Shopping con Sherlock Holmes
Molly fece qualche cauto passo sul lucido marmo a scacchi bianchi e neri della boutique dove Sherlock l'aveva, letteralmente, trascinata. Non aveva neppure fatto a tempo a leggere il nome dell'insegna, ma era di sicuro costosa, a giudicare dal tipo di abiti esposti. Non c'erano moltissimi clienti, ma anche loro indossavano tutti abiti griffati.
Girò, spinta dalla curiosità, il cartellino del prezzo di un semplice tubino nero appeso su un appendiabiti a rotelle vicino a lei, e trasalí: costava quanto tre mesi di affitto del suo appartamento! Non osava neppure immaginare quanto costasse un altro indosso ad un manichino, viola e incrostato di pailettes, con le scarpe coordinate.
Trovarsi in quella lussuosa boutique americana, circondata da outfit terribilmente costosi illuminati dalla luce dei faretti- proprio lei, che al massimo si concedeva qualche abito casual di tanto e di tanto, e non certo di quel prezzo- era già di per sè surreale; ma il fatto che lo stesse facendo con Sherlock Holmes aveva dell'incredibile.
Quest'ultimo, infatti, era poco dietro di lei, intento ad esaminare altri abiti appesi alle altre innumerevoli stampelle.
-Sherlock, io non credo che...!
Il detective zittí subito la sua protesta, iniziando a parlare a raffica, mentre esaminava altri abiti con la stessa cura e intensità con cui maneggiava provette e sostanze chimiche. Sembrava essersi calato all'improvviso e del tutto in nuovo ruolo.
-Secondo le mie ricerche, il barone Strucker é famoso per correre dietro alle donne, e non ha un... modello preferito, diciamo. - Sollevò un lungo abito di pizzo lilla, per poi rimetterlo a posto dopo una sola occhiata, e prenderne subito un altro. - Ma é particolarmente attratto dai vestiti... provocanti. Ma non deve esserlo troppo. Altrimenti si insospettirà.
Molly, notando che stava studiandone uno molto scollato sia sulla schiena che sul davanti-e che lasciava ben poco spazio all'immaginazione-arrossí: sarebbe stata davvero in grado di fare una cosa del genere??
-Sherlock... sei sicuro che io sia la più... adatta, per questo compito? - gli chiese, non riuscendo a trattenere una nota timorosa nella voce.-Forse avresti dovuto chiedere a...
-... Se le tue prossime parole sono "Irene Adler", risparmia il fiato - le intimò il detective, brusco. - Se ho scelto di chiederlo a te, è perché di te mi fido. Ora smettiamola di perderci in chiacchiere e cerchiamo qualcosa di utile.
Quella frase, seppur detta in modo brusco, scaldò il cuore della patologa che, nascondendo un sorriso, passò lentamente le dita e lo sguardo sulle altre varie stampelle.
Tuttavia, però, un'altra istintiva protesta sfuggì alle sue labbra.
- Non posso permettermi nemmeno il più semplice di questi! - bisbigliò, per non farsi sentire dalla commessa.- E non posso permetterti di pagarlo!
Sherlock, senza dire una parola, le mostrò una carta di credito, nera, lucida e dall'aspetto esclusivo, mentre un sorriso leggero gli sollevava appena le labbra.
-Paga mio fratello- le disse, mentre il suo sguardo, improvvisamente, si incupiva.-Almeno, si renderà utile.
In quei due giorni, in effetti, Mycroft era letteralmente sparito, dopo aver condotto al Santuario Rosie e la signora Hudson: Sherlock non ne era del tutto certo, ma gli pareva che il fratello gli stesse nascondendo qualcosa...
Molly fece per protestare ancora, ma si trattenne: dopotutto, se serviva per salvare la vita di John, dubitava che Mycroft Holmes avrebbe protestato per un improvviso e cospicuo addebito sulla sua carta.
Fece dunque un piccolo sospiro, esaminando via via altri abiti: ma, mentre lo faceva, sbirciava Sherlock di sottecchi, preoccupata; aveva infatti sul volto un'espressione molto più cupa, nonostante il piano fosse già stato elaborato.
-Sherlock, cosa c'è che ti preoccupa? - le domandò lei alla fine, incapace di tacere oltre. - Vedrai che, quando daremo a quei criminali quello che vogliono, questa storia finirà. Non avrebbe senso fare del male a John. Dopotutto, non era lui che volevano.
- Non è detto- mormorò il detective, dopo un lungo silenzio, senza guardarla. - È comunque nelle mani di Culverton Smith. Che, guarda caso, io ho contribuito a sbattere in galera. Potrebbe benissimo giocare sporco. Anche dopo aver ottenuto quella maledetta chiavetta. Anzi, lo farà di sicuro.
Molly, avvertendo un vero sconforto nella sua voce, istintivamente gli strinse piano un braccio.
-Se lui giocherà sporco, allora lo faremo anche noi-affermò, con tutta la sicurezza a cui poté, in quel momento, fare appello, e mettendo a tacere, per qualche istante, anche i suoi timori. - E poi, abbiamo addirittura dei supereroi, dalla nostra parte! - gli ricordò, con un piccolo sorriso. - Siamo una squadra, no?
Sherlock, forse un po' rincuorato, accennò un sorriso, seppur con un certo sforzo: d'improvviso, le diede le spalle e, quando si voltò di nuovo, teneva tra le mani un bellissimo abito di seta dorata, lungo un po' oltre le ginocchia, con una scollatura a "v", profonda, ma non esagerata, drappeggiata da un tessuto semitrasparente: il medesimo velo costituiva anche il dietro, sulla schiena, ma solo in parte scoperta, creando così una sorta di vedo/non vedo malizioso, ma non eccessivamente provocante.
