquietante questo suo modo di parlare, le sue movenze, pure i lineamenti del suo viso, ma spero di farci l'abitudine.
《Ventuno》
Nico strabuzza gli occhi e le poco non si strozza da solo con io peszo di carne.
Ma perchè? Che ho di strano?
《Oh wow, allora devi aver già iniziato a lavorare》
《No in realtà faccio alternanza scuola-lavoro, sto cercando di laurearmi in medicina》il signor Di Angelo mi guarda come se se lo aspettasse che gli avrei detto una cosa simile.
《Quindi dottore, huh?》quell'uomo mi sta guardando come se fossi la cosa più interessante al mondo.
È strano. Perchè prova tanto interesse verso di me? Che c'è di speciale? Che c'è di tanto strano.
《Beh si》rispondo un po' a disagio.
《E dimmi, allora, perché sei venuto qui? Non mi sembra un posto per te questo》
E quelle parole mi colpiscono come una lancia dorata nelle costole: ho paura, ne ho tanta, la lancia vibra. Cosa gli dico? Non lo so, non lo so proprio.
Quell'uomo ha lo stesso sguardo che mi ha rivolto Nico qualche ora fa.
Gli dico una bugia? Ma io non so mentire! Vabbè dai, sempre meglio di dirgli il vero motivo.

《È soltanto una pausa》dico.

1... 2... 3... silenzio... ok, ci hanno creduto, spero.

Lo sguardo del signor Di Angelo perde di lucentezza ed i suoi occhi si distolgono da me.
《Ok》
E da allora non apre più bocca, per tutto il resto della cena.
Ed eccolo, di nuovo, quel senso di inadeguatezza che striscia piano piano come una biscia e s'insinua nella mia maglietta, correndo lungo la spina dorsale, fino a mordermi sul collo; il veleno entra in circolazione, si mischia col sangue e, poco a poco, arriva al cervello, lo posso sentire.
Posso sentire chiaramente i loro sguardi su di me.
Prima ci sono, poi se ne vanno, poi ritornano. E mi giudicano, tentano di capire come funziono, fanno teorie su teorie quando potrebbero semplicemente chiedere, ma non lo fanno, per codardia: non vogliono sapere veramente la verità.
Oppure sono solo io, e tutti qui non fanno altro che tentare di essere gentili con me e non chiedermi niente di inopportuno, ed sono io che me ne sto qui a speculare su di loro, senza chiedergli niente direttamente.
È che ho paura. Non so di cosa, ma ho paura. Sembra che stia per arrivare, sembra che la incontrerò nel futuro, ma non ne sono sicuro, so solo che voglio nascondermi da lei, rannicchiarmi in un angolo e far finta di essere invisibile.

Finita la cena, aiuto a spreparare e poi tutti quanti se ne vanno più o meno dove vogliono a passare la serata come più preferiscono, tanto la casa è gigantesca.
Mentre mi avvio verso la mia stanza, posso sentire una sensazione di disagio; mi guardo intorno un attimo e vedo che Nico mi sta fissando ed, anzi, mi sta pure seguendo.
Mi fa paura, quindi accelero in direzione della porta, ma lui mi prende per il polso mentre sto per entrare.
《Fammi un favore, sta lontano da me e mio padre》
Lo guardo accigliato.
《Ma che ho fatto-》
《Ma tu proprio non capisci niente!》e se ne va via infuriato, col viso, di nuovo, rosso.

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