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Viaggio verso l'ignoto

Martha Hudson, dimostrando una forza notevole, a dispetto della sua età, strinse Rosie fra le braccia con un certa energia, accompagnando l'abbraccio a dolci parole di commiato e alla promessa di ricevere lettere quanto prima.
Lei promise, e ricambiò la stretta, avvertendo salire l'agitazione e, da qualche parte, anche una sorta di tristezza: sebbene fosse impaziente di affrontare quel viaggio, la consapevolezza che per lungo tempo non avrebbe potuto vedere le persone che amava non era facile da accettare. Sapeva, però, che avrebbe davvero scritto a tutti loro ogni qualvolta che ne avesse avuto l'occasione.
I suoi bagagli erano stati già caricati sul vagone apposito dell'Hogwarts Express-tranne la divisa, che aveva infilato, accuratamente piegata, nella borsa, pronta per essere indossata non appena fossero arrivati- e mancavano ormai pochi minuti alla partenza: gli ultimi studenti ritardatari si affrettavano a caricare le gabbie con le loro civette e i bauli.

Diede un'occhiata sopra la spalla della Hudson, e sorrise: Chris, come promesso, le aveva tenuto un posto in uno degli scompartimenti, e le stava in quel momento rivolgendo un leggero cenno di saluto, sporgendosi leggermente dal finestrino.
- Quel tipo si sta prendendo un po' troppa confidenza-fece Sherlock all'improvviso, assottigliando lo sguardo verso il ragazzino, che arrossì  e chiuse il finestrino.- Sarà meglio che resti al suo posto.
- Sherlock! Sono solo dei ragazzini!-esclamò John, trattenendo a stento una risata.-È giusto che facciano amicizia.
-Abbiamo rischiato la vita, dopotutto. È normale legare dopo un'esperienza del genere-rincarò la dose Rosie, sciogliendosi dolcemente dall'abbraccio dell'anziana donna, e stringendosi ai  genitori.-E poi, è simpatico. Davvero. È un tuo grande fan, tra parentesi.
Il detective, non del tutto convinto, emise un grugnito.
-Comunque, se avrai dei problemi, fammelo sapere subito. È da molto tempo che voglio testare la mia nuova pozione urticante, e non vorrei perdere l'occasione...
- Sherlock!!-sibilò John, mentre Mary scuoteva la testa, divertita ma anche intenerita dalla palese gelosia dimostrata dal detective nei confronti della sua figlioccia.

-Comunque, nel caso, potrei fargli io una fattura-si intromise la Hudson, inaspettatamente. -I miei uccellini non scherzano, come Sherlock ricorderà molto bene...
Rosie agrottò la fronte, non capendo l'allusione: lo zio, invece, la capì perfettamente; i suoi zigomi, infatti, si imporporarono leggermente.
-A proposito, John, spero che tu non abbia qualcosa di importante da fare oggi-disse, cambiando completamente discorso.
-... A parte il mio lavoro al San Mungo con cui mi guadagno da vivere? Niente-ribattè lui, sarcastico.
-Appunto. Come dicevo, nulla di importante-ribadì il detective.-Devo recarmi da una persona.
- E io a cosa ti servo?
- Ciò che scoprirò potrebbe condurci da chi stiamo cercando. Almeno, lo spero-rispose Sherlock, sibillino come suo solito.-E la tua presenza potrebbe rivelarsi utile.
-"Potrebbe"-ripetè John, sarcastico.
-Posso sostituirti io in reparto, caro-si offrì Mary.-Almeno così eviterai che si cacci nei guai.
-Vuoi dire più del solito?
-Sì, intendevo proprio quello-replicò la moglie, con una risatina.
-Visto? Problema risolto-fece subito il detective, soddisfatto, senza neppure ribattere ai commenti su di lui e sulla sua tendenza a cacciarsi nei guai, mentre John scuoteva la testa, sconfitto.

-Rosie, dovrei parlarti un secondo-aggiunse Sherlock improvvisamente, cogliendo tutti di sorpresa, e conducendo quest'ultima verso un angolo del binario leggermente meno affollato.
-Ehm... ok- disse lei, seppur incerta, seguendolo in mezzo alla folla, sospinta con delicatezza dalla mano del detective premuta sulla sua schiena, finché non si fermarono dietro una colonna non troppo distante.
-Non potevo lasciarti partire senza questo-esordì il detective con un sorrisino, tirando fuori dalla tasca del cappotto, con grande sorpresa e gioia di Rosie, il suo ciondolo a forma di cuore.
-L'hai aggiustato!-esclamò lei, felice, stringendolo tra le mani: la catenina era infatti perfettamente intatta, anzi, pareva ancora più bella e solida di quanto lei stessa ricordasse. Se l'allacciò subito al collo, impaziente, avvertendo con piacere il leggero peso del ciondolo sul suo petto. Le era parso strano non averlo indosso per così tanti giorni.-Credevo che non avessi avuto tempo per via di... Be', sai...
-Te l'avevo promesso. E io mantengo sempre le promesse-ribattè lo zio, con una sfumatura quasi solenne nel tono, stemperata però dal leggero sorriso che ancora aveva sulle labbra.-Ho apportato una piccola miglioria-aggiunse, e Rosie lo guardò interrogativa.-Vi ho imposto un particolare incantesimo di Adesione Permanente: solo tu puoi toglierlo. E la catenina è indistruttibile, stavolta. Nessuno potrà strappartela, in alcun modo. Ma preferirei che non la togliessi mai. So che comunque non lo faresti in ogni caso.

Era vero: sin dal primo  momento in cui l'aveva ricevuta, Rosie non l'aveva mai tolta, neppure prima di dormire; solo durante l'aggressione in quel vicolo, aveva rischiato di perderla, se il destino non l'avesse fatta impigliare nella sua maglia, che le avevano impedito di perdere il ciondolo, nonostante la rottura della catenina.
Lo sfiorò leggermente, commossa: suo zio sapeva quanto quel gioiello contasse per lei, e aveva fatto davvero di tutto perché non lo potesse più perdere.  Soprattutto considerando la piccola immagine al suo interno.
-Non la toglierò mai-promise infatti, celandola sotto la maglia leggera che indossava.-Comunque, se ci fossero ladri o taccheggiatori anche ad Hogwarts, potrei sempre indagare e stanarli io stessa-aggiunse, con un sorrisetto, che venne ricambiato dal detective.
-Ah, su questo non ho dubbi-fece, con una risata. Si fece poi, però, nuovamente serio, ponendo entrambe le mani sulle spalle di Rosie, i suoi occhi cristallini fissi in quelli blu cielo di lei, così simili a quelli di John che a volte gli pareva di stare parlando con lui.-Ma stai attenta, quando sarai lì. A chi incontrerai, a quello che vedrai. Non limitarti a guardare, ma osserva tutto quello che ti circonda.
-... Zio, non sarai un tantino melodrammatico?-fece Rosie, con un tono scherzoso solo per metà.-Hogwarts è il posto più sicuro che esista, no?
-Nessun luogo è mai del tutto sicuro.- Gli occhi del detective si incupirono per un momento, come se stesse ripensando a qualcosa di particolarmente spiacevole. Ma quando passò, si colmarono nuovamente d'affetto, mentre le sue mani rimanevano salde sulle magre spalle di Rosie.-Non intendevo spaventarti. Voglio solo che tu stia attenta. Ora è meglio che vai, o perderai il treno.
Lei annuì, stringendosi però allo zio un'ultima volta, in un abbraccio più lungo del solito.
Lui la strinse a sua volta, arrivando persino a sfiorare delicatamente con le labbra i riccioli biondi. Avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per tenere lei e la sua famiglia al sicuro da quella nuova minaccia.
Ad ogni costo.
E, per questo, ogni mossa andava studiata con estrema cura.


-~-


-Hai perso. Sei alla mia mercé.
-Ti sbagli. Sei esattamente dove ti volevo.
-Stai bluffando.
-Assolutamente no. E ora lo vedrai. Regina in H5!

All'ordine di Rosie, la Regina Bianca si mosse sulla scacchiera fino alla casella prescelta, costringendo il Re avversario a gettare la corona di fronte ai suoi piedi, sconfitto.
-Scacco matto!-annunciò, compiaciuta, mentre Chris fissava la scacchiera attonito.
-Ma come hai fatto??
-Semplice-ribattè lei con un sorrisino, muovendo il dito sulle caselle.-Fin dall'inizio, ti ho spinto a spostare i pedoni davanti al Cavallo e all'Alfiere, così da liberare la strada alla mia Regina. Elementare-concluse, imitando il modo di fare dello zio Sherlock.
-Uffa, mi hai fatto cadere in una trappola!-sbuffò il ragazzo, scoccandole uno sguardo falsamente torvo, mentre Zeus, affascinato dalle pedine ancora in movimento, le colpiva appena con la zampa.-Aveva ragione mio fratello, sono proprio scarso in questo gioco.
-È un metodo che mi ha insegnato zio Myc-spiegò lei, accarezzando il felino.-Comunque, non sempre funziona. Mi è solo andata bene che tu ci sia cascato.
-...Ah, ora sì che mi sento meglio!-sbuffò Chris di nuovo, facendola ridere.
-Dai, ti concedo una rivincita!-propose, gettando un'occhiata fuori dal finestrino dell'Espresso, dove le poche case e la campagna sfrecciavano via rapide.-Il viaggio è ancora lungo.
Lui annuì, aiutandola a riposizionare le pedine.

Rosie sorrise nuovamente: fino a quel momento, il viaggio verso Hogwarts era stato più che piacevole; avevano lo scompartimento tutto per loro, e Chris le aveva raccontato molto di sè-era un lettore accanito, ed era affascinato da tutti i tipi di incantesimi- e della sua famiglia- aveva, per l'appunto, un fratello più grande, che aveva già frequentato Hogwarts sette anni prima, e che ora lavorava occasionalmente per il Ministero come apprendista segretario insieme al padre- e lei gli aveva raccontato numerosi e divertenti aneddoti sulla sua, soffermandosi in particolare sul suo bizzarro quanto amato zio/consulente detective.
-Quindi, tu chiami Mycroft Holmes "zio Myc"??-fece Chris, un po' stupito.-Non ha proprio l'aria di uno che si lascia chiamare così. Non l'avevo mai incontrato, prima. Solo i miei genitori, qualche volta. Quando parlava con quell' Auror, al Ministero, faceva quasi paura...
-Solo io lo chiamo così, infatti-ribattè lei, con una risata.-Può sembrare spaventoso, ma credimi, è meglio di quel che sembra. È lui che mi ha insegnato a giocare a scacchi, quando avevo sette anni.

Mentre sistemava i pedoni sulla scacchiera, però, la dolcezza di quel ricordo venne per un momento rimpiazzata dall'incubo avuto quella notte.
-A proposito...-si decise finalmente a domandare, dopo aver evitato di proposito l'argomento sino ad allora.-Come ti è andata, dopo quello che ci è successo a Notturn Alley?
Chris sospirò.
-Ho fatto qualche incubo...-ammise.-Del genere cadaveri putrefatti che escono dalla tomba e mi inseguono. Per il resto, tutto bene. Niente più aggressioni post mortem nella vita reale. Spero nemmeno tu.
Rosie accennò una risata poco convinta, e  scosse la testa.
-No, anch'io solo incubi. Però ce ne è uno che non capisco.-Sotto lo sguardo palesemente curioso di Chris, si decise a raccontarlo.-Sono in una foresta che non ho mai visto, di notte, e all'improvviso incontro una strana figura incappucciata con in mano un sacco, da cui cola una strana sostanza, sembra argentata... forse è sangue, ma non riesco mai a vederlo bene. Poi delle mani fredde emergono dal terreno e mi immobilizzano. Poi diventa tutto buio.
-...Inquietante. E aggiungerei anche disgustoso-fece Chris, con una smorfia così orripilata da farla quasi ridere, ma non del tutto; persino raccontare quel sogno le faceva venire la pelle d'oca.
-Ma la cosa più strana è un'altra-proseguì però, giocherellando con la pedina che teneva ancora in mano.- Prima che io mi risvegli, mi appare un simbolo. Solo che rimane pochissimo, e non riesco mai a ricordarlo del tutto.
-Cosa ricordi fin'ora?-agrottò la fronte lui.
Rosie socchiuse gli occhi, alzando un dito.
-C'è una linea verticale che scende verso il basso-disse, sforzando la memoria.-Poi qualcosa che sembra forse un cer...
-...Qualcosa dal carrello, cari?

Entrambi trasalirono, e Rosie spalancò di scatto gli occhi, voltandosi; una donna anziana, i capelli grigio ferro nascosti da una cuffietta, si era affacciata sulla porta aperta del loro scompartimento, spingendo un carrello di metallo carico di pacchetti colorati.-Qualcosa dal carrello, cari?-ripetè, con un sorriso.
-Accidenti, sì! Sto morendo di fame!-esclamò Rosie, estraendo all'istante il borsellino pieno di Falci e Zellini pronti per essere spesi.-Tu, Chris?... Hey, Chris?? Che hai??-fece, sorpresa, vedendo che l'amico fissava la donna con uno strano sguardo che definire "terrorizzato" non sarebbe stata un'esagerazione.
-Ehm... S-sì, grazie. Delle Bacchette di Liquirizia. E un pacchetto di Zuccotti di zucca-rispose infine, seppur con uno strano tono di voce.
-Per me Api Frizzole, tre Cioccorane e una brioche di zucca, per favore-chiese Rosie, gentilmente, mentre la donna prendeva rapida i dolci richiesti dal carrello, porgendoli a entrambi sempre con quel sorriso. Per la verità, fu Rosie a prendere tutto: Chris, infatti, non sembrava aver intenzione di avvicinarsi troppo, al punto che le diede le monete, prese dalla tasca, perché fosse lei a porgere i soldi alla donna.
-Buon appetito, cari-fece la strega, amichevole, riponendo il denaro nella tasca della veste.
-...Grazie-risposero in coro i due. Chris, però, aggiunse una frase che Rosie giudicò molto strana: -Sa, noi non abbiamo intenzione di scendere dal treno prima di arrivare, eh!
La strega lo guardò interdetta per un istante: ma poi fece uno strano sorriso.
-Mi fa piacere saperlo-replicò.-Ora devo andare. Ci sono altri ragazzi che aspettano i loro dolci.
E, detto ciò, chiuse lo sportello dello scompartimento, e si allontanò, col suo carrello, lungo il corridoio.

