Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Il piano

A dispetto della scena paradossale a cui aveva inizialmente assistito, le successive due ore che il detective passò con quel gruppo di persone quantomeno... bizzarre... furono alquanto produttive e professionali, lo dovette ammettere.
Fu infatti finalmente messo al corrente di ciò che avevano scoperto e che lui ancora ignorava.
-Grazie all'identikit fornito da una delle guardie della prigione di Pentonville, siamo riusciti a risalire all'identità del falso agente MI6. - Stark gli mostrò sul pc la foto di un uomo dai lineamenti affilati e gli occhi grigio ferro. - Jasper Sitwell. È, ovviamente, un agente dell'Hydra, ma non solo. È il socio prediletto di Zola, a cui va la sua totale fedeltà. Si può quasi dire che parteggi più per i suoi progetti, che non per la causa dell'Hydra in sé. Non mi meraviglia che sia stato lui, a farlo evadere.
Sherlock assottigliò lo sguardo, mentre studiava la fotografia e ne traeva alcune piccole deduzioni: un uomo dall'aspetto curato in ogni dettaglio, dalle unghie delle mani alla piega del colletto della camicia, fin quasi al maniacale-bastava guardare la scrimiatura dei capelli, pressoché millimetrica-e quegli occhi metallici, del tutto privi anche del minimo barlume d'umanità, postura rigida, l'espressione volutamente imperscrutabile.
-Abbiamo cercato in tutti i modi di localizzare la base Hydra dove è tenuto prigioniero il suo amico- intervenne Banner, e Sherlock subito distolse l'attenzione dalla foto.-Ma, purtroppo, non ci siamo ancora riusciti. La firma gamma che abbiamo rilevato, come dicevo prima, é debole e difficilmente rintracciabile.
-‎La firma gamma di che cosa, esattamente? - si decise infine Sherlock a domandare, anche se a fatica: non gli piaceva chiedere spiegazioni, o essere ignorante su un qualsivoglia argomento.
A parte il Sistema Solare...
Ma quello non era importante.

Banner aprí nuovamente il portatile e, dopo un paio di click, sullo schermo apparve una carta topografica di New York.
-Per firma gamma, intendiamo la traccia che rilascia nell'aria qualsivoglia portale dimensionale. Come quelli che usa il Dottor Strange-gli spiegò lo scienziato, indicando sulla mappa Time Square.-Abbiamo circoscritto la probabile area in cui il dottor Watson é stato prelevato, e analizzato le residue tracce gamma emesse dal passaggio dimensionale che hanno usato per fuggire. Fortunatamente, abbiamo potuto restringerla ancor di più, grazie al suo cellulare. È probabile che sia stato aperto proprio a pochi passi da dove gli agenti Hydra l'hanno gettato. Nonostante questo, però...
-‎ Un momento! - Il detective lo fermò, incredulo e confuso. - Cosa ne sapete, del suo cellulare?? Come avete fatto a localizzarlo??
-‎ È stato suo... fratello, giusto? È stata una delle prime cose di cui si è occupato: localizzare il suo cellulare - intervenne Barton, accomodandosi anche lui di fronte al computer, e indicando un punto preciso sulla mappa, poco distante da Time Square stessa.-Senza avremmo dovuto analizzare ogni zona limitrofa. Anzi, adesso glielo possiamo anche restituire.

Con grande sorpresa del detective, l'arciere si alzò e si diresse a un basso tavolino munito di cassetti, da cui estrasse proprio il cellulare di John. Come Sherlock non avesse pensato subito lui stesso di cercare di rintracciare il telefono era assurdo. L'unica spiegazione era che fosse stato così in preda all'ansia, poi alla rabbia alla stazione di polizia (dove gli avevano fatto solo perdere tempo) da non aver neppure pensato di farlo. Suo fratello, al contrario, lo aveva fatto immediatamente.
Sherlock si rigirò il dispositivo tra le mani, quasi assorto, ricordando il modo in cui aveva assalito Mycroft quando se l'era ritrovato davanti, accusandolo di non aver neppure risposto alle sue chiamate... L'aveva definito inutile... e lui non si era nemmeno difeso.
Anche questa volta, qualcosa di molto simile al senso di colpa gli pizzicò quell'organo vitale che molti-lui incluso, spesso e volentieri-asserivano che non avesse.

Ma, per sua fortuna, quel sentimento cosí fastidioso e inopportuno fu spazzato via per qualche istante.
-... Ma... perché si porta sempre dietro un ombrello? - gli domandò infatti Stark, che aveva ripreso a digitare sullo schermo olografico, sollevando un sopracciglio.-È un po'... strano.
Un sorriso lieve arricciò le labbra del detective.
-È una lunga storia...- si limitò a rispondere, senza fornire ulteriori dettagli; la sua espressione, poi, tornò seria in una frazione di secondo, la mente di nuovo concentrata su quelle informazioni.-Quindi, ricapitolando: non avete idea di dove John sia tenuto. Ergo, l'unico modo per tirarlo fuori da lí è dargli ciò che chiedono.
-‎ ... Al momento, sí. - Stark annuí, cupo, senza ironia o battute di spirito, stavolta. - Il problema é che consegnargli la chiavetta cosí com'è, senza sapere cosa contenga, potrebbe significare consegnarli in mano lo strumento per distruggerci tutti.
-‎ E non possiamo neppure sostituirla o cancellare i dati al suo interno- intervenne Banner, prima che Sherlock potesse aprir bocca.-Di certo la controlleranno non appena gli verrà consegnata. E cercare di ingannarli metterebbe in pericolo la vita del loro ostaggio. Che è già compromessa: fortunatamente, ancora non sanno di aver preso quello sbagliato.
-‎Dubito, comunque, che questo rappresenti un vero problema.- Le labbra del corvino si strinsero, riducendosi ad una linea sottile.- Anzi, é probabile che Smith sarà più che soddisfatto, quando scoprirà chi, hanno rapito per davvero. Non sarà di certo così stupido da informare i suoi amichetti Hydra del loro errore. Non quando può ottenere ciò che vuole, e allo stesso tempo vendicarsi del sottoscritto.
-‎Be', questo, almeno in parte, é un vantaggio- lo rassicurò Banner, istintivamente, notando che il volto del detective si era notevolmente rabbuiato.-Non oseranno torcergli un capello. Almeno, non prima di aver ottenuto ciò che vogliono.

-‎Perciò, noi gli consegneremo quella chiavetta. - Sulle labbra di Stark si disegnò un leggero ghigno. - O almeno, questo è quello che gli faremo credere.
- Inseriremo un virus al suo interno - spiegò Banner, togliendosi per un istante gli occhiali, e pulendone le lenti. - Un virus molto particolare, non rilevabile, e non visibile. Non subito, comunque. Quando esamineranno la chiavetta la prima volta, sembrerà tutto ok. Ma alla seconda...
- ‎Sorpresa! - Il ghigno di Stark si allargò. - i dati saranno già stati completamente cancellati, e non potranno essere recuperati in nessun modo.
- ‎Ingegnoso-ammise Sherlock, suo malgrado.
- ‎È un virus di mia invenzione! - si affrettò a precisare l'altro, con evidente soddisfazione e compiacimento. - Non per vantarmi, ma è una delle mie geniali idee. Una delle tante.
Sherlock si trattenne a malapena dal lasciargli una frecciatina, davanti a quella boria.
In ogni caso, fu Banner, inconsapevolmente, a pensarci per lui.
- ‎Purtroppo, però, non può essere inserito se prima non accediamo ai dati della chiavetta - gli ricordò Bruce.
Tony gli scoccò un'occhiataccia.
- È comunque un'idea geniale-bofonchiò, mentre Sherlock nascondeva un sorrisetto.

-Per farlo, paradossalmente, abbiamo bisogno di un altro programma, che contiene la password. Senza quella, é impossibile.
- ‎E chi possiede questo programma? - domandò Sherlock, impaziente.
- Un ex agente dell'Hydra. Il Barone Strucker. Ed è qui, che in entra in gioco lei, signor Holmes- si intromise Barton a quel punto, mostrandogli l'ennesimo volto sconosciuto. Che però, stavolta, Sherlock guardò a malapena: voleva concentrarsi al massimo sulle successive spiegazioni. - Attualmente, dopo il suo lavoro con l'Hydra, Strucker si è ritirato e, nonostante i suoi crimini, le sue amicizie potenti gli hanno consentito di darsi alla bella vita, e senza ritorsioni dalla legge. È infatti proprietario di una villa poco fuori New York, dove organizza feste di un lusso a dir poco esagerato. E dove sono ammessi solo una ristretta cerchia di invitati.
- ‎Ma, grazie alle mie, di conoscenze, che le assicuro, non sono poche - intervenne Tony, nuovamente ringalluzzito-sono riuscito ad ottenere un invito per lei e per la sua... accompagnatrice. Naturalmente, nessuno di noi può presentarsi. Strucker ci riconoscerebbe subito. Lei, invece, é uno sconosciuto, per lui.
- ‎La sua missione, se deciderà di accettarla... - si intromise Barton, ma con uno strano sorrisetto a increspargli le labbra-sarà di infiltrarsi nell'ufficio di Strucker, scassinare la sua cassaforte, e rubare il programma che è lí custodito. Una passeggiata, insomma.
- ‎Ma, in realtà, di questa seconda parte si occuperà Scott. - Banner indicò il ragazzo che pareva ancora mezzo addormentato: anche se sollevò il pollice in alto in segno di assenso, quantomeno.-Lei lo porterà con sé, miniaturizzato, all'interno della villa. Noi, da qui, ci occuperemo delle misure di sicurezza, come telecamere e simili. Tutto chiaro?

-Tutto, a parte un microscopico dettaglio. - rispose Sherlock, ironico. - Chi sarebbe la mia... accompagnatrice?
Un silenzio imbarazzato scese per qualche istante.
-Ecco. Questo, è un piccolo problema - ammise Banner, pulendosi nuovamente gli occhiali: un palese segnale di nervosismo, decretò intimamente il detective.-‎Avevamo intenzione di contattare Natasha Romanoff.
-Sarebbe ‎Vedova Nera- precisò Stark.
-‎Ma, sfortunatamente, é risultata irrintracciabile. ‎E la festa di Strucker é tra tre giorni. Quindi, dobbiamo trovare un'altra donna disposta a... distrarre il padrone di casa.
Sherlock capì all'istante le implicazioni di quella frase; ma, proprio in quel momento, Strange-che si era allontanato negli ultimi dieci minuti- fece ritorno nella stanza, interrompendo la conversazione.
-Signor Holmes, dovrebbe venire con me un momento. - Uno strano sorriso aleggiò sulle sue labbra. - Ci sono visite per lei.
Prima che il detective potesse domandare ulteriori spiegazioni, sentì arrivare sino a lui, delle voci quanto mai note, e si precipitò fuori dalla porta, con lo stregone al seguito, lasciando un po' interdetto il resto del gruppo.

---

Mentre Sherlock stringeva a sé la piccola Rosie-che, non appena l'aveva visto, gli aveva buttato le braccia al collo-si dette dello stupido almeno una decina di volte: come aveva potuto dimenticarsi di lei e della signora Hudson?? Se ne era andato per ore dall'hotel, e senza più farsi sentire!
A sua parziale discolpa, era stato completamente travolto da tutti quegli strani incontri ed eventi. Ma il senso di colpa causato da quella dimenticanza lo portò a stringere a sé Rosie con molta più veemenza del consueto, senza badare al fatto che suo fratello potesse notarlo.
-Mycroft, le chiedo di nuovo scusa- stava infatti nel frattempo dicendo la signora Hudson, dopo aver contemplato per qualche istante, ad occhi sgranati, il Santuario. - Ma Sherlock mi aveva detto di non fare entrare nessuno...
-... Perché, cos'è successo? - domandò lui, alzandosi, mentre la piccola si aggrappava a un lembo del suo cappotto.
-Dopo essermi fatto annunciare alla reception, sono entrato con un passapartout nella vostra stanza- rispose Mycroft per lei, con una smorfia risentita. -E la gentile signora ha pensato bene di darmi il benvenuto rompendomi una vaso sulla testa.
-‎Credevo che fosse un impostore! -si giustificò la donna, mentre Sherlock, incapace di trattenersi, scoppiava a ridere.
-‎Povero zio Myc! - si intromise Rosie, in sua difesa, mentre si toglieva lo zainetto dalle spalle e ci frugava dentro.- Mi ha pure portato un regalo!
-‎ Sí, e ad agosto nevica... - borbottò il corvino, ironico: ma, con suo grande stupore, la bimba gli mostrò un album da disegno nuovo fiammante, completo di matite colorate di una marca altresì molto costosa.
-‎ So che alla piccola Watson piace disegnare- ammise il politico, noncurante, ma distogliendo lo sguardo.

Sherlock trattenne a stento un sorriso: ecco il motivo per cui si era allontanato; voleva portare al sicuro la bambina e la Hudson.
E il regalo, addirittura.
A quanto pareva, Rosie riusciva a far sciogliere persino "l'uomo di ghiaccio".
-Abbiamo già una stanza pronta. - disse Stephen, sorridendo a Rosie che, colta dalla timidezza, affondò il visino nel cappotto del detective.- È molto cresciuta, dall'ultima volta che l'ho vista. Venite, vi faccio strada.
-Ho detto a Rosie che suo padre é impegnato in una missione segreta, ma che tornerà presto- bisbigliò la Hudson a Sherlock, mentre lo seguivano.-Spero di non aver fatto male. Ma non potevo più eludere le sue domande... E, onestamente, non ho ancora capito neppure io, cosa sia successo. Suo fratello è stato piuttosto vago...
-‎Ha fatto benissimo-la rassicurò lui.-Comunque, non è poi così lontana dalla verità... - borbottò, con amara ironia.
Mentre procedevano lungo un corridoio, Sherlock rifletté su tutto ciò che gli Avengers gli avevano riferito, sul piano... e sull'accompagnatrice che avrebbe dovuto portare a quella festa.
Gli sfuggí un sospiro: c'era solo una persona, a cui lo poteva chiedere.
Il problema era: avrebbe accettato?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro