Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

48. E adesso che i muri son crollati

- La nostra meta non è di trasformarci l'un l'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere e a rispettare nell'altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento.
Herman Hesse, Narciso e Boccadoro.

- I can fly, but I want his wings. I can shine even in the darkness, but I crave the light that he brings. Revel in the songs that he sings. I can love, but I need his heart. I am strong even on my own, but from him I never want to part. He's been there since the very start. My angel Gabriel.
Lamb, Gabriel.

Josephine

Harry attacca con le sue preghiere a Dio, lo insulta in modi che non immaginavo fossero possibili, sono convinta di non aver mai ascoltato tante blasfemie provenire da una sola bocca. Lancia un forte urlo, imprecando e inveendo nella direzione del soffitto; strilla contro il cielo mentre le sue mani forti sembrano fameliche di distruzione. All'improvviso temo possa strapparsi il cuoio capelluto dal cranio, se continua a smadonnare così.

"Harry!" Sono in preda alla totale confusione. Mi trema la voce, perciò solo adesso capisco che, , sto piangendo. Non ne avevo dubbi, d'altronde. Che altro fare se non lagnarsi, quando l'uomo di cui sei perdutamente innamorata perde il controllo e diventa il diavolo?

La sua voce non sembra la sua per quanto la sta sforzando, sta ancora strillando forte imprecazioni e le atroci bestemmie. Ora mi sembra di vedere le sue guance brillare in una sottile scia umida, sotto la luce tenue proveniente dalla finestra. Quando si lancia sul tavolino al centro della sala, ribaltandolo, urlo più forte, cercando di scrollarmi via il terrore di consapevolizzare ciò che sta accadendo: io non volevo vedere.

"Oh mio Dio, Harry, smettila. Ti prego!" Supplico, quasi soffoco per le lacrime che ostacolano la mia voce.

Se la prende con le sedie, ribalta la poltrona e il rivestimento in tessuto si apre in due, perché lo sta strappando via con troppa irruenza. Quasi ringhia mentre distrugge un vaso e altri oggetti della quale ora non può fottermi nulla. Facendo un veloce resoconto decido che, se fossimo in un film o in un romanzo, io avrei dovuto scaraventarmi su di lui già da un pezzo per poterlo calmare ed essere la sua eroina, ma questo non accade. E io resto lì, ferma, a guardarlo perdersi nel suo momento di totale follia. Di perdita di controllo. Di buio. Di non sono più io.

E' tutta colpa della paura, la paura mi sta fottendo. Mi blocca in un mare di lacrime.

Ma no, non posso vederlo così. Non posso permettere questo, non potrei perdonarmi di non aver neanche tentato di fermarlo e tranquillizzarlo dalla sua crisi di odio e collera. Non posso limitarmi ad osservarlo impaurita, mentre distrugge il salotto.

Vaffanculo alla costante paura e vaffanculo alla Josephine codarda che sono!

Ingoio le lacrime salate e salto dal divano, direttamente addosso a lui, cercando di sfruttare tutto il mio peso per poter cessare quei movimenti spaventosamente irruenti di Harry. Sono terrorizzata.

Trattenerlo funziona; sapevo che non avrei potuto bloccarlo semplicemente usando la forza dei miei miserabili muscoli, perciò nel momento in cui gli pianto le braccia sulle clavicole e le ginocchia intorno al bacino, cadiamo insieme.

Il mio intento ha un certo effetto. Mi sta guardando in faccia adesso, anche se i suoi occhi sembrano spiritati.

"Basta!" Strillo in un impeto di coraggio. L'adrenalina mi si sta mangiando viva, quindi non faccio caso alla tremenda botta sulle ginocchia, il dolore lancinante arriverà più tardi insieme a degli intensi ematomi violacei; anche per Harry probabilmente, che atterra prepotentemente di schiena sul pavimento, con il suo e il mio peso addosso. Come sempre, come tutte le volte.

Durante l'impatto avvinghio le mani sulla nuca di Harry per proteggergli il cranio da una botta tanto forte. Riesco ad attutire così l'urto della sua testa col pavimento duro. A momenti non grido disperata per il dolore alle nocche.

Fingo di non percepire le mani che vanno a fuoco e che probabilmente si gonfiano. Le libero dalla presa e, esitanti e tremanti, corrono sulle guance del mio demonio personale – ma se è un diavolo è solo perché sono stata io, a condurlo alla dannazione. Shh, sto canticchiando delicatamente da troppo tempo. La mia leggera nenia è mescolata alle lacrime ed è per questo che non riesce a sedarlo a sufficienza attraverso il semplice suono... e allora torno a parlare:

"Harry, ti prego, Harry?" Mi guarda ancora una volta perso nel vuoto, mentre una delle mie lacrime cade sul suo viso, colando dall'angolo della sua bocca fino ad arrivare al collo. Mentre i suoi occhi sembrano impazzire un po' meno, mi accoccolo al suo petto, in attesa che riprenda a respirare in modo naturale.

E accade, ma solo dopo alcuni minuti, quando porta le sue mani sulla mia testa.

"Josephine." La sua voce trema un po'. "Ti ho spaventato."

E io invece sento: sono spaventato.

Ho avuto paura eccome, Harry, perché non sapevo come aiutarti, non avevo idea di cosa fare per farti sentire meglio; mi sono sentita impotente come la merda che sono, per averti fatto questo. Ma non posso evitare di filtrare questa piccola verità, tramutandola in altro. "Non l'hai fatto, sta' tranquillo. Hai avuto un attacco d'isteria. Ti senti meglio?"

"Sono un coglione." Ha perso la voce, rendendo quel suono ruvido ancora più rauco. "Non ci voglio più pensare."

Con gli occhi ancora persi nel vuoto, faccio per alzarmi. "Ci alziamo da qui?" Accenna un sì col capo e gli stringo la mano con la mia. I suoi occhi sono ancora spaventosamente contaminati dall'azzurro glaciale di quando non è più in lui, di quando è tanto arrabbiato col mondo e con se stesso. "Sta' calmo, adesso. Rilassati. Vuoi acqua? Che ti va di fare? Vuoi... vuoi disegnare?"

Voglio ardentemente che lui stia bene. Peccato, però, che io non sappia esattamente con cosa e come aiutarlo, non credo di avere i messi per farlo. Stupidamente ho pensato che, come quando prende i suoi tormenti e li imprime su carta, magari adesso aveva bisogno di fare lo stesso.

Harry recupera nel suo sguardo un po' del suo naturale e calmante verde, sorridendomi debolmente. Vado verso la sua camera, lo tengo per mano. "Tu sei incredibile..." Sospira di sollievo, e pare improvvisamente scrollarsi di un pesante macigno che gli impediva la normale respirazione.

"E perché sarei incredibile?" Mi avvicino a lui, portando le sue mani sulle mie clavicole. Lui mi asseconda e chiude gli occhi, inalando l'odore dei miei capelli mentre vi affonda il viso.

"Amo tutto questo. Questo odore. Adesso ho la certezza quanto tutto ciò sia capace di tenermi... calmo." Scorre le dita tra i miei boccoli scompigliati. "Vieni qui, adesso. Mi serve che tu sia qui a..." Non termina la frase, perché mi tira a sé e afferra i lembi della mia maglietta, sfilandomela di colpo.

"Harry?" Chiedo confusa, cercando di capire il suo repentino cambio di umore, ma lui resta serio. "Oh, ma quanta prepotenza." Quindi faccio per giocare, assecondandolo.

"Zitta un attimo." Mi sta afferrando per le spalle per voltare il mio corpo, in modo che io gli rivolga la schiena. "Voglio disegnare sì. Cazzo, se voglio disegnare." Con irruenza mi prende per il costato, slaccia il reggiseno mentre mi trascina verso il suo letto.

"E tu sarai la mia tela."

"Che?" Osservo riluttante la sua espressione concentrata che studia la mia schiena nuda. Mi invita a stendermi a pancia sotto, ma con poca delicatezza.

"I tatuaggi non saranno un problema, saranno coperti" dice più a se stesso.

"Harry, sei strano." Ridacchio nervosamente, ma neanche ho il tempo di farlo che lo osservo trafficare con dei colori, dei pennarelli e altri attrezzi. Li prende e si mette comodo, con le ginocchia ad affiancare il mio bacino. Sono un po' nervosa, perché inizia da subito facendo scorrere qualcosa sulla mia schiena, tutta la mia schiena.

"Harry, che fai? Sono curiosa." Ma non mi ha risposto mai, durante quelle che sono sembrate ore di silenzio (ma che forse sono stati solo venti minuti), non sembrava interessato neanche a mettere su della musica, eccetto per un momento in cui mi ha detto:

"Shh, fa' silenzio. Ho quasi finito, resta ferma che sei stata bravissima fino ad ora. Che cazzo di spettacolo che sei, adesso..."

Questo ha alimentato decisamente la mia curiosità, ma ho cercato di trattenerla per me, che tanto Harry è stato troppo concentrato per rispondermi per tutto il tempo.

Presumo si riferisse al fatto che, senza esitare, mi sono concessa immediatamente a lui. Senza chiedere. Senza sapere. Non gli ho impedito ciò che voleva fare e non ho minimamente tentennato, affidandomi a lui. Ma ho lasciato che mi facesse ciò che più preferiva, utilizzandomi come tela umana, per una quantità infinita di ragioni.

Subito dopo aver posato dei pennelli sul pavimento si china leggermente su di me e fa per sussurrarmi nell'orecchio.

"Grazie per capirmi in ogni fottuto momento. Io non so come sia possibile ma sono così contento che tu esista, amore mio."

"Harry... ma io non – non faccio nulla." Mi ha chiamata amore mio. Potrei voler vivere per sempre questo momento.

Sono estasiata, come potrei contenere l'emozione?

"Allora" dice. "Invece di dire stronzate come fai sempre – " inizia ad allontanarsi da me osservandomi la schiena " – puoi alzarti. Il colore è ormai asciutto." Quando sono seduta con la schiena rivolta verso di lui, sul suo letto, mi dice: "Ferma così! Cristo, sembri finta, sei troppo bella. Troppo per essere vera." Adesso sono amore mio e bella, quasi finta per essere di questo mondo. Il suo telefono produce il rumore della fotocamera. Adesso pure le foto, si mette a scattare.

"Posso guardare?" Sorrido impaziente, Harry annuisce.

Osservo la foto, che è assolutamente incredibile pensare sia io rivolta di schiena su quel letto sfatto: ho i capelli scompigliati, una posizione casuale delle gambe, ma pur sempre composta. Ciò che però rende il mio corpo così stupefacente sono le immense ali bianche che Harry ha dipinto su di me. Partono dalle mie scapole fino ad arrivare alle mie anche.

"Sappi che se la pelle fosse delle vetrate, io è questo che vedrei, attraverso te." I miei occhi pieni di pura emozione e commozione incontrano i suoi. Sta sorridendo ed è assorto davanti al pezzo d'arte su di me, con le braccia incrociate sul petto e le mani sporche di vernice bianca e indaco.

Le ali sono stupende, coprono i tatuaggi sulle spalle partendo da un leggero color porpora che si tramuta in azzurro pastello, fino a riempire quelle piume interamente di bianco. Con le lacrime a pungermi gli occhi e col seno nudo, mi avvicino a lui, che sta appoggiato con una spalla allo stipite, mi sta osservando con quell'aria soddisfatta.

E succede: succede che il mio cuore è inondato di amore per quest'uomo meraviglioso.

E lo dico.

"Io ti amo, amore mio." I suoi occhi sembrano illuminarsi. Sono i miei fari per quando sono persa. All'improvviso, la paura di aver corso mi distrugge lo stomaco, fin quando non pronuncia quelle parole che mi ricompongono e mi dilaniano nuovamente.

"Joss. Sono io ad amarti... angelo mio." Un sorriso comune s'impossessa delle nostre labbra, un sorriso che dice ogni parola non pronunciata finora. Due sorrisi complici e innamorati che si scontrano in un bacio pieno di dolcezza, fino a portare le nostre braccia a incastrarsi fra loro, a cercarsi e imprigionarsi in potenti strette. Nel bacio di seta che mi sta dedicando si avvicina al letto, accompagnando i nostri corpi un po' alla cieca. Cerco di sfilargli la maglietta, non capisco come riesca a liberare entrambi dagli indumenti inferiori. Menomale che c'è lui, a spogliarci entrambi.

"Harry." Suono impaziente, perché lo voglio incontenibilmente. "Se potessi volare via davvero, non starei mai lontana da te." Sussurro, tra un gemito e un bacio bagnato.

"Santa Madonna, neanche ci devi pensare Joss! E io come farei, se volassi via da me?" Mi dedica uno sguardo che sembra assorto, tiene le mani sulle mie guance e interrompe il bacio. "Non potrei, e non saprei farlo. Adesso, fatti vedere meglio amore."

E con la sua delicata prepotenza volta il mio corpo dalle spalle, afferra il mio bacino circondandolo col braccio sinistro e stringe i miei polsi nel pugno destro.

Percepisco tra le cosce la sua virilità che si gonfia, che diventa pietra, che m'inumidisce leggermente la pelle. Poi, non appena mi trova, vengo accecata dal sollievo in un'esplosione di emozioni.

"Finalmente" sospira, mentre con quella botta secca e inaspettata mi entra dentro.

Finalmente.

Gemo e chiudo gli occhi, mentre lui abbandona la mia vita per portare la mano sui miei capelli, tirandoli leggermente verso di sé.

"Harry?" Lo richiamo mentre spinge di reni. Mi contraggo intorno a lui e percepisco tutto il suo perimetro ingrandirsi e gonfiarsi. Accompagna la mia nuca sulla sua spalla, e finalmente i nostri occhi s'incontrano.

"Hai mai fatto l'amore con un angelo? Io sì." Sorride, è bellissimo e affannato. Adesso mi sussurra nell'orecchio: "Sono l'uomo più felice sulla faccia della terra." Continua a bisbigliare, come se mi stesse confessando un segreto. Quel ghigno meraviglioso non glielo leva nessuno.

Il suo orgasmo arriva esattamente in quel momento, tra l'altro. Si riversa non appena esce da me; la sua traccia bollente mi cola lungo l'interno coscia destro. Harry tiene ancora le mani su di me mentre ansima nel mio collo, dicendomi che non avrebbe voluto stare per così poco tempo dentro di me, ma a me non interessa niente.

Io lo amo.

Lo amo così tanto da poterne quasi percepirne la consistenza, di quel sentimento.

"Non voglio lavarle via. Vorrei fossero vere. Vorrei tenerle per sempre." Harry mi tira per un braccio, sedendosi sul suo letto.

"Guarda che ce le hai già un paio d'ali tu." Mentre si piega mi guarda dal basso, prende quello che sembra un pantalone di una tuta e sfiora il tessuto lungo la mia gamba. "Solo, non lo sai ancora. Quindi non essere troppo ingorda."

Sorrido alla sua affermazione e mi siede a cavalcioni su di lui, incastrando i nostri sguardi. "Se avessi le ali, Harry, sarei volata via e ti avrei portato con me." I nostri nasi entrano in collisione e, sorprendendomi, li struscia uno contro l'altro in un gesto affettuoso.

"E dove mi porteresti, amore?" Mi trema il cuore, perché ancora devo abituarmi a questo nuovo e improvviso vocabolario di Harry.

"Beh, sono alquanto indecisa, sai?" Picchietto l'indice sul mento e alzo lo sguardo. "Ti porterei in un posto che non ti piace per niente. E odieresti tutti... e allora ameresti solo me, così almeno ti avrei solo e soltanto io." Poi scoppio in una risata spensierata alla fine del mio egoistico discorso.

"Molto altruista da parte tua, volermi nascondere al mondo in questo modo."

"Non lo sono per niente, infatti. Pensi ancora io sia un angelo? O ti sei accorto che non merito tale appellativo?"

"Ti ricordo che Lucifero era un angelo, ed era stato fiondato giù dal paradiso. Probabilmente è capitato pure a te. Solo che eri troppo leggera per perforare il terreno e ti sei bloccata qui, invece di raggiungere gli inferi." Sta giocando con la voce. Gioca con le sopracciglia e con le mie mani nelle sue. E' tutto sorridente, tutto libero dai pensieri cattivi di prima. "Chissà?"

Mi metto a ridere. "Ma la vuoi smettere? Le tue sopracciglia sono inquietanti quando fai quella cosa."

"Anche tu hai uno sguardo inquietante, quando sei inquieta."

"Sei pessimo – ah!" Strillo perché Harry mi ribalta sul suo materasso, tutto all'improvviso.

"Zitta e fatti spolpettare un po'."

"Spolpettare?" E adesso so a cosa si riferisce. Spolpettare, secondo Harry, è un modo per rotolarsi insieme a me nelle lenzuola, rivestiti con nient'altro se non i brividi procurati dalla pelle dell'altro.

Spolpettiamoci, va bene.

Dopo avermi morso un gluteo smette di ridere e riprende a guardarmi attentamente. "E questa?" Sfiora il retro della mia coscia.

"Cosa? La voglia?" Lui annuisce, indicando quella voglia più rosea sulla mia pelle. "Come cavolo hai fatto a notarla? E' quasi impercettibile." La osservo anch'io adesso, lui ne sta studiando l'insolita forma.

"E' strano." Osserva.

"Cosa è strano?"

"E' strano, perché se osservo la tua pelle c'è un po' di te. Lo capisco attraverso ciò che hai deciso di tatuarti, posso leggerti e provare a comprenderti attraverso quello che tu hai voluto fosse sul tuo corpo. Ma questa..." Lascia un piccolo bacio sulla mia lentiggine, inumidendola leggermente. "Questa è qui per caso. Non ce l'hai messa tu. Eppure ti rappresenta fottutamente tanto, piccola."

"Stiamo ancora parlando della mia voglia informe? Non ho capito." Mi metto a ridere e gli scompiglio i capelli. E' stupendo quando Harry blatera su ciò che i riguarda. Quella che mette a nudo quando è con me è la sua sensibilità di artista nascosto.

Scuote la testa e sbuffa. "Davvero non vedi che è a forma di mela?"

"Una mela? Harry, ma dove... aspetta un secondo. Forse vagamente?" Non lo avevo mai notato, ma può essere la forma di una mela un po' storta.

"Vedi? Il minuscolo gambo, e questo sembra un piccolo morso. Sei proprio tu, cazzo."

"E perché una mela dovrebbe rappresentarmi?" E' solo un frutto, e non stravedo per le mele.

"Per così tanti motivi, Joss..."

"Spiegamene qualcuno?"

"In primo luogo la mela è dura, ha una buccia persistente. Quando la penetri quest'ultima è fastidiosamente invasiva. Capito che intendo? S'incastra sempre tra denti ed è incredibilmente insopportabile. Esattamente come te."

"Oh, grazie davvero!" Mi metto a ridere.

"Però, Josephine – " sono contenta che ci sia un però " – una volta aver morso la buccia stronza che ti s'incastra nei denti, il sapore è dolce e il succo è zuccherato in modo naturale, senza alcuna alterazione dal mondo esterno." Mi sorride, schiccherando il dito sulla piccola voglia. "Quindi ha questo sapore dolciastro, ma anche leggermente aspro. E se non lavi subito via il succo dalle mani ti si appiccica addosso."

"E questo che c'entrerebbe con me?"

"C'entra che tu sei invasiva. Se non esci dalla vita di qualcuno in tempo è difficile cacciarti. Tu e le mela avete in comune tante cose; tipo che siete compatte e ostili da tagliare in due, ma basta insistere un pochino..."

Da oggi credo che guarderò le mele in modo diverso, credo.

"Una mela al giorno, razza di pazzoide – " mi alzo in piedi sul materasso e lo guardo dall'alto " – toglie il medico di torno!" Strillo, e in caduta libera gli piombo addosso.

"Sei matta? A momenti mi rompevi la milza!" Harry si mette a ridere, cercando di bloccare i miei movimenti infantili.

"Senza milza non ci si affatica più, lo sapevi? Potresti correre fino a morire e senza accorgertene." Chiudo gli occhi, alzando leggermente il mento e fingendomi una vera erudita.

"Ed è qui che si conclude la tua conoscenza anatomica del corpo. Adesso spostati. Fammi alzare, piccola. Forza."

Incrocio le gambe sul letto e "Dove vai?" Chiedo.

"Esco, devo fare delle cose."

Harry prende pigramente a vestirsi. "E che devi fare? Vengo con te. Voglio venire." Faccio per alzarmi, sono già entusiasta alla sola idea di uscire e fare delle commissioni con Harry o cose ordinarie.

"No, Joss, io..." Non vuole? Non mmi vuole

Neanche posso immaginare la mia espressione attuale, perché Harry mi guarda improvvisamente con la stessa empatia con la quale si osserva un cucciolo abbandonato su una strada deserta.

"Cazzo, non mi guardare in quel modo." Harry arriccia il naso e sbuffa.

"E allora perché non vuoi che venga con te?"

"E' che... devo andarti a comprare un fottuto regalo. Mi pare ovvio." Infila il collo nella T-shirt e mi lancia uno sguardo antipatico.

"Stai scherzando, spero? Un regalo? Non mi serve un regalo! Rimani con me. Non voglio che spendi soldi o ti esaurisci per comprare un regalo." Come una bambina, mi appendo al lembo della sua maglietta, tirandolo nella mia direzione.

"Quanto rompi." Si china verso di me, esercitando una leggera pressione delle sue labbra sulle mie. "Non se ne parla che non avrai il mio regalo. Ventuno anni vengono una volta sola."

"Odio i compleanni." Davvero, li odio i miei compleanni.

"Allora facciamo una cosa" dice, dopo essere saltato dentro gli stivaletti cuoio. "Ti prendo un regalo di compleanno, ma non lo scarterai quel giorno. Così non ti sembrerà soltanto un regalo random, dal tuo Harry. Che dici, mela?"

Mi sento come se una piccola nuvola di calda e confortevole nebbia mi riempisse il cuore, contaminandomi l'intera gabbia toracica.

Il mio Harry: si è apostrofato così. La gioia che provo ora saprebbe farmi piangere. Non so più contenere un briciolo di emozione dopo un pomeriggio così: credo che una lacrima sfugga al mio controllo.

"Joss? Oh, cazzo – perché adesso stai piangendo?" Riempie il suo palmo col mio viso e cattura la lacrima, guardandomi con quel verde limpido che mi fa tremare il cuore.

"E' che, cavolo... è che ti amo così tanto da... io non pensavo fosse possibile amare in questo modo." E un'altra lacrima corre sulla mia guancia.

Non piangevo di gioia da un'eternità. Attualmente sto piangendo perché l'amore che provo per quest'uomo è talmente immenso, talmente ampio, talmente intenso che fatico a trattenerne la grandezza solo e soltanto per me. E' come se spingesse prepotentemente contro le pareti del mio corpo, cerca irrimediabilmente di esplodere via, per arrivare a Harry.

"Sono davvero, perdutamente innamorata di te, Harry. " Singhiozzo, talmente presa dalle mie emozioni da non aver notato la splendida espressione del mio Harry. Piena di orgoglio, di gioia, di potenza e forza. E di amore.

"Sono perdutamente innamorato pure io, angelo mio." La sua fronte trova il supporto della mia, mentre stupidamente ridacchio tra le mie lacrime; lui fa lo stesso.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro