Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

It's not a game

Dopo l'iniziale sconcerto nel trovarsi di fronte la copia quasi esatta del suo migliore amico, Sherlock si era ripreso, e aveva messo al corrente Ross-ma anche Strange- delle informazioni che avevano in mano, in modo da poter finalmente elaborare un piano.
Scoprì che Stark conosceva già l'agente della CIA-si rivolgevano infatti tra di loro con una certa familiarità, seppur non approfondita- anche se nessuno dei due fornì agli altri particolari dettagli in merito; non ce ne fu comunque il tempo. Ross, infatti, si rivelò fin da subito un'incredibile risorsa per la missione di salvataggio.
Mentre esaminava le riprese fatte dal drone di Stark, infatti, sobbalzò, aggrottando poi le sopracciglia.
- Queste riprese sono in tempo reale?-gli domandò.
- Certamente-rispose l'altro, stupito dalla sua reazione.- È da ore che lo faccio girare in tondo in cerca della barriera. Ma finora non...
- Lo porti verso Nord Est-lo interruppe l'agente, indicando un punto  preciso sulla mappa tridimensionale.
-Ma ho già...!
-Lo faccia e basta. Si fidi di me. So di cosa parlo- ribadì Ross, con fermezza, ma ammorbidendo leggermente il tono.

Stark alzò le mani, sconfitto, e ubbidì all'ordine, muovendo i comandi analogici sulla tastiera fino a far giungere il punto indicato dall'agente.
- ...E ora? - gli domandò, sprezzante.- Qui non c'è niente, gliel'ho detto. O meglio, c'è qualcosa. Ma la barriera può essere disattivata solo dall'interno.
- Non ne sarei così sicuro...-mormorò Ross, fissando l'immagine assorto. Le sue labbra si tesero poi in un leggero sorriso di trionfo.- Come immaginavo. Questa barriera è simile a quella usata nel Wakanda.
La squadra aggrottò le sopracciglia: a parte Sherlock e Mycroft-che ricordavano il nome solo perché Strange l'aveva nominato- avevano avuto modo di conoscere, seppur non in modo approfondito, T'Challa, il re di quel luogo, ma non avevano una conoscenza precisa del posto o dei suoi sistemi difensivi.
- Conosciamo ben poco di questo... Wa non so cosa-disse infatti Stark, esprimendo a voce il pensiero di tutti, spazientito.- Arrivi al punto.
- Se riuscissi a mostrarle che esiste una sorta di punto debole, nella rete che avvolge la Base Hydra... Il suo drone, poi, sarebbe in grado di eludere quella sorveglianza, tanto da fornirci la planimetria della Base?-gli domandò Ross, per nulla turbato dal suo tono indisponente.
Il miliardario si strinse nelle spalle.
- Naturalmente. Potrei persino romperne una parte, e creare un piccolo accesso. Ma, come le ho già detto, non c'è un solo punto cieco, debole o che so io, perciò...!
- Zoommi sul punto dove si trova ora- lo interruppe nuovamente l'agente della CIA, puntando il dito sullo schermo.
Stark sbuffò, poco convinto, ma eseguì.

Dopo pochi istanti, trattenne il respiro, incredulo suo malgrado.
- Che mi venga...!-bofonchiò, mentre l'agente sorrideva, stavolta compiaciuto: davanti agli occhi di tutti loro, infatti, era come se fosse comparsa una sorta di cupola trasparente; oltre essa, si intravedeva chiaramente un grosso edificio dall'aria militare, circondato da altri più piccoli, dove fino a poco tempo prima c'era solo il deserto.
-A quanto pareva, James Bond, qui, aveva ragione...- borbottò Stark, ironico ma sinceramente colpito.
-In verità, James Bond è inglese...-mormorò Mycroft, a voce bassissima; ma il suo commento venne completamente ignorato, mentre Stark armeggiava sulla tastiera.
-Mi basterà lavorare un po', e sono certo di poter aprire un varco nella barriera.-Indicò il punto sulla mappa tridimensionale.- Devo solo hackerare parte del firewall intorno al reticolato.
-Sufficiente anche a far passare noi?-domandò Banner, meditabondo.
-Credo di sì.
-Quindi il mio apporto non è più necessario?- intervenne Lang, un po' dispiaciuto.
-Al contrario.

Si voltarono tutti verso il consulente detective, rimasto in silenzio sino ad allora, assorbendo al pari di una spugna tutti i dati a sua disposizione, processandoli poi con quel suo personalissimo hard disk che era la sua geniale mente.
- Questa nuova scoperta ci faciliterà, ma non ci garantisce il successo-spiegò, le punte delle dita unite, lo sguardo perso in lontananza, come se, più che parlare con loro, stesse facendo una sorta di monologo.- Culverton non è stupido. Si aspetterà una mia mossa.
Sottolineò il "mia" e, guardandosi intorno, un leggero sorriso gli increspò le labbra.
-Al contrario, non si aspetta una nostra mossa. Ed è proprio su questo che si baserà tutto il nostro piano.
- Bè, allora magari vorrebbe mettere al corrente anche noi!-fece Strange, un po' esasperato.- Come ha detto suo fratello, una macchina verrà a prelevarlo in un preciso punto fuori città esattamente tra dodici ore. Quindi non abbiamo molto margine di tempo.
- Concordo. Basta con questo pathos!-lo appoggiò Stark.-Che cos'ha in mente??
-È presto detto. Ma, vi avviso, non sarà facile. E richiederà qualche... sacrificio...

---

Qualche ora dopo...

Se c'era una cosa che Sherlock Holmes odiava, più della noia, era essere costretto all'inattivitá.
La luce rossa dell'imminente tramonto si rifletteva attraverso le finestre del Santuario, facendogli assumere un'aria quasi mistica, consona al luogo.
Sherlock si trovava, solo, sprofondato in una delle poltrone di fronte alla vetrata circolare più ampia.
Per alcuni lunghi istanti, in verità, si beò di quella solitudine e di quella tranquillità, lasciando lo sguardo libero di vagare oltre la vetrata, dove si poteva vedere un piccolo giardino.
Ma la sua mente, non finalizzata ad un unico obiettivo, era in quel momento libera di vagare e di indugiare fin troppo su pensieri indesiderati.
Il piano era infatti già stato organizzato, e alcuni di loro erano già in posizione.
Non si tornava più indietro.
"Il gioco è cominciato".
Questo avrebbe detto, solitamente, carico di entusiasmo per il nuovo enigma o impresa che gli si presentava di fronte.
Ma non stavolta.
Stavolta, aveva troppo da perdere.

Se qualcosa fosse andato storto, non solo John, ma anche Mycroft avrebbero rischiato la vita.
Per un istante, le sue mani si strinsero a pugno: non avrebbe mai dovuto permettere a suo fratello di offrirsi per lo scambio con Culverton.
Ma, ormai, era stato già tutto deciso; troppo tardi per i ripensamenti.
La sola cosa che doveva fare, ora, era aspettare.
Aspettare... Altra parola che detestava.
Se si fosse trovato a Baker Street, forse avrebbe iniziato a sparare contro la solita parete in quel preciso istante: se non altro per scaricare la tensione.
Ma, non essendo possibile, si ritrovò a giocherellare distrattamente con il cellulare di John, che gli era rimasto nella tasca del cappotto da quando Barton glielo aveva riconsegnato giorni prima. Dopo qualche attimo di esitazione, lo sbloccò; figuriamoci, per trovare la password gli ci vollero meno di due secondi...
Ma ciò che gli si presentò sotto gli occhi lo fece quasi pentire di averlo fatto.

