Gatti e nasi rotti
-Scusa, scusa!! Ti ho fatto male??
Rosie, con un certo sforzo, riuscì ad alzare lo sguardo sul suo "aggressore" che, dopo averla fatta finire a terra, le stava ora tendendo una mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei la accettò, tirandosi in piedi con un piccolo gemito di dolore a causa dell'impatto col selciato; il suo aggressore, comunque, era ben lungi dall'incutere paura o timore: si rivelò infatti essere un ragazzino, della sua stessa età, dagli occhi verde scuro- piuttosto belli, in verità- i capelli biondi un po' disordinati e, come lei, indossava dei jeans e un maglione blu scuro.
In effetti, aveva un'aria familiare...
Il suo sospetto venne confermato proprio da quest'ultimo, che la fissò con gli occhi sgranati.
-Aspetta! Tu sei...!!-esclamarono all'unisono, indicandosi a vicenda, e in un modo talmente ridicolo che si ritrovarono, entrambi, a ridere.
-Sì. Ci siamo visti da Madama McClan-fece Rosie, spazzolandosi i jeans e la parte posteriore della maglia.-Non pensavo però che ci saremmo incontrati... Anzi, scontrati... così presto!-Rise ancora, mentre il ragazzino, sorridendo imbarazzato, si passava una mano nei capelli, arruffandoli ancora di più.-Mi chiamo Rosie, comunque.
-Lo so -disse però lui, cogliendola completamente alla sprovvista: come faceva a saperlo?? Forse aveva sentito i suoi nel negozio...
- Io sono Chris... Spero di non averti fatto male -ripetè il ragazzo, in quel momento, ma stavolta facendo scattare lo sguardo a destra e a sinistra, come se stesse cercando qualcosa.- Per caso, hai visto un gatto?? Ha il pelo tigrato, e una macchia bianca sul muso, che sembra tipo un fulmine. Devo assolutamente trovarlo!
Rosie lo guardò sbalordita: possibile che fosse lo stesso che lei e suo padre avevano visto poco prima?? Non aveva fatto in tempo a vedere la macchia di cui parlava, ma poteva essere... Certo, sarebbe stata un'incredibile coincidenza... Non esistono le coincidenze, era però solito ripetere lo zio...
-In effetti, ne ho visto uno poco fa- azzardò, incerta, indicando il cancelletto che il padre aveva solo accostato.- È andato da quella parte. Però...
-Grazie!!
Rosie non aveva fatto neppure in tempo a finire la frase che Chris era corso come un razzo verso il vicolo.
-Aspetta!! Non puoi!! È pericolo...!!-gridò, inutilmente: il ragazzo sembrava neppure averla sentita, imboccando un vicoletto a sinistra appena passato il famigerato cancello, opposto a quello preso da suo padre poco prima.
Rosie gli corse istintivamente dietro, ma una volta di fronte al cancello esitò: evidentemente, quel ragazzino non sospettava minimamente che quella strada portasse a Notturn Alley.
O forse, non gli importava.
Ma lei non poteva stare con le mani in mano sapendo che quel ragazzino, per quanto neppure lo conoscesse, stesse andando a cacciarsi in chissà quali pericoli.
Inoltre avvertiva, dentro di sé, una sorta di strano presentimento.
Forse sto diventando pazza, pensò, varcandolo tuttavia con decisione.
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John, dopo l'iniziale immobilità causata da quella presa vigorosa e repentina, riprese forzatamente il controllo di sè: non diventi un Auror se rimani inerte dopo un'aggressione improvvisa.
E, soprattutto, non rimanevi per anni al fianco di un detective sociopatico iperattivo se non eri in grado di reagire a un potenziale assassino.
Fu con questa convinzione che, mentre lo sconosciuto assalitore lo trascinava all'interno del vicolo-la mano ancora premuta con forza sulla sua bocca, impedendogli di emettere qualcosa di diverso da un mugolio soffocato- il medico tirò indietro la testa di scatto con tutta la sua forza.
La presa non si allentò, ma un grido di dolore- solo in parte soffocato-lo informò, con sua intima soddisfazione, che il colpo era andato a segno.
Ma quella sensazione si spense quasi subito, rimpiazzata dallo stupore.
-...Accidenti, John!! Si può sapere perché te la prendi sempre col mio naso?? Che diavolo ti ha mai fatto di male??
Il medico trasalì, mentre finalmente il suo aggressore toglieva la mano dalla sua bocca e lasciava la presa.
Quando si voltò a guardarlo, rimase nuovamente sconcertato: Sherlock- perché proprio di lui si trattava-indossava, per chissà quale ragione, un cappello nero da mago, ma decisamente male in arnese, a nascondergli i ricci corvini, mentre uno scialle grigio spento e sbrindellato gli copriva parte del volto.
Ma, soprattutto, sia il suo viso che quegli strani indumenti sembravano sporchi di cenere, compreso il suo cappotto: come se fosse lui stesso appena uscito da un camino.
-Lo ammetto, non è il mio travestimento migliore, ma... Ho dovuto arrangiarmi!-sbottò il detective, davanti all'espressione dell'amico, portandosi poi due dita alla radice del naso, con una smorfia.
-Sherlock, mi vuoi spiegare che diav...!?-sbottò John, non appena ebbe ritrovato la voce: subito, però, il corvino gli piazzò nuovamente la mano sulla bocca, guardandolo con un'espressione esasperata ma anche furente negli occhi cerulei.
-SHHHH!!!! ZITTO!! Credi che mi sia conciato così per divertimento?? -fece, con voce sommessa, guardandosi poi intorno.-Qui non sono esattamente ben visto. È già un miracolo che tutti i topi di fogna di questo antro non sappiano che sono qui, con tutta la propaganda che hai fatto!- lo accusò, con rabbiosa ironia, ma togliendo finalmente la mano.-Perchè diamine mi hai seguito??? Non hai ricevuto il mio messaggio??
John strinse le labbra, fissandolo furibondo.
-Scusa se mi preoccupo della tua incolumità!-sbottò, ma curandosi di tenere, stavolta, un tono di voce basso.- E comunque, anche Rosie era preoccupata per te!
-...Davvero?- Un leggero sorriso, ma pieno d'affetto, increspò le labbra di Sherlock.- Ma vi avevo detto di non preoccuparvi!-si difese però, con testardaggine.
-Ah, sì, questa frase da parte tua si rivela sempre essere molto rassicurante...-ribattè John, sarcastico.- Tra parentesi, come hai fatto a superare il cancello?
A quella domanda, sul volto del detective si dipinse un ghigno, mentre gli mostrava una semplice forcina per capelli presa dalla tasca del cappotto.
-...Mi stai prendendo in giro.
-A volte gli espedienti dei Babbani riescono a eludere persino gli incantesimi più potenti-ribattè Sherlock, facendola nuovamente scivolare in tasca.- Una volta ho fatto intrusione in un ufficio sigillato dal Ministero semplicemente dando un calcio alla porta.
John scosse la testa, trattenendo a fatica le risate, ma anche il sollievo; doveva ammettere che, per un istante, la paura lo aveva colto, e non solo per l'improvvisa aggressione.
Considerata che quella era Notturn Alley, non si poteva mai sapere a cosa si andava incontro... Perciò, nonostante si fosse preso un colpo, era felice di aver trovato l'amico incolume.
A tal proposito, però, lo sguardo gli cadde sul naso di quest'ultimo, che aveva iniziato a sanguinare a causa della botta da lui inferta.
-Scusa per il naso...-disse subito, sinceramente dispiaciuto.
Sherlock agitò la mano in un gesto noncurante, sollevando un angolo della bocca.
-Non fa niente. Avrei dovuto ricordarmi che non scherzi, nel corpo a corpo. Ma speravo più in una gomitata allo stomaco-aggiunse, ironico, asciugandosi il rivolo di sangue e lasciandosi sfuggire un piccolo gemito.
John, a quel punto, estrasse con decisione la bacchetta.
-Lascia che te lo rimetta a posto, almeno.
-Non ce ne è bisogno-protestò lui però, facendo quasi un passo indietro di fronte alla bacchetta.-Farò io più tardi. E senza magia. Lo preferisco.
Il biondo, però, lo trattenne per un braccio, alzando gli occhi al cielo.
-Non fare il bambino!-lo rimproverò, anche se bonariamente.- Stai forse dicendo che non ti fidi di me?? Sono un Guaritore sì o no?? Ora sta' fermo e chiudi gli occhi. Farò in un minuto-gli promise.
Sherlock strinse le labbra, chiaramente contrariato, ma ubbidì, e chiuse gli occhi.
John gli posò delicatamente la punta della bacchetta sulla radice del naso.
-Epismendo-mormorò.
Vide le labbra dell'amico arricciarsi, probabilmente per la sensazione di caldo e poi di freddo causata dall'incantesimo: non emise, comunque, neppure un lamento.
-Fatto.
Sherlock aprì gli occhi, tastandolo poi con cautela.
- Non te l'ho fatto sparire, visto?-fece John, ironico, riponendo la bacchetta, mentre Sherlock gli scoccava un'occhiataccia.
-Meglio per te!-ribattè, stizzito.-Comunque... grazie-bofonchiò, mentre il medico tratteneva un sorriso.
-Di nulla. Adesso, vuoi spiegarmi perché sei venuto qui?
-Te lo spiego mentre andiamo- ribattè il detective, guardandosi intorno circospetto.- È troppo rischioso parlarne stando fermi qui. Abbiamo già attirato fin troppo l'attenzione.
John annuì; era anche lui impaziente di andarsene da quel posto macabro.
Seguì dunque Sherlock verso uno dei tanti vicoli, diversi da quelli da lui precedentemente imboccati.
-...E... John?
-...Sì?
Il detective si voltò a guardarlo, una strana espressione seria in volto.
- Tu sei una delle poche persone di cui mi fido. Sempre.
Senza aggiungere altro, gli diede nuovamente le spalle, mentre John, stavolta, non riuscì a trattenere un sorriso caldo e pieno di sincero affetto.
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Questa è stata una pessima idea.
Questo pensava Rosie, mentre cercava, senza successo, di ritrovare Chris, che pareva essersi volatilizzato; o forse si era infilato in uno di quegli innumerevoli vicoli bui e poco invitanti...
Lo chiamò più volte, seppur a voce molto bassa; per fortuna, la strada da lei imboccata era in quel momento stranamente deserta: fino a quel momento, aveva infatti incontrato solo un Goblin ubriaco e qualche topo di passaggio.
Anzi, molti; nel suo tragitto, ne aveva incrociati per lo meno cinque o sei in vari angoli.
Quell'ultimo dettaglio l'aveva colpita: i roditori, infatti, anziche intrufolarsi negli innumerevoli cassonetti alla ricerca di cibo, sembravano scattare da una parte all'altra del vicolo, infilandosi nei primi pertugi che trovavano, senza neppure badare a lei, ed emettendo acuti squittii: come se fossero in fuga da qualcosa...
Rosie aveva fatto appena un passo in uno dei vicoli- che gli sembrava meno spaventoso degli altri- quando qualcosa a terra, in un punto debolmente illuminato, attirò la sua attenzione, anche se non riusciva a vederlo con chiarezza.
Si avvicinò con cautela e, con suo orrore, capì finalmente cosa fosse.
Er il corpo di un uomo apparentemente privo di vita, riverso a terra, prono, il volto premuto a terra, i vestiti sporchi e sgualciti, i capelli- forse in origine castano scuro- sporchi e arruffati: un braccio era steso nella sua direzione, il palmo rivolto verso l'alto, come in attesa di un' elemosina che non sarebbe mai arrivata.
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