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Uscite alternative

Sherlock si portò una mano all'orecchio con una smorfia, mentre il grido di Scott Lang smetteva di rimbombargli nel timpano, lasciandosi però dietro un fastidiosissimo fischio.
- Ma che cavolo! -Si udì la voce di Stark, decisamente contrariato.- Pollicino, si può sapere che diavolo stai...!!
- Non è stata colpa mia!- ringhiò Lang interrompendolo.- E smettila di chiamarmi con quel soprannome! Lo detesto!
- Cerchiamo di darci una calmata!- intervenne Banner, facendo la parte, come al solito, della voce della ragione.- Scott, si può sapere cos'è successo??
-...La porta-rispose lui infine, emettendo nuovamente un gemito.- Non so come spiegarvelo, ma... È come se fosse comparso una specie di campo di forza sopra. Solo quando ci sono andato contro, è comparso. Anche mentre ero miniaturizzato...
- Diabolicamente ingegnoso.- mormorò Sherlock, osservando nuovamente il sottile filo notato poco prima.- Questo dispositivo è progettato per attivarsi solo quando si tenta di passare una seconda volta!
- E io allora??? Come faccio a uscire adesso??-si lagnò l'ex ladro.- Non posso mica rimanere qui miniaturizzato fino a domattina.
- Del resto, sarebbe ancora peggio.-confermò Banner, in tono cupo.- Se quel dispositivo ha rilevato l'intrusione, allora significa che può anche rilevare la tua presenza. Non potresti nasconderti molto a lungo. Dobbiamo farti uscire ora. O sarà stato tutto inutile.
- Ma se rilevano l'intrusione...!
- L'importante è che il disco sia ancora lì, e che tu non sia lì, soprattutto-ribadì lo scienziato.- Così tutt'al più penseranno a un malfunzionamento.
- Sì, ma il problema rimane! Qui non ci sono uscite!!
-Non è detto. -Si intromise Stark.- Sto analizzando la planimetria della stanza.
Sherlock strinse i denti: la situazione si stava decisamente facendo più complicata.
E, purtroppo, era destinata a peggiorare, come gli confermarono le successive parole di Banner.
-Ragazzi... Non vorrei aggiungere carne al fuoco, ma... Non riesco più a rilevare la posizione della signorina Hooper...

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-Che significa??- La voce del detective, in quel momento, era più simile ad un ringhio.-Come è possibile che non riusciate a localizzarla?? Che razza di geni dell'elettronica siete??
-Non dipende da noi!-si difese Stark, nella voce una nota offesa.- Forse si è spostata in una zona dove il segnale dell'auricolare non trasmette. L'ultima volta che l'abbiamo sentita stava parlando con Strucker, e già la ricezione non era chiara. Qualcosa su arte... collezione... L'ho detto, era pessima.
Sherlock trattenne a stento un moto di stizza: aveva da tempo elaborato una particolare tecnica, che gli permetteva di rendersi sordo a tutte quelle conversazioni che lo irritavano o che non suscitavano il suo interesse.
Era una sorta di "modalità muto", con cui metteva a tacere i soggetti da lui selezionati: tra questi anche alcuni dei suoi conoscenti, tra cui la signora Hudson- anche se saltuariamente-e Anderson; quest'ultimo lo era il novantanove virgola nove per cento delle volte...
Ed era a questa modalità che aveva fatto in parte ricorso poco prima: aveva scelto di concentrarsi sul recupero del CD, e non sulla conversazione che stava avvenendo tra la sua patologa e quel viscido Barone.
Viscido.
Era esattamente questo il temine che gli era salito per primo nella sua mente non appena lo aveva sentito approcciarsi a Molly.
Ed era esattamente per questo che aveva scelto di non ascoltare più quella conversazione: ma non perché gli fosse indifferente... Anzi, tutt'altro.
Ogni parola, ogni doppio senso... ogni complimento elargito da quell'uomo lo aveva irritato come mai prima di allora.

Anche se non capiva cosa lo rendesse così furioso.
Forse il soggetto a cui le parole erano rivolte?
Era davvero possibile che lui fosse... geloso di Molly??
Sherlock si impose di riscuotersi: ora i suoi sentimenti passavano in secondo piano; la cosa veramente importante era che Molly -la sua Molly??- poteva essere in pericolo. Per colpa sua.
Era stata sua l'idea del coinvolgerla in quell'assurda missione sotto copertura.
Non sapeva se provava davvero qualcosa per lei... Ma di una cosa era certo. Se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato. Esattamente come con Mary.
- Vado a cercarla- affermò infatti.- Voi cercate un modo di far uscire il vostro amico da lì. Poi ce ne andremo.
E, senza dare neppure a Stark, che stava ancora smanettando sul pc, il tempo di replicare, si diresse a passo rapido verso il salone, mentre Scott stava ancora discutendo con Banner su una possibile via di fuga.
- ...Rompere un vetro?
- Sono doppi e antiproiettile. Lo scudo sulla porta è ancora attivo?
- Sì. E poi non posso rischiare di attivare qualche altra trappola passandoci nuovamente.
- Sei sicuro che non ci sia qualche buco nella stanza da cui puoi filartela?
- Te l'ho detto! Non c'è!-sbottò Scott, esasperato.- Che faccio, mi metto a scavare un tunnel???
- Trovato!-La voce di Stark lo zittì.- C'è un uscita alternativa!
-Davvero? E quale sarebbe, di grazia?-ribattè l'altro, scettico.- Ho perlustrato tutta la stanza!
- E infatti non è nella stanza... Non esattamente...
L'ex ladro aggrottò la fronte, sospettoso.
- ...Che cosa vuoi dire?
Stark strinse le labbra, soffocando un sospiro.
- Non ti piacerà.
- Ho altra scelta, forse??
Stark sospirò nuovamente.
-...Tu sai nuotare, vero?

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Molly, dove diavolo sei??
Sherlock percorse con lo sguardo ogni singolo angolo del salone, soffermandosi appena una frazione di secondo sui volti degli invitati, alla ricerca dell'unica che in quel momento gli interessasse.
Ma Molly non era tra loro. Sembrava essersi dissolta nel nulla.
Ma le persone non svaniscono mai nel nulla, il detective lo sapeva fin troppo bene. In qualsiasi caso di sparizione, si lasciavano sempre dietro delle tracce residue... degli indizi.
Bastava solo sapere dove cercare.
Si diresse dunque, determinato, verso l'angolo bar.
- Un bordeaux, grazie- ordinò, dopo aver squadrato il barman per qualche istante.
Questi si affrettò a versagli il vino ordinato, che lui si portò appena alla bocca, senza neppure berlo. Gli fece poi cenno di avvicinarsi, e si appoggiò al bancone, parlandogli in modo quasi confidenziale.
- Prima qui c'era una ragazza. Capelli castani. Occhi castani. Vestito dorato- la descrisse, spiccio, cercando di non soffermarsi su certi dettagli che rendevano Molly Hooper diversa dalle altre mille donne con quella medesima descrizione fisica: il modo in cui arrossiva-specialmente quando era lui, a rivolgerle la parola- il suo modo di sorridere... lo sguardo intento dei suoi occhi nocciola quando, in laboratorio, analizzava qualche sostanza per lui...

Si costrinse a distogliere l'attenzione mente da quelle considerazioni inopportune -e fin troppo sentimentali, per i suoi gusti- mentre il barman sorrideva, complice.
-Oh, sí. L'ho notata. Davvero carina. Il capo ha buon gusto. Hanno parlato a lungo... E lui sembrava decisamente interessato.
Il detective strinse appena le dita intorno al bicchiere, mentre l'ennesimo strano moto di un qualcosa di indeterminato e indefinito- fastidio? Rabbia? Gelosia? -gli stringeva nuovamente lo stomaco.
O forse... stava stringendo qualcos'altro... un altro organo nella regione del petto?
- Ha sentito cosa stavano dicendo?- gli domandò però, cercando di ignorare quella strana morsa con tutte le sue forze
-Certo. Io sento sempre tutto. Nessuno fa mai caso a noi barman- ribatté il giovane uomo, con una punta di amarezza e di ironia nella voce.- Siamo invisibili. Solo una mano che serve da bere. Forse pensano che siamo anche sordi.
Sherlock soffocò un sorrisetto compiaciuto: forse far leva su quella sorta di rancore gli sarebbe stato utile.
- Posso sapere cosa ha sentito?

L'uomo, però, fece subito marcia indietro, mettendo nervosamente a posto alcuni bicchieri abbandonati sul bancone.
- Ecco... Io non credo che... Ho già parlato fin troppo... È il mio capo, dopotutto, e io non...
- Ma il suo capo neppure si accorge di lei. L'ha appena detto-lo blandí il consulente.- Non rischia nulla a dirmelo. E io non l'ho mai saputo da lei, naturalmente.
Il giovane scosse la testa, timoroso, armeggiando nervosamente con uno shaker.
- Io... Non lo so...
-Senta. Quella donna è una mia... amica... Voglio solo assicurarmi che stia bene.
L'uomo sollevò un sopracciglio.
-...È il suo fidanzato?
Sherlock quasi perse la pazienza, ma si impose di mantenere il controllo: farlo parlare era l'unico modo per trovare Molly; non poteva girare a caso per tutta l'immensa villa, non senza attirare attenzioni indesiderate.
- Voglio solo sapere dove è andata-ribattè, eludendo volutamente la domanda.- E le assicuro che mi dimenticherò di lei non appena me l'avrà detto. Se lei farà lo stesso, si intende.
Il barman sospirò, lanciando poi al detective una strana occhiata.
- Il barone ha una collezione d'arte privata nella dèpendance. A destra dopo il giardino. Ma io non gliel'ho mai detto.
Sherlock sorrise appena.
- Ovviamente.
- Posso non dirle un'ultima cosa?
Lui aggrottò appena la fronte, poi annuì.
- Il mio capo è noto per... approfittarsi delle donne... diciamo così. Non lasci che lo faccia anche con la sua ragazza.-Alzò una mano, mentre Sherlock apriva la bocca per protestare, con un mezzo sorriso saputo.- Lasci stare. Vi ho notato quando ballavate, sa? Ha una luce particolare, negli occhi, quella ragazza. La trovi. E se la tenga stretta, stavolta.
Per la prima volta, il consulente detective non ribatté oltre, limitandosi a un "grazie" sommesso, dirigendosi poi nella direzione indicatagli dall'uomo.

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L'ampio giardino che circondava la villa era opulento tanto quanto la villa stessa, circondato da bizzarre piante tropicali e addirittura da un piccolo laghetto artificiale.
Le labbra di Sherlock si arricciarono in una smorfia, davanti a tutta quell'esibizione di denaro-di certo non pulito- e aumentò il passo, fino a giungere in vista della depandance.
Ma prima che potesse studiarne ogni angolo e trovare così un modo alternativo alla porta per entrare, una voce sommessa e poco distante attirò la sua attenzione.
-... Sherlock??
Seppur fosse venata da una certa dose di genuina sorpresa, il detective la riconobbe all'istante: subito, avvertì come se un peso gigantesco gli fosse stato tolto dal petto e dallo stomaco, mentre gli sfuggiva un leggero sospiro di sollievo.
Non gli ci volle molto per trovare Molly appoggiata ad una parete del piccolo edificio, nascosta appena dietro delle alte siepi: un ennesimo sollievo lo pervase quando, non appena la ebbe di fronte, non notò ferite visibili; era però chiaramente pallida.
-Molly, cosa accidenti è successo??-le domandò all'istante, e dalla sua voce, senza che lui lo volesse, trapelò una certa rabbia.-Non avresti dovuto allontanarti dal salone!

Ma lei, anziché farsi intimidire dal suo tono, alzò battagliera lo sguardo, fissandolo risentita.
- Pensavo che il mio compito fosse proprio questo. Tenere quell'uomo... impegnato!
-Sì, ma non così impegnato!- ribattè il detective con un sibilo.-Non ti avrei mai chiesto questo!
- Non è come pensi!-ribattè nuovamente la patologa.- Lui ci ha provato, ma... gliel'ho impedito.
Sherlock si avvide, in effetti, che la morbida crocchia in cui aveva legato i capelli si era in parte sciolta: era un mistero come lui, sempre pronto a notare ogni singolo dettaglio in pochi secondi, non si fosse avveduto di quello così palese; forse, anche se non voleva ammetterlo, la preoccupazione provata aveva ottenebrato la sua mente.
-Quando mi ha portato qui, ha subito cominciato ad... allungare le mani. Ma io l'ho distratto rovesciandogli il vino sulla camicia; quando si è voltato, sono riuscita a pungerlo sul collo con lo spillone che mi avevi dato-spiegò Molly, e un sorriso leggero si fece strada sul suo volto, che però rimaneva ancora cupo.- Poi l'ho disteso sul letto con una bottiglia tra le mani. Il narcotico ha più o meno gli effetti di una sbronza, giusto? Così non ricorderà nulla. Non sentivo più le vostri voci nell'auricolare, così stavo per tornare nel salone... mai poi ti ho visto.
Sherlock rimase stupito dal modo in cui lei gli raccontava di come se la fosse cavata in una situazione comunque non facile: non sembrava neppure particolarmente spaventata o provata. Ma i suoi occhi dicevano ben altro, così come il leggero tremito delle sue mani e la pelle d'oca sulle braccia.
La squadrò quindi con più attenzione, come sempre era solito fare: fu in quel momento che si avvide finalmente di un rossore anomalo sui polsi della ragazza che, a causa del buio che li avvolgeva, non era stato in grado di notare prima.

Molly seguì il suo sguardo e, subito, fece per portarli dietro la schiena: lui, però, glieli strinse prima che potesse riuscirci, anche se con estrema delicatezza, come se tenesse tra le dita un oggetto incredibilmente fragile.
-Non è nulla- si affrettò a precisare la patologa, senza però sottrarsi a quella stretta, e traendo intimamente sollievo da quel leggero contatto, che rinfrescò la sua pelle: le mani di Sherlock, infatti, erano fredde, nonostante la serata fosse calda.- Ho solo trovato un po' più difficile del previsto sottrarmi alle sue... attenzioni.
Il detective strinse le labbra.
- Non avrei mai dovuto coinvolgerti-mormorò, la voce piena di rabbia, ma anche di rammarico, mentre distoglieva lo sguardo: non smise, però, di stringere piano i polsi di Molly, sfiorandoli appena coi polpastrelli; oltre al rossore, vide anche dei leggeri segni violacei, indice di una stretta forte e prolungata.
- Non mi hai coinvolta. Ho accettato io di aiutarti.- La voce della patologa era risoluta, mentre costringeva il detective a incrociare nuovamente il suo sguardo, il volto a poca distanza dal suo.- John è anche mio amico, non dimenticarlo. E poi non è nulla, te l'ho detto.
- Avresti potuto rischiare molto di più.- La voce del riccio si tinse nuovamente di rabbia.- Se non fossi riuscita a...!
- Avrei saputo difendermi, all'occorrenza- lo interruppe lei, e i suoi occhi nocciola dardeggiarono risoluti.-Non sottovalutarmi. Piuttosto, avete trovato il CD? Possiamo andarcene?
Sherlock fece per ribattere ancora, ma si trattenne, e annuì.
-Sì. Andiamocene- rispose semplicemente, percorrendo, insieme a lei, la strada a ritroso, gli occhi però ancora rabbiosi.- Ne ho più che abbastanza di questa festa.

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Non appena lasciarono quella parte della villa, l'auricolare riprese a funzionare: il detective si scoprì rincuorato dal fatto che Stark e gli altri non avessero udito la sua conversazione con Molly; quest'ultimo, peraltro, fu più che sollevato che il detective fosse riuscito a trovarla, e che stesse bene.
Almeno, fisicamente.
Dopo essere saliti nella vettura guidata da Barton, infatti, la patologa era rimasta in silenzio, intimamente ancora scossa, nonostante tutto, da quella serata.
Improvvisamente, però, l'arciere frenò a circa un miglio dalla villa di Strucker senza alcuna apparente ragione, facendoli irrigidire entrambi.
Barton, però, si girò verso di loro con un'espressione per nulla preoccupata.
-Tranquilli- li rassicurò infatti.- Dobbiamo solo raccogliere il passeggero mancante.- Strinse le labbra, come se stesse trattenendo una risata.- Vi consiglio solo di tapparvi il naso...
Sia Sherlock che Molly si guardarono, incerti: ma prima che potessero domandare il senso di quella strana affermazione, la portiera vicino al posto di guida si aprì, e uno Scott Lang con la tuta visibilmente fradicia montò a bordo della vettura.
-È solo acqua!- ringhiò, mentre si toglieva il casco, all'indirizzo di Barton che, stavolta, sogghignava apertamente, mentre il detective e la patologa lo fissavano attoniti.
-Sarà... - risuonò la voce di Banner nelle loro orecchie, scettica ma chiaramente divertita.-Io però, fossi in te, mi farei lo stesso una doccia...
- E butterei via le scarpe!- rincarò la dose Stark.-Mi sembra il minimo, dopo una passeggiatina nelle fogne! Mi toccherà disinfettare la macchina...

Fu in quel momento che Molly, rimasta in silenzio fino ad allora, scoppiò in una fragorosa risata: che, però, si affrettò a soffocare all'istante con la mano, davanti all'espressione affranta del giovane ladro.
- Scusa scusa, so che non è divertente, ma...!-fece, scoppiando nuovamente a ridere, nonostante i suoi sforzi.
E, come si sa, la risata è contagiosa: Barton, infatti, si unì a lei; e, incredibilmente, anche Sherlock, dopo l'iniziale resistenza.
Persino Scott, dopo uno sbuffo, rise sommessamente, insieme a Stark e a Banner.
Sherlock, dal canto suo, si scoprì a guardare Molly di sottecchi, e si scoprì rincuorato dal fatto che quel ridicolo episodio e quelle spontanee risate avessero fatto nuovamente comparire quella luce nel suo sguardo.
Senza volere, risuonarono nella sua mente le parole di quel barista.
"Ha una luce particolare, negli occhi, quella ragazza..."

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