Non appena fu abbastanza distante, Rosie si voltò a guardare attonita l'amico, che sospirò di sollievo.
-Si può sapere che ti è preso?? Sembravi terrorizzato.
-Non farti ingannare. Quella dolce vecchietta non è quello che sembra-disse, aprendo la confezione degli Zuccotti.
-...Che vuoi dire?
Le fece segno di avvicinarsi, e le sussurrò qualcosa nell'orecchio:
Rosie, dapprima, sgranò gli occhi, incredula. Poi scoppiò in una risata.
-Ma smettila! Te lo stai inventando!
-No no, ti giuro che è vero! Me lo ha raccontato mio fratello! Dei suoi amici hanno cercato di scendere dal treno prima della fine della corsa, per fare uno scherzo, e lui l'ha vista!
-... Zuccotti esplosivi?? Artigli al posto delle mani?? Quella dolce vecchietta??-ripetè Rosie, ridendo ancora più forte.-Tuo fratello ti ha preso in giro, sicuramente!-sentenziò, scartando la sua brioche e addentandola con gusto.- Chi distribuisce dolci così buoni non può tramutarsi in questo modo, dái!
-Sará...-borbottò Chris, poco convinto, portandosi alla bocca uno Zuccotto.-Io, comunque, non proverei a scendere dal treno prima. Non si sa mai.
Rosie scosse la testa, gustandosi il dolce, e scordandosi nuovamente dello strano simbolo che appariva nei suoi sogni.
Il suo sguardo andò nuovamente a posarsi fuori dal finestrino, trepidante di attesa: se la meta da raggiungere le era ben nota, ciò che la attendeva, al contrario, non lo era.

---

-...Siamo arrivati?
Sherlock, seduto al posto di guida, si voltò accigliato verso l'amico, seduto al suo fianco.
-Sul serio, John?? Sei per caso improvvisamente regredito all'età infantile??
-Credo sia lecito domandarlo, visto che siamo in macchina dalla bellezza di due ore, e che tu non ti sia neppure degnato di dirmi dove siamo diretti!-ribattè lui, piccato, mentre l'auto che il detective aveva preso a noleggio procedeva rapida lungo la strada di campagna. Al contrario di Rosie, infatti, John non conosceva neppure la destinazione del viaggio appena intrapreso.-Inoltre, non capisco perché non ci siamo direttamente Materializzati vicino alla casa di questo misterioso tuo conoscente.
Il detective alzò gli occhi al cielo; odiava dare spiegazioni sul suo operato, a prescindere. La considerava una inutile perdita di tempo.
-La zona più vicina è protetta da un campo antimaterializzazione. Non gli piace ricevere visite a sorpresa.
-Quindi non è molto socievole? Tipo il sociopatico iperattivo qui presente?-scherzò il medico.
Un angolo della bocca del detective si alzò in un mezzo sorriso.
-No, affatto. È decisamente più socievole di me. Ma le Creature di cui si occupa si spaventano, se qualcuno gli compare davanti all'improvviso.
-... Creature?-ripetè l'altro, confuso.
-Tra poco vedrai-ribattè Sherlock, sempre con quel leggero sorriso, e senza fornire ulteriori spiegazioni.-Siamo giusto arrivati-aggiunse, mentre frenava la vettura nei pressi di una malconcia cassetta per le lettere di colore azzurro stinto, piantata nel terreno. Poco lontano, alla fine di un breve sentiero fiancheggiato da alti alberi, si poteva già scorgere una dimora di campagna di dimensioni considerevoli.
John lesse le piccole lettere di bronzo attaccate sulla cassetta che, a differenza della vernice, non erano troppo consumate.

"Rolf Scamander".

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