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~4~

Mikael continuava a guardare il cielo del proprio mondo con aria preoccupata e stanca. La sua carica da Rappresentante gli costava molta energia e sarebbe durata molto, fino al momento della sua morte. Osservare le nuvole candide che sorcavano quella distesa azzurra gli trasmetteva un senso di pace. Non era tanto il loro movimento lento e costante ma la consapevolezza che sopra di esse, nel firmamento, si trovava Aur. Aveva sempre adorato il proprio fratello. Da quando il vecchio demone lo ridusse in polvere aveva sempre vegliato sul giovane cherubino, non lo aveva mai perso di vista. Questo potè farlo solo grazie all'aiuto del serafino che si trovava tra le stelle. Il suo grande potere e la sua amicizia gli avevano permesso di far restare parte del proprio spirito nel Paradiso. Mikael conosceva molte cose del fratello ma non gli era potuto stare concretamente accanto. Molte volte aveva assistito impotente ai suoi periodi difficili senza poter fare o dire nulla.
Sospiró abbassando lo sguardo verso i giardini che circondavano il palazzo centrale. Gli angeli affollavano quel largo spazio, rilassandosi nel verde poiché quello era un giorno di festa. Una parte di sè sperava che Aur avesse avuto il permesso di far scendere il proprio spirito nel Paradiso e fu per quel motivo che il Rappresentante cercava la sua figura con lo sguardo. Le sue labbra si curvarono leggermente verso l'alto, in un accennato sorriso, consapevole del fatto che doveva tenere a bada i suoi "film mentali".
Fece qualche passo indietro, tornando con lentamente verso la propria scrivania in mogano. Non doveva lavorare, non aveva nulla da fare nel suo ufficio ma preferiva stare in quel posto, racchiuso dentro quattro mura. In una situazione normale avrebbe considerato quell'ambiente troppo opprimente per un tipo come lui che amava stare all'aria aperta, respirare aria fresca ed essere illuminato dalla luce naturale. Sfortunatamente quella non lo era. Aveva mandato il nuovo angelo oscuro sull Terra per verificare i suoi poteri e la capacità di fare del bene. La missione era semplice, aiutare un singolo umano, perchè aveva già compreso che tipo di cuore avesse quando lo aveva visto vicino al fratello. Aur era ormai morto da mesi e Rakir, in un certo senso, era l'ultima cosa rimasta di lui: aveva una sua perla e conservava le stesse ali da cherubino. Non riusciva ancora a considerarlo in nessun altro modo ed era anche per quel motivo che era inquieto. Sapeva di provare emozioni negative, pensieri sbagliati... Ma non riusciva a distrarsi. Il suo lavoro non lo teneva impegnato, tutto il Paradiso aveva ritrovato la pace per cui era sempre stato conosciuto. Nessuno gli faceva fare altro poiché tutti dicevano che i lavori duri erano solo per gli angeli di rango inferiore al suo. L'unico passatempo che aveva era addestrare Rakir e l'angelo umano che Aur aveva cresciuto, Aster. Considerava quel giovane un angelo perfetto e cercava in tutti i modi di mantenerlo sulla retta via, allontanando i suoi pensieri oscuri dovuti alla morte di colui a cui era più affezionato.
I pensieri di Mikael però furono interrotti da una leggera risata. L'angelo giró su se stesso e ,notando di essere da solo, attribbuì la voce agli angeli nei prati adiacenti. Sospirando si avvió verso la propria poltrona, buttandovici sopra in una posizione scomposta. La voce aumentó la propria intensità e si potè riuscire a distinguere una risata cristallina, che risuonó in tutti angoli della stanza. Mikael scattó in piedi, allarmato, ma subito dopo un sorriso gli si dipinse sul volto e, ridacchiando, abbassó la testa.
«Cosetto forza, esci fuori» Ascoltando le sue parole, di fianco al cherubino comparve una figura diafana. Il biondo dalle sei ali continuó a ridere, battendo una mano sulla schiena dell'altro.
«È da tanto che non ci sivede, eh?»
«Sì Carou ma doveva avvenire, lo hai sempre detto»
«Certo, non potrei essere più felice. Non ti sono mancato neanche un po'?» Il serafino si sedette sulla scrivania, ricevendo un'occhiata perplessa di Mikael.
«Neanche un po'. Come sei arrivato?»
«Antipatico... Non te lo dico» Carouny incroció le braccia e fece la linguaccia contro il cherubino che intanto si era riseduto scompostamente sulla sedia.
«Che bambinone. Mi sei mancato tantissimo, va bene?» Il serafino gli si avvicinò con il volto, guardandolo fisso negli occhi per poi riallontanarsi subito con un sorriso.
«Mi piaci quando non dici bugie. Comunque sto viaggiando molto e ho pensato che sarebbe stato carino farti una visita»
«Tu che viaggi? Non per essere cattivo ma... Sei morto»
«Come se non lo sapessi! Il potere non è mica morto, ho ancora un po' di autorità»
Mikael sorrise dolcemente. Era grazie a quel suo potere che era tornato in vita. Un lungo sospiro seguì il sorriso mentre un pensiero arrivò.
«Aur, mio fratello, sta bene lì? Ha accettato la sua... Morte»
«Il cherubino innamorato? Era così tenero» Carou si tappó la bocca prima di continuare la frase. Non sapeva se dire cosa avesse fatto al fratello del suo amico, la paura che non lo accettasse era grande. La reincarnazione era un metodo poco diffuso poiché gli angeli e i demoni non amavano gli umani e la Terra.
«Carouny, cosa gli è successo?»
«Nulla! Sta bene ma il suo cuoricino infranto non si riparerà facilmente»
«Smettila di usare quel tono tenero! Comunque cosa intendi? Che gli ha fatto quel dem- Rakir?»
Il giovane serafino battè nervoso le due ali più vicine alla sua testa distogliendo lo sguardo da quello del cherubino. Stava cercando in tutti i modi di deviare l'argomento ma le menzogne non riusciva a sopportarle. Rimase per qualche minuto in silenzio, torturandosi le mani ma, alla fine, scattó davanti all'altro, stringendogli le spalle.
«Mi vorrai sempre bene?»
«Se non mi dici che cosa è successo a mio fratello no!»
«L'ho mandato sulla Terra, dentro un essere umano. Era così triste e non volevo che questo brutto sentimento continuasse. Qualcosa è andato storto peró...»
Mikael, sin dalle prime parole, aveva sgranato gli occhi, sentendosi svuotato da ogni forza. La sua mente doveva ancora realizzare ma a mala pena aveva capito il resto della frase. Il serafino lentamente lo lasciò andare, adagiandolo sullo schienale della poltrona.
«C-cosa è andato storto?»
«Ha raggiunto la maggiore età senza provare felicità... Ho fallito come guida, scusami»
«Io ti uccido...»
«Mike ma lui ha accettato quindi sapeva a cosa andava incontro! Volevo solo il suo bene, essendo tuo fratello e una creatura ben voluta dal nostro Signore» Il volto del cherubino si rabbuiò. Le sue braccia tremavano ma non dalla rabbia, ma della paura di quello che sarebbe potuto accadere ad Aur non avendo trovato la felicità. Poteva diventare una creatura infernale, una di quelle bestie che non possedevano una volontà e seguivano solo il comando "Distruggi". Questo era quello che succedeva ai reincarnati che avevano peccato.
«Aur... Che ha dovuto subire? Cosa gli è successo?»
«Ho perso la sua energia da qualche mese umano, non riesco a trovarlo. Ho paura che possa essersi...» Gli occhi di Carouny si riempirono di lacrime e il resto della frase gli morì in gola
«Suicidato, ho capito» Le parole furono gettate via dalla sua bocca come se fossero acido. Mikael non poteva credere di non poter realmente vedere più il fratello, gli si spezzava il cuore ad immaginare il suo animo buono avvolto dalle fiamme e dal buio dell'Inferno. Immaginava come avrebbero reagito coloro che lo amavano. Una reazione probabilmente pericolosa ma che con il tempo si sarebbe placata, o almeno così pensava il cherubino.
«Mike, non so più che fare» Il volto del serafino era rigato di lacrime sincere che Mikael asciugò con il dorso della mano.
«Non fare così, forse so cosa fare» L'angelo alzó un braccio in direzione della finestra e puntó l'indice oltre il confine.
«Lì potrebbe esserci qualcuno di utile»
«Sei sicuro che i demoni possano aiutarci? Insomma...» Carou si strinse nelle spalle, abbassando la testa con uno sguardo spaventato. I ricordi lo stavano assalendo e quando Mikael se ne accorse gli portó una mano tra i capelli, accarezzandoglieli piano.
«Non ti succederà nulla. Questa volta non puoi morire, guardati! Anche se fosse... Io non permetterei che qualcuno facesse del male al mio serafino preferito» Il tono ironico delle ultime parole suscitó una lieve risata ad entrambi.
«Io non posso restare ancora per molto... Il Firmamento non può restare per troppo tempo senza il mio potere»
«Ci andró da solo e vedrai che troveremo mio fratello. Ci faremo aiutare anche dall'angelo oscuro»
«Lo avviserò io! So bene chi è e posso comparirgli nella mente. Semplice» Carouny sorrise infantilmente prima di diventare sempre più trasparente. Il cherubino levó la mano tra i biondi capelli prima che essi scomparissero assieme a tutto il corpo del serafino.
Era rimasto nuovamente solo ma almeno non doveva stare con le mani in mano. Doveva andare all'Inferno e chiedere di incontrare il re.

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