'Reb, sei a tutto gli effetti un metaumano'
"Charly, non posso dirtelo!" sbottai, sedendomi sul letto accanto a lei. La mia migliore amica, non faceva altro che chiedermi il perché del mio comportamento strano. Sapeva che c'era qualcosa che non andava, mi conosceva fin troppo bene. Mi sentivo male al solo pensiero di mentirle, ma non potevo non farlo. Non volevo mettere Justin nei guai, non volevo essere scoperta. Dovevo capire cosa mi era successo e non volevo affrettare la situazione. Pensavo fosse la cosa giusta, eppure mi sentivo così in colpa.
"Rebecca sono o non sono la tua migliore amica? Ti sono stata vicino in tutti questi anni, sopratutto negli ultimi due. Mi sono fatta in quattro, in otto e anche in sedici per te. Da quando è arrivato questo biondino, non ti riconosco più. Non ci sentiamo più, non mi scrivi più.. sono come scomparsa per te" la mia migliore amica, mi si piazzò davanti. I capelli biondi erano legati in una coda alta, si riusciva ad intravedere il tatuaggio che avevamo fatto assieme: una stella sotto il lobo dell'orecchio. "Se non vuoi dirmi cosa ti succede, allora questa amicizia può finire qui."
"Che cosa?!" mi alzai di scatto, guardandola negli occhi. "Charly, come puoi dire una cosa simile?" le chiesi, incrociando le braccia al petto.
"Se non vuoi dirmi cosa ti succede, allora che senso ha continuare questa amicizia? Rebecca, io e te non ci sentiamo da quasi un mese! Lo capisci, questo?" mi chiese, puntandomi il dito contro. Mi sentii piccola piccola, non sapevo che cosa fare.
Sapevo che dovevo calmare le acque. Non volevo perderla, non volevo che se ne andasse. Era sempre stata al mio fianco e, anche se non ci sentivamo più come prima, la amavo dal bene che le volevo. Non potevo abbandonarla, non volevo perderla. Per cui, decisi di fare il passo più lungo della gamba. Forse me ne pentirò, pensai. Ma ugualmente, non potevo perdere la mia migliore amica.
"Va bene" cedetti, sospirando. Vidi l'espressione della mia migliore amica addolcirsi, infatti le sorrisi dolcemente. "Siediti, però" entrambe ci sedemmo sul letto. Le presi le mani, prima di cominciare a parlare. "Okay, allora, da dove comincio? So che Justin mi ucciderà per questo, ma allo stesso tempo non posso tenermi tutto dentro e perderti, non posso.."
"Justin? Cosa c'entra lui?" mi chiese, corrugando le sopracciglia. Un suo brutto vizio? Interrompere la gente quando parlava.
"Lasciami parlare e ti spiego tutto" le sorrisi, stringendole la mano. "Allora, cosa posso dirti? Da quando Justin è entrato nella mia vita, sono successe troppe cose. Ti ricordi che prima mi faceva toccare il cielo con un dito e poi mi faceva sentire uno zerbino perché non mi pensava, no? Vedi, ho scoperto il perché. Justin non è come molte persone che popolano la terra, ha un qualcosa di.. speciale. Tu sei sempre stata appassionata di fantascienza, vero? Ti piace la chimica, la biochimica, la fisica e tutte quelle cose che io non riesco e non riuscirò mai a capire perfettamente. Quindi, se ti parlo di metaumani sai a cosa mi riferisco." Charly si portò una mano davanti alla bocca, stupita. "Adesso non interrompermi, okay? Perché sto per dirti, che ho scoperto che Justin è un metaumano. Sa padroneggiare l'aria, l'acqua e la natura. Vedi quell'orchidea o quella rosa?" le indicai la mia scrivania, annuì. "Me le ha regalate lui, facendole crescere sulla sua mano. Charly, so che è stranissimo, so che è quasi impossibile, ma è così. Succedono troppe cose strane, qui a Los Angeles come in tutto il mondo. Ma non è finita qui.."
"Ah no? Pensavo che le sorprese fossero finite" disse, guardandomi ancora sconcertata. Mi alzai.
"No, non è finita qui" chiusi gli occhi e mi concentrai, cominciando a cambiare colore. Charly mi guardò stupita, quasi sconcertata. Ma come biasimarla? Con le mani, appena diventate arancioni, creai un cuore di fuoco che rimase a mezz'aria per qualche secondo.
"Rebecca ma.."
"Charly, non so come né perché ma sono diventata.. questo" girai su me stessa, prendendo fuoco. La mia migliore amica spalancò gli occhi e la bocca in contemporanea, per una volta era rimasta senza parole. "Tutto da un giorno all'altro. E' questa la causa del mio essere così fredda e distaccata, così strana sopratutto. Chi mi ha fatto questo, ha inserito nel mio cervello un microchip contenente delle informazioni che mi controllavano. E tutto questo, fino a ieri non lo sapevo. Stanno succedendo così tante cose, che nemmeno io so cosa devo dirti nello specifico" una volta essermi spenta, mi gettai sul letto a peso morto.
"Prova a spiegare cos'è successo con calma e tranquillità. Prova a riorganizzare le idee per bene."
Sentii la mano della mia migliore amica stringere forte la mia, mi diede la forza necessaria per riprendere a parlare e ad aprirmi.
"Allora, ricominciamo tutto da capo. Da quando ho conosciuto Justin, la mia vita è cambiata completamente. Mi sono innamorata di lui dal primo giorno in cui l'ho visto, mi piaceva la sua aria misteriosa e il suo modo di essere e di fare, anche se non sopportavo quando spariva e non si faceva vivo per giorni. Questo tu lo sai, molto bene. Quando ho scoperto il perché della sua assenza, sono rimasta praticamente shoccata. Inizialmente, mi aveva detto che non potevamo stare insieme perché stava per sposarsi -e su questo devo raccontarti anche un'altra storia- quando invece scompariva perché è The Storm e, di conseguenza, quando succede qualcosa parte e cerca di salvare più vite possibili. E' la sua vita e mi ha chiesto di mantenere il segreto, ma non posso perderti per non averti detto la verità. Bene, detto questo passiamo a ciò che è successo a me. Come ti ho detto, Justin è The Storm. E dato che tra di noi c'è qualcosa, mi sono messa contro i suoi nemici. Uno di questi suoi nemici, che io non conosco però, mi ha fatto diventare ciò che hai appena visto, una palla di fuoco, anche se a me piace essere chiamata Blazing. Come faccio a sapere che è stato un nemico di Justin a farmi questo? Perché nel mio cervello era inserito un microchip contenente delle informazioni cattive proprio su di lui, che mi spingevano a volerlo uccidere. Infatti, ultimamente, tutto ciò che volevo era solamente incendiare completamente Justin, togliergli la vita. E infatti, ieri sono andata a casa sua con la mia famiglia. Non lo vedevo da giorni come ben sai e quando l'ho visto, non so perché ma avevo semplicemente voglia di lui. Abbiamo fatto l'amore, Charly. Ho fatto l'amore con lui. E poi sai cos'è successo? Mi sono rivestita e sono andata via, chiedendogli di vederci a Venice in un vecchio magazzino abbandonato. Abbiamo combattuto ed io sono quasi morta, ma Justin mi ha rianimato e mi ha estratto il microchip. Adesso non so cosa fare, non so davvero dove mettere piede. Justin doveva venire qui oggi pomeriggio, ma è dovuto partire per una missione poco lontano da qui per cui non ho sue notizie. Solo lui può aiutarmi, io non so davvero cosa devo o cosa posso fare. L'unica cosa che so, è che sono contenta di averti detto tutta la verità" mi fermai, prendendo aria.
Charly rimase in silenzio, ascoltando il mio discorso con estrema attenzione. Non mi bloccò, mi fece parlare e mi fece sfogare, proprio come avrebbe fatto una migliore amica. Non appena finii di parlare, i suoi occhioni verdi proprio come i miei mi scrutarono per bene. Non riuscivo a capire cosa pensasse, o almeno non riuscii a capirlo fin quando non mi strinse in un abbraccio. Un abbraccio forte, con cui mi trasmise tutto il suo amore, tutta la sua cura. Un abbraccio, con cui mi dimostrò che mi aveva perdonata e che non era arrabbiata con me.
Mi staccai dopo qualche minuto, guardandola con gli occhi colmi di lacrime.
"Adesso ascoltami bene, Reb. D'ora in poi, non dovrai mai più nascondermi nulla. Non dirò niente a nessuno di tutta questa storia, puoi starne certa. E sai perché? Perché sei la mia migliore amica e ti prometto che ne usciremo insieme e ne usciremo vincitrici."
Sorrisi dolcemente alla mia migliore amica, tornando ad abbracciarla.
"Vorrei solo capire chi mi ha fatto questo, così da potergli stare alla larga. Non mi ricordo di nulla, sai?" mi portai una mano tra i capelli, mordendomi il labbro.
"Proprio niente di niente?" scossi la testa. "Forse ti avranno fatto qualcosa quando eri senza sensi. Ti è capitato di esserlo?" mi sforzai un attimo pensandoci su, ed in effetti quando andai a casa di Taylor persi i sensi.
"Qualche settimana fa, andai a casa di un ragazzo, Taylor, che non ho più visto. Mi ha detto che sono svenuta mentre stavamo lavorando ad un progetto, anche se non mi ricordo di nessun progetto" corrugai le sopracciglia, sforzandomi un po' in più.
"Be', potrebbe averti fatto qualcosa. Dov'è il tuo computer?" mi alzai dal letto, prendendole il computer che era sulla scrivania a porgendoglielo. "Charly passione hacker sta arrivando!"
Ridacchiai all'esclamazione della mia migliore amica, più che vera a dire il vero. A Charly piaceva molto investigare, sotto quella chioma bionda folta non solo si celava una ragazza malata di ragazzi, ma anche un'intelligenza unica. Era una hacker, davvero molto brava. Con poche informazioni, riusciva a scoprire tutto di una persona ed era quello che stavamo provando a fare per quanto riguardava Taylor. Sapevo dove abitava e come si chiamava, così che cominciammo le nostre ricerche. Purtroppo, non conoscevo il suo cognome. Ma quando lo scoprimmo, rimanemmo spiazzate.
"E' il figlio del professor Flyin?" sbottò Charly, guardando una foto che aveva appena trovato. Una foto, che mi fece gelare il sangue nelle vene.
"E quella è Brigitte!" puntai il dito contro lo schermo, proprio sul viso di una giovane ragazza bionda.
"Sulla sinistra, Taylor Flyin, nato nel New Jersy il quindici aprile del novantasei, vent'anni. Figlio di Lucas Flyin, professore di filosofia, e Olivia Parker, professoressa di fisica. Frequenta l'ultimo anno della Loyola High School, è stato bocciato due volte in prima e in seconda elementare poiché aveva bruciato i capelli delle maestre. Non si trovarono accendini o fiammiferi nelle sue mani, la causa dell'incendio è tutt'oggi sconosciuta" lesse Charly, facendomi gelare il sangue nelle vene. "Sulla destra, Brigitte Flyin, nata nel 1993 a Berlino, in Germania" continuò, e il sangue mi si gelò nuovamente nelle vene.
"C'è qualcosa che non va, Charly. Brigitte ha lasciato Justin pochi giorni fa per poter stare con mio fratello e da quello che ho capito, anche Taylor sa padroneggiare il fuoco. Cosa vogliono da noi? E perché mettere in mezzo mio fratello?" sospirai frustrata, portando le mani tra i capelli.
"Riusciremo a scoprirlo" Charly mi sorrise, mettendomi una mano sulla schiena e accarezzandomi dolcemente. "Prima, però, penso che tu debba farti controllare da qualcuno. Hai da poco questi nuovi poteri e non sappiamo cosa puoi arrivare a fare. Hai bisogno di capire com'è stato alterato il tuo organismo" concluse la mia amica, guardandomi negli occhi.
"Ma non posso andare da un dottore qualsiasi e dirgli 'Hei, mi fai qualche analisi? So spruzzare fuoco dalle mani e vorrei capire il perché" ironizzai, facendo ridere la bionda al mio fianco.
"Io conosco una persona che potrebbe fare al caso tuo" si alzò in piedi, prendendomi la mano.
"Dove vuoi portarmi?" le chiesi, scendendo con lei di corsa le scale.
"Lo scoprirai durante il tragitto" mi fece l'occhiolino.
Dopo aver salutato i componenti della mia famiglia che stavano guardando un film in tv, mi diressi con Charly in macchina. Non sapevo dove stavamo andando e Charly non era intenzionata a dirmelo, sapevo solo che avrei passato un pomeriggio davvero estenuante. Restai per i venti minuti di viaggio a pensare a ciò che avevamo appena scoperto: Taylor era il figlio del professor Flyin e quasi sicuramente era stato lui a farmi questo. Ma non solo, avevamo anche scoperto che Brigitte era la sorella di Taylor, quindi anche lei figlia del professor Flyin e che probabilmente anche lei c'entrava qualcosa in tutta quella situazione. Le domande affollavano la mia mente, non riuscivo a darmi una risposta.
Perché avevano scelto proprio me?
Cosa volevano da Justin?
Perché volevano ucciderlo?
Cosa c'entrava mio fratello in tutta quella storia?
Non sapevo più cosa pensare, davvero stavo andando nel pallone. Sapevo solo, che avevo bisogno di raccontare tutto a qualcuno e per qualcuno, intendevo Justin.
Quando Charly parcheggiò l'auto, rimasi stupita nel vedere la scritta 'Hollywood' in lontananza. "Come mai siamo ad Hollywood?" le chiesi, girandomi verso di lei.
"Qui abita un mio caro e vecchio amico" mi sorrise, bussando al campanello di una villetta. "Ryan, sono Charly. Ho bisogno di te" disse semplicemente, prima che il ragazzo -Ryan- parlasse. In tutta risposta, aprì il portone. "Andiamo" la bionda mi prese il braccio, trascinandomi all'interno del cancello. Mi piaceva il prato inglese, era davvero ben curato.
"Charly, che bella sorpresa!" un ragazzo, dai capelli biondi e gli occhi azzurri, abbracciò la mia migliore amica.
"Visto? Ti avevo promesso che sarei venuta ed eccomi qua" mi piaceva il modo in cui la mia migliore amica si rapportava con l'altro sesso: sapeva mandare avanti una conversazione, senza andare nel pallone. "Ti presento la mia migliore amica, Rebecca" disse Charly, mettendosi al fianco di quel ragazzo.
Non appena incrociò i miei occhi, aggrottò le sopracciglia. "Rebecca? Rebecca Myers?"
"Come fai a conoscermi?" gli chiesi, stringendogli appena la mano.
"Un mio amico mi ha parlato molto di te. Sono Ryan, Ryan Butler" mi sorrise dolcemente, al che mi addolcii. "A cosa devo la vostra visita?"
"Rebecca ha bisogno di te" rispose schiettamente Charly, seria più che mai.
"Sono tutto orecchie"
Dopo aver spiegato la mia situazione a Ryan, procedette con le analisi. Era, come Charly, un appassionato di chimica e fisica, addirittura specializzato nell'analisi del DNA metaumano. Non sapevo come Charly lo conoscesse, ma lo avrei sicuramente scoperto. Ciò che mi rendeva perplessa, era come potesse lui conoscermi. Non avevo mai sentito parlare di lui, da nessuno. Non avevo amici ad Hollywood, per cui mi sembrava strano che avessimo una persona in comune. Avevo più volte provato a tirar fuori l'argomento, ma sembrava non volesse rivelarmi nulla. E be', non potevo certamente insistere.
"Ohoh, Becky, vieni a vedere un po' qua" sbottò Ryan, seduto davanti ad un computer. Mi posizionai meglio la garza sterile sul braccio, per poi scendere e arrivare da lui. Ciò che vidi, fu impressionante. I miei globuli rossi, sembravano piccole palline di fuoco completamente arancioni, era come se fossero attraversati da scariche elettriche, da scie infuocate. Non avevo mai visto nulla del genere, era davvero un qualcosa di anomalo. Ma anche tanto figo.
"Reb, sei a tutti gli effetti un metaumano. Nel tuo corpo, però, c'era già un metagene. Questo gene è rimasto dormiente finché un momento di stress fisiologico lo ha attivato, anche se nel tuo caso è stato attivato, e dopo l'attivazione utilizza la fonte del biostress come catalizzatore per il cambio genetico, risultando nell'abilità metaumana finale" continuò Charly, portandomi solo tanta confusione.
"Quindi, in parole semplici, mi state dicendo che io ero già un metaumano?" chiesi, sbalordita.
"Sì, lo eri già. E questo, molto probabilmente, lo sapevano le persone che hanno contribuito al processo di attivazione del metagene. Hanno iniettato nel tuo corpo un sostanza chiamata 'Accelerator', infatti di punto in bianco ti sei ritrovata questi poteri. Non ti sei chiesta, come mai, li sapessi usare così bene?" Ryan mi guardò con i suoi occhi azzurri, corrugai ancora una volta le sopracciglia.
"E come fai a sapere che li so usare bene?"
"Il fuoco non è così facile da domare, Rebecca. Avresti potuto incendiare le lenzuola mentre rifacevi il letto o i capelli di tua sorella mentre la pettinavi. Invece, sai come accenderti e sai come spegnerti. E' un qualcosa di innato, prima o poi saresti comunque diventata così" Charly mi poggiò una mano sulla spalla, smettendo di parlare.
"Ma quindi, adesso, cosa posso fare?" chiesi, mordendomi il labbro.
"Come prima cosa, puoi guarire sessanta volte più velocemente di un semplice essere umano da qualsiasi ferita. Per ciò che riguarda il fuoco, invece, puoi fare di tutto con le tue mani. Hai un potere immenso, Rebecca. Uno dei poteri più grandi con cui ho avuto a che fare, credimi. Nelle tue mani, appartiene la vita o la morte delle persone. Puoi sfruttare l'energia e il calore, puoi fondere qualsiasi cosa" Ryan si alzò, cominciando a guardarmi con occhi sognanti. "Potrai diventare l'eroina di questo continente"
"Ryan, io so fare solo un quarto delle cose che hai detto. E in più, non posso diventare l'eroina di questo continente quando ha già degli eroi. Abbiamo The Storm, le Leggende, i Vigilantes, anche The Flash. E questi sono solo pochi eroi metaumani. In più, devo scoprire perché hanno accelerato questo processo di attivazione del metagene. Devo scoprire cosa c'entro io, cosa c'entra Justin, cosa c'entra mio fratello. Devo scoprire il perché di tutto, e in più devo anche riuscire a finire quest'ultimo mese di scuola e a diplomarmi. Io.." mi passai le mani tra i capelli, sentendo la testa scoppiare. "Io non ce la faccio più" continuai, sentendo le mani di Ryan e di Charly poggiarsi sulla mia schiena.
"Noi siamo qui per te" Charly si abbassò alla mia altezza, guardandomi negli occhi.
"E se volete, possiamo creare un vero team" continuò Ryan, porgendomi la mano. "Scopriremo tutto, insieme e in segreto" mi sorrise.
Restai a guardare la sua mano per un po', dopodiché sorrisi e la strinsi. Anche se conoscevo da poco Ryan, mi sembrava davvero un bravo ragazzo. Era una persona molto simpatica ed ero contenta che potesse aiutarmi col mio piccolo grande problema. Avevo appena scoperto di essere un metaumano a tutti gli effetti, ero ancora shoccata ma allo stesso tempo felice. Mi sarebbe piaciuto aiutare la gente, ma prima di tutto dovevo sistemare un po' di situazioni. Sopratutto, con la famiglia Flyin.
"Ragazzi, cosa significa essere una Supernova, per me?" chiesi loro, ricordandomi del termine che il giorno prima Justin aveva usato nel raccontarmi il nostro conflitto.
"Supernova?" continuò Charly, avvicinandosi al computer di Ryan.
"Sì, ieri sera ha detto Justin che stavo diventando Supernova ma non so cosa vuol dire. So cos'è una supernova in ambito stellare, ma non so cosa c'entri con me."
"Ma c'entra col professor Flyin" continuò Charly, leggendo qualcosa dal computer. "Lucas Flyin, oltre ad essere un professore di filosofia, era anche uno scienziato e faceva parte delle persone che avevano inventato Supernova. Supernova era un progetto per produrre più energia, utilizzando lo stesso processo che si crea in una fusione nucleare: il loro obiettivo era quello di fondere elementi di ferro e nichel creando una reazione esotermica, che in poche parole vuol dire diminuire la massa ed aumentare l'energia prodotta. Alla presentazione di Supernova, però, ci fu una complicazione e la fusione nucleare fu così potente che riuscì a far cadere a pezzi un intero edificio di ventidue piani situato a Berlino. Gli unici superstiti furono tre persone: Lucas Flyin, Jeremy Olsen, Richard Pew e un uomo senza identità. Accusarono gravi ustioni alla pelle, i loro esami erano compromettenti e non si riusciva a capire perché ma tutte i macchinari tecnici che li tenevano in vita, all'improvviso prendevano fuoco. Dopo quel giorno, Flyin ebbe numerosi imprevisti: tutto ciò che toccava, si bruciava. Quando perdeva il controllo risultava pericoloso, la gente diceva che fiamme uscivano dal suo corpo. Dovette trasferirsi a Los Angeles, dove cercò di vivere invano una vita tranquilla, tutto ciò che toccava si infuocava. Il suo obiettivo, è rimasto quello di ricreare Supernova" Charly concluse, aggrottai le sopracciglia.
"Pensate che voglia ricreare supernova con me?" chiesi, impaurita.
"Io penso che ci sia già riuscito, ma non per creare energia. Insomma, non gli saresti servita se non saresti stata collegata a qualche cavo. Inoltre, Supernova puoi crearla solo quando usi tutta la tua energia per distruggere. Forse i suoi scopi erano altri" Ryan si morse il labbro, guardandomi negli occhi. "Rebecca, riusciremo a scoprire cosa sta succedendo"
"Lo spero" dissi, abbracciando Ryan e Charly contemporaneamente.
Ero contenta di avere vicino la mia migliore amica e una persona così preparata come Ryan. Sentivo che potevo fidarmi, anche perché da sola non ci sarei mai riuscita a capire tutto. Justin aveva già le sue cose a cui pensare, dovevo occuparmi io della mia vita e di ciò che mi stava capitando.
"Ti serve un costume?" mi chiese Ryan, dopo esserci staccati dall'abbraccio.
"Già ho provveduto" risposi con un occhiolino, spogliandomi e rendendo visibile a tutti il mio costume formato da Trevira CS.
"Rebecca, penso proprio che i ragazzi cadranno ai tuoi piedi quando ti vedranno con questa tutina aderente. Sai quante fantasie erotiche potranno farsi?" schiusi leggermente la bocca, stupefatta dalle parole della mia migliore amica. "Anzi, penso proprio che Justin non appena ti vedrà ti.."
"Va bene così" le risposi, poggiandole una mano sulla bocca.
"Justin chi?"
"Justin Bieber, il suo nuovo vicino nonché nuova.. fiamma" Charly mi fece l'occhiolino, io semplicemente arrossi.
Ryan fissò per un attimo il vuoto, dopodiché sorrise.
Cosa mi nascondi? Pensai.
Dopo esser stati ancora un po' con lui per gli ultimi accertamenti, lo salutammo e ci demmo appuntamento al giorno successivo per un allenamento, dovevo assolutamente capire cos'ero in grado di fare prima di incombere in qualche problema molto più grande di me. L'unico problema, era che avrei visto il professor Flyin il giorno dopo per cui dovevo cercare di mantenere la calma e di sembrare il più normale possibile nei suoi confronti. Dovevo fargli capire che non avevo scoperto nulla, dovevo agire in incognito e sapevo che avrei potuto farlo se solo l'avessi voluto.
Charly non entrò in casa quella sera, anche se erano appena le sette doveva tornare a casa da suo fratello, Barry. Doveva ancora raccontarmi come stava andando con lui, ma le avrei chiesto tutto il giorno dopo. Arrivata a casa, mi sentii più tranquilla. Almeno sapevo cos'avevo, anche se ero rimasta sconcertata da tutto ciò che avevo scoperto.
Di Justin, non sapevo ancora nulla. E mi dispiaceva, perché avevo passato con lui momenti stupendi e mi mancava, volevo raccontargli tutto. Decisi di non pensarci e semplicemente di preparare la cena, mangiare, sparecchiare, pulire e portare i bimbi a letto, come tutte le sere. Infondo, ero pur sempre la seconda donna di casa, la prima però era ancora inferma per cui le responsabilità gravavano principalmente su di me.
Stanca, entrai in camera mia dopo aver finito tutto.
Guardai verso la finestra, in cerca di quella di Justin: la luce era spenta e le tende chiuse.
La mia, però, era completamente aperta, quando invece l'avevo rimasta chiusa.
Mi avvicinai a passo svelto per chiuderla, ma qualcosa attirò la mia attenzione.
Una lettera.
Da parte di Justin.
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