La schermata, infatti, si aprì proprio con la foto fatta durante la parata, poco prima che John sparisse senza lasciare traccia.
Pur volendo inizialmente distogliere lo sguardo, il detective indugiò a lungo sui volti impressi in quella piccola immagine digitale: John con un ampio sorriso sulle labbra, lui stesso imbronciato, ma con una smorfia chiaramente divertita sul volto, e la piccola Rosie sulle sue spalle, immortalata nell'atto di emettere una fragorosa risata, mentre gli premeva quello stupido cappello
"I am Iron Man" sulla testa, che lui si era rifiutato di indossare.
Erano chiaramente visibili su tutti i loro volti- persino su quello del detective- l'allegria e il divertimento.
Ed era bastata l'azione di un vecchio e odiato nemico, per spegnere quei sorrisi.
Gli sfuggì un leggero sospiro.

-...È una foto bellissima.
Sherlock trasalì, e si voltò: Molly Hooper era poco alle sue spalle, una tazza di tè fumante in ciascuna mano; assorto com'era nei suoi pensieri, non si era neppure accorto che fosse entrata nella stanza.
-Ho pensato che avresti gradito una tazza di tè. Rosie sta dormendo- lo precedette la patologa, porgendogliene una, e intuendo la sua domanda; istintivamente, a quel pensiero, si irrigidí: era diventato davvero così facile da leggere?? Così trasparente? Certo, Molly era sempre stata una delle poche persone in grado di farlo...
Mentre gli porgeva la tazzina, però, accantonò quelle riflessioni, notando con sollievo che il leggero rossore lasciato dal Barone era quasi completamente svanito dai suoi polsi.
Al pensiero di quello che anche Molly aveva rischiato, sentì nuovamente una rabbia sorda nel suo animo.
Ma le successive parole della patologa, fortunatamente, lo distrasserro.
- Non è stato facile. Non ne voleva sapere di addormentarsi- disse infatti, sedendosi sulla poltrona di fronte alla sua.- Lo sapevi che vuole che le legga le storie del vostro blog??
Le labbra del consulente detective si incresparono in un leggero sorriso, mentre faceva scivolare il cellulare nuovamente in tasca.
- Tecnicamente, sarebbe il blog di John, ma... Sì, ne ero a conoscenza. Ho dovuto spesso sottostare anch'io a questa richiesta.
- Spero almeno che le avrai un po'... censurate...- si augurò la patologa, inarcando un sopracciglio.
-...E perchè mai? -ribattè il detective, indignato.-Anch'io alla sua età leggevo la cronaca nera.

Molly rise piano; ma poi, lo guardò, preoccupata.
- Come stai? - gli domandò, seria.
- Bene- rispose il detective, impassibile: ma la patologa non si lasciò ingannare.
- Come stai veramente?-insistette.
Sherlock, a quel punto, emise una piccola risata amara.
- Ho un deja- vu; abbiamo già avuto una conversazione del genere.
Anche Molly non potè trattenersi dal sorridere.
- Me lo ricordo. E sei riuscito a cavartela anche in quella circostanza. Come farai anche ora- sottolineò, in tono sicuro e fiducioso, portandosi poi la tazza alle labbra.- Il tuo piano funzionerà.
Seguì un lungo silenzio, mentre anche il detective sorseggiava piano il tè, che aveva un retrogusto dolce amaro, con un vago sentore di miele: era la prima volta che assaporava una miscela così particolare. Lasciò per qualche istante che quel sapore così esotico calmasse i suoi nervi.
Ma un tarlo, nella sua mente, non voleva dargli tregua.
- E se non ce la facessi? - Le parole sfuggirono dalla sua bocca prima che potesse fermarle.- Se lo avessero già... cambiato?
Posò lentamente la tazzina sul piccolo tavolo alla destra della poltrona, le labbra tese in una linea sottile.
- Rosie ha già perso la madre. Non può perdere anche suo padre.

Molly sentì il suo cuore spezzarsi, avvertendo chiaramente il dolore, la paura- e ancora il senso di colpa, nonostante gli anni passati- trapelare dalle poche parole pronunciate dal detective: non era abituata a vederlo insicuro.
D'istinto, si protese verso di lui, sfiorandogli appena una mano, e obbligandolo con quel gesto a fargli rialzare lo sguardo.
- Non accadrà- disse, con tutta la sicurezza possibile.-Io ho fiducia in te. L'ho sempre avuta. Tutti ce l'hanno. John compreso. Ne sono più che certa. E anche Rosie ne ha. Tu sei il suo eroe. Più di tutti gli altri messi insieme. Lo sai, vero?
Sherlock deglutì, ricacciando giù a forza l'improvviso nodo alla gola datogli da quell'ultima frase.
- Vorrei poter dire che gli eroi non esistono... Ma con che coraggio posso asserire una cosa del genere ora?-borbottò, lasciandosi sfuggire una sorta di risata.
Anche Molly fece una piccola risatina, la tazza di tè ormai tiepido abbandonata sul tavolino a fianco di quella del riccio.
- Bè, ci sono cose e situazioni che neppure un grande detective come te può dedurre o prevedere-disse, soffocando l'ennesima risata; ma che si spense quasi subito, quando si rese conto che, nel parlare, si era protesa fin troppo verso di lui.
Vedendo che anche il detective se ne era accorto, arrossì, e fece per allontanarsi: ma, com'era già successo quella sera nella villa di Strucker, Sherlock le strinse piano le dita intorno al polso, trattenendola, i suoi occhi di ghiaccio piantati in quelli nocciola della patologa, come se la stesse guardando davvero per la prima volta.
Ha una luce negli occhi, quella ragazza...
Se la tenga stretta, stavolta...
- Hai ragione, Molly...- mormorò, mentre un dolce sorriso affiorava sul suo volto.- Ci sono davvero cose che non si possono in alcun modo prevedere...
Lei sgranó gli occhi, stupita, notando che avvicinava il suo volto al suo.
-... Sherlock... Che stai facendo??- mormorò anche lei, aggrottando le sopracciglia, il cuore che però aveva iniziato a batterle come mai prima d'allora.
Il detective, stavolta, sorrise divertito, come se lo avesse colto un pensiero improvviso.
-Sto seguendo un certo consiglio...-le rispose, il volto ormai a pochi centimetri dal suo, mentre uno scacciaspiriti appeso sulla finestra ondeggiava, mosso dal vento, diffondendo nella stanza un leggero e melodico tintinnio.

---

-Dái, dái... Forza che ci siamo...
-...Che diavolo stai facendo?
Stark sobbalzò, e si voltò di scatto, premendosi poi l'indice sulle labbra con foga.
- SHHHH!!!! Zitto, Barton!!! O parla piano, per l'amor del cielo!!! È da giorni che aspetto che si decida!!
Prima che Barton potesse chiedere qualche spiegazione, Stark sbirciò nuovamente dalla fessura della porta e, dopo alcuni istanti, sollevò un pugno in aria, esultando, anche se a voce bassa.
- SÌ! Finalmente!-sorrise, compiaciuto.-Dopotutto, non aveva bisogno dei miei consigli. Gli serviva solo qualche spintarella...
Barton aggrottò la fronte, sempre più confuso, sbirciando poi di sottecchi anche lui attraverso la sottile apertura: Sherlock Holmes e quella patologa, Molly Hooper, seduti l'uno di fronte all'altra.
E le loro labbra erano unite.

Distolse lo sguardo, e inarcò un sopracciglio in direzione di Stark.
-Tony... Non ti hanno mai insegnato che è da maleducati origliare?? E, soprattutto, sbirciare???-sibilò.-Comunque, ti stavo cercando. Banner ha bisogno di te per ricalibrare il programma.
Il miliardario fece spallucce, divertito, chiudendo poi piano la porta.
- Era ora che si decidessero, quei due!- mormorò con veemenza- Stavo seriamente valutando l'ipotesi di farti vestire da Cupido. Avevo già pronte le ali.
Si avviò spedito verso la scalinata, mentre Barton si paralizzava in mezzo al corridoio.
-... Tu volevi farmi fare cosa!?!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro