Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

34 - Ritorno a casa


Rox aveva finalmente terminato le noiosità con i vigili accorsi dopo il suo incidente; aveva raccontato la sua versione ancora e ancora, rilasciato i suoi estremi e tutti i dati del suo veicolo. Ora era compito dei vigili contattare i proprietari delle due auto coinvolte, lui era finalmente libero di andar via.

«Sei stato fortunato, hai fatto un bel volo e nė tu e né la tua moto avete subito danni. Proprio un bel colpo di fortuna!» disse uno dei due vigili accorsi.

«Già...» fu tutto quello che rispose Rox infilandosi il caschetto. Salì sulla motocicletta rimettendola finalmente la rimise in moto; qualche piccolo danno in realtà il sidecar l'aveva subito, niente di serio perché i danni importanti li avevano sistemati in precedenza. Ora poteva davvero scappar via. Fece inversione sotto gli occhi dei vigili e se ne andò in direzione della dolina.

Gli altri Rox continuavano a girare in cerchi sempre più ampi alla ricerca di Robert, ma sempre con sterili esiti. Anche la radio della polizia non suggeriva nulla di interessante, brancolavano nel buio più intenso.

Robert era riuscito a mimetizzarsi con quella bicicletta tra gli sbandati urbani: il fatto che fosse nudo passava quasi inosservato, solo i più attenti o chi affiancava il ciclista notava la sua reale nudità. Per sua fortuna le vie percorse erano deserte o poco affollate e nessuno si insospettì più di tanto. Ormai era prossimo al suo rifugio, lo dividevano solo cinquecento metri circa, rimaneva da attraversare il parco delle scimmie, come lo chiamava lui. Fa bambino trascorreva interi pomeriggi d'estate. Conosceva tutti i segreti, i sentieri, i nascondigli. Lasciò cadere la bici sul marciapiede e si addentrò nel parco; ormai si sentiva praticamente a casa. A quell'ora del giorno il parco era deserto e lui, animale in fuga, si infilò dentro per strisciare lungo i cespugli e avvicinarsi all'estremità opposta, l'obiettivo era ormai a pochi metri, forse i più difficili da superare.

A dividere il portone di casa, dal retro del parco una trentina di metri senza ostacoli, senza ripari: praticamente campo aperto. Robert avrebbe desiderato aspettare la notte, nascosto nella sua giungla d'infanzia, per poi uscire col calar delle tenebre per compiere quell'ultimo tratto nascosto dall'oscurità, ma si trattava solo di qualche decina di metri, poteva osare senza aspettare. Il desiderio di rifugiarsi nella sua camera e nascondersi sotto le lenzuola del suo letto per i prossimi dieci anni era troppo forte per attendere. Voleva correre, scappare, volar via ma doveva portare pazienza e aspettare il momento opportuno per raggiungere il portone. Quella era la sua zona, era conosciuto da tutti, esser visto in quello stato avrebbe significato morire per il resto dei giorni.

Attese circa due minuti rifugiato nel grosso oleandro che era all'ingresso del parco, in quegli eterni secondi nessuno apparve all'orizzonte. Il grande piazzale era deserto, la strada pure. Continuava a ripetersi che poteva lanciarsi, che era il momento giusto, ma il timore, percepito come assoluta certezza, che non appena avesse abbandonato quel porto sicuro sarebbero venuti furori da ogni dove tutti i suoi conoscenti vicini, lontani e anche futuri, nonché i suoi parenti di primo, secondo e terzo grado, i suoi compagni di classe, quelli delle scuole medie, elementari e anche quelli dell'asilo. Sarebbero spuntate dal nulla Maria e la ragazza dai capelli rossi: insieme per deriderlo meglio. Maledetta ansia che gli impediva di saltar fuori allo scoperto. Attese ancora, fino a quando spinto da una mano invisibile uscì dal cespuglio per correre come un forsennato verso la salvezza. Una corsa nuda, liberatoria, in direzione del portone di casa. Più correva e più il portone si allontanava, più correva e più odiava quel mondo. Più correva e più si sentiva di nuovo piccolo. Perché lui? Si chiese quando mancavano pochi metri al traguardo. Il portone era chiuso. Se ne accorse in tempo, ma infondo se lo aspettava. Essere riuscito a capirlo significava essere vicino alla meta. Ottimista. Cominciò a caricare il suo dito indice della mano destra, come fosse una pistola con cui sparare a quel maledetto citofono. Preso dalla foga della corsa e dai diversi pensieri che si prendevano gioco di lui, concentratissimo con quel dito armato che puntava quel bastardo di un citofono che non faceva nulla per venire incontro, non vide la ragazza dai capelli rossi e le braccia tatuate sbucare dall'angolo opposto. Era lì, con il cappotto in mano, per citofonare anche lei. Solo i pronti riflessi di Patty evitarono lo scontro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro