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Conto alla rovescia

Un silenzio profondo era calato, da quando Strange aveva mostrato ai fratelli Holmes la foto dell'agente della CIA Everett Ross.
Nessuno dei due, infatti, aveva più aperto bocca.
Purtroppo, però, il peggio doveva ancora venire.
-Qualche ora fa, questo video é stato inviato alla sede dello S.H.I.E.L.D. Poi, per vie... traverse, diciamo... é arrivato quasi subito anche a noi. Lo S.H.I.E.L.D. sapeva che Ross era già al sicuro nel Wakanda, quindi hanno convenuto che fosse un sosia, usato dall'Hydra per renderci una trappola. I loro uomini, infatti, non sono intervenuti. Anzi, non hanno alcuna intenzione di farlo- proseguí Strange, incupendosi nuovamente.-Lasciate che ve lo mostri.
Lo stregone cliccò nuovamente, facendo sparire la foto e partire, stavolta, un video.

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Si apre l'inquadratura simile a quella di una telecamera frontale, mostrando parte di una stanza asettica e rivestita di pannelli grigi, quasi completamente vuota: eccezion fatta per una sedia di metallo, su cui é legato un uomo.
Ha il mento abbandonato sul petto, immobile; solo un lieve alzarsi e abbassarsi delle sue spalle denota che respira, che é vivo. Anche se sicuramente svenuto, o più probabilmente narcotizzato.

D'improvviso, un secondo uomo con indosso un passamontagna, e vestito completamente di nero, entra nell'inquadratura, si pone alle spalle del prigioniero e, con un gesto brusco, gli stringe i capelli nella mano protetta da un guanto, e gli solleva il capo, mostrandone perfettamente il volto alla telecamera.
Quest'ultimo non reagisce neppure: i suoi occhi rimangono chiusi.

«Non perderò tempo in chiacchiere»esordisce l'uomo in nero, con voce chiaramente camuffata, distorta e cavernosa, continuando a tenere sollevato il capo del prigioniero, e guardando dritto nella telecamera.«Noi abbiamo qualcosa che vi interessa. Voi avete qualcosa che a noi, interessa. Avete una settimana, non di più, per consegnarcela. Altrimenti, questo qui farà una gran brutta fine.»
L'uomo tira fuori dalla tasca una piccola sveglia in formato digitale, e la pone sulla scrivania.
La preme, e questa si accende.
«Il conto alla rovescia é già iniziato. Vi contatteremo noi al termine. Non fate scherzi.»

L'inquadratura ridiventa quasi completamente nera, come se qualcuno avesse spento le luci nella stanza: e cosí rimane per almeno un minuto.
Le cifre rosse in formato digitale rimangono però a brillare in quell'oscurità, diminuendo di un minuto, e scandendo quel macabro conto alla rovescia.

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-... Si riferisce alla chiavetta di cui vi ho parlato poco fa, e che attualmente è in nostro possesso, affidataci da Ross prima che partisse.-Strange spense il computer con un gesto secco.-È probabile che contenga dei progetti che l'HYDRA vuole usare per annientare definitivamente tutti quelli dotati di poteri non umani. Se quell'arma finisce in mano loro... Be', vi lascio immaginare le conseguenze.
-‎Che io sia dannato se dirò ancora una volta che "Non sono mai i gemelli".- Fu l'unica frase che uscì dalla bocca del detective, che pareva non aver ascoltato una sola parola dello stregone, gli occhi puntati ancora sullo schermo del computer ormai nero, ma traboccanti di rabbia.
Ripensò alla foto mostratagli poco prima; doveva ammettere che la somiglianza tra quell'agente e John era davvero strabiliante. Ma gli erano bastati quei pochi minuti in cui l'aveva guardata, però, per notare  alcuni piccoli dettagli che differenziavano l'agente della CIA dal suo coinquilino: gli occhi erano sì del medesimo colore, ma mancavano di quel calore che, invece, contraddistinguevano quelli dell'ex medico militare. Quei capelli biondi, ma di una sfumatura più chiara. L'espressione severa, ma fin troppo dura. Era certo che, anche se fossero stati insieme nella stessa stanza, avrebbe riconosciuto John subito, senza alcuna esitazione.

-‎Tecnicamente, questo sarebbe un caso di sosia-precisò Mycroft, pedantemente, distogliendolo dalla spirale di pensieri in cui era caduto. - Dopotutto, é risaputo che ognuno di noi ha almeno sette sosia che...
-‎ Ed é risaputo che, di questa precisazione, non me ne può importare di meno! - ringhiò Sherlock, in un tono così velenoso che persino Mycroft non osò terminare la pedante precisazione.-Avete cercato di rintracciare la fonte del video, almeno??
-‎Da quando è arrivato fino a noi, ci abbiamo provato in ogni modo. Purtroppo, non c'è stato nulla da fare. Il segnale é criptato troppo bene, persino per le nostre capacità-rispose il Dottor Strange, chiaramente dispiaciuto. - Tuttavia, abbiamo già elaborato un piano per consegnarli ciò che vogliono, e salvare anche la vita del dottor Watson, naturalmente.
-‎ E vorrei ben vedere!-ribatté Sherlock, fulminandolo con lo sguardo.

Strange non se la prese, per quel commento: dopotutto, la collera dell'altro era perfettamente giustificata e comprensibile.
-Avremo, però, probabilmente, bisogno del suo aiuto. Al momento, il nostro team ha risorse limitate.
-‎ Farò qualunque cosa sia necessaria.-La voce del detective tradiva, a parte la rabbia, una preoccupazione profonda.-Quindi, smettiamola di tergiversare, e mi mostri cosa la sua misteriosa "squadra" ha scoperto e ideato sinora.
Per la prima volta, sul volto del Dottor Strange balenò un leggero sorriso.
-Allora seguitemi- disse, alzandosi, rivolto a entrambi i fratelli Holmes.

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Stephen gli fece strada nel complesso, attraversando un lungo corridoio, sino a giungere ad una stanza chiusa.
-Quando ho scoperto cosa era accaduto, sono subito andato nell'ufficio di suo fratello, e abbiamo discusso in merito a tutta la situazione.
-... Dimmi che ti è comparso all'improvviso nella stanza facendoti prendere un colpo- sghignazzò Sherlock al fratello, concedendosi, per un istante, di abbandonarsi a quell'immagine.- Che hai fatto? L'hai minacciato col tuo ombrello? - domandò, ironico, lanciando un'occhiata proprio a quest'ultimo, che Mycroft aveva con sé persino in quel momento.
-Veramente, l'ho colto di sorpresa in un brutto momento. E me ne scuso ancora! - rispose Strange per lui, imbarazzato, mentre Mycroft si irrigidiva.- Se avessi sospettato che era in compagnia, non avrei mai... Bella donna, comunque.

Gli occhi del detective si spalancarono, mentre il suo ghigno si allargava, davanti a quella quanto mai succosa novità.
-‎... Lady Smalwood mi stava solo aiutando per le operazioni di ricerca-sbottò Mycroft, altero, ma stringendo le dita attorno al manico dell'ombrello con inusuale forza.-Suggerisco di cambiare argomento. Abbiamo cose ben più importanti, a cui pensare!

Sherlock, suo malgrado, dovette intimamente dargli ragione: il ghigno divertito sparí dalle sue labbra, mentre quel breve momento di leggerezza che si era concesso svaniva, e la gravità del problema gli piombava nuovamente addosso.
-Ma non ho chiesto aiuto non solo a lui. -Proseguí Strange, sempre con quello strano sorriso sulle labbra.-Ho anche infatti contattato alcuni... amici. O colleghi di lavoro, diciamo...
Lo stregone, a quel punto, spalancò la porta della stanza.
-... Finalmente siete arrivati! - li accolse subito una voce maschile, ironica e dall'accento inequivocabilmente americano, mentre i tre uomini varcavano la soglia.-Credevamo di essere gli unici a lavorare, qui!

Sherlock quasi non poté credere alle sue orecchie, quando riconobbe quella voce.
E, in verità, neppure ai suoi occhi.

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