The Silence
Buona lettura❤
Era notte.
C'era vento.
Faceva freddo.
Non riuscivo a dormire nel mio letto a causa della leggera febbre e del raffreddore. Continuavo a girarmi a destra e a sinistra, ma ciò non faceva che peggiorare il muco che invadeva il mio naso.
Mi decisi e mi alzai, solo per andare a sturarmi quel naso che non sopportavo più da almeno tre infernali ore.
Scostai il piumone, un brivido mi percorse tutta la schiena; poggiai i piedi per terra, altro brivido; mi infilai le ciabatte; misi la vestaglia di pile e mi alzai cercando di non svegliare mia sorella. La lieve luce che incombeva da sopra l'armadio sulla stanza dava ombre ad oggetti rendendoli molto più spaventosi di quanto fossero realmente. Aprii la porta cercando di non fare troppo rumore con quella maniglia da dover oleare.
Il corridoio del tutto buio non riusciva a trasmettere nulla se non tensione e terrore.
Poi la vidi.
Una luce giallastra che non proveniva dal bagno situato di fronte a me, ma bensì dalla parte più oscura del corridoio nel quale mi trovavo. Non volevo pensarci, forse era solo la luce di emergenza situata sull'entrata che rendeva qualche oggetto di quel colore.
Entrai in bagno, accesi la luce meno accecante tra le due e mi lavai il naso il più silenziosamente possibile in quella situazione.
Sentii un rumore fuori la porta. Pensai essere i miei genitori che probabilmente si erano svegliati, oppure il vento che incombeva potente assieme alla sua "sorella" pioggia fuori da queste mura. Sbagliai.
Uscii fuori dal bagno con una leggera paura, e rischiai quasi di inciampare sui miei stessi passi. Mi diressi verso la cucina, passando per il salotto e l'entrata principale; leggermente illuminata dalla luce di emergenza sempre accesa. Non riuscivo a capacitarmi. "Che ore sono?" "Riuscirò a riprendere sonno?" "Perché questa pioggia non smette di cadere?" "Perché questo vento deve buttare tutto all'aria come se fosse il diluvio universale?". Queste domande continuavano a non avere risposta nella mia testa. Una tra tutte si faceva sentire maggiormente: "Cos'erano quei rumori?".
Mentre uscivo dal bagno notai che la camera dei miei genitori era semi-aperta, entrai e vidi che nessuno dei due era sveglio, quindi non erano stati loro a fare quel rumore davanti al bagno. Camminando per il corridoio sbirciai nella mia camera: tutto normale, mia sorella dormiva normalmente. E allora chi era?
Andando in salotto vidi che il mio maltese, Kira, dormiva ancora.
Non può essere stato il vento. Non lo avrei percepito così forte il rumore altrimenti, no? Il cappotto costruito da poco attorno casa mia isolava abbastanza bene questo genere di rumore. La mia mente oramai vagava nello straordinario:
"il mostro sotto al letto" diceva una vocina;
"no, il cane è un demonio" disse un'altra;
"Sei posseduta" mi fece eco l'ennesima;
"Ho dormito poco" mi risposi convinta che fosse quello la causa di tutto.
Non sapevo più che pensare. Mi avviai verso la cucina e bevvi un sorso d'acqua. La testa che mi doleva e la febbre si era alzata, la sentivo schiacciarmi contro il peso della ragione. Guardai l'orologio, segnava le 3:23. Mi ci volle un po' prima di riuscire a leggere la scritta, dato che avevo ancora le palpebre semi-chiuse dallo stato di dormiveglia.
Kira si rigirò su se stessa. Mi fece ritornare alla realtà grazie a quel piccolo fruscio, nonostante il senno mi stava abbandonando. Le gambe iniziavano a farsi pesanti, mentre la testa cominciava a girare, e l'acqua bevuta poco prima a tornarmi su. Corsi in bagno, mi sedetti sul tappeto e iniziai a respirai profondamente.
Dopo poco mi sentii meglio e decisi di ritornare a letto, cercando di dormire. Il naso non mi dava problemi come prima, quindi se avessi provato a dormire forse ci sarei riuscita.
Mi rimisi a letto avvolta dal silenzio assoluto, c'era solo il rumore del vento e della pioggia che non cessava dalla sera prima. Poggiai la testa sul cuscino sperando di non lasciarmi trasportare dai miei pensieri perversi che solitamente si facevano strada nel silenzio, purtroppo così non fu.
Iniziai a pensare a tutti i rumori sentiti poco prima, e a tutte le possibili cause, e mi ritrovai a pensare a quel video visto quel pomeriggio: parlava di un signore che stava pulendo la macchina a cui lavorava in una fabbrica e ci finì dentro, morendo triturato. Immaginai quali potrebbero esse stati i suoi ultimi pensieri: "Perché mi è toccato questo lavoro?" oppure "Addio inferno" oppure "Prova ad uscire in qualche modo". Non ne avevo idea. Non potevo saperlo finché non lo vivevo.
Un rumore irruppe in quel silenzio generatosi.
Passi.
Passi pesanti che percorrevano tutto il salotto fino ad arrivare in corridoio.
Silenzio.
Si aprì la porta della camera, un lieve bagliore mi costringeva a tenere gli occhi ben chiusi.
Silenzio.
Sentii qualcosa far pressione sulla mia gamba. "Non aprire gli occhi, nel caso fingiti morta o-" non finii nemmeno di pensarlo che qualcuno mi leccò la guancia.
Solo allora aprii gli occhi.
Era Kira.
Tirai un sospiro di sollievo, la feci accoccolare vicino a me, abbracciandola forte. Solo un secondo dopo realizzai un aspetto che non avevo analizzato prima: "come ha fatto ad aprire la porta?"
La porta venne leggermente aperta.
Vidi due occhi gialli squadrare la stanza con garbo, dopo essersi soffermati su mia sorella nell'altro letto. Un velo di panico calò sul mio volto. "Cosa devo fare?" continuai a ripetermi in quei secondi che sembravano durare ore.
La creatura si fece avanti, non era umana, era alta. Molto alta. Troppo alta per gli standard umani. Aveva degli occhi gialli che sembrano emanare una luce fluorescente. Aveva dei capelli sparati in aria, dalla tenue luce riuscivo a capire che erano blu. Non era vestita, indossava solo un piccolo straccio che le copriva il bacino e le costole erano così orribilmente evidenti. Sembra che non era dotata di una bocca, infatti non emetteva versi. Infine aveva dei piedi che per noi potrebbero essere enormi, se portasse un paio di scarpe avrebbe dovuto prendere almeno il 58.
Smise di fissare il suo riflesso nella finestra.
Ruotò lentamente la testa.
Puntò quegli occhi orribilmente attraenti su di me.
Si avvicinò.
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