It's the endgame
Mycroft fece appello ancora una volta a tutta la sua freddezza, e avanzò fino a giungere proprio di fronte a Culverton: il quale non perse tempo, apostrofandolo con evidente ironia.
- Signor Holmes! Sono lieto che ci abbia onorato della sua presenza-gli disse infatti, sempre con quel ghigno che non pareva mai abbandonare la sua faccia.-Spero che il viaggio sia stato piacevole.
- ...Molto. Soprattutto il panorama. Incantevole- rispose lui, sarcastico, sforzandosi di non posare neppure lo sguardo sui due prigionieri, anche se una rapida occhiata lo portò a notare che il fratello presentava una ferita sanguinante sul sopracciglio destro, mentre l'agente della CIA un taglio sul labbro.
Culverton, però, si accorse all'istante di quell'occhiata fugace.
- Hanno opposto un po' di... resistenza. Abbiamo dovuto ricorrere alle maniere forti. Questo è il trattamento che riserviamo agli ospiti non invitati-gli disse, con maligna ironia.- Anche se, lo ammetto, mi aspettavo una sua visita. Non mi aspettavo, però, che venisse accompagnato proprio da lui!
Nel dire ciò, indicò l'agente Ross, che gli restituì uno sguardo carico d'odio.
- Avremmo dovuto sbatterti in cella tanto tempo fa, Zola!-ringhiò, mentre l'energumeno che lo tratteneva aumentava la presa su di lui.
Culverton, per nulla intimorito, increspò le labbra in un sorrisetto.
- Forse non esiste una prigione che sia in grado di trattenermi...
- Non ci giurerei!-ringhiò nuovamente l'altro.
L'uomo dell'Hydra, però, ignorò completamente la sua ultima replica: sembrava averne avuto abbastanza di parlare con lui; rivolse infatti la sua attenzione al soggetto primario della sua vendetta che stava finalmente per compiersi.
-Il famoso Sherlock Holmes... di nuovo in mano mia- sogghignò, compiaciuto, stringendogli il mento tra le dita tozze, e costringendo il detective a sollevare il capo, che aveva fino a quel momento tenuto chino.- È diventata una consuetudine, ormai. Anche l'ultima volta, è entrato nella mia tana, e mi si è sdraiato davanti. Ma, stavolta, non verrà a salvarla il suo bel dottorino. Nessuno verrà a salvarla... Anzi -aggiunse, con voce mortifera.- Nessuno di voi uscirà vivo da qui.
Sherlock strinse le labbra, gli occhi azzurro ghiaccio colmi di un odio senza pari: ma non profferì parola.
Fu quel punto che Mycroft, invece, trattenutosi a stento fino ad allora, intervenne.
- Avevamo un accordo. Ho quello che lei voleva- gli ricordò, cercando di mantenere un tono di voce calmo e autorevole.
Smith gli rivolse uno sguardo carico di ironia.
- Credo che, ormai, il nostro accordo sia stato ampiamente disatteso. Ma non si affligga troppo-lo consolò, con cattiveria.- Non avevo comunque alcuna intenzione di mantenerlo. Comunque, grazie del regalo. Lo apprezzo molto.
Gettò uno sguardo a Sitwell, che annuì: intanto, uno dei suoi uomini frugò con poca grazia nella giacca del politico, impadronendosi della chiavetta USB.
- Tra poco, John Watson diventerà il primo soldato perfetto, grazie alla mia geniale macchina. Ma sarà solo il primo di una lunga serie. Congratulazioni- aggiunse, con perfidia.-Siete appena diventati le mie nuove cavie.
- Pensa forse che l'improvvisa scomparsa del detective più famoso di Londra, di un agente della CIA e di un uomo del Governo Inglese passerà inosservata?-gli sibilò Mycroft, tornando per un momento ai suoi modi che nascondevano una glaciale furia, in grado di mettere quasi tutti in soggezione.- Mi sembra molto arrogante, da parte sua.
Smith, a quell'uscita, scoppiò a ridere di gusto, scuotendo la testa, e lasciando la presa dal volto del consulente detective.
- Oh, signor Holmes, se sapesse cosa è capace di insabbiare l'Hydra... Roba che i sotterfugi e i segreti della CIA o del Governo Britannico possono solo sognarsi. Farvi sparire sarà una bazzecola. Nessuno si ricorderà neppure più della vostra esistenza. Non c'è niente che io tema.
- ...E che mi dice dei Revengers?
Culverton si voltò verso l'agente Ross, e rimase incerto per un istante.
- Gli Avengers mi preoccupano ancora meno-ribattè, sprezzante.- La gente continua a fare quelle stupide parate in loro onore. Ma dopo gli accordi di Sokovia sono decisamente caduti in disgrazia. Come lei dovrebbe ben sapere.
- Infatti non ho detto Avengers, ma Revengers, razza di idiota celebroleso!-ribattè l'agente della CIA, fissandolo con disprezzo.
L'uomo che lo tratteneva, a quel punto, gli sferrò un forte pugno nello stomaco: Ross gemette, mentre Smith gli si avvicinava, il volto a pochi centimetri dal suo.
- ...Non ho idea di chi siano questi... Revengers. E non mi interessa neppure saperlo-gli sibilò.- So solo che se sperate anche solo di fuggire da qui, o che qualcuno venga miracolosamente a salvarvi, avete fatto male i vostri conti. Siete riusciti a penetrare nella base solo perché io ve l'ho permesso. Nessun altro ci può riuscire. Nessu...
Fu a quel punto che, dagli altoparlanti appesi un po' ovunque nella Base, si udì una sorta di crepitio, seguito da della musica rock suonata a volume sempre più alto, fino a diventare assordante, cogliendo di sorpresa tutti quelli seduti di fronte ai monitor.
Culverton, sbalordito, si voltò verso uno di loro.
- Che diavolo...??? Cosa sta succedendo, si può sapere??
- Signore, qualcuno si è inserito sulla nostra frequenza!!-rispose uno, mentre operava febbrilmente sulla consolle.- Non riusciamo a capire come ci sia riuscito!! Credo che abbia violato anche le nostre difese esterne!
Una sorta di panico iniziò a dilagare tra le fila degli uomini dell'Hydra.
- Monitor di sorveglianza! SUBITO!!! -sbraitò Smith, cercando di farsi sentire al di sopra di quella musica sempre più alta, premendosi le mani sulle orecchie.- E controllate che la barriera sia ancora attiva!!
I suoi uomini si affrettarono ad ubbidire, premendo a grande velocità sulle tastiere: ma riuscirono solo ad abbassare il volume della musica, non a fermarla.
Smith, a quel punto, tirò fuori dalla giacca una pistola, e la puntò alla tempia di Sherlock; si rivolse poi a Mycroft, che a quella scena si era pietrificato.
- Le propongo una scelta, signor Holmes-disse al politico, in un tono stavolta privo di ironia, ma gravido di minaccia.- Chiunque siano i suoi... amichetti, lì fuori, che pensano di assaltare la mia base come niente fosse... Li avverta subito di fermarsi. Altrimenti... Bè....-premette maggiormente la canna dell'arma sulla pelle del detective.- Credo sia superfluo dire cosa accadrà alla testa del suo tanto amato fratellino.
Mycroft, palesemente terrorizzato, rivolse uno sguardo implorante a Sherlock: che, però, stringendo le labbra, rispose al suo sguardo, trasmettendogli, senza bisogno di parole, ciò che doveva fare.
Rivolse uno sguardo anche l'agente della CIA, e vide in lui la medesima rassegnazione.
Erano arrivati al capolinea.
-Ho promesso a mio fratello che avrei salvato John Watson. A qualsiasi costo. Anche della sua stessa vita- mormorò il politico, la cui voce, per la prima volta, si fece spezzata, mentre quella musica allegra risuonava ancora in sottofondo, grottescamente in disaccordo con il tragico susseguirsi degli eventi.- Ma non avrei mai pensato di doverlo fare davvero.
Culverton lo fissò, sbalordito suo malgrado.
- ... Mi sta dicendo che lascerà che io gli spari?? Crede forse di riuscire comunque a salvare il suo amichetto del cuore?-La voce del killer grondava disprezzo.- La credevo più intelligente, signor Holmes. Ma tant'è... Se proprio insiste... Tanto, nessuno si voi uscirà vivo da qui... State solo ritardando l'inevitabile. Chiunque ci sia là fuori, non supererà mai la nostra barriera.
Come a volergli dare ragione, la musica finalmente si interruppe, seguita dall'esultanza generale.
-Signore, dalle telecamere non risulta nulla. E la barriera è ancora attiva-fece uno degli uomini, palesemente sollevato.
Smith scoccò ai tre prigionieri un sorrisetto compiaciuto e, insieme, di falsa compassione.
- Non è stato un gran salvataggio. Bel tentativo, comunque.
Armò il cane della pistola, ponendosi poi di fronte al detective, e puntandogliela alla fronte.
- Mi spiace solo non farla uccidere da John Watson in persona, come avevo programmato. Ma, si sa, nella vita bisogna sapersi accontentare. Preferisco toglierla di mezzo ora. Ho aspettato fino troppo.
Posò lentamente la canna al centro della fronte del detective, che non abbassò mai lo sguardo.
- Ha qualche ultima parola, signor Holmes?-gli chiese Smith, mentre un ghigno carico di perfidia si allargava sulla sua faccia.- Le concedo persino di dire addio a suo fratello. Non mi si dica poi che non sono caritatevole!-aggiunse, esplodendo in una irritante risata.
Fu solo a quel punto che Sherlock si decise finalmente a ribattere: con grande sconcerto di Smith, un leggero sorriso si era improvvisamente dipinto sul suo volto.
- ...Sì. Ho da porle una domanda. Perché continua a chiamarmi Sherlock Holmes?
Prima che Smith potesse capire cosa diavolo significasse quella frase, una parete dell'edificio esplose, facendo, di nuovo, trasalire i presenti, che si voltarono di scatto.
Dal buco appena creatosi entrò, in volo, un uomo vestito con un'armatura rossa, seguito da una trentina di armature simili, ma grigio ferro.
- ...Ops, scusate!- esclamò Iron Man, sarcastico, mentre la Iron Legion puntava i cannoni fotonici contro gli agenti Hydra.-Abbiamo forse dimenticato di bussare?
Dopo l'iniziale stupore causato da quella teatrale entrata in scena, il caos iniziò a dilagare. Gli agenti dell'Hydra, subito, specie quelli dotati di fucili, cominciarono a sparare contro Iron Man e contro l'armata alle sue spalle; ma le armature realizzate da Stark non subirono alcun danno dai loro proiettili, tranne qualche graffio, e rimasero impassibili, come se quei proiettili non gli avessero fatto neppure il solletico.
Il fuoco in cui risposero loro, invece, fu decisamente più efficiente: al comando di Tony, le armature volarono a destra e a manca, mettendo praticamente a ferro e fuoco la Base.
Anche Culverton, attonito, sebbene avesse solo una normale pistola, fece istintivamente per sparargli: ma l'arma, d'improvviso, gli volò via dalla mano, attirata da... un filo di ragnatela.
- Non è carino sparare ai visitatori! Anche se non sono invitati!-lo rimproverò Spider-Man, comparso al fianco di Tony Stark.
-Che cosa state aspettando?!?-sbraitò Smith ai suoi uomini, rimasti impietriti quanto lui.- Sparategli!! Che razza di...!!
Un forte colpo sulla nuca lo fece svenire, zittendolo: alle sue spalle, Stephen Strange si era liberato dalle manette, e una parrucca corvina giaceva ai suoi piedi; poco dietro di lui Ross, approfittando della confusione, aveva rifilato una testata a quello che lo tratteneva, anche se aveva ancora i polsi ammanettati.
- Tu parli troppo-disse lo Stregone, rivolto al corpo privo di sensi di Smith, compiaciuto.
Un mantello quanto mai familiare volò attraverso il buco appena creato da Stark, per poi posarsi sulle spalle del Maestro Delle Arti Mistiche.
- Proprio un soprabito fedele, non c'è che dire...- mormorò Stark, divertito, mentre fondeva le manette di Ross.-A proposito, senza pizzetto non stai poi così male...
- Sta' zitto!-ribattè Stephen, lanciandogli un'occhiataccia, mentre rispondeva all'assalto di un soldato dell'Hydra.- Non appena sarà finita questa storia, me la faccio ricrescere in un secondo!
Un soldato fece per sparagli contro con un'arma simile ad un cannone: subito, Strange evocò uno scudo protettivo intorno a loro, mentre la Iron Legion rispondeva al fuoco.
- Era ora che arrivaste!- sbottò Mycroft, risentito.-Non sapevamo più cosa inventarci per guadagnare tempo!
- Ha comunque recitato alla grande! E anche voi altri!-ribattè il miliardario, con un sorrisetto.- Mai pensato di darvi all'actor studio?
Prima che chiunque di loro potesse ribattere, una delle misteriose saracinesche presenti nell'hangar venne sollevata: da essa, fuoriuscirono delle strane creature dall'aspetto mostruoso, ma impossibile da definire; erano almeno un centinaio, se non di più, la pelle grigiastra- coperta in parte da una sorta di armatura metallica, che pareva quasi far parte del loro stesso corpo- alti e massicci, e ognuno di essi imbracciava una lunga asta che terminava in una lama azzurrognola.
Erano esattamente le medesime creature che avevano affrontato tempo prima durante la battaglia di New York, ma parevano ancora più grosse e letali.
Stark fece una smorfia.
- ... Oh, no! Un'altra volta questi no!
- Sono i Chitauri, vero signor Stark??- domandò Peter, mentre sparava le sue ragnatele contro due soldati.
-... Più o meno. Questi mi sembrano più sotto steroidi. Direi che sono i Chitauri versione 2.0.
-Be', allora direi di dare un taglio alle chiacchiere- sbottò Stephen, mentre evocava due dischi luminosi da entrambe le mani.- Dobbiamo guadagnare tempo fino al segnale di Barton.
- Molto bene!- si dichiarò d'accordo Stark, passando poi nelle mani di Ross, ma anche di Mycroft, un piccolo cannone fotonico, mentre l'armata di Chitauri, ruggendo, gli veniva incontro.
Sogghignò, e tese le braccia davanti a sé: a quel gesto, dei cannoni si staccarono dalla parte posteriore dell'armatura e, con i loro raggi, andarono a falciare parecchi dei loro assalitori.
- Cominciamo a fare un po' di pulizia...
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Sherlock avanzò cauto ma a passo spedito verso il punto in cui Stark aveva localizzato il laboratorio della Base, affiancato da Banner. Sentendo risuonare ripetutamente un allarme, seguito da musica rock, e infine dal boato di un'esplosione, si concesse un sorriso: fino a quel momento, il piano stava andando esattamente come avevano programmato.
Lang, Ross e Strange erano entrati insieme, ognuno con un compito ben preciso: quest'ultimi facendosi cogliere in flagrante, come da copione, mentre Scott, miniaturizzato nella tasca del cappotto di Strange-in veritá fornito dal detective- si era diretto subito nei condotti dell'aria. Anche Barton era andato con loro, ma invece di entrare nella Base aveva, con delle frecce radiocomandate, da fuori- sfruttando il piccolo punto debole della barriera- senza essere rilevato, disattivato alcune telecamere esterne, e aspettava solo il loro segnale per entrare lui stesso e approntare il piano di fuga: alcune macchine erano posteggiate vicino ai container, pronte all'uso. Anche Spider-Man aveva contribuito, lanciando qualche ragnatela speciale sugli schermi attraverso quella medesima apertura. Sherlock e gli altri avevano invece seguito a debita distanza la macchina su cui aveva viaggiato Mycroft, fino al portale (che avevano superato grazie a un incantesimo di Strange, che lo aveva resi praticamente invisibili per qualche minuto) e poi alla Base.
La musica aveva, come previsto da Stark, disturbato le frequenze dei macchinari dell'Hydra, permettendogli di hackerare il firewall della barriera senza essere rilevato e di entrare insieme all'Iron Legion. Aveva poi dunque consentito a loro di entrare dalla parte opposta, usando, su una delle pareti della struttura, un modulatore di materia: uno strano aggeggio fornito da Ross, in grado di creare una sorta di vero e proprio passaggio anche nel cemento, senza bisogno di distruggerlo con esplosivi. Sherlock, nonostante tutto, stentava ancora a credere che esistessero cose del genere...
Inconsapevolmente, era stata proprio la piccola Rosie a dargli l'idea per la prima parte del piano- la loro falsa cattura- quando lo aveva fatto riflettere sull'eccezionale somiglianza tra lui e il Dottor Strange. Era bastata una parrucca corvina riccioluta e... una rasatura, per ottenere una somiglianza praticamente perfetta: quest'ultima, per lo stregone, aveva rappresentato un sacrificio non indifferente-proprio come Sherlock aveva intuito, a giudicare da come teneva il pizzetto sempre curato-seppur temporaneo. Lui, al contrario, aveva sempre preferito i dottori ben rasati...
Soffocò un sorriso, continuando a procedere lungo un corridoio, le cui telecamere erano già state disattivate da Scott. Infatti, attraverso i condotti dell'aria, era giunto fino ai computer principali e hackerato alcuni dei sistemi, fornendo anche false immagini di sorveglianza ai monitor, rendendoli praticamente invisibili. Tra i sistemi hackerati, si sperava, sarebbe stato anche incluso quello del blocco porte del laboratorio. L'avrebbero scoperto solo una volta arrivati.
Aumentò il passo, sperando con tutto sè stesso di non essere arrivato troppo tardi: non voleva neppure contemplare una simile eventualità.
Digrignò i denti.
Stiamo arrivando, John.
Resisti!
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