-Questo va bene - sentenziò, e la sua voce, con un certo sollievo di Molly, era ritornata imperiosa. - Non serve che lo provi. Dobbiamo cercare anche le scarpe. Ma prima tocca a me cercare uno smoking... - aggiunse, con una smorfia, chiaramente poco entusiasta.
-... Come fai giá a sapere che mi va bene?? - obiettò però lei, sbigottita.
- Mi basta un'occhiata per capire taglie e misure-replicò lui, stringendosi nelle spalle, mentre la ragazza ancora lo fissava ancora incredula.
-Be'... forse non dovrei stupirmene - disse, a voce bassa, ma in modo che il detective la sentisse perfettamente, con un pizzico di ironia nella voce. - Dopotutto, quella donna morta all'obitorio, qualche anno fa, non l'avevi riconosciuta dalla faccia...
Benché avesse sollevato il bavero del suo cappotto-coprendo così gli zigomi-Molly notò perfettamente il lieve rossore che, per un istante, tinse il volto del detective, colto in fallo. Si concesse, perciò, un piccolo sorriso compiaciuto, mentre gli andava dietro, il nuovo abito stretto tra le braccia; doveva ammettere che Sherlock aveva preso in pieno i suoi gusti: il giallo, oltretutto, era il suo colore preferito, anche in quella sfumatura dorata. E lui, di certo, lo sapeva.
Una domanda, però, si fece strada nella sua testa prima che potesse fermarla: se Sherlock non aveva alcun bisogno della sua presenza per scegliere il vestito, perché mai l'aveva portata con lui?
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Santuario di New York
Sera
-...Zia Molly, sembri una principessa! - esclamò Rosie, sfiorandole leggermente il vestito con la manina.- Forse stasera incontrerai un principe!
Lei sorrise, accarezzandole il capo biondo, mentre dava gli ultimi ritocchi al trucco e all'acconciatura.
-Grazie, Rosie. Ma ne dubito... -mormorò, mordendosi nervosamente le labbra, mentre il sorriso svaniva: purtroppo, quella a cui si stavano recando lei e Sherlock era tutt'altro che una divertente festa dove l'unico pensiero era ballare e divertirsi: entrambi i loro compiti erano ben lungi dall'essere semplici o piacevoli.
Con un sospiro, infilò le scarpe tacco dodici in tono con l'abito: anche queste acquistate nella medesima boutique, e che costavano più o meno quanto un anno del suo stipendio.
Ma il vero problema sarebbe stato indossarle per tutta la serata: sapeva portare i tacchi-anche se non così alti-e li trovava terribilmente scomodi. Inoltre, la sua innata goffaggine non le avrebbe certo giovato.
Mentre afferrava una piccola pochette nera, si domandò ancora una volta se Sherlock non avesse commesso un gigantesco errore di valutazione, a chiederle di aiutarlo...
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-Quindi, lei e la dottoressa Hooper siete...
- Noi non "siamo" niente. - Sherlock, impegnato in quel momento al suo pc, e con già indosso lo smoking, fulminò Stark con un'occhiataccia.
-Non mi ha dato questa impressione...- ribatté quest'ultimo con una smorfia divertita, che ebbe il potere di far innervosire il detective ancor di più di quanto non fosse già.
-... E lei non mi ha dato l'impressione di un uomo che sta per convolare a nozze, dato che flirta con ogni esemplare del genere femminile-lo rimbeccò infatti il detective, acido, sperando con quella stoccata di averlo imbarazzato, o quantomeno azzittito.
-Non mi definisco certo "playboy" senza un motivo, le pare? - ribatté però il miliardario, senza neppure una nota offesa nella voce, ma piuttosto divertita, come se quella sorta di schermaglia verbale lo divertisse.
Sherlock alzò gli occhi al cielo, dandogli le spalle, e sistemandosi il fastidioso farfallino al collo.
Non era la prima volta che agiva sotto copertura: ma, per qualche strano e inspiegabile motivo, quella particolare serata lo rendeva nervoso come non mai.
-Sarete costantemente monitorati entrambi, per quanto possibile. - Banner tese al detective due minuscoli auricolari, uno per lui e uno per Molly. - Sentiremo tutto ciò che direte. Una volta che la signorina Hooper avrà attirato l'attenzione di Strucker, io e Tony guideremo lei e Scott fino all'ufficio dove è nascosta la chiavetta.
-Vi ho messo a disposizione una delle mie macchine, per portarvi fino al luogo della festa-si intromise nuovamente Stark. - Barton sarà il vostro autista, e rimarrà in auto, pronto ad allontanarsi rapidamente una volta che sarete fuori. O a intervenire nel caso che le cose si mettano male.
- Non accadrà-sentenziò il detective, stringendo le labbra.
-Comunque, ho anch'io una certa esperienza nelle missioni sotto copertura-affermò Banner, entrato proprio in quel momento nella stanza.-Facevo parte dell'I.M.F, prima di entrare nello S.H.I.E.L.D.
-I.M.F??-Sherlock aggrottò la fronte, voltandosi a guardarlo. -Mi suona familiare...
- Tradotto, sarebbe "Impossibile Mission Force." In parole povere, Unità Missione Impossibile- rispose Barton con un sorriso accondiscendente. - Dubito che la conosca. È un'organizzazione antiterroristica molto segreta, nota a pochissimi nel governo.
Prima che il corvino potesse ribattere che, probabilmente, non solo suo fratello di sicuro la conosceva, ma altrettanto quasi sicuramente aveva suoi uomini che ci lavoravano, Molly fece il suo ingresso nella stanza.
E, incredibile ma vero, Sherlock Holmes perse l'uso della parola per parecchi istanti.
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