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6.

Rimase stupita dalla facilità in cui mormorò quelle parole. Uscirono così fluidamente e non riuscì a smettere di fissare le sue labbra carnose. I loro visi erano a una distanza minima, il calore delle loro bocche prosperava in tutta la stanza.

<<bene a dopo furfante>> si staccò gelidamente dal suo viso e andò diretta alla porta.

<<già ve ne andate...>> sussurrò Drake con le braccia posate sul tavolo. Aveva uno sguardo indagatore, cercava qualcosa oltre quella che fosse la figura della ragazza. Finalmente ella si girò, trasportando lentamente il busto con un espressione buffa, lo guardò.

<<ho ottenuto ciò che volevo sapere>> con un sorriso beffardo si portò una mano all'altezza del bacino e con fare teatrale fece un inchino. Si rialzò puntando aggressivamente i suoi occhi sull'individuo davanti a se.

Drake notò con stupore una sensazione di freddo che emanavano quelle pozze nere, tetri come tutto ciò che la costituiva. La sua camicia sporca faceva intravedere la curva sontuosa del seno, poteva immaginare quanto morbida fosse la sua pelle al tatto. La vita era delineata da una cintura di camoscio che evidenziava i suoi fianchi sensuali. I pantaloni marroni nascondevano le gambe di cui purtroppo poteva solo lasciare alla sua immaginazione.

<<tutto qui ?>> mormorò ancora il ragazzo cercando un pretesto per attirare la sua attenzione. Gli fece un occhiolino e uscì dalla stanza lasciando che un terribile silenzio si calasse lungo quella stretta cabina.

Kaliste incominciò a vedere annebbiato, la testa girava per conto suo stordendola e sfocando ogni cosa che proiettavano i suoi occhi. La pelle prese a punzecchiare sotto i sottili vestiti, piccole punture salirono leggere e pimpanti dalle punte dei piedi, si raggrupparono nelle gambe, nel bacino lasciando una morsa al suo interno, il collo prese a bruciare espandendo un calore in tutta la testa. Camminò traballante lungo il ponte.

<<hai scoperto qualcosa ?>> una voce strana e familiare le si infondo nelle sue orecchie. Non riusciva a distinguere bene. Riconobbe gli stivali sguazzanti del padre e la sua giacca che copriva le spalle possenti. Si cercò di concentrare sulle labbra del vecchio capitano, ma non riusciva a capire nitidamente. Gli arrivava solo un torbido suono.

<<un nome>> uscì un sottile sibilo che venne contrastato dal rumore irrompente del vento.

<<ve lo dico dopo padre>> non riconobbe nemmeno il suo tono di voce. Si diresse con passo barcollante nella sua stanza. Tastò tremante le parti fredde della nave, cercò di reggersi, ma più si muoveva e più la vista era tormentata dalla nebbia. La testa picchiettava irruentemente, produceva fitte lungo tutta la distesa dei soffici capelli.

Cosa mi sta succedendo ?
Si chiese dal panico del momento. Non distingueva neppure la sua stessa ombra, le sembrava di vedere una forma distorta di se stessa, si rigirava e rigirava, per capire se ci fosse qualcuno che potesse aiutarla. Eppure il corridoio pareva più deserto del solito. Il suo viso si dipinse dalla paura, il suo colorito olivastro prese a schiarirsi improvvisamente.

Cosa mi sta succedendo ?
Si chiese ancora prima di cadere in un dolce buio.

Ivan mosse il suo corpo nudo sotto le lenzuola biancastre. Si avvicinò alla fanciulla dormiente, ne spostò i capelli sinuosi e fece ricadere una ciocca bionda lungo il piccolo orecchio. Cristin aprì gli occhi cristallini e scruttó la leggera barba nera sul viso dell'uomo davanti a se.

Sapeva già cosa voleva da lei. L'ho percepiva dal modo in cui la guardava, dal modo in cui si spostava. Fingeva di avere avanti un altra donna.

Prese a spostarsi lentamente il busto per avvicinarsi a lui. Le sue forme erano scoperte da qualunque strato di tessuto.

La curva della schiena era solleticata dai capelli, lo sguardo passó oltre la curva alle gambe biancastre e lisce come una seta. Ivan si arrancò verso di lei, il viso scuro si incolló a quello morbido della ragazza. Le labbra si mossero delicatamente per poi prendere un ritmo più incalazante. La mano ruvida scese lungo la curva della ragazza, afferó la coscia properosa e la portò al fianco. I corpi non ottenerò alcuna distanza, la loro pelle si fuse.

Un ansimo uscì silenziosamente dalla bocca carnosa e pimpante di un rosso accesso di Ivan, si emanò un altro suono più sottile dalle labbra rosee della donna avvinghiata a lui.
Il loro bacini incominciarono a muoversi all'unisono, le loro membra si scontrarono in un plateale ritmo. Il contato divenne sempre più  indelebile, si sfregavano a vicenda. Ivan iniziò a spostarsi con le labbra, lasciando una scia lungo il collo magro. Poteva sentire il tintinnio deciso del cuore mentre scendeva più in giù, il petto e il seno che si andarono a scontrarre con il calore che emanava la bocca.

Cristin sentiva il formicolio espandersi lentamente fino al punto in cui si univano in un lungo piacere.

Tornò a divorarle la gola, salì al mento, per poi in seguito a rincontrare con insaputa insolenza le soffici labbra.

<<Kaliste>> con un soffio affannoso mormorò. Cristin rimase ancora una volta delusa.

<<pensi ancora a....>> non riuscì a sibilare altro quando una mano le bloccò la sua apertura.

<<stai zitta e fai il tuo lavoro>> tacquero
entrambi, gli occhi cristallini si chiusero per la frustrazione. Il peso del ragazzo si insinuò maggiormente su di lei e si spinse più forte dentro.


Nel vento si sentì vociare un nome, un sibilo di parole incomprensibile. Tutti stavano in allerta, sembravano tutti temere quello che stava per avvenire. Immersi in uno stato di ansia, occhi confusi, oramai i loro corpi erano inebriati dall' inquietudine. La fronte che gocciolava da un freddo sudore, le piccole gocce scendevano lente e calde. Il loro visi dipinti dal terrore, lo sguardo chi stava per assaporare la morte con le sue stesse labbra. Le mani di ognuno presero a un tremolio silenzioso, un dito dopo l'altro venivano seguiti da un verticoloso movimento. Il cielo si imbevò di un grigio scuro portatore di paura, tutto si annebbiò, l'acqua prima tranquilla prese a muoversi incontrollata al di sotto della nave. I busti degli uomini erano imbrattati dalla sporca delusione, incominciarono a fremere non appena l'acqua salì inusualmente sulla barca, raggiungendo con una lentezza indefinita ogni singolo uomo. L'acqua si aggrappò alle loro pelli, i loro sguardi strabuzzarono da una parte all'altra, incapaci di assimilare tale fenomeno. Essa si insinuò nel loro collo stringendoli in una morsa. All'aldilà del ammasso di legno il mare era stranamente calmo, la sua furia era stata gettata sugli ambigui marinai. Iniziarono a percepire la pressione della morsa. Tapparono d'istino la bocca tremolante, premettero le labbra con forza, in modo che ella non potesse chiedere il permesso di entrare. Erano spaventati, lottarono contro la sua furia, la barca fu travolta da lamenti di dolore. Erano immobilizzati. Volevano mormorare un ultima parola, eppure neanche quello gli fu concesso. Con delle fosse tortuose intorno agli occhi, ormai stanchi di tanto sforzo si abbandonarono alla stretta dell'acqua e si emersero in un profondo sonno.

<<addio>> si sentii mormorare una sottile voce. Sotto il fruscio del vento una perfida risata.

Kaliste si svegliò di soprassalto, la prima cosa che vide furono gli assi di legno della sua stanza. Sentiva il tessuto delle lenzuola incollatosi alla sua pelle. Il viso era pervaso da goccioline di sudore che ne scendevano fiere lungo tutto il collo, bagnandola ancora.

Come ci sono finita qui ?

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