~6~
La prima cosa che Mikael pensó appena arrivato all'Inferno fu che esso era molto cambiato. Il cherubino ricordava la parte vicina al confine come una landa desolata cosparsa di teschi e con qualche albero rinsecchito. In quel momento le fiamme e il fumo invadevano tutto, facendo peró risaltare le anime umane che si dimenavano come se fosse l'unico metodo per porre fine al loro dolore eterno. Mikael le trovó quasi disgustose e dovette reprimere un conato di vomito vedendo una di loro passargli accanto, urlando disperatamente. Sentiva l'odio di tutte quelle anime che prima erano stati esseri umani che avevano compiuto troppi peccati, vivendo solo del proprio piacere. Tutti disprezzavano quegli umani e lui, anche se da Rappresentante non doveva, non era da meno.
Poggió una mano sull'elsa della spada appesa alla sua cintura, stringendola con forza. Ben presto capì che doveva allontanarsi, così riprese a camminare sulla terra infuocata, ringraziando mentalmente Dio che lo proteggesse dalle anime dannate. Non aveva voglia di essere toccato o attaccato da una di loro nè tantomeno farle scomparire con la propria lama sacra: non ne aveva il coraggio.
Gli ci volle poco per arrivare ad un'alta e imponente cinta muraria in pietra grigia che si poteva attraversare solo tramite un ampio portale ad arco dove in basso vi erano sculture di uccelli rapaci. L'angelo lo attraversò riluttante e si trovó immerso in uno spazio florido, molto diverso da quello che immaginava. Il tutto era composto da un giardino particolarmente verde e lussureggiante, ricco di cespugli fioriti e cosparso di statue di umani, angeli e demoni che si contorcevano in posizioni innaturali. Al centro si ergeva un'imponente statua di un uomo dal volto particolarmente perfetto. Era vestito in modo semplice, con braghe e camicia non troppo aderenti, creando un forte contrasto con l'ambiente in cui era immerso. L'unico elemento che faceva adattare la statua al resto era lo sguardo di Lucifero, gelido da cui scaturiva un'aura maligna che avrebbe intimorito chiunque.
Mikael prese la propria spada appena in tempo per bloccare una freccia scagliata dall'alto, alle sue spalle. Cominció a guardarsi furtivamente attorno, cercando il possibile attentatore per restituirgli il dardo lanciandoglielo contro. Non trovó nulla di strano e sospiró, cercando comunque di rimanere in guardia. Non voleva essere colpito o addirittura ucciso all'Inferno, lì dove era solo e quasi inerme.
Continuó la sua camminata verso il grande portone d'ingresso del palazzo reale, in ferro nero e all'apparenza molto pesante, decorato con scene di guerra violente, suicidi, omicidi e qualsiasi cosa riguardasse la morte. Quasi non si notava se si osservava il resto dell'edificio. Le pietre scure da cui era composto sembravano perfettamente compatte e solo se si aguzzava lo sguardo si riuscivano ad intravedere finestre e terrazzi, da una visuale bassa. Mikael era mancato per molto tempo e si era quasi dimenticato di quanto fosse lugubre quel posto. Troppi contrasti che facevano risaltare la vecchia e la nuova natura di Lucifero. Il cherubino era troppo giovane per aver visto la sua caduta ma aveva sentito molte storie. Uno dei serafini più potenti del Paradiso diventato il re dei dannati, non era una cosa trascurabile. Essendo stato appunto un serafino, doveva sapere cosa stesse succedendo nel Firmamento visto che era lì il suo vero posto. Mikael era molto riluttante sul fatto che gli dicesse qualcosa ma aveva comunque un'altra carta da giocarsi: trovare il comandate dell'esercito demoniaco, anche se non aveva idea di come sarebbe riuscito a farlo. Sapeva solo che aveva uno stretto legame con il fratello e questo gli bastava per sperare che sapesse qualcosa.
L'angelo poggió una mano sul ferro tiepido della grossa maniglia ad anello e si preparó a spingere, prima di sentire un'altra mano stringergli con forza il braccio. Si voltò e, con uno scatto, riprese la spada e la puntó alla gola del demone che lo aveva bloccato. La creatura infernale non potè fare a meno di ridacchiare allo sguardo allarmato del candido essere, senza però mollare la presa.
«Perché un angelo sta cercando di intrufolarsi nel palazzo reale?»
«Questo angelo è il Rappresentante del Paradiso. Ho il diritto di chiedere una riunione con il vostro re quando voglio! Dovresti sapere le regole visto che ti aggiri attorno al palazzo»
Il demone inclinó la testa da un lato e lentamente tolse le dita dal braccio dell'angelo che subito lo scosse, come per risvegliarlo dal torpore. Guardó il demone davanti a se e notó qualcosa di familiare nel volto: il taglio del viso e la corporatura, era sicuro di averli già visto.
«Scusi signore, ma la sicurezza del sovrano non è mai troppa»
«Per caso ci siamo già incontrati?»
«L'unico angelo che ho visto più di una volta è l'ex genarale angelico, non glielo nascondo. Ma lei no»
Mikael sobbalzó sentendo il rango del proprio fratello. Non capiva come potesse conoscere quel demone ma in se sentì risuonare un campanello che gli fece improvvisamente capire.
«Aur... Chi sei? Come lo conosci e... Non mentire, ci siamo già incontrati!»
«Quanto parli peró. Il mio nome è Cadon, il fratello di Rakir, l'angelo oscuro. Penso che tu lo conosca. Riguardo Aur... Sì, lo conoscevo da molto tempo» Cadon fece una pausa. Voleva continuare ma le parole gli morirono in gola. Chiuse dopo poco la bocca, facendo intendere che non avesse altro da dire. Si sentiva male a parlare del suo vecchio amico, che aveva cambiato la vita del fratello morendo per lui. Non aveva ancora realizzato la stranità della situazione. Intanto il cherubino dovette ancora comprendere che Rakir avesse come fratello uno che lavorava vicino al re infernale. Di solito le persone che si aggiravano liberamente nei palazzi reali, sia del Paradiso che dell'Inferno, avevano permessi speciali poiché erano a stretto contatto con Lucifero; senza sarebbero morti all'instante. Aveva capito che doveva farsi dare delle spiegazioni ma una parte di lui spinse quelle cose altrove: c'erano altre priorità.
«Tu quindi sai qualcosa di lui?»
«So che... È morto. Basta» Il demone spinse con forza il portone ancora chiuso e fece segno all'angelo di entrare. Speró che capisse che non aveva assolutamente voglia di parlare di lui. Ricordare faceva troppo male.
Mikael lo guardó per pochi attimi prima di entrare. Aveva compreso che continuare la conversazione avrebbe suscitato solo più tristezza nel cuore solitario che aveva percepito davanti a se, ma non poteva già fermarsi. Così bloccó il portone prima che si chiudesse e si pose nuovamente davanti al demone.
«Tu sei il comandante delle truppe infernali?»
«Generale Infernale, sì»
«Non mi sbagliavo, allora! Devi aiutarmi»
«Non voglio parlare di Aur!» Cadon spinse involontariamente l'angelo, buttandolo malamente sul freddo pavimento in pietra. Il cherubino non sembró scosso ma nei suoi occhi riluceva ancora la determinazione. Prima di rialzarsi si guardò però attorno, sperando di non aver attirato l'attenzione di nessuno.
«Ascolta Cadon. Non sei l'unico a cui manca e forse la sua anima è...»
«Non è qui, se è questo che vuoi dire. Ci ho già pensato a perlustrare tutto questo maledetto mondo ogni giorno dalla sua morte. Volevo assicurarmi che quel demoniaccio avesse il meglio!»
«Demoniaccio?» Mikael guardó confuso l'espressione improvvisamente imbarazzata del demone che si affrettò a ricomporsi.
«Pensavo che Aur piacesse solo a Rakir»
«Ed è vero. È uno dei miei migliori amici e non si può dire che sia il miglior angelo del mondo. Trai le tue conclusioni»
Mikael in effetti cercó di fare mente locale di tutte le cose viste e sentite su suo fratello. Sapeva che all'accademia la sua condotta non era delle migliori, aveva pochi amici del Paradiso e come generale era quasi più severo delle guardie demoniache che dovevano portare le anime "migliori" in un processo per diventare demoni: queste guardie erano molto severe e puntigliose, sceglievano solo le migliori anime malvagie e di solito i numeri erano molto ridotti.
«Devi ancora fare due più due o vuoi parlare?»
«È una storia leggermente complicata da spiegarti. Infatti volevo andare prima dal tuo sovrano»
«Non hai capito nulla, allora» Cadon si guardò furtivamente attorno per poi prendere il cherubino per un braccio, trascinandolo senza proteste fino ad una delle tante nicchie buie che decoravano le mura nere.
«Adesso parla, caro angioletto»
«Porta rispetto, non dimenticare chi sono»
«Muoviti!» Mikael non resistette molto a lungo come angelo severo. Amava il contatto libero dove ognuno faceva o diceva quel che voleva, sempre mantenendo una sorta di rispetto reciproco.
«Nel Paradiso, tutte le anime dei valorosi decaduti diventano parte del Firmamento e questo è successo anche ad Aur. Peró dopo che...»
«Senti, pochi dettagli inutili di cui sono già a conoscenza»
«Un mio amico serafino lo ha fatto reincarnare, diventando l'angelo custode del nuovo umano che contiene Aur. Però questo serafino non riesce più a trovarlo»
«Devo dire che è proprio un bravo guardiano, eh?» Cadon ridacchió ironico ed incrociò le braccia.
«Sorvoliamo. Volevo solo chiederti aiuto nel cercare la sua anima e anche tuo fratello... Che non si presenta in Paradiso da giorni»
«Io sono un generale, non posso lasciare l'Inferno neanche se volessi»
«Aur lo ha fatto! Fai anche tu qualcosa per lui» Il demone si morse la lingua stringendo i pugni. Quelle parole avevano fatto centro, come voleva l'angelo. Cadon sentì improvvisamente il rimorso di non aver mai fatto nulla per Aur quando quest'ultimo aveva fatto davvero tanto, allontanandosi dal Paradiso e perdendo la vita.
«Non posso risponderti adesso»
«Cosa? Devi! Non voglio essere costretto ad andare da Lucifero»
«Non nominare il suo nome con tanta facilità... Non ho detto no, comunque»
Mikael annuì lentamente, guardandolo insistentemente nella speranza che dicesse sì. Voleva una risposta immediata, una sicurezza, ma queste sembravano molto lontane. Allora si voltó, dando le spalle all'altro e incamminandosi verso l'entrata del rigoglioso giardino, aprendo lentamente le ali e rimettendo al proprio posto la spada.
«Se cambi idea non perdere tempo e va sulla Terra. Grazie per avermi concesso il tuo tempo» L'angelo non fermó i propri passi mentre parlava, in quel modo avrebbe mantenuto un tono fermo, deciso, che sperava facesse l'effetto desiderato convincendo il demone. Arrivato a metà strada prese dalla sua cintura un sacchetto viola e mise una mano dentro di esso, prelevando la polvere che conteneva e spargendola sul proprio capo. Cadon lo osservó, finché non notó l'oggetto viola, riconoscendo il pericoloso contenuto. Corse verso Mikael che, intanto, si stava per alzarsi in volo.
«Quel sacchetto! Vuoi morire o cosa? Non sai che non bisogna aprirlo?»
Mikael si voltó verso di lui, giocherellando con l'oggetto ormai chiuso, con un'espressione sorpresa.
«Come, conosci il contenuto? Comunque non posso morire per un incantesimo, mi aiuta solo a non essere visto»
«Aur ne aveva sempre uno con se, di questi sacchetti. Lo usava per non essee attaccato dalle creature di questo mondo. Ho ipotizzato che avesse lo stesso contenuto»
«Sai... Questo è proprio suo. Me lo ha portato quel serafino dal Firmamento»
Cadon spalancó gli occhi, guardando poi l'oggetto con malinconia. Ricordó tutto quello che lui e Aur avevano passato per averlo e, a quel punto, non potè fare a meno che decidersi.
«Senti angelo, ti aiuteró! Lo troveremo e... Non so cosa faremo ma lo troveremo»
Sul volto di Mikael crebbe un luminoso sorriso. Sentiva un peso venir meno sulle sue spalle e capì che era ora di andare, visto che non aveva senso rimare all'Inferno avendo già un aiutante. Battè le ali un paio di volte prima di ritrovarsi in aria, accanto alla statua di Lucifero. A quel punto lanció il sacchetto in basso, mirando al demone che intanto sembrava completamente assorto nei propri pensieri. L'oggetto lo centró in piena fronte e Mikael si affrettó a fuggire via ridendo, per non sentire le imprecazioni che il demone gli stava lanciando contro. Cadon infatti, dopo aver dato sfogo al suo fine vocabolario, prese il sacchetto e lo guardò accennando un sorriso. Non capiva perché glielo avesse lasciato ma gli era davvero riconoscente.
Uuu ho pubblicato che bello. Comunque volevo avvertire che ho fatto dei leggerissimi cambiamenti negli altri capitoli per adattarli a questo. Dai che il prossimo capitolo forse sarà uno speciale. E do la parola a voi!(ma se questa storia non la pensa nessuno QnQ). Vabbè, fatemi sapere se volete la storia di Carouny o roba riguardante Aur e Cadon ;u;
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro