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2 - Il "The Rocker"

Il The Rocker, da molti chiamato semplicemente il Rocker, era un locale di appassionati di grosse moto o grandi bevute. Robert non c'era mai stato, ma era passato davanti al suo piccolo ingresso centinaia di volte, soprattutto in orari dalle porte serrate. Anche oggi non era l'orario migliore per scoprire il meglio che il locale potesse offrire, ma per lo meno le porte erano aperte e un nuovo mondo era ora accessibile

Al The Rocker si andava giù pesante, altro che una birretta e via! La grossa insegna che correva su tutto il bancone e illuminava mezza sala era una traccia indelebile di quello che da li a poco sarebbe successo: "Beer 'n Whisky, Rock 'n Roll" condito da un grosso teschio al centro.

Varcata la soglia il sole tramontò di colpo, parlare di tenebre era eccessivo ma per Robert no. Dovette stringere gli occhi per adattarsi a quella improvvisa oscurità. Il locale era praticamente vuoto; il bancone disabitato, un cameriere intento con delle scartoffie, una ragazza a sistemare un tavolo sguarnito, una coppia di ragazzi in un angolo e qualche altra anima nascosta in qualche altro anfratto. Esagerato!

Con il suo cappotto scuro era completamente fuori luogo, ma non ci faceva caso, era troppo occupato a scrutare particolari ovunque. Si sedette su un tavolino sotto una finta finestra sul lato opposto a quello d'entrata.  Lungo quella parete si apriva un lungo corridoio di cui non si vedeva la fine. Qualcuno, o qualcosa, avanzava lentamente verso di lui. Era qualcuno o qualcosa fatto di metallico, non camminava, sembrava piuttosto strisciare in avanti; proprio verso di lui. Non poteva stringere gli occhi ulteriormente, a parte l'espressione da cretino, che già era sua, avrebbe solo creato un blackout totale.

Quella cosa che avanzava aveva dei lunghi capelli scuri. Non aveva gambe.  Aveva due ruote, piccole. Si avvicinava  lenta-... Ah... era un ragazzo che spingeva un carrellino con tre fusti di birra.  Robert si voltò per non incrociare lo sguardo, poggiò i gomiti sul tavolo intrecciando le dita delle mani per reggersi il mento con i due pollici. La sua espressione probabilmente entrava di diritto nella top ten delle finte indifferenze, ma di sicuro entrava sul podio della miglior visibilità di un vestito scuro in un ambiente buio. Il suo cappotto nero si stagliava in quella semi oscurità sfidando tutte le leggi note della fisica contemporanea. Poteva diventare un caso da studiare ma era improbabile che un fisico o uno scienziato entrasse in quel locale.

Sempre reggendo la sua testa pesante di pensieri con i due pollici la ruotò verso destra soffermandosi sull'unica coppia di avventori che condividevano con lui quell'esperienza. Pensò a Maria. Non per l'aspetto o la somiglianza, erano generi completamente inadatti, ma per il modo con cui la ragazza parlava con il ragazzo che condivideva il tavolo. Erano giovani ma sembravano una coppia a fine storia. Lei parlava e lui ascoltava. La stessa situazione della Maria delle sue fantasie, ma lei, Maria appunto, di storie non ne aveva una ma addirittura tre: una sul viale della fine, una apatica, indegna, simile ad una condanna e una ricca di incognite e voglia di  esplodere. La ragazza dai capelli rossi e le braccia tatuate al momento ne aveva, probabilmente, una sola. O magari anche lei nascondeva qualcosa? Deformazione professionale, così la chiamava Robert questa sua passione di giocare con le vite altrui alla ricerca di qualcosa di epico da scrivere.

Mentre guardava la ragazza parlare e il ragazzo ascoltare silenzioso e senza reazioni notò che l'intero ambiente aveva acquistato una notevole definizione e dovizia di particolari. Era tutto più nitido in quella cupa oscurità iniziale. Accompagnato da questa sorpresa lasciò andare tensione al suo sguardo cercando di rilassarsi. Capì che era nel posto giusto per distrarsi.

Fu a quel punto che la ragazza dai capelli rossi e le braccia tatuate, sentendosi osservata, si voltò di colpò verso di lui e con modo scocciato si alzò dallo sgabello per andargli incontro. «Che c'è? Vuoi ordinare?» disse lasciando cadere il menù degli Shooters sul tavolo con una mezza rotazione perfetta. Gran lancio baby! 

Il menù planò dolcemente sul tavolo, Robert dovette sollevare i gomiti per non essere colpito.

«Mother's milk???» Esclamò sorpreso Robert, guardando il menù. Ma che razza di nome é...

Alzò lo sguardo dal tavolo e... vide un grosso tatuaggio sulla schiena della ragazza che si nascondeva sotto i capelli rossi. Era, o per lo meno sembrava, una grande Trilli, la creatura leggendaria che si celava tra le tenebre del locale e sbirciava attraverso il ciuffo di capelli raccolti sulla schiena. Voleva solo una birretta ma ormai era troppo tardi, il suo latte materno era in arrivo.

Intanto il ragazzo rimasto orfano della compagna lo fissava da lontano con sguardo vuoto e fisso. Mi odia, pensò Robert, oppure mi ama, controbatté a se stesso. Aspettò una risposta, ma rimase in attesa fino a quando non gli tornò in mente Maria.

Era una storia complicata nella sua pur banale semplicità; Maria era prossima alle nozze con il duca di Chester, un giovane vecchio aristocratico pronto ad accasarsi con la promessa sposa in un matrimonio concordato da tempo, forse da sempre se non da ancor prima e dagli interessi delle due famiglie. Un matrimonio che dopo tanta attesa era ormai nel pieno dei preparativi. Preparativi: chissà se Maria includeva anche la liaison con Yyyyy. Del resto era qualcosa che andava definito e fatto prima della data, non si poteva andare oltre. Yyyyy le regalava grandi emozioni e distrazioni ma erano eccezioni che non potevano durare a lungo. Lo sapeva e doveva contenere quella pericolosa situazione prima che yyyy la facesse degenerare in qualcosa di inutile e dannoso. Yyyy era bello e aitante, era tutto quello che mancava al duca e qualcosa in più. Ma era anche avventato, troppo avventato e spregiudicato per i suoi gusti. Al punto che quando superava i limiti e sconfinava si trovava prigioniero nell'infantilismo del suo carattere. Una prigionia troppo pericolosa in cui Maria non voleva rimaner coinvolta.

Poi c'era il giovane dallo sguardo sognante... quello incapace di parlare ma bravissimo a stravolgere la sua vita. Ma lei questo ancora non lo sapeva. 

Hey! Ma sul retro del menù c'erano tutte le birre desiderabili e almeno una dozzina di altre opportunità! Robert assorto nei suoi pensieri aveva appena fatto progressi.  «Il tuo mother's milk»  disse una voce mentre allungava il braccio tatuato e lasciava cadere il primo shooter di una lunga serie.

Wow che profumo di menta pensò il nostro caro improvvisato avventore mentre, sospettoso, studiava quel piccolo ipocrita bicchiere. Così piccolo e così provocatore sin dalla genesi del suo nome. Robert incrociò le braccia lasciandosi andare all'indietro, curvò la testa e continuò a fissare il piccolo calice al centro della scena.

La ragazza dai capelli rossi e le braccia tatuate tornò a sedersi di fronte al probabile suo ragazzo. Lui era in piena penombra ma si intuiva che continuava a fissare Robert. I due rimasero in silenzio per un paio di minuti, poi lei si appoggiò al suo sguardo, lo seguì fino a destinazione e rimase anche lei in osservazione di quel tipo strano col cappotto.

Robert era intento a dialogare con quel piccolo bicchiere, non parlava ma si capiva benissimo che stava ammiccando. Di strambi, la ragazza, ne vedeva tutte le sere, di sicuro quel ragazzo dal cappotto nero non era il più esagerato, un pivello al confronto dei tipi dell'altra sera, ma poteva lavorarci e migliorare; la stoffa non sembrava mancargli. Di certo era tra i più bravi ad acuire i suoi problemi.  Aveva perso il filo e riprendere quel discorso o predica che fosse non aveva più senso. Era stata interrotta al culmine del suo sermone, così ben costruito, fluido, impeccabile e, soprattutto, inattaccabile... «Fanculo!»  disse alzandosi e facendo danzare i capelli che così scoprirono per un breve attimo il lato oscuro della Ghotic Trilli che abitava la sua schiena.

«Fanculo!» ricambiò dall'altro lato della sala Robert che, colto da un raptus di sfida, si era lanciato sul bicchierino versandosene metà in gola e metà sul cappotto. Un colpo di tosse strozzato accompagnò l'alcool per la faringe fino a trovare una via di fuga dalle narici. 

«Fanculo!» pensò anche il ragazzo senza nome, abbandonato nella sua penombra e ormai stanco di stare lì a vedere la sua, forse già ex, ragazza sorridere alla goffaggine di quel tipo che si stava strozzando sotto l'insegna blu della finta finestra.

Durò un attimo ma fu un fanculo party davvero ben riuscito. Se si fossero messi d'accordo non l'avrebbero potuto organizzare meglio. Il ragazzo si alzò e andò via abbandonando il boccale di birra, quasi intatto sul tavolo.  Se Robert l' avesse notato l'avrebbe bramato ma era ancora intento a cercare di domare i suoi spasmi alcolici per cui lo ignorò.

In quel momento una coppia di bikers si affacciò sulla soglia. Erano i primi ad entrare nel locale dopo il suo ingresso. Attraversarono la sala con camminata da gringo stanco e depresso, un saluto col palmo della mano sinistra, tipo benedizione papale veloce e scondita e conquista del tavolo da quattro posti che confinava con il piccolo tavolino dove ancora annaspava Robert. Erano entrambi corpulenti, così ingombranti che il tavolo sembrava essersi rimpicciolito. Lui con una folta barba bianca e la testa, forse pelata, coperta da una bandana, lei la bandana la portava arrotolata intorno alla fronte. Si sedettero come se quel tavolo, ora da due posti, era da sempre territorio loro.

«Due little creatures?» Chiese una voce fuori campo.  Che simpatica battuta, pensò Robert. Il corpulento alzò il corto braccio e fece cenno con il pollice rivolto verso l'alto.  Anche se erano seduti poco distanti ed erano molto ingombranti Robert faceva fatica a vederli, erano due figure curiose e lui le voleva ammirare. Non era abituato a vedere simile fauna urbana. Aveva pagato il biglietto e voleva godersi lo spettacolo. La ragazza dai capelli rossi intanto era dietro al bancone, mise due bottiglie di birra e due bicchieri su un vassoio a forma di teschio e continuò a fare cose. Fu un'altra ragazza a completare l'opera e portare il vassoio ai due bikeroni...

A Robert, che studiava ogni movimento che avveniva all'interno del locale sperando di trovare impulsi che mettessero in moto la pigra vena letteraria del momento, venne subito un sospetto. Prese il menù e lo girò alla ricerca delle birre disponibili. Little Craetures era una birra Australiana, una pale ale. Bravo! Cominciava a entrare nel mood giusto per quell'ambiente, se ne accorse e se ne compiacque. Dai che ce la fai, ragazzo!

La ragazza, che aveva visto con la coda dell'occhio i movimenti dell'unico cliente oltre i due che aveva appena servito si avvicinò e con fare molto più garbato della collega dai capelli rossi e le braccia tatuate gli chiese se desiderasse qualcosa di fresco da bere. Questa volta non mi freghi!, fu il pensiero di  Robert, che tradotto nelle buone e garbate maniere con cui era cresciuto fu formulato in «...un minuto ancora per studiare...» condito da un dolce sorriso.

Più passavano i minuti e più l'ambiente si animava. Al bancone era seduto un ragazzo molto alto e molto magro. Non l'aveva visto entrare ma doveva essere lì già da un po'. Aveva un boccale di birra tra le mani e parlava con fare confidenziale al barman, anch'esso sbucato dal nulla, che ascoltava e annuiva senza mai parlare mentre spillava una fresca birra dall'altra sponda del bancone.

Una birra che sognava e immaginava da ormai quasi un'ora o concedersi la rivincita da giocare contro quel subdolo shooter finito chissà dove? Era un dilemma dalla risposta facile. Robert voleva una birra, era entrato per una birra, una birra che alleggerisse i suoi pensieri, una birra che desse vita alla sua personale partita a poker con la busta gialla. Un cenno quasi impercettibile con il dito e la ragazza simpatica e garbata, non dai capelli rossi ma con una cascata irruente di riccioli biondi che arrivavano a sfiorare le spalle, si avvicinò scortata da un sorriso fuori scala.

Poggiando una mano sul tavolo e l'altra sulla sedia, quasi con un finto abbraccio si chinò leggermente su Robert per sentire meglio il suo desiderio: «Highway to hell!!» disse lui sorridendo e ammiccando il vecchio jukebox che iniziava la sua serata canora. Lei sorrise, tolse la mano dalla spalliera e sciolse lentamente quel finto abbraccio con la stessa naturalezza con cui l'aveva creato.

Si, era una canzone degli AC/DC quella che iniziava a rockeggiare dal vecchio jukebox, ma non quella su cui aveva scommesso Robert; non è Higway to hell che urla Thunder! Thunder! Thunder! Thunder! Robert fu distratto da quel brutto bel vedere dello sculettare del ragazzo mazzo mazzo che era prima al bancone e che ora, poggiato con una mano sulla cupola del jukebox, benediceva i vicini con la birra che schizzava dal boccale agitato a ritmo dei Thunder!

I was caughtIn the middle of a railroad track

I looked roundAnd I knew there was no turning backMy mind racedAnd I thought what could I doAnd I knew...

https://youtu.be/Af0P6XEkI7Y

Dopo pochi attimi l'aveva capito anche Robert che aveva cannato ancora a ordinare ma non voleva dichiararsi sconfitto per la seconda volta in così poco tempo. Cercava di leggere il menù da lontano, si rifiutava di toccarlo quasi fosse una questione che mettesse in discussione la sua virilità, sicuramente aveva ordinato qualcos'altro senza volerlo. Dimmi di no, ti prego!

Decise di vincere in contropiede, di ribaltare il risultato con una tattica a sorpresa. Se la ragazza avesse portato una birra bene, se invece si fosse presentata con uno shooter del cazzo lo avrebbe buttato giù al volo e ordinato un bel boccale di bionda all'istante. Era in ballo e aveva tutte le intenzioni di non tirarsi indietro. Balliamo! si ordinò.

There was no help, no help from you
Sound of the drumsBeating in my heart...

La ragazza stava già tornando e nel vassoio a forma di teschio non sbucava nessun boccale di birra fumante di fresca schiuma, nemmeno un boccale senza schiuma, o una mezza pinta.... men che meno sbucava una bottiglietta e nemmeno una misera lattina.... a stento si intravedeva un... eccolo lì il piccolo bastardo che veniva a ritirare tutta la delusione che Robert stava producendo.

«Il tuo Highway to Hell»  disse la ragazza dai mille riccioli allegri mentre poggiava il piccolo bicchiere al centro del tavolo, proprio un attimo prima che si scatenasse la spettacolare azione di contropiede escogitata dal nostro nuovo amico. Hey Robert, tocca te! Vai col contropiede che ti eri ripromesso! Troppa delusione. Più che una azione di contropiede fulmineo era un rallenty estremo. La ragazza era già via quando Robert prese il bicchiere tra le dita per sollevarlo e avvicinarlo lentamente...

The thunder of guns
Tore me apart
You've been...

«Thunderstruck!» Urlò all'improvviso a pieni polmoni all'intera sala il grosso vicino di tavolo di Robert facendolo sobbalzare per lo spavento, ma, soprattutto, facendogli volar via metà del suo secondo shooter. E due disse il boia!

Il locale non era ancora pieno ma si era decisamente animato. Il bancone, ora, era più affollato e la ragazza dai capelli rossi e le braccia tatuate era quasi nascosta dagli amici seduti sugli sgabelli, sembravano tutti conoscersi qui dentro.  Rideva, era anni luce dall'accipigliata ragazza di pochi minuti prima.

Robert si accorse, nonostante la folla, che la ragazza lo stava invitando ad un brindisi a distanza innalzando il braccio con in cima uno di quei cazzutissimi bicchierini. Si sentì onorato dell'invito, al punto da dimenticare la profonda delusione di otto secondi prima. Sollevò anche lui il suo amato, ma non era odiato?, bicchierino il più alto possibile, quasi a prendere la più lunga rincorsa e, sorridendo alla ragazza dai capelli rossi e le braccia tatuate, si lanciò in quel che era rimasto del mix di tequila, sambuca e tabasco.

Alle sue spalle il mazzo mazzo ragazzo al jukebox ricambiò il saluto della ragazza al bancone e finì quel che era rimasto sul fondo del suo boccale ormai stordito per i suoi continui volteggi a ritmo di rock.

  Robert non si accorse di nulla.  Era felice. Felice per non aver dato soddisfazione a quello stupido bicchiere che lo voleva veder sconfitto e felice per quella incomprensione, mai svelata, con la ragazza al bancone. Cominciava a rilassarsi. La ragazza dai capelli tatuati e le braccia rosse aveva anche sorriso! Era proprio contento! Tirò fuori dal cappotto, ebbene si, anche se l'ambiente cominciava a scaldarsi aveva ancora su il cappotto, la busta gialla e la sventolò come fosse un richiamo di un naufrago in cerca di soccorso. Il solito esagerato, sempre lui!

La ragazza dal sorriso smisurato che poco prima gli aveva servito l'Highway to Hell non si vedeva, era imprigionata in qualche angolo nascosto della sala ad accontentare i desideri di qualche cliente, così arrivò in soccorso "la rossa".

«Dimmi tutto, caro...» disse lei con un tono ben diverso da quello usato al primo round.

«Una birra, per favore»  rispose Robert poggiando la busta sul tavolo bagnato di sambuca.

«Berliner, Dab, Guinness...? »

«Una birra buona e soprattutto fresca! Soprattutto birra.» Scandì il ragazzo. «Stupiscimi!»  La ragazza sorrise e svanì tra i tavoli.

Come era cambiata l'atmosfera in poche decine di minuti. Si chiedeva quali fossero gli ingranaggi che movimentavano tali cambiamenti repentini: la musica, la gente, l'atmosfera? O l'alleggerirsi dei pensieri? E cosa era che alleggeriva il peso dei pensieri? L'alcol o qualcos'altro? L'umore della ragazza era cambiato con la bevutina o con l'essersi sfogata e liberata del ragazzo silenzioso? Forse i pensieri hanno davvero un peso? E quanto pesa un pensiero?

Anche lui si sentiva più rilassato, ma lui il suo pensiero non se lo era ancora tolto. La busta, sempre più profumata di sambuca, era ancora lì, chiusa e sigillata al centro del tavolo a mo' di sottobicchiere. Forse l'aveva detonata in quel modo, disarcionandola dal piedistallo su cui la trasportava, per consegnarla alla comune quotidianità. Dai, era stata una buona idea questa sosta estemporanea in un luogo così remoto dalla sua routine.

Robert era molto più tranquillo adesso, ma il suo volto raggiunse una vetta estrema di ebetitudine (un mix ben calibrato di beatitudine e faccia da ebete) quando scorse sopra le teste di altri bikers un boccale di vera birra fumante e traboccante di schiuma che, protetta nel vassoio a forma di teschio, ondeggiava come un galeone in un mare in tempesta avanzando verso di lui. E vai! E vai... a destra, e vai a sinistra, dai su vieni... Improvvisamente la rotta del galeone piratesco virò a poppa! «Hey!! Dove vai!» E un broncio fanciullesco fu coniato sul suo volto.

La ragazza dalle braccia rosse e i capelli tatuati era approdata su altri lidi, abbassò il teschio e lasciò un bigliettino sul tavolo d'approdo per poi subito ripartire col suo prezioso carico di oro biondo fino all'epilogo della traversata. Ad accoglierla c'era Robert a braccia tese accompagnato da un esagerato quanto fuori luogo sorrisone. Lei non potè che rimaner contagiata da quello smile così esagerato e nel consegnarli il meritato trofeo chiese: «Ma che ci fai tu qui?»

Lui quasi non fece caso alla non tanto velata impertinenza della frase e candidamente rispose «Si nota?»

«Non ti avevo mai visto prima...»  corresse il tiro con disinvoltura lei.

«Sono in cerca di idee e questo posto mi attraeva... sai sono uno scrittore...»

«Che bello!» disse lei mentre alle sue spalle passava l'ennesimo vecchio amico; un bacio sul collo e la ragazza fu trascinata via.

Anche Trilli sorrise nel vedere il ragazzo dai bianchi baffi di schiuma sorridere felice a un boccale di birra.

C'era un enigma che vagava per il locale e che scelse come fortunato su cui atterrare il volto di Robert. Era beato, adesso crucciato. Aveva voglia di parlare di raccontare di aprirsi e la ragazza dai tatuaggi rossi, che le stava tanto simpatica e che per ancora ignote cause le ricordava Maria, era sparita via tra i moti ondosi di quel piccolo locale. Cavolo come si era ristretto quel posto proprio sotto i suoi occhi, poco fa non era così piccolo! E mezza pinta era volata via.

Un sorso ancora, pensando a cosa avessero in comune la ragazza dai capelli e le braccia rosse e Maria. Con la faccia cupa e il pugno serrato sollevò con energia il boccale che, quasi sorpreso dal gesto repentino, cerco di aggrapparsi in qualche modo al tavolo trascinando con sé nello spazio la busta gialla che, a sua volta, per paura o per sorpresa rimase ancorata al fondo della pinta fino a fare capolino sotto il naso di Robert. Cucù, disse la busta.

Sorpreso da quella iniziativa così sfrontata Robert cercò di tamponare il piccolo tsunami di birra che il suo gesto aveva provocato spalancando la bocca e allargando le guance; ma questo non era sufficiente a impedire la cascata di birra sulla sua faccia prima e sul cappotto dopo. E tre disse la strega cattiva!

Forse era il caso di abbassare il bicchiere, ma l'apparizione della busta così inaspettata l'aveva completamente disorientato.  Abbassò il boccale solo al termine di quella profumata e fresca pioggia bionda.  La flemma di quel gesto sarebbe potuta passare alla storia se solo fosse stata notata da qualcuno. Anche lui, Robert, la ignorò concentrato come era su quella busta gialla così sfacciatamente intraprendente. La prese tra le mani, constatò i cerchi concentrici delle bevute di birra e la macchia di Tequila sambuca e tabasco del giro precedente e lentamente la aprì per svelare il suo contenuto.

"CICCIONA DI MERDA" urlò Robert alla lettura del contenuto. Il grosso biker che era alle sue spalle si alzò goffamente e con recondita agilità si voltò rabbiosamente, afferrò Robert per il bavero zuppo del cappotto fino a sollevarlo dalla sedia. Il goffo biker sbandò all'indietro, con Robert seduto era in equilibrio, ora stava pericolosamente ondeggiando. Per fortuna il ragazzo e il cappotto gli fecero riconquistare subito stabilità. O forse a impedire la rovinosa caduta era stata la spalla dell'uomo che era dietro di lui a cui aveva appena fatto rovesciare mezza birra...

"Ripetilo ancora e ti spacco tutti i denti!" Continuò a urlare agitato il motociclista. "Stronzo!", urlò la cicciona. Nulla rispose lui con gli occhi serrati in attesa di atterrare su un altro pianeta.  "Buoni, buoni..." si intromise l' uomo coinvolto nello scontro con in mano il boccale di birra quasi vuoto.

Robert sbirciò appena per capire di chi fosse la terza mano che si contendeva il suo bavero. Con quella smorfia forzata sul volto che lo rendeva quasi irriconoscibile intravide arrivare in soccorso anche due braccia tatuate. Si ricompose con finto stile proprio quando apparve la ragazza rossa. Lei, con modi decisi completò la separazione dei due, poi con una mano raccolse la pinta rovesciata sul tavolo e con l'altra fece arretrare in modo deciso ma tranquillo il biker: "ti porto un'altra craetures, Mike... ma siediti e stai tranquillo". "Stronzo" rispose il barbuto con tono planante. Poi prese la pinta mezza vuota del terzo uomo e sorridendo redarguì i tre: "Fate i bravi e continuate a divertirvi, alla birra ci penso io", quindi voltandosi verso Robert, che era rimasto ancora tramortito e sgocciolante in piedi vicino al suo tavolino disse: "siediti anche tu...poeta." e con una mano sulla spalla e l'altra sulla sedia lo accompagnò nella seduta. "Preparami una poesia per quando torno."  E scomparve di nuovo.

Il biker bofonchiando tornò a farsi gli affari suoi, la corpulenta fece una smorfia accompagnata da un tozzo dito medio nei confronti di Robert che nemmeno se ne accorse. Il terzo uomo rimase in piedi. Aveva due grossi baffi scuri ma non era vestito da vero biker, indossava una camicia rossa a scacchi: "sei un poeta?" Chiese a un ragazzo assente.

Il locale continuava a rimpicciolirsi su se stesso. Il jukebox non si era più fermato e il coro delle canzoni che si alternavano era diventato sempre più intenso. Il bancone ormai non si vedeva più e il teschio sulla grande insegna sembrava ora sorridere soddisfatto. Anche le ragazze e i ragazzi che si alternavano nel servire erano aumentati. Vascelli a forma di teschio navigavano a vista sopra le teste in tutte le direzioni. A volte apparivano grumi di boccali vuoti che facevano ritorno in patria al di là della barricata. 

Anche il terzo uomo ondeggiava, non per l'alcol ma per assecondare le onde che si espandevano nel locale. Senza chiedere permesso si sedette al posto libero del tavolo occupato da Robert. Questa volta l'attesa per la birra promessa dalla giovane cameriera fu più lunga.

One hot angel
One cool devilYour mind on the fantasy
Living on the ecstasy
Give it all, give it

Give it what you got
Come on give it all a lot
Pick it up move it

Give it to the spot
Your mind on fantasy

Living on ecstasy

Robert era ancora scosso, immobile anche nei pensieri. Si accorse di avere compagnia quando questa si animò. "Hey amico! Allora. Sei davvero un poeta?" Senza girare la testa, ma facendo roteare gli occhi nella direzione della domanda rispose: "no, sono uno scrittore". "Beh, è meglio se per un attimo diventi poeta se vuoi far colpo su Patty", disse l'uomo coi baffi per scacciare la tensione accumulatasi su Robert. Robert girò finalmente la testa e tornò sul pianeta terra: "no, non sono un poeta" disse guardandolo. Ma in un angolino della sua mente qualche neurone si eccitò. L'uomo coi baffi non aveva visto poi così male... complimenti per l'acume.

"Che genere di cose scrivi?" Rilanciò per cercare di rompere l'attesa della promessa di Patty. Robert non rispose subito, lasciò passare ancora qualche secondo, ma questa volta era solo per prendere la rincorsa.

"Racconti, racconti e romanzi. Mi piace trasformare quello che vedo e raccontarlo".

"Storie d'amore?"

"Si, l'amore è ovunque, soprattutto nelle piccole cose, nelle situazioni difficili. Se ti soffermi a guardare lo vedi sparso ovunque..."

"E già...", considerò ridendo il terzo uomo, " poco fa stavi per essere menato per amore..." e scoppiò a ridere. Robert lo guardò perplesso e poi si unì con un risata accennata. Fu allora che apparve Patty con due pinte e due bottiglie di Little Creatures.

https://youtu.be/B_3TlrZLpQ0

"Bravi! Siete diventati amici!" disse poggiando i due boccali grondanti di fresca schiuma mentre l'intera sala urlava in coro ritmato "Balls to the wall!" il brano degli Accept che suonava il jukebox. Robert e l'uomo ne furono trascinati e sollevarono le fresche pinte per un brindisi improvvisato "Balls to the wall!" urlarono in coro anche loro. Anche Patty non resistette, sollevò una delle due bottiglie che aveva ancora sul teschio-vassoio e si unì al coro: Balls to the wall!Brindando anche lei con i ragazzi. Poi si voltò verso il tavolo di Mike e compagna e allungò il vassoio per offrire le due birre australiane. I due oversize le fecero tintinnare e bevvero a canna ammiccando alla ragazza. Nessuno dei due si accorse del goccio di birra appena rubato.  Situazione ristabilita. Poi si voltò per andare via e indicando Robert gli urlò per farsi sentire: «Mi devi una poesia!!» «Non sono un poeta!!»  rispose a tono lui, ma la ragazza era ormai troppo lontana per sentire.

L'uomo coi baffi si alzò e salutando Robert con un gesto di pinta rivolto verso l'alto riprese a navigare nella sala in direzione opposta a quella in cui era sparita Patty.

(Il capitolo continua) 

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