1.
Importante ! Se volete leggere la storia, ci saranno alcuni termini che non tutti potrebbero capire, quindi nel capitolo precedente è stato dedicato a questi termini.
1785-
Un esile raggio di sole, trapassava la finestra con una consueta insolenza, arrivando sul viso di Kaliste. Ella chiuse gli occhi frettolosamente, e si fece accogliere da quel dolce calore, nel mentre le onde del mare si muovevano docili, da quel che si poteva osservare da quella sfracellata finestrella. Continuava a fissare con sporadicità la soglia del mare, desiderava quelle acque, voleva unirsi ad esse, bagnarsi di quell'amaro salato e sorridere beffarda. Eppure fu solo distolta dai suoi pensieri da una voce grossa e bassa, con un accento ben marcato.
«Kaliste, siamo pronti a salpare»
Kaliste uscì sbrigativa dalla stanza puzzolente e vide la sua ciurma distribuita in tutto il salone. Raggiunse suo padre e guardando le sue spalle larghe, notò che esse erano protette da una giacca colorata di un marrone sbiadito, dei pantaloni strappati e dei rumorosi stivali neri. Kaliste visualizzò l'ambiente torbido e scuro, abitato solo da una flebile luce. In tutto il salone si inalzava un odore acre, misto di rum e sigari.
«Miei prodi destrieri, siete pronti a cavalcare le onde feroci ?»
«Aye !!» al seguito si sentii un boato sommesso. Sorrise soddisfatta, arrancò in avanti e si fece coraggio. Alzò con forza il braccio magro e urlò forte, facendo stridere le corde vocali.
«Aye !!»
Un altro coro si inalzò prontamente, in tutto lo spazio circostante. Uscirono uniti dalla locanda, con passo calzante si avvicinarono alla nave.
Eccola là, la KeyBliked
L'albero maestro dominava la nave, e le vele sue compagne si muovevano allegre. Il legno non troppo chiaro lucicava da lontano, era pronta per salpare. Corressero velocemente e silenziosamente alla nave. Dovevano stare attenti o il governatore gli avrebbe scoperti, erano due anni senza vedere un filo d'acqua ed era erano pronti. Kaliste raggiunse la nave, salí piano facendo scricchiolare il legno, il venticello le si sbuffò in collera sulla faccia. E ancora il sole cuocente sferzava il suo calore, rendendo il materiale della nave caldo al tatto. Percosse con le dita ogni singolo centimetro a cui riusciva ad avvicinarsi nel mentre saliva. Percepiva il liscio smalto di essa e finalmente arrivata al ponte, si avvicinò all'albero di prua e lo superò per andare dritta e osservare le acque tenui.
«Ahoy ! » Kaliste riconobbe quella voce dalla sua minima sfumatura.
«Ahoy, Ivan ?» abbozzò.
Era cambiato notevolmente. Portava un grosso orecchino d'oro. Una leggera barba nera si infatuava della sua pelle, i suoi lineamenti erano più sensuali di come li ricordasse. Erano delineati maggiormente e gli rendevano il viso più asciutto e conciso. Gli occhi dall'ombrato verdognolo mantenevano lo stesso sguardo di arroganza e risaputa autostima. I capelli neri come la pece facevano risultare la pelle più olivastra del dovuto, si scruttarono per un infinità.
«Come va ?»
per mille balene, come si permette ?
Pensò tra se e se scrutandolo per qualche istante.
«Vorrai dire dopo che mi hai tradito con quella burbera di una donna» le sue labbra si alzarono, mostrando finitamente un sorriso. Rimase calma, ma avrebbe voluto colpirlo.
«Invece voi ? state bene, senza la mia splendida presenza ?» sottolineò la frase, fermamente con una fredda presunzione. La sua risata invase le sue minute orecchie, non voleva starlo a sentire, voleva solo distruggerlo.
«Impertinente ! Sei sempre così impertinente» contornò la sua bocca da un espressione maliziosa. Sembrava bramarla.
«Se la cosa vi turba potete pure andarvene o potete restare...» ribatté Ivan con il suo solito accorgimento. Voleva farle credere che non la desiderasse come un tempo, che fosse solo una delle tante
Kaliste non rispose, continuando a guardarlo nauseata.
«Che c'è bellezza, ti hanno mozzato la lingua ?»
«Sai è mancanza di rispetto, non rispondere alle domande che ti pongono» Kaliste stava per perdere le staffe. Prese un lungo respiro e restò ancora immersa nel suo imperturbabile silenzio.
«Ratto di sentina scorbutico, ti conviene starmi lontano !» ancora una volta un espressione nauseata non abbandonò il suo volto. Tenne la mano stretta nella tasca dove si trovava il suo amato coltello, un minuto di più e avrebbe perso nella strada quella poca pazienza che le era stata donata.
«Vieni qui piccola Lassie-Lucy» Il padre di Kaliste urlò a perdi fiato, cercandola con gli occhi.
Esalò un sospiro di sollievo, ringraziandolo del suo intervento a sopresa. Si spostò leggermente sotto il suo sguardo e la notò.
Richard, il padre le fecce un vago cenno di avvicinarsi. Osservò i suoi passi decisi e ritornò nel passato.
Richard con il suo sguardo curioso osservava la ciurma, con gli occhi di chi ancora era all'insaputa della stregoneria che quella nave gli avrebbe regalato. Scrutava tra la gente fin quando, trovò gli occhi perlati di una fanciulla. Camminava docile come una gazzella, non era una pirata. Aveva un fascino angelico, portava un vestito a pieghe di un rosa sbiadito. Girava e rigirava con un interessante curiosità le sue mani affusolate e a momenti portava esse alla testa, spostandosi i capelli di un brillante castano. Ogni tanto invece storceva il naso, provocandole una buffa smorfia, a quel gesto le meravigliose striature nel naso si raggruppavano tutte insieme. I suoi occhi erano incollati sul suo prosperoso corpo, da una vita stretta e i fianchi di una larghezza sensuale. Richard era li a pochi passi quando Marie quasi per un pelo non scivolò. Eppure il terreno con suo dispiacere non l'accolse, ma le braccia robuste di Richard cinsero la sua minuta vita, impedendola di toccare terra.
«Dovete stare più attenta Lassie-Lucy»disse con fervore, non riusciva a controllare quel muscolo involontario, continuava a battere minacciando il rumore del vento di ammutolirsi.
«Come mi avete chiamata ?» anche la sua voce suonava armoniosa nelle sue orecchie, per un secondo, fu come se gli si fosse stretta la gola in un morso. Poi rispose
«Lassie-Lucy»
«Mi chiamo Marie, ma questo soprannome mi piace» continuò a fissarla ammutolito, però ebbe la sfrontatezza di riuscire ad abbozzare un sorriso sincero.
«Bene se mi volete seguire, cara Lassie-Lucy»
Marie gli lascio uno sguardo e fu solo un piccolo inizio della loro grande avventura.
«Vieni ti porto alla tua cabina» il padre si fece seguire da Kaliste e la portò nella sua stanza.
Attraversarono il ponte nel chiasso della ciurma e arrivarono all'entrata. Dopo vari giri all'interno della nave, Richard la lasciò da sola.
Entrò senza tanti problemi e si mise a scrutare con occhi guardinghi lo spazio difronte a lei.
Era una cabina non troppo piccola, c'era un armonia di marroni chiari e scuri. Il nero compariva poco all'interno, ma il bianco panna delle lenzuolo donava al marrone chiaro una lucentezza nuova. Si avvicinò ad uno specchio e vide con sua sorpresa il suo riflesso.
Di certo sembrava una pirata, l'abbigliamento sbandato grazie a quella camicia bianca svolazzante, che le faceva intravedere l'incavo del collo. Il suo viso tirato e delineato da una mascella non troppo definita la fissava, i suoi occhi decisamente intrisi di un castano scuro, possedevano una scia di matita nera. Risaltando la sua profondità di quest'ultimi. I capelli dominavano Il suo viso, le lunghe onde portavano a renderla più provocante e strafottente. Essi erano tesi da una bandana scolorita, ed erano ornati da minuscole trecine sul davanti, abbellite da pendoli colorati.
Interrottamente si fissava, sentiva ancora che le mancava un pezzo di se.
Si sentiva incompleta.
Ahoy, vecchi topi di sentina cosa vi passa nella vostra mente la pesce lesso ? State bene ? Non perdetevi nella strada e ditemi se vi è piaciuto questo mucchio di parole.
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