Low
Capitolo III
"Non so cosa significhi amare la gente a metà, non è nella mia natura. I miei affetti sono sempre eccessivi."
-Jane Austen 1818
Una volta vestiti con la nostra uniforme, scendemmo le scale a chiocciola, verso l'ufficio del nostro responsabile ufficiale.
Il corridoio che portava all'ufficio, era pieno di giovani in fila indiana, presumo, fossero i primi arrivati della cosiddetta lista. Una lista misteriosa e insolita.
Insomma, questi uomini venivano scelti per essere deportati in questo luogo in base a che cosa?
In base alle loro pene, o c'era dell'altro?
Eppure, nel mio caso, avevo le mani pulite. Allora perché ero stato scelto?
Come era riuscita Diana Clark a inserirmi tra le possibili scelte?
Ci infilammo tra la fila, aspettando con impazienza il nostro turno.
-Sembra di stare in purgatorio- commentò Aser, fissando la lunga fila davanti a noi.
-Ora che ci danno i biglietti per il paradiso, saranno già passate una serie di eternità. Sempre che esista un'eternità dopo l'altra...-
-La smetti di dire cazzate? E chi ti dice che meriti il paradiso?- proruppe Drake, interrompendo il suo posato monologo.
-Oh! Ma mi lasci dire quel cazzo che mi pare?-
Sorrisi appena, scuotendo la testa. Per quanto delinquenti, erano due tipi molto simpatici.
Sospirai, appoggiandomi alla parete bianca, occupato a fissare le numerose facce, e le espressioni aggrottate degli altri compagni.
E questo, fino a quando non fummo distratti da uno stridulo proveniente dall'ufficio. E dopo cinque minuti, la porta venne spalancata con un calcio rivelando il nostro ufficiale e un giovane impaurito. Il suo orecchio sporco di sangue e un fazzoletto all'altezza della spalla. Anche quello sporco di sangue.
-Chi altro si deve fare un piercing o un bel tatuaggio?- l'ufficiale si sciolse in un ghigno, - oppure tutti e due?-
Oh Dio, erano quelli i metodi barbarici che intendeva la signora Clark?
-Santa madonna! Io un piercing da quello non me lo faccio assolutamente fare!- protestò Aser. Lo sguardo in bilico tra me e Drake.
-Nemmeno io, preferisco farmelo da solo-aggiunse Drake deciso.
Non solo non avevano il piercing sull'orecchio sinistro, ma neppure il tatuaggio sul braccio destro.
-Clyde! Coprici le spalle, se lui ti chiede qualcosa, digli che stiamo arrivando e ci hai preceduto-
Aser mi diede una pacca sulla spalla, trascinandosi Drake con sé.
-Amico facciamoci il buco a vicenda!-
I due sparirono per le scalinate, lasciandomi da solo dietro la fila infinita.
Mi passai le dita tra i capelli, con aria sollevata. Per fortuna, Diana Clark mi aveva fatto fare entrambe le cose.
[20 minuti dopo...]
Dopo almeno venti minuti di pura agonia e noia, toccò il mio turno.
Entrai con indifferenza andando a sedermi sulla brandina del dottore, aspettando qualsiasi ordine in silenzio.
L'ufficiale sbucò da un'altra stanza seguito da un medico.
-Oh abbiamo una principessa!-
Il suo sorriso sembrò allargarsi sempre di più. Un sorriso che avrei volentieri spazzato dal suo volto.
L'ufficiale si fermò davanti a me, gli occhi intenti a perforami un lato della faccia.
-Mmm... Bella faccia, fisico prestante. Insomma il solito figlio di papà, che non conosce la fatica-
Ma che cosa? Aveva per caso il cerume al posto del cervello?
Alzai lo sguardo dal pavimento, affrontando i suoi occhi scuri.
-Come si chiama dottore?-
Non staccò lo sguardo dal mio volto, nemmeno per un secondo.
-Clyde Cyrus, comandante. La sua scheda dice che è in buona salute e che non possiede alcuna allergia.-
Errato. Dopo oggi, ero sicuro di essere allergico all'idiota che avevo davanti.
-Bene, ma preferisco chiamarlo principessa Ariel, gli dona- spostò gli occhi solo per un attimo, per poi riportarli su di me.
-Oh forse vuoi un altro nome?- mi schernì di nuovo. Il ghigno di nuovo presente.
-Puoi scegliere tra Biancaneve, Cenerentola e Ariel...-
Mi rifiutai di rispondere, mordendomi il labbro per l'irritazione. Non riuscivo proprio a digerirlo.
-Anzi no, resta Ariel-concluse lui, voltandosi verso il medico.
Rilasciai un sospiro affaticato.
Il mio sistema era decisamente allergico a persone come lui. Speravo solo di finire questa visita il più in fretta possibile.
-Okay, ora vediamo se bisogna fare qualche piercing o qualche tatuaggio!-
Il comandante afferrò un paio di guanti dalla scatola, avvicinandosi alla mia figura. Convinto di dover fare chissà quale operazione, ma invece, deluso quando non poté finire il suo gioioso intervento.
Sorrisi compiaciuto, senza darlo troppo a vedere.
Mi aveva alzato la mezza manica della maglietta, solo per vedere il tatuaggio stampato sulla mia pelle.
E meglio ancora, quando vide anche il buco sul mio orecchio sinistro.
-E così, ti sei portato avanti. Che grande peccato-
Tolse i guanti di lattice, indietreggiando.
-Vuol dire che sai anche il settore in cui devi lavorare?-
Annuii con aria confidente.
-Settore 12- risposi sicuro.
La sua espressione pareva seccata. Simile a un bambino al quale gli era stato appena vietato di giocare.
-Puoi andare-disse il medico.
Mi alzai contento, avviandomi verso l'uscita.
-Sei proprio una principessa degna del tuo titolo-
Il suo commento arrivò asciutto e rapido.
Mi arrestai davanti alla porta, la mano protesa verso la maniglia.
E poi sorrisi con sarcasmo.
-Almeno sono degno della mia persona. In quanto a te, non si direbbe-
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