Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

In partenza

Una settimana dopo

"Ok, John Watson. Ora cerca di mantenere la calma."
"Hai affrontato cose ben peggiori. Puoi superare anche questa."

John, finalmente, prese coraggio, e posò con decisione entrambe le mani sulla parte superiore del diabolico oggetto posto sul pavimento: diede poi una spinta col tutto il suo peso, e...
-SÌ! DIO SIA LODATO!-esultò, vittorioso, quando un sonoro "clic" gli confermò che la valigia contenente tutto ciò che occorreva a lui e a sua figlia Rosie per quel viaggio negli Stati Uniti si era finalmente chiusa, dopo averci litigato nell'ultima ora e mezza.
-‎... Non era più semplice usarne due?
La voce di Sherlock sopraggiunse proprio in quell'istante alle sue spalle, divertita e ironica.
-Era una questione di principio!- ribattè il medico, voltandosi con un sorriso, per poi accigliarsi, dopo aver constatato che l'amico era ancora avvolto nella sua consueta vestaglia blu notte: -L'aereo parte tra poche ore!
-‎Lo so bene-ribattè l'altro, inarcando un sopracciglio.
-‎ ... Non penserai di venire così, vero? Il taxi sarà qui a minuti! Se non ti sbrighi dovremo lasciarti qui!
Una luce di speranza brillò negli occhi del riccio; come quella che potrebbe avere un prigioniero a cui sia mostrata una possibile via di fuga dopo mille insuccessi precedenti.
-‎Se questo è davvero l'unico modo in cui posso evitar...!
-‎Ah! Non provarci nemmeno!-lo zittì però John all'istante.- Stavo solo scherzando. Ormai hai accettato. Non puoi più tirarti indietro! Hai dato la tua parola. Questa vacanza si farà. Punto.
-‎ Non è corretto. Questa promessa mi è stata estorta!-ribattè il consulente detective, contrariato, incrociando le braccia sul petto, e il medico strinse le labbra per impedirsi di ridere: il suo coinquilino, in quel momento, sembrava aver assunto la stessa maturità di un bambino di quattro anni.

Persino Rosie, che ormai di anni ne aveva proprio quattro, era più matura di lui, in certi momenti!
-Non è stata "estorta", come dici tu. È più di due mesi che non ci sono casi, a tuo dire, degni di nota. E tu, alla fine, pur di morire di noia, hai acconsentito. E poi, ci vuole anche a te una vacanza: è solo una settimana, in fondo! Ti servirà per ricaricare le batterie.
Sherlock, a quell'ultima frase, lo fulminò con lo sguardo.
-‎...John, non sono una macchina. E non ho bisogno di ricaricare proprio niente. Come ho detto, mi è stata estorta. Sai che direi qualsiasi cosa, in preda alla noia! Probabilmente, non avrò nemmeno sentito cosa mi stavi dicendo. Non verrò. È la mia ultima parola!-ribadì cocciutamente; e, prima che John potesse ribattere, voltò la schiena e uscì teatralmente dalla stanza, chiudendosi nella sua, sbattendo la porta.
-Bene! Allora andremo da soli!-sbottò il medico alla stanza ormai vuota, ma più che certo che il riccio lo avesse udito perfettamente.
Strinse le labbra e trattenne  a stento un sospiro di pura frustrazione, ma anche di rabbia: i bagagli di tutti erano pronti-persino quelli del detective, anche grazie alla solerzia e alla gentilezza di Mrs Hudson- e mancava poco alla partenza; perchè Sherlock non poteva, per una volta, evitare di fare la drama queen, e accettare quella vacanza che comunque, per quanto dicesse, avrebbe di certo giovato anche a lui??
"Non sono una macchina".
Scosse la testa con una smorfia. In quei momenti, non ne era poi così certo...

Una voce cristallina risuonò all'improvviso nella stanza, mettendo a tacere per un istante il nervosismo e la rabbia del medico.
- Papà! Papà! Io sono pronta! Quando partiamo??
John si voltò di nuovo, un sorriso tenero sulle labbra: sua figlia Rosie stava sulla soglia, i capelli biondi acconciati in due trecce, un prendisole giallo indosso, e un piccolo zainetto rosa sulle spalle.
Tra le mani, però, stringeva il portamerenda di plastica rossa che usava sempre a scuola.
-Tra poco, piccola-le rispose, carezzandole il capo con dolcezza.-Sei sicura di aver preso tutto?
-‎Certo!- Rosie annuì con veemenza, affrettandosi ad elencare i pochi ma per lei fondamentali oggetti racchiusi nel piccolo zaino.-Pennarelli, il mio album per disegnare, i miei nastrini, Mr. Bee...
John sorrise con ancor più tenerezza: Mr. Bee era un peluche a forma di ape-regalatole da Sherlock, ovviamente- e lei non se ne separava mai.
- E cosa c'è?-le domandò, inarcando un sopracciglio, indicando il portamerenda.
Rosie lo aprì, orgogliosa, mostrando al padre il suo contenuto: una ventina di biscotti fatti in casa dalla signora Hudson.
-Non sono un po' troppi?-obiettò il medico, con una nota di affettuoso rimprovero nella voce, mentre riponeva nel bagagliaio a mano passaporti e documenti.-Ti verrà un bel mal di pancia!

La bimba, però, sgranò gli occhi blu, e scossa la testa in segno di diniego con tale veemenza che le sue trecce dorate quasi sbatterono ai lati del suo visetto.
-Ma no, papà, non sono tutti per me! Li ho fatti fare tanti apposta anche per lo zio Sherlock!-rispose, cogliendo John di sorpresa.-Sono quelli allo zenzero, che gli piacciono tanto! Magari anche a lui viene fame durante il viaggio!!
Il biondo, anche stavolta, fu attraversato da un moto di commozione verso quella bimba che adorava il suo "zio onorario", come lui stesso si autoproclamava: quando non aveva i suoi momenti da robot, ovvio; come quello di poco fa, per esempio.
E adesso toccava proprio a lui l'ingrato compito di dire a Rosie che lo "zio Sherlock" non aveva la benché minima intenzione di unirsi a loro in quel viaggio. Già immaginava gli occhi della piccola riempirsi non di lacrime - raramente, infatti, piangeva, se non in casi estremi, cosa che, doveva ammettere, lo rendeva molto fiero- ma di enorme delusione e tristezza.
-Ehm... mi dispiace davvero molto deluderti, Rosie-iniziò dunque, incerto.-Ma non credo che Sherlock abbia intenzione di...
-‎... Aspettare di essere in aereo per mangiarne uno? Hai perfettamente ragione.
John sobbalzò, mentre uno Sherlock Holmes impeccabilmente vestito faceva il suo ingresso alle spalle della piccola, per poi sfilare dalla scatola con un lesto - e quasi elegante- movimento delle dita un biscotto e divorarlo in una frazione di secondo.
-Ma...! Zio! Non si fa!-Rosie scoppiò a ridere, colta di sorpresa. Chiuse poi la scatola e si sedette sul letto, sorridendo al consulente detective. Che, d'altro canto, incrociò rapidamente lo sguardo del medico, con un angolo della bocca appena sollevato e uno sguardo d'intesa.
Quest'ultimo non riuscì a trattenersi dal rispondere a quel sorriso, il nervoso per quella sorta di discussione, ormai, completamente evaporato.

-‎Allora, piccola Watson, sei certa di non dimenticare nulla?-le chiese lui, con un cipiglio falsamente severo.
John notò solo in quel momento che l'amico teneva un braccio dietro la schiena.
-‎Sì sì. Proprio tutto!-replicò la piccola, mettendo anche la scatola nello zainetto.
-‎Invece stavi per dimenticare questo!-disse però il detective con un sorriso furbo, mostrando finalmente ciò che fino a quel momento aveva tenuto nascosto: il suo celeberrimo-e a suo dire, dannato-cappello a  due visiere.
Rosie cacciò un grido di gioia e corse ad abbracciare Sherlock che, con un sorriso stavolta carico di dolcezza, glielo sistemò sulla testolina bionda, mentre John rimaneva a fissare la scena con un misto di stupore e commozione. Nonostante tutti i momenti in cui avrebbe voluto strozzarlo con le sue stesse mani per quanto lo faceva impazzire, Sherlock Holmes non smetteva mai di sorprenderlo.

-Cucù!
La signora Hudson sbucò proprio in quel momento, anche lei già pronta per la partenza, tra le mani un borsone a fiori.
-Cari, il taxi è di sotto che ci aspetta!
-‎Grazie, Mrs. Hudson. Arriviamo subito!-replicò John, chiudendo la borsa.
-‎Sono così emozionata!-La donna quasi battè le mani, entusiasta.-È da molto tempo, ormai, che non torno a New York!
-‎C'era già stata?-le domandò il medico, seguendola e trascinando il trolley giù per le scale, con Sherlock e Rosie alle loro spalle.
-‎ Certo! Ma sono stata lì a malapena per tre giorni.
-‎Oh, che peccato-si rammaricò lui.-È riuscita almeno a vedere qualcosa? La Statua della Libertà, Central Park, o...
-Solo la stanza dell'Hotel.-Sollevò le labbra in un sorrisino malizioso. -Fu più che altro un weekend di passione che...
-‎Va bene va bene ho capito!- si affrettò a interromperla, prima che dettagli troppo accurati della vita sentimentale della loro padrona di casa e del suo defunto ex marito arrivassero alle innocenti orecchie di sua figlia.
Le valigie di Sherlock e di Mrs. Hudson erano già nel pianerottolo, pronte per essere caricate nel taxi; aprì la porta, poi si voltò.
-Beh, direi che ci siamo tutti-esclamò compiaciuto, passando lo sguardo sui presenti: Sherlock, con indosso il suo immancabile cappotto, gli scoccò un sarcastico sorrisetto; ma John non potè fare a meno di notare che già teneva la piccola Rosie per mano.-‎Prossima fermata: New York!

---

-Siamo certi della sua presenza all'evento?
L'uomo accelerò il passo: il rumore dei suoi passi rimbombò  nel corridoio deserto.
-‎Più che certi-rispose l'altro, digitando qualcosa sul suo tablet.- Tutte le nostre spie lo confermano. E sarà senza scorta.
L'espressione del primo uomo si fece attonita.
-...Stai scherzando??
-‎Assolutamente no. Credono di fregarci facendolo sembrare un comune turista.
Un sorriso maligno si fece a quel punto strada sul volto dell'uomo.
-Che imbecilli...
Il suo compagno annuì, mentre proseguivano verso la Sala Operativa: dovevano assicurarsi che tutto fosse pronto.
Niente doveva andare storto, in quell'operazione.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro