Eroi
-Gradisce qualcosa? Noccioline, bibite o...
-...Il suo fidanzato lo sa che lei lo tradisce con lo steward?
-...Come, scusi??
-Noccioline, grazie!!-si intromise John alla velocità della luce.-E un bicchiere d'acqua!
La giovane hostess servì il medico con un sorriso gessato sulle labbra, per poi allontanarsi il più rapidamente possibile.
-Sherlock!! Puoi evitare, almeno per una volta, di fare deduzioni??-bisbigliò John, esasperato.
-Ma per favore! Persino Anderson avrebbe notato il segno che aveva sul collo! E poi la mia intelligenza non ha l'interruttore!-ribattè lui con una smorfia stizzita, tamburellando le dita affusolate sul bracciolo del sedile.
John emise un profondo sospiro: fortunatamente, non mancava molto all'arrivo; e, in verità, era stato anche un volo relativamente tranquillo: Rosie, seduta in mezzo a loro, aveva passato la stragrande maggioranza del tempo a dormire e a disegnare, mentre la signora Hudson, seduta due file dietro, era immersa nella lettura di un articolo sulle Nozze Reali.
E Sherlock...beh, era Sherlock, in fondo.
Dette un'occhiata fuori dal finestrino: era ormai scesa la sera, e già si intravvedevano le luci della città sottostante.
Un fremito di eccitazione percorse John: per quanto amasse Londra, era impaziente di posare lo sguardo su una città diversa.
Inoltre, era curioso di assistere alla parata di carri in onore degli Avengers che si sarebbe svolta in Time Square da lì a pochi giorni.
Avrebbero usato quel tempo per girare la città e comportarsi da turisti, una volta tanto.
Niente omicidi, serial killer o indagini, per una volta!
-Papà! Zio! Ho finito!-annunciò Rosie, mostrando a entrambi il disegno a cui stava alacremente lavorando da almeno un paio d'ore.
La piccola aveva disegnato dei supereroi: proprio gli Avengers.
Dopo la loro avventura con il Maestro delle Arti Mistiche, John si era informato, per quanto possibile, sul loro conto; nel disegno della figlia riconobbe Hulk, Thor- il Dio del Tuono...ancora faticava a crederci, nonostante tutto- Capitan America...e, se non si sbagliava di grosso, Iron Man.
Tra questi erano stati ovviamente inclusi loro stessi.
-Oh, ma è bellissimo!- esclamò.-Sei davvero brava, Rosie. Di certo non hai preso da me!
La piccola rise, orgogliosa, mentre il consulente detective fissava l'opera accigliato.
-...Perchè io sono sospeso in aria?-chiese, e in effetti John distinse la figura di Sherlock (inconfondibile con cappotto nero, cappello e sciarpa blu, per quanto stilizzata) e, a differenza della sua, disegnata in mezzo ad alcune nuvole.
-Perchè sei anche tu un supereroe, zio! Prendi tutti i cattivi e riesci a volare!-rispose Rosie, stupita, come se il detective avesse fatto una domanda ovvia.
Gli occhi cristallini di quest'ultimo si spalancarono, mentre apriva la bocca più e più volte, senza però emettere una sola sillaba: ma John, temendo che stesse per uscirsene con la sua solita solfa del "Gli eroi non esistono e bla bla bla", intervenne.
-E io, allora? Non ho un potere?-domandò, fingendosi offeso.
-Sì che ce l'hai, papà!-rispose la piccola, premendo un dito su una delle figure che indossava quello che sembrava essere un camice bianco.-Tu sei un dottore, e quando tocchi una persona la guarisci! Tu puoi salvare tutti! Anche i supereroi!
Un ennesimo sorriso solcò il volto del biondo, che non potè resistere a sfiorare con una carezza il capo della figlia.
-Beh, su questo non posso proprio obiettare...-mormorò Sherlock a sorpresa, un lieve mezzo sorriso sulle labbra.
-Chissà se ci sarà anche un certo Dottore, su quel carro...-riflettè John, schiarendosi la voce, commosso dalle parole sussurrate dall'amico.
-È possibile. In fondo, è stato proprio lui il primo a parlarci degli...Avengers, giusto? Devo ammettere che gradirei farci una chiacchierata. Per saperne di più sui suoi poteri. Lui, invece...-fece una smorfia, indicando la figura di Iron Man.-Non mi piace. È un esibizionista.
John lo guardò sorpreso.
-Che vuoi dire??
-Oh, andiamo! Non hai visto quella conferenza stampa??-sbottò, mentre Rosie aveva ripreso a disegnare, senza ascoltare la discussione dei due adulti.- Ha praticamente sbandierato ai quattro venti di essere Iron Man! Questo non è essere esibizionisti??
- Da che pulpito viene la predica! Tu sei l'esibizionista per antonomasia!-ribattè il medico, soffocando una incredula risata.-Sono certo che voi due vi intendereste a meraviglia!
-...Non credo proprio.
Seguì un breve silenzio, mentre John fissava l'amico con sguardo inquisitore.
-...Da quando guardi video su YouTube?
-Dovevo pur documentarmi in qualche modo, no?-borbottò lui alla fine in risposta, stringendosi nelle spalle.
-Zio...-Rosie gli picchettò sul braccio improvvisamente, richiamando la sua attenzione.-Se incontri Iron Man, poi me lo dici, vero??
-Certo...Ti porterò anche una foto, va bene?-replicò lui con una risata ironica.
-Sì sì, che bello! Grazie!-esclamò però Rosie, entusiasta, stampandogli un improvviso bacio sulla guancia, e facendo tingere gli zigomi solitamente perlacei dell'algido detective di un bel rosso.
John sorrise nuovamente, e si scoprì felice e rilassato come non gli capitava da molto tempo.
Quella vacanza partiva proprio sotto i migliori auspici.
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In quello stesso momento
Londra
-Spero per lei che sia uno scherzo!
La voce di Mycroft Holmes era, in quel momento, bassa e gelida, ed esprimeva un altrettanto gelido furore.
-M-mi dispiace, signore, ma... c'era la firma, era tutto in regola...
-Avrebbe dovuto chiamarmi prima di autorizzare quel trasferimento. Non dopo!-ringhiò nuovamente il politico, stringendo una mano a pugno sulla scrivania di mogano.
-Signor Holmes, sono davvero desolato...-ripetè il direttore del carcere di Pentonville, la voce ora tremante.-Ma la firma...
-Era sicuramente falsa, maledizione!!-ruggì Mycroft, scoprendosi improvvisamente grato di non trovarsi, in quel momento, al Diogenes Club, ma nel suo ufficio privato: il suo tono di voce, infatti, non certo basso, e che non riusciva in alcun modo a controllare, avrebbe di certo spaventato a morte tutti i soci di quel luogo dove il silenzio era legge.
Si impose, però, seppur a fatica, di riacquistare la sua naturale pacatezza.
-...Si sa almeno chi lo ha prelevato?
-Un certo agente Norris dell'MI6-rispose sollecito il Direttore, sperando che quel cambio di tono da parte del politico volesse dire che il pericolo, per lui, era scampato.-Ma, naturalmente, abbiamo scoperto che non esiste nessun agente con questo nome...
-Oh, davvero?? Non l'avrei mai detto-soffiò Mycroft con graffiante ironia.-Abbiamo per lo meno un'immagine?? Telecamere di sorveglianza? Testimoni?? Qualcosa, insomma??
-Stiamo cercando tutto il possibile-assicurò l'uomo.-Sono certo che troveremo qualcosa! A costo di restare in ufficio tutta la notte!
-Lo spero per lei-ribattè il maggiore degli Holmes, il tono nuovamente basso e gelido.-Altrimenti, non avrà più, un ufficio. Mi richiami appena ha qualcosa in mano.
Dopo quella non tanto velata minaccia, Mycroft chiuse la comunicazione col direttore del carcere di Pentonville.
Per un breve momento, il suo primo impulso fu quello di contattare subito Sherlock: il suo dito indugiò sullo schermo del cellulare per qualche istante, per poi posarlo con decisione sulla scrivania.
Preferiva non coinvolgerlo: quell'uomo era già arrivato fin troppo vicino ad uccidere suo fratello, tempo prima; e il fatto che quest'ultimo si trovasse in quel preciso momento dall'altra parte del mondo- in vacanza, addirittura-forse era un vantaggio.
Avrebbe sfruttato solo i suoi uomini, stavolta, per riportare in galera quella piaga di Culverton Smith.
Il politico prese dunque a digitare sul suo computer, dando già il via alle operazioni di ricerca, senza tuttavia neppure immaginare che le cose, da lì a pochi giorni, avrebbero preso una piega completamente inaspettata